Sul ‘mare caldo’ del Mediterraneo rimangono puntati gli occhi di Mosca, che ha inviato in Siria, Paese per decenni satellite prima dell’Unione Sovietica e poi della Federazione Russa, una delegazione di alto livello per negoziare i rapporti bilaterali con le nuove autorità al potere a Damasco dopo quasi due mesi dalla dissoluzione del regime incarnato per più di mezzo secolo nella famiglia Assad. Tra i membri della delegazione ci sono il vice-ministro degli Affari Esteri, Michail Bogdanov, e l’inviato speciale del presidente russo per la Siria, Alexandre Lavrentiev.
Osservatori locali definiscono cruciale questa visita per definire il destino della presenza militare russa nel Mediterraneo orientale legata a due basi militari strategiche: quella navale di Tartus e quella aerea di Hmeimim, vicino Latakia. Con una sorprendente offensiva militare, sostenuta dalla Turchia e lanciata contro le forze governative lo scorso 27 novembre, la coalizione siriana jihadista Hayat Tahrir ash Sham (Hts), guidata dall’ex leader qaidista Abu Muhammad Jolani, ormai noto col suo nome originario di Ahmad Sharaa, nel corso di soli undici giorni ha conquistato quasi senza colpo ferire tutte le città principali della Siria a lungo sotto le influenze iraniana e russa.
La caduta di Damasco è avvenuta all’alba dell’8 dicembre. Poche ore prima, un aereo russo aveva portato in salvo il presidente Bashar Assad da Damasco a Mosca, passando proprio per la base aerea di Hmeimim. La massiccia presenza militare russa in Siria risale al 2015, quando Mosca aveva deciso di intervenire a sostegno proprio del regime di Assad, messo a dura prova dal 2011 da una rivolta popolare gradualmente trasformatasi in un conflitto su scala regionale. Ma i rapporti tra Mosca e Damasco risalgono agli anni ’40 del secolo scorso, da quando non si è di fatto mai interrotta la luna di miele tra le autorità russe e quelle siriane. Bogdanov aveva dichiarato nei giorni scorsi che la Russia spera di mantenere la presenza a Tartus e a Hmeimim.
Oggi si è limitato a dire che la visita mira ad approfondire la “relazione storica” tra Russia e Siria, sottolineando che Mosca rimane “impegnata per l’unità, l’indipendenza e l’integrità territoriale della Siria.” Nei giorni scorsi le nuove autorità siriane avevano annullato un contratto con l’azienda russa Stg Stroytransgaz per la gestione e l’operatività del porto di Tartus. Sempre nei giorni scorsi, il ministro della Difesa siriano, Murhaf Abu Qasra, aveva dichiarato che sono in corso negoziati con la Russia per definire il futuro rapporto tra i due Stati: “Noi siamo impegnati a rispettare gli accordi precedenti, ma potrebbero esserci alcune modifiche nelle trattative per garantire gli interessi della Siria,” aveva detto il ministro siriano.