Una riforma dell’editoria che certifichi la veridicità delle notizie. A proporla, secondo un’anticipazione del quotidiano La Repubblica, è il presidente della commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone. La proposta (d’intesa con il governo) secondo il deputato di Fratelli d’Italia dovrebbe prevedere un controllo di quanto scritto nella rete: “Non è possibile che solo per fare clickbaiting, ossia per monetizzare i contatti sui siti, si costruisca un titolo-gancio e si finisca per criminalizzare, se non ridicolizzare, le libere opinioni”, osserva l’esponente di Fdi citando il suo suo partito “la classe dirigente che tutti denigrano” e che dice “è quella che ha fondato il partito e in dieci anni l’ha portato, grazie soprattutto a Giorgia Meloni, a essere la prima forza del Paese. Bisogna piantarla con questa mistificazione”.
Un annuncio che mette tutta l’opposizione sulle barricate con l’accusa, unanime, di voler ripristinare una sorta di “Minculpop”. Si tratterebbe di un terzo intervento sull’informazione dopo il garante dell’informazione, voluto dal sottosegretario all’editoria Alberto Barachini e la soprannominata dalle opposizioni “legge bavaglio”, approvata lo scorso dicembre alla Camera, che vieta la pubblicazione “integrale o per estratto” dell’ordinanza con cui i giudici formalizzano una misura cautelare”.
Una levata di scudi che costringe il diretto interessato a precisare che “non esiste nessuna legge bavaglio” anzi,”della riforma dell’editoria si parla da anni, tutti la invocano. L’idea è quella che, dal confronto con le categorie dei giornalisti e degli editori, possa partire dal Parlamento proprio per essere frutto di confronto con tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione”. Ma se Mollicone getta acqua sul fuoco, a sgombrare ogni dubbio su quella che dal partito definiscono “una proposta isolata” è una nota del gruppo di Fdi della Camera in cui nero su bianco si chiarisce come non sia “allo studio alcuna proposta di legge di Fratelli d’Italia che intenda limitare la libertà di espressione o di stampa”.
A scendere in campo contro la proposta di Mollicone è anche l’Fnsi: “emerge un insano desiderio di controllare l’informazione e le scelte editoriali dei direttori nonché di sostituirsi alle valutazioni deontologiche dell’Ordine dei giornalisti”, osserva Alessandra Costante, segretaria generale della Federazione nazionale della Stampa. La proposta del presidente della commissione Cultura viene bollata come una “boutade” da Irene Manzi della segreteria del Pd: “Stiamo affrontando un tema delicato ma fondamentale per la democrazia. Noi non ci tiriamo indietro ma non tentando assurde scorciatoie”.
Più duro Sandro Ruotolo, responsabile comunicazione di Dem:”le notizie certificate per legge? La proposta di Mollicone di FdI va respinta al mittente. Non siamo al Minculpop, al ministero della propaganda fascista”. Gli fa eco Angelo Bonelli dei Verdi: “Non c’è alcun dubbio – è l’accusa – la destra meloniana sta preparando la svolta autoritaria avendo come modello Orban”. Sulla stessa linea il Movimento Cinque Stelle “con queste premesse – avvertono gli esponenti pentastellati in commissione Cultura – una riforma dell’editoria che certifichi la veridicità delle notizie, come paventata da Mollicone, è roba da Minculpop”.