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Cronache

«Mio padre, una vita rovinata da un errore giudiziario», Racinaro denuncia la deriva della giustizia italiana

Il figlio di Roberto Racinaro racconta 30 anni di silenzio, dolore e dignità: «Una lezione di etica, ma nessun magistrato ha mai pagato».

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Un’intervista densa, profonda, sofferta. È quella rilasciata da Gaetano Racinaro al Corriere del Mezzogiorno e che offre uno spaccato sconcertante della giustizia italiana. Gaetano è figlio di Roberto Racinaro, filosofo ed ex rettore dell’Università di Salerno, arrestato nel 1995 all’alba del 2 giugno con accuse infamanti da cui fu assolto con formula piena dopo 16 lunghi anni di processo.

A 30 anni quasi da quel giorno, il figlio Gaetano – oggi avvocato civilista – rompe il silenzio:
«C’è una parte di me che avrebbe voglia di parlare, di restituire pubblicamente il sentimento di grande ingiustizia subìto. Però c’è anche un’altra parte che ci tiene a mantenere quel basso profilo che abbiamo scelto fin dall’inizio».

Il risarcimento da 500 mila euro? Non voluto dalla famiglia

Il punto di partenza dell’intervista è la notizia del risarcimento di 500.000 euro concesso dal Consiglio di Stato per le spese legali sostenute da Racinaro, in virtù dell’articolo 18 del d.l. 67/1997. Ma Gaetano chiarisce:
«Non è stata una nostra iniziativa. L’università fece ricorso, ma è stato respinto. Mio padre non avrebbe mai voluto rivalersi contro l’università, la sua università».

Il giorno dell’arresto: «Tutto cambiò per sempre»

«Avevo 21 anni. Fino a quel momento avevo vissuto un’esistenza dolce. Da quel giorno tutto è cambiato», racconta Gaetano. Un trauma familiare, esistenziale, umano.

Un caso come Tortora, ma con stima unanime

Nel ricordare il caso Racinaro, molti lo paragonarono a quello di Enzo Tortora. Ma con una differenza:
«Nel nostro caso tutti giurarono subito sulla sua innocenza. Anche Norberto Bobbio. Ma proprio la stima che lo circondava fu usata come motivo per giustificare la misura cautelare».

Nessun magistrato ha mai pagato

Nel suo libro La giustizia virtuosa, Racinaro scriveva: «Non mi risulta che qualche magistrato abbia mai pagato per gli errori commessi». Alla domanda se oggi qualcosa sia cambiato, Gaetano risponde netto:
«No, non è cambiato nulla. È un discorso complicato, per questo preferisco non parlarne».

L’abdicazione e la lezione etica

Rieletto rettore durante la detenzione, Roberto Racinaro si dimise volontariamente. Spiega il figlio:
«Non voleva che si pensasse a uno scontro tra istituzioni. Scelse il silenzio, la sobrietà, l’etica».

E sul piano umano, Gaetano conclude con parole piene di gratitudine:
«Mio padre mi ha insegnato tutto. E uno dei pochi lati positivi di quella tragedia giudiziaria è che abbiamo passato molto tempo insieme. Di questo, paradossalmente, ringrazio i magistrati».

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Cronache

Blitz della Finanza a Pompei: sequestrati elicotteri usati per voli turistici senza autorizzazioni

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La Guardia di Finanza di Napoli ha eseguito un sequestro preventivo nei confronti di otto elicotteri riconducibili a quattro soggetti residenti a Pompei, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla procura di Torre Annunziata. Le indagini hanno rivelato che, fino a novembre 2024, gli indagati avrebbero svolto attività di air taxi e voli panoramici senza le necessarie autorizzazioni, configurando l’impiego abusivo di aeromobili a scopo di lucro.

Lanci di petali e voli tra ostacoli

Tra gli episodi più eclatanti finiti sotto la lente degli investigatori figura il lancio di petali di rose in volo dopo un matrimonio, un’attività non solo scenografica ma anche potenzialmente pericolosa. Gli elicotteri, secondo gli inquirenti, non risultavano sottoposti ad ispezioni periodiche e le procedure di manutenzione non rispettavano gli standard europei previsti per i mezzi adibiti a scopi commerciali.

Turisti con bagagli sui comandi di volo

Ancora più gravi le irregolarità riscontrate a bordo: in diversi casi i piloti avrebbero trasportato turisti con i bagagli appoggiati sui comandi di volo o non correttamente stivati. Inoltre, le aree di decollo e atterraggio erano spesso collocate in prossimità di ostacoli pericolosi, come scuole, ferrovie e tratte autostradali, con gravi rischi per la sicurezza pubblica.

Tre elicotteri già sequestrati

Le operazioni di sequestro sono ancora in corso. Al momento, sono tre gli elicotteri già posti sotto sequestro, mentre proseguono le attività di accertamento e perquisizione nei confronti degli indagati e delle società riconducibili a loro.

(La foto in evidenza ha solo uno scopo illustrativo ed è stata realizzata con sistemi di intelligenza artificiale)

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Cronache

Nuovo stop alla Funicolare Centrale, va sostituita di nuovo la fune: disagi per utenti e turisti

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Settembre 2022: Anm sostituisce la fune di trazione della funicolare Centrale, operazione che richiese la chiusura dell’impianto per un solo giorno. Il cavo, in acciaio, lungo 1,5 chilometri e del peso di 13 tonnellate, era stato installato nell’ambito della manutenzione straordinaria ventennale eseguita da Leitner. Tutto regolare, con un intervento rapido che sembrava garantire sicurezza e durata.

Un nuovo problema dopo due anni e mezzo

Sono passati poco più di due anni e mezzo e la funicolare ha nuovamente chiuso per motivi tecnici. Alle 7 del mattino, gli utenti hanno trovato le porte delle stazioni chiuse con un cartello che parlava di «verifiche tecniche inderogabili fino a cessate esigenze». Nessuna spiegazione precisa, né tempistiche sul ripristino. Chi si trovava all’Augusteo ha dovuto ripiegare sulla metropolitana, mentre altri hanno usato la funicolare di Chiaia o affrontato a piedi i 500 scalini del Petraio.

Il silenzio di Anm e la reazione della politica

Per ore, nessuna comunicazione ufficiale da Anm. Solo nel pomeriggio, intorno alle 16, è arrivata una nota: «Durante le operazioni di manutenzione ordinaria si è rilevata la necessità di approfondire alcuni aspetti tecnici dell’impianto». Non un cenno alla fune, elemento invece al centro del confronto con Ansfisa, l’agenzia del ministero dei Trasporti per la sicurezza degli impianti a fune.

La fune da sostituire: spunta un’anomalia

Secondo quanto trapelato da fonti sindacali, durante gli esami strumentali sono emerse possibili criticità nella fune installata nel 2022. Nessun rischio imminente, ma la decisione è stata quella di sostituirla per precauzione, forse anche sull’onda emotiva della recente tragedia della funivia del Faito. L’origine del deterioramento così rapido non è ancora chiara.

Riapertura prevista il 30 aprile

La funicolare resterà chiusa fino a mercoledì 30 aprile. Tempi lunghi, probabilmente legati all’arrivo del nuovo cavo da fuori Italia. Intanto, per alleviare i disagi, la funicolare di Montesanto prolungherà gli orari di esercizio: venerdì e sabato fino alle 2, domenica fino a mezzanotte e trenta.

Anche la Linea 6 in tilt

Nella stessa giornata, disagi anche sulla linea 6 della metropolitana, chiusa per oltre un’ora a causa di una verifica urgente al software di gestione.

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Cronache

La rivoluzione di Eugenia Carfora, la preside che ha trasformato Caivano

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Nessun ragazzo è perduto. Il cambiamento è sempre possibile. Vietato arrendersi. Sono le tre regole non scritte che guidano da anni il lavoro instancabile di Eugenia Carfora (foto Imagoeconomica in evidenza), dirigente dell’Istituto superiore “Francesco Morano” di Caivano, nel cuore del Parco Verde, una delle realtà più difficili della provincia di Napoli. Da quando è arrivata, nel 2007, ha fatto della scuola un presidio di legalità, bellezza e speranza.

La sfida iniziata dai banchi

All’arrivo della preside, il “Morano” era una scuola dimenticata, con uscite di sicurezza ostruite, aule fatiscenti e strutture abbandonate. Eugenia Carfora ha ripulito muri e coscienze, ha coinvolto genitori, professori e studenti in una grande operazione di rigenerazione. Oggi l’istituto è un modello: ha una palestra funzionale, un orto per l’indirizzo agrario, laboratori moderni per informatica e meccatronica, una cucina per l’alberghiero. E soprattutto ha ritrovato la dignità.

Una serie tv per raccontare la sua storia

La sua vicenda sarà al centro di una serie tv Rai1 intitolata “La preside”, diretta da Luca Miniero e interpretata da Luisa Ranieri, che ha conosciuto personalmente la dirigente. «Non pensavo di dovermi esporre così per salvare un ragazzo o dire che la scuola è bella», ha commentato Carfora, commossa ma determinata. La fiction punta a raccontare la forza della scuola pubblica e il valore della cultura in territori difficili.

Una vocazione totale

Instancabile, sempre presente, la preside Carfora vive la scuola come una missione assoluta. «Sono malata di scuola», ammette. Anche a scapito della famiglia: «Ho un marito meraviglioso che è una mia vittima. Non sono stata una buona madre, ma i miei figli oggi sono come me». Non si è mai fermata davanti alle difficoltà: ha affrontato i pregiudizi, è andata a cercare i ragazzi casa per casa, ha sognato l’impossibile.

“Mi voglio spegnere tra i miei ragazzi”

«Mi offende sentir dire “poveri ragazzi” — spiega — perché in quell’espressione c’è già la resa. Io credo che ognuno di loro possa farcela». E quando pensa alla fine, confessa: «Non vorrei morire nel mio letto, ma fra i ragazzi, qui a scuola».

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