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Milan-Atalanta 2-0, Pioli secondo con Ibra e Maignan

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Un Milan  chic in chiusura della settimana fashion, tirato a lucido nella nuova divisa e che per andare oltre il pragmatismo bergamasco sceglie un tocco francese. Minuto 25: ouverture di Kalulu dalla destra, torre di Giroud, chapeau per il sinistro al volo di Theo Hernandez che un palo e la schiena di Musso trasformano nell’1-0. Nella serata della quarta vittoria consecutiva tra campionato e Champions e che vale l’aggancio all’Inter al secondo posto, la ciliegina sulla torta arriva dal ritorno di Ibrahimovic, in campo al minuto 29 della ripresa per Olivier Giroud. 

Altro fatto importante il rientro tra i pali Maignan, cinque mesi dopo l’ultima in rossonero. Un regalo non da poco, altra pacca sulla spalla per una squadra già in autostima come sembrava impossibile solo poche settimane fa. Invece la manovra conferma da subito quanto il Milan  viaggi leggero sulle gambe e sui pensieri: Leao e Giroud si cercano e si trovano subito e in continuazione. Triangolazione di petto innescata dal francese, serpentina e contro assist del 17 per il tiro al volo poco fuori a neanche 60 secondi dal fischio d’inizio. Leao dopo 281 secondi si è già concesso due colpi di tacco, ma è al 7′ che il Milan può passare. L’Atalanta in avvio aspetta, ma quando di tratta di distendersi allunga a due tocchi e in velocità. Il ritmo è altissimo e per fermarsi serve il capolavoro del vantaggio.

Con il gol di Theo che ha  il pregio di rompere l’equilibrio. Otto giorni prima: stessa azione a Monza, palo del brianzolo Ciurria con respinta di schiera di Tatarusanu, ma esito diverso e palla finita di nuovo contro il palo. Del resto, Pioli alla vigilia non aveva titubato nel dirlo: il momento difficile è finito. L’Atalanta, invece, dopo il ko interno con il Lecce non riesce a cambiare passo e non va neanche vicina all’aggancio in classifica ai rossoneri, possibile alla vigilia. Questo perché anche la ripresa pende verso il piatto rossonero: al 14′ Musso tiene in vita i suoi prima su Giroud (ma con la bandierina che successivamente si alza per fuorigioco) e su Leao.
Che prima ci mette forza con con una conclusione dalla sinistra, poi ce ne mette troppo poca a metà frazione, al termine di una triangolazione iniziata da Diaz e proseguita da Tonali. Quello che sperpera davvero è però Messias al 25′, sparando al primo anello blu dall’area piccola. Ma le note liete cancellano gli errori e il ritorno di Ibra, accolto dal boato di San Siro, monopolizza il finale. Almeno fino al raddoppio di Messias, a risultato in realtà lontano dal sembrare in discussione: Leao verticalizza, Messias scappa centralmente e con un tocco sotto supera Musso in uscita.
Pioli sabato ha detto di volere la panchina numero mille in rossonero. Per inseguire il futuro, nel giorno della sua gara 800 da allenatore, ha attinto ai colori del passato. Superando i nerazzurri dell’Atalanta, raggiungendo in classifica quelli allenati dall’altra parte del Naviglio nel 2017. Difficile volere di più. 

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Calcio: si ritira Sara Gama, esempio anche nel sociale

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Campionessa in campo e fuori al punto da meritarsi l’appellativo di “leggenda”, come l’ha definita la Juventus. Sara Gama ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo, la calciatrice ha detto basta a 36 anni. Triestina come la mamma, ma con il sangue congolese di papà, ha annunciato il ritiro attraverso un lungo videomessaggio: “Oggi quel pallone lo calcio e lo lascio andare. Con orgoglio, con gratitudine, con il cuore pieno: è il mio addio al calcio giocato. L’amore per questo sport e per le sue persone resta con me per sempre” la frase per salutare tutti dopo due minuti di ricordi e di emozioni. Ha provato a racchiuderli in una clip da 120 secondi, ma la sua carriera meriterebbe ben più spazio: è iniziato tutto da Trieste alla Polisportiva San Marco, poi è stata una parabola crescente tra Tavagnacco, Chiasiellis, Pali Blues fino ad arrivare a Brescia e Paris Saint Germain. Nel 2017 ecco la chiamata della Juve. “Un club che ha fatto diventare realtà anche i sogni che non sapevamo di avere” l’ha descritta Gama, ma nel frattempo aveva già vinto uno scudetto, due Supercoppe Italiane e una Coppa Italia, oltre a un Europeo Under 19 con l’Italia.

Già, perché tra azzurro e bianconero, Gama sale davvero alla ribalta del calcio femminile e non solo. Oltre agli indiscutibili valori tecnici, la calciatrice ne ha anche umani, tanto da spendersi in prima persona per alcune grandi battaglie: ha mandato messaggi forti contro il razzismo, si è battuta per le tutele sociali e previdenziali del calcio femminile, è stata eletta vicepresidente dell’Aic nel 2020 e nel 2021 è entrata nella Commissione Nazionale Atleti del Coni. Così, il colosso di giocattoli Mattel l’ha addirittura inserita tra le 17 personalità femminili in occasione della “Giornata internazionale della donna” nel 2018, creando pure una bambola Barbie a lei dedicata. Sui social Gama ha ricevuto applausi e complimenti nel giorno del ritiro, poi c’è una lunga lettera della Juve: “Grazie per quello che ci hai insegnato e per tutto quello che hai fatto indossando la nostra maglia, la tua maglia. Sarebbe stato impossibile desiderare di meglio” l’omaggio dei bianconeri dopo 153 presenze e 12 trofei in otto anni insieme.

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Le quattro giornate di Napoli, McTominay jolly di Conte

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Una fuga che può portare allo scudetto, in una Napoli che esulta ma sta attenta alla superstizione, che celebra il successo e il primato solitario ma aspetta l’aritmetica prima di festeggiare. E’ trascorso così il lunedì successivo al 2-0 sul Torino che per gli azzurri ha significato la terza vittoria consecutiva, nella giornata segnata dallo stop dell’Inter che ha rimediato di contro la terza sconfitta di fila tra campionato e coppe. Risultati che segnano il sorpasso, con il Napoli che ora ha il pallino in mano a quattro giornate dalla fine del campionato con tre punti di vantaggio in classifica sui nerazzurri secondi. L’entusiasmo però può essere pericoloso come sottolinea su Instagram il capitano azzurro Di Lorenzo, che da napoletano adottivo scrive: “A meglio parola è chella ca nun se dice”.

‘La migliore parola è quella che non si dice’ è il proverbio partenopeo che accompagna e nasconde la parola scudetto, un sogno che sembrava impossibile e che invece ora diventa una meta a portata di mano. Perché le parole migliori oggi arrivano in campo dai giocatori di una squadra che il tecnico Conte ha saputo far crescere alla perfezione, con una rosa compatta, che sta dimostrando di saper affrontare al meglio anche le assenze e i cui talenti ormai hanno imparato alla perfezione il calcio della serie A.

E’ il caso di Scott McTominay, la nuova star della città, già ribattezzato dai tifosi ‘McFratm’, a indicare che lo scozzese ormai è sentito come un ‘fratello, uno dei loro, e che ieri ha siglato una doppietta arrivando a 11 gol in campionato, numero da capocannoniere tra i centrocampisti visto che ha superato la star del Milan Reijnders, fermo a 10. Lo scozzese ha imparato bene il calcio italiano, dimenticando le galoppate che faceva al Manchester United per specializzarsi nell’interdizione degli attacchi avversari e nell’inserimento nelle aree avversarie. L’ultima dimostrazione ieri contro il Torino quando è stato ancora una volta decisivo. E’ la nuova stella del centrocampo, in una città che per anni ha amato Hamsik, che adora Lobotka ma che ora sogna grazie a McTominay, l’uomo che trova i varchi nelle difese avversarie spesso ipnotizzate dai movimenti di Lukaku e Politano, in grado di aprire gli spazi giusti per gli inserimenti dello scozzese.

Il Napoli ha dimostrato di avere la pelle dura per puntare al titolo. Ora però bisogna continuare per le altre quattro partite, come ha sottolineato ieri Conte. La prossima è in casa di un Lecce che lotta per la salvezza, in uno stadio che ha messo in vendita 1075 posti nel settore ospiti e che sarà invaso dai tifosi azzurri residenti in Puglia e altre regioni vicine. Dopo i giallorossi le sfide contro Genoa, Parma e Cagliari. Nessuna partita di vertice, ma il pericolo resta vivo per una squadra che deve fare anche i conti con una rosa stanca, come dimostrato da Olivera e Lobotka che ieri hanno terminato la gara esausti. E risposte si aspettano anche da Buongiorno, che dopo il dolore alla coscia destra mette di nuovo in pericolo l’equilibrio della difesa di Conte.

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Manna: Conte e i giocatori del Napoli hanno fatto un lavoro incredibile

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”Se pensiamo da dove siamo partiti e guardiamo la nostra classifica a quattro giornate dalla fine del campionato dico che il lavoro della squadra e dell’allenatore è stato incredibile: se arriveremo in fondo sarà tutto merito loro”. A parlare è il direttore sportivo del Napoli capolista Giovanni Manna, premiato oggi a Coverciano come il migliore nel suo ruolo durante la manifestazione ‘Inside the Sport 2025’ promossa da Ussi e Mcl.

”Ringrazio chi mi ha scelto e voluto, per adesso siamo felici di quello che abbiamo fatto – ha aggiunto Manna – L’impegno della famiglia De Laurentiis è stato costante, il prossimo anno giocheremo la Champions e stiamo già programmando, il Napoli ha sempre investito nei calciatori anche se adesso siamo tutti concentrati sul presente”.

Sull’exploit di Mcominay che sta dimostrando di essere decisivo per la squadra e fra i migliori colpi di mercato il dirigente partenopeo ha dichiarato: ”Uno come lui non andava scoperto, sapevamo che era un calciatore importante, serviva solo metterlo al centro di un progetto preciso. Prima che guardi io un giocatore c’è un lavoro dello staff. La Premier è migliore campionato del mondo, con i calciatori migliori. Il livello è alto, c’è tutto, intensità, tecnica, tattica”.

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