La Casa Bianca assicura che Trump ha solo “sintomi lievi” e continuera’ a lavorare “senza interruzioni”. Ma il 61enne Mike Pence e’ in allerta se la situazione dovesse precipitare, come sarebbe gia’ successo dopo una visita a sorpresa del presidente nel novembre del 2019 all’ospedale militare Walter Reed per una presunta serie di mini ictus, smentiti pero’ dall’interessato. In caso di impedimenti di salute legati al Covid-19, Trump potrebbe infatti trasferire temporaneamente i poteri al suo vice, in base al 25esimo emendamento della costituzione ratificato nel 1967. Da allora i presidenti lo hanno invocato solo tre volte, per un esame medico che comportava l’anestesia. Nel 1985 Ronald Reagan si sottopose a una colonscopia e cedette brevemente lo scettro al vicepresidente George H.W. Bush. Quest’ultimo si ritrovo’ anche a sostituirlo automaticamente dopo il fallito attentato del 1981. Il presidente George W. Bush ricorse invece all’emendamento due volte, lasciando provvisoriamente le redini della Casa Bianca al vicepresidente Dick Cheney durante le colonscopie nel 2002 e 2007. Il potere passa al vicepresidente anche in caso di decesso, destituzione o dimissioni del presidente. Due gli esempi recenti: Lyndon B. Johnson, che prese il posto di John Fitzgerald Kennedy giurando sull’aereo presidenziale due ore dopo l’uccisione, e Gerald Ford, che subentro’ a Richard Nixon quando fu costretto a dimettersi per lo scandalo Watergate. Complessivamente il vicepresidente ha sostituito il presidente nove volte nella storia degli Stati Uniti, di cui otto per la morte del commander in chief durante il mandato. Nel caso finora inedito che anche il numero due della Casa Bianca sia fuori gioco, scatta il Presidential Succession Act: il timone del Paese passa temporaneamente allo speaker della Camera finche’ il Congresso non provvede per legge a dichiarare quale pubblico ufficiale debba svolgere le funzioni di presidente. Il pallino cadrebbe quindi nelle mani della dem Nancy Pelosi, terza carica dello Stato e bestia nera di Trump. Dopo di lei, nella linea di successione, ci sono il presidente pro tempore del Senato – che oggi e’ Chuck Grassley – e il segretario di Stato, Mike Pompeo. C’e’ comunque una lunga storia di presidenti che si sono ammalati gravemente mentre erano in carica, inclusi alcuni colpiti da epidemie. George Washington rischio’ di morire durante un’epidemia di influenza durante il suo secondo anno di presidenza. Woodrow Wilson si ammalo’ durante i colloqui di pace di Parigi dopo la Prima guerra mondiale con la Spagnola, l’influenza che uccise milioni di persone tra il 1918 al 1920. Diversa invece l’ipotesi in cui Trump morisse prima delle elezioni, uno scenario che finora non si e’ mai presentato. In tal caso Pence non sarebbe automaticamente il candidato alla Casa Bianca, anche se resterebbe quello favorito. Il Comitato nazionale repubblicano avrebbe il potere di rimpiazzare Trump tramite i suoi 168 membri. Se ci fosse tempo sufficiente, il partito indicherebbe il nome del nuovo candidato nelle schede di ciascuno Stato, in teoria facendo ricorso ad un tribunale dove i termini sono gia’ scaduti (quasi ovunque). Ma non ci sarebbe tempo per ristampare le schede, senza contare che in molti Stati e’ gia’ iniziato l’early vote, ossia il voto anticipato, di persona o per posta. Sembra quindi scontato che il nome di Trump resterebbe nelle schede. Il rimedio sarebbe possibile dopo, quando a meta’ dicembre si riunisce il collegio elettorale. Il decesso del ‘nominee’ vincente dovrebbe indurre a votare per il nuovo candidato indicato dal partito anche negli Stati che vincolano a votare per il candidato che ha vinto il voto popolare, in questo caso pero’ morto. Difficile immaginare sanzioni in tale circostanza e in ogni caso sarebbero lievi. Sempre pero’ che il partito riesca ad essere compatto e a proporre un unico candidato, altrimenti potrebbe non esserci un vincitore del collegio elettorale. In questo scenario spetterebbe alla Camera scegliere il presidente tra i tre candidati che ottengono piu’ voti nel collegio elettorale: in tale processo ogni delegazione statale ha un voto e al momento i repubblicani sono in vantaggio.