Collegati con noi

Economia

Meta, X e LinkedIn contro il Fisco italiano: ricorso per 1 miliardo di euro sull’Iva dei dati degli utenti

Meta, X e LinkedIn impugnano gli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate sull’Iva per l’uso gratuito dei loro servizi in cambio di dati. Una sfida fiscale destinata a far discutere in tutta Europa.

Pubblicato

del

Scontro aperto tra le Big Tech e il Fisco italiano. Meta, X (ex Twitter) e LinkedIn hanno presentato ricorso alla Corte tributaria di primo grado contro gli avvisi di accertamento emessi dall’Agenzia delle Entrate, che chiedono il versamento dell’Iva sull’uso gratuito dei servizi online offerti agli utenti in cambio dei dati personali.

Una contestazione che tocca il cuore del modello economico delle piattaforme digitali, basato proprio sull’elaborazione dei dati degli utenti per finalità pubblicitarie e commerciali.

Il nodo giuridico: dati in cambio di servizi, è una permuta?

Secondo l’impostazione del Fisco italiano, lo scambio tra accesso gratuito ai servizi e cessione di dati personaliconfigura una vera e propria permuta di beni immateriali e, come tale, va assoggettata all’Iva.

L’Agenzia delle Entrate ha stimato, con metodi induttivi, una base imponibile da circa un miliardo di euro. In particolare, 887,6 milioni sarebbero dovuti da Meta, 140 milioni da LinkedIn e 12,5 milioni da X.

Questa volta, però, non c’è stato alcun accordo tra le parti, come accaduto in casi precedenti. I colossi tech hanno scelto lo scontro giudiziario.

La reazione delle aziende: “Interpretazione sbagliata”

Un portavoce di Meta ha spiegato: “Abbiamo collaborato pienamente con le autorità italiane. Prendiamo molto seriamente i nostri obblighi fiscali e paghiamo le imposte dovute nei Paesi in cui operiamo. Ma siamo fortemente in disaccordo con l’idea che l’accesso gratuito degli utenti alle piattaforme debba essere soggetto a Iva”.

Il timore, come riportato da Reuters, è che l’interpretazione italiana possa contagiare l’intera Unione europea, dove l’Iva è armonizzata. Tuttavia, Bruxelles sembra avere una visione più cauta: lo scorso maggio, la Direzione generale per la Fiscalità della UE ha sottolineato che non basta uno scambio di natura per applicare l’Iva automaticamente.

Tali legami non possono essere presunti in tutte le operazioni in cui il corrispettivo è in natura”, ha chiarito il Comitato Iva, anche se il parere non è vincolante. Il confronto tra Roma e Bruxelles, nel frattempo, resta aperto.

Un contenzioso che pesa anche sul piano geopolitico

Il ricorso arriva in un momento delicato nei rapporti tra Unione europea e Stati Uniti, in piena trattativa per evitare dazi su prodotti europei diretti negli USA.

Tra i punti caldi figurano proprio la web tax, le regolamentazioni digitali e ora anche la questione Iva. L’amministrazione Trump, tornata alla guida della Casa Bianca, accusa l’Europa di misure fiscali discriminatorie nei confronti delle imprese americane.

La partita legale tra Meta, X, LinkedIn e il Fisco italiano rischia dunque di avere ripercussioni economiche, politiche e normative ben oltre i confini del contenzioso giudiziario.

Advertisement

Economia

Polonia, scoperto grande giacimento petrolio nel Baltico

Pubblicato

del

La società Central european petroleum (Cep) ha annunciato la scoperta del più grande giacimento di petrolio convenzionale mai individuato in Polonia. Il giacimento è situato sotto il Mar Baltico, a circa sei chilometri dalla costa di Świnoujście, nei pressi dell’isola di Wolin, nel nord-ovest della Polonia. Lo riporta Euronews. Secondo le stime fornite dalla Cep, il giacimento “Wolin East” conterrebbe fino a 22 milioni di tonnellate di petrolio, oltre a cinque miliardi di metri cubi di gas naturale. Secondo l’azineda, si tratta non solo del più grande giacimento convenzionale mai trovato in Polonia, ma anche di uno dei più rilevanti scoperti in Europa nell’ultimo decennio.

Continua a leggere

Economia

Stellantis in crisi: crollano ricavi e produzione, pesano dazi e addio all’idrogeno

Stellantis chiude il semestre in rosso con 2,3 miliardi di perdita. A picco vendite, Maserati in crisi, tagli alla produzione e stabilimenti quasi fermi in Italia.

Pubblicato

del

Il primo semestre 2025 è stato drammatico per Stellantis. Il gruppo ha registrato una perdita netta di 2,3 miliardi di euro, a fronte di un utile di 6,5 miliardi nello stesso periodo del 2024. I ricavi sono scesi del 12%, attestandosi a 74,3 miliardi, e le consegne globali di veicoli sono diminuite del 6%, fermandosi a 1,4 milioni di unità.

Il colpo più duro arriva dal Nord America, da sempre motore dei profitti del gruppo, dove le vendite sono crollate del 25%, con una perdita di circa 109 mila unità.

Trump, mini-dollaro e addio all’idrogeno pesano sul bilancio

A pesare sui conti ci sono soprattutto i nuovi dazi imposti da Donald Trump: il 25% sulle importazioni di auto e componenti ha comportato un aggravio di 300 milioni di euro già nel primo semestre, cifra destinata a raddoppiare nella seconda metà dell’anno. Inoltre, la svalutazione del dollaro e della lira turca è costata a Stellantis quasi un miliardo.

Il gruppo ha anche deciso di abbandonare lo sviluppo dei motori a idrogeno, registrando una perdita di 700 milioni, mentre altri 200 milioni sono stati spesi per far fronte al caso degli airbag Takata.

Maserati in caduta libera, commerciali in sofferenza

La crisi ha colpito anche Maserati, con un calo delle consegne del 22% nel secondo trimestre (dopo il -48% del primo). La svalutazione delle piattaforme su cui si basano alcuni modelli ha inciso pesantemente, così come il rallentamento delle vendite dei veicoli commerciali, da sempre una delle aree più redditizie.

Italia in sofferenza: Mirafiori, Melfi e Modena quasi fermi

Nel primo semestre 2025, Stellantis ha prodotto in Italia poco più di 220 mila veicoli, in calo di oltre il 27% rispetto allo stesso periodo del 2024. A Modena, dallo stabilimento sono uscite solo 45 Maserati, contro le 160 dell’anno scorso. Lo stabilimento ha lavorato appena undici giorni, tenuto in vita da contratti di solidarietà.

Mirafiori, con i suoi tre milioni di metri cubi, ha prodotto 15 mila veicoli (-22%), mentre a Melfi, lo stabilimento strategico voluto da Marchionne, si attende la realizzazione di sette nuovi modelli nei prossimi anni. L’unica eccezione positiva resta Pomigliano d’Arco, che continua a produrre Fiat Panda, Alfa Romeo Tonale e il Dodge Hornet.

Verso una nuova era con Antonio Filosa

La pubblicazione anticipata dei risultati, prevista inizialmente per il 29 luglio, ha l’obiettivo di «colmare la differenza tra le previsioni degli analisti e la performance effettiva». In quella data il nuovo CEO Antonio Filosa presenterà il piano industriale e le previsioni annuali. «C’è ancora molto da fare», ha ammesso il CFO Doug Ostermann, che però si dice fiducioso per un miglioramento nel secondo semestre.

In Borsa, il titolo ha chiuso in rialzo dell’1,5%, nonostante l’apertura in rosso. Ma la fotografia che resta è quella di un colosso in difficoltà, alla ricerca di una nuova rotta.

Continua a leggere

Economia

La Consulta estende il congedo obbligatorio anche alla madre intenzionale nelle coppie lesbiche

Storica sentenza della Corte costituzionale: il congedo di paternità obbligatorio spetta anche alla seconda mamma nelle coppie omogenitoriali.

Pubblicato

del

Il congedo obbligatorio di dieci giorni previsto alla nascita di un figlio non sarà più solo “di paternità”. La Corte costituzionale, con la sentenza n. 115 del 2024, ha dichiarato illegittimo l’articolo 27-bis del decreto legislativo 151/2001 nella parte in cui riconosce il diritto esclusivamente al padre.

Riconosciuta la parità nelle coppie di madri

La decisione estende il congedo retribuito del 100% anche alla madre intenzionale, ovvero la seconda mamma nelle coppie lesbiche. Da ora in poi Inps e datori di lavoro non potranno più negare questo diritto, che viene così equiparato a quello delle coppie eterosessuali.

La sentenza è il frutto di un ricorso collettivo promosso da Rete Lenford – Avvocatura per i diritti Lgbt+, sostenuto dalla Cgil e patrocinato dall’avvocato Alberto Guariso. La Corte d’appello di Brescia aveva sollevato la questione dopo una prima sentenza favorevole emessa dal Tribunale di Bergamo.

L’Inps dovrà aggiornare i propri sistemi

L’Inps sarà costretta a rivedere il portale per le richieste di congedi parentali, che fino ad oggi impediva a due genitori dello stesso sesso di presentare correttamente domanda. L’infrastruttura informatica dovrà riconoscere anche le madri intenzionali, evitando che l’iter si blocchi al momento dell’inserimento del codice fiscale.

La Consulta: genitorialità non legata all’orientamento sessuale

Nella motivazione, i giudici costituzionali evidenziano che le madri condividono un progetto di genitorialità come qualsiasi coppia eterosessuale. L’orientamento sessuale non incide sulla capacità genitoriale, e la madre intenzionale è pienamente coinvolta nell’impegno di cura verso il figlio.

Viene inoltre stabilito che nelle coppie omogenitoriali femminili esiste una figura equiparabile a quella paterna, che condivide diritti e doveri.

Le reazioni politiche

Immediata la reazione della politica. Fratelli d’Italia critica la decisione: «La Corte costituzionale ancora una volta va contro la scienza e la biologia», ha dichiarato Maddalena Morgante, responsabile Famiglia.

Pro Vita & Famiglia parla invece di «follie gender».

Esulta l’opposizione. Alessandro Zan (Pd) applaude: «È un riconoscimento dei diritti fondamentali delle famiglie omogenitoriali». Per Alessandra Maiorino (M5S): «Si smonta finalmente l’ipocrisia di un modello unico di famiglia».

Una sentenza destinata a fare storia.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto