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Meloni frena sull’invio di truppe in Ucraina: «Si è corso troppo, serve unità nell’Occidente»

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LONDRA – La premier Giorgia Meloni, nel vertice di Londra, si smarca dalle fughe in avanti di Francia e Gran Bretagna sull’invio di truppe europee in Ucraina. In un confronto teso con il presidente francese Emmanuel Macron, ha ribadito la necessità di mantenere il focus sulla cooperazione transatlantica, senza compromettere il ruolo degli Stati Uniti nel conflitto.

“Si è corso troppo”, ha dichiarato Meloni, ridimensionando quello che Macron ha definito un Piano, parlando invece di semplici spunti. La premier si è mostrata prudente su strategie che potrebbero spaccare l’Occidente, sottolineando che “dobbiamo evitare divisioni che sarebbero esiziali per tutti”.

Meloni a Londra: tra il confronto con Macron e l’incontro con Zelensky

La giornata della presidente del Consiglio nel Regno Unito è stata intensa. Ha avuto un bilaterale con il premier britannico Keir Starmer, con cui ha condiviso l’importanza di mantenere l’Europa ancorata agli USA.

Ha poi incontrato Volodymyr Zelensky, con cui ha avuto un colloquio definito “molto lucido e razionale”. La premier ha voluto ribadire il sostegno dell’Italia all’Ucraina, dopo i recenti dubbi sulla posizione del governo italiano in seguito alle aperture verso Donald Trump.

“Sono molto dispiaciuta per quello che è accaduto, ma in questa fase non serve a nessuno lasciarsi andare alle tifoserie”, ha detto Meloni, evidenziando la necessità di mantenere un approccio pragmatico e meno emotivo.

La “terza via” italiana e il nodo Nato

Meloni sta cercando di posizionare l’Italia come un mediatore tra le due anime dell’Occidente: da un lato Francia e Regno Unito, che spingono per un intervento più deciso in Ucraina, dall’altro la necessità di mantenere un equilibrio con gli Stati Uniti e non escludere l’opzione Nato.

“Penso che sia un errore togliere dal tavolo la cornice atlantica”, ha dichiarato, ribadendo che l’Italia è disponibile a discutere soluzioni per garantire la pace, ma con “meno risolutezza” rispetto all’ipotesi di truppe europee in Ucraina.

Il riferimento è al celebre articolo 5 del trattato Nato, che considera un attacco contro un Paese alleato come un’aggressione contro tutti. Meloni ha lasciato intendere che potrebbe essere una strada più efficace per garantire la sicurezza dell’Ucraina, senza necessità di un coinvolgimento diretto delle truppe europee.

Sulla possibilità che Trump possa cambiare radicalmente la politica USA, la premier ha risposto con cautela:

“Trump, Putin, Zelensky… gli interlocutori sono tanti, ma intanto bisogna pensare fuori dagli schemi”.

Le pressioni di Macron e il paragone con Draghi

A poche ore dalla fine del summit, Macron ha lanciato un messaggio chiaro all’Italia, affermando che “abbiamo bisogno dell’Italia”, con un implicito invito a seguire una linea più vicina a quella di Mario Draghi. Un suggerimento che complica ulteriormente la posizione della premier, costretta a bilanciare le pressioni europee e il rapporto con Washington.

Dazi USA e l’ipotesi di un ombrello nucleare europeo

Un altro tema caldo affrontato nel vertice è stato quello dei dazi commerciali, su cui l’Italia esprime forte preoccupazione. Meloni ha avvertito che un’escalation commerciale tra USA e UE sarebbe dannosa per tutti, e ha chiarito che il governo italiano è pronto a sostenere una risposta comune dell’Unione Europea, in caso di misure protezionistiche da parte degli Stati Uniti.

Decisamente negativa, invece, la posizione della premier sull’ipotesi di un ombrello nucleare europeo, un’idea sostenuta da alcuni Paesi per ridurre la dipendenza dagli USA:

“Parlarne, favorendo uno scenario che non si auspica, non è intelligentissimo”, ha commentato Meloni, respingendo l’idea di un’Europa militarmente autonoma dagli Stati Uniti.

Trump, la pace e l’unità dell’Occidente

Nel corso di una telefonata con Donald Trump, Meloni ha discusso della necessità di garantire una pace stabile in Ucraina, sottolineando che gli USA hanno tutto l’interesse affinché il conflitto non si riapra dopo un eventuale accordo.

“Trump si definisce un peacekeeper, ed è interesse anche degli Stati Uniti essere certi che, una volta raggiunta la pace, non si torni indietro. Forse bisogna riprendere ragionamenti tolti dal tavolo troppo in fretta”, ha detto Meloni, lasciando intendere che Washington potrebbe giocare un ruolo chiave nella gestione della crisi ucraina.

Un concetto che la premier ribadirà nel suo prossimo viaggio alla Casa Bianca, previsto nei prossimi mesi.

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Trump: la Crimea resterà alla Russia, Zelensky lo sa

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Donald Trump torna a parlare della guerra in Ucraina e lo fa con dichiarazioni destinate a far discutere. In un’intervista rilasciata a Time, il presidente degli Stati Uniti ha affermato che “la Crimea resterà con la Russia”, aggiungendo che anche il presidente ucraino Zelensky ne sarebbe consapevole.

“La Crimea è andata ai russi, fu colpa di Obama”

«La Crimea è stata consegnata alla Russia da Barack Hussein Obama, non da me», ha ribadito Trump, sottolineando come la penisola fosse “con i russi” ben prima del suo arrivo alla Casa Bianca. «Lì ci sono sempre stati i russi, ci sono stati i loro sottomarini per molti anni, la popolazione parla in gran parte russo», ha aggiunto. Secondo l’ex presidente, se lui fosse stato alla guida del Paese, “la Crimea non sarebbe mai stata presa”.

“Questa guerra non doveva accadere”

Trump ha definito il conflitto in Ucraina “la guerra che non sarebbe mai dovuta accadere”, lanciando un messaggio implicito al presidente Joe Biden e alla gestione democratica della politica estera. A suo avviso, con lui alla presidenza, la situazione in Ucraina si sarebbe sviluppata in modo del tutto diverso, senza l’invasione da parte delle truppe russe.

Le dichiarazioni si inseriscono in un contesto internazionale già molto teso, mentre si continua a discutere del futuro della Crimea e dei territori occupati.

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Mosca: generale ucciso in attacco terroristico

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La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato come “un attacco terroristico” l’attentato in cui è morto oggi vicino a Mosca il generale Yaroslav Moskalik, ucciso dall’esplosione di un ordigno posto sulla sua auto. “La questione principale – ha detto Zakharova, citata dall’agenzia Tass – è come fermare la guerra nel cuore dell’Europa e del mondo. Vediamo così tante vittime ogni giorno. Anche oggi, un militare russo è stato ucciso in un attacco terroristico a Mosca”. (

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‘Usa offriranno pacchetto di armi da 100 miliardi a Riad’

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Gli Stati Uniti sono pronti a offrire all’Arabia Saudita un pacchetto di armi del valore di ben oltre 100 miliardi di dollari: lo riferisce la Reuters sul proprio sito citando sei fonti a conoscenza diretta della questione e aggiungendo che la proposta dovrebbe essere annunciata durante la visita di Donald Trump nel regno a maggio. Il pacchetto offerto arriva dopo che l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden ha tentato senza successo di finalizzare un patto di difesa con Riad nell’ambito di un accordo più ampio che prevedeva la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.

La proposta di Biden offriva l’accesso ad armamenti statunitensi più avanzati in cambio del blocco degli acquisti di armi cinesi e della limitazione degli investimenti di Pechino nel Paese. La Reuters non è riuscita a stabilire se la proposta dell’amministrazione Trump includa requisiti simili.

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