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Meloni a FdI cita Garibaldi, qui si fa Italia o si muore

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“Una frase attribuita a Garibaldi dice: ‘qui o si fa l’Italia o si muore’. Io la penso proprio così”. Giorgia Meloni arriva a citare l’eroe dei due mondi in collegamento da Palazzo Chigi, in chiusura della kermesse milanese con cui il suo partito si lancia alla conquista delle ragionali lombarde. La premier non cita le polemiche che hanno segnato le ultime ore, nessun cenno alle vere o presunte frizioni con gli alleati o al complicato dossier sul caro benzina. Il suo è un intervento pieno di orgoglio, identitario, un piccolo bilancio dei suoi primi cento giorni al governo ma anche il rilancio della forza di un progetto che, ne è sicura, durerà 5 anni. Si lascia andare solo quando pronuncia una passaggio sibillino: “”Spero e sono certa che avremo questi cinque anni a disposizione davanti a noi, malgrado la opposizione e non solo”.

Ma sul resto, quello della Meloni, è un manifesto all’impegno e all’ottimismo, un’esortazione al suo partito a “pensare in grande, non solo a gestire la crisi”. “Quando siamo arrivati al governo – attacca la premier – c’era chi pensava che i mercati sarebbero saltati, che saremmo stati isolati. Invece le cose non sono andate così: lo spread è a 182 punti, la Borsa è andata più che bene”.

Tutto ciò, a suo giudizio, ha una spiegazione: “la differenza – aggiunge – la fa la nostra serietà, la determinazione di questo governo che non ha padroni. Noi – incalza – non dobbiamo dire grazie a nessuno, rispondiamo solo al popolo italiano, senza compromessi necessari, senza lentezza ma con velocità, con una visione di fondo”. E qui arriva il secondo paletto del suo ragionamento: il valore assoluto della stabilità.

Meloni ammette che ci saranno momenti “esaltanti come alcuni meno positivi”, ma il vero primato di questo esecutivo sarà la sua stabilità, il suo orizzonte temporale di tutta la legislatura: “Non c’è giorno e non c’è ora – assicura – in cui noi non mettiamo tutto noi stessi in questo impegno: faremo quello che va fatto, con coraggio e determinazione. Ma a me – è il succo del suo discorso – mi interessa sapere i dati economici, della natalità, della produttività tra 5 anni. Prometto che il mio obiettivo è lasciare questo paese migliore di come l’ho trovato”. Tra le prospettive e i programmi futuri, conferma che la riforma presidenziale “resta una priorità”, un impegno assunto con gli italiani che “sarà onorato”. Ma non è il momento dei dettagli. Semmai l’obiettivo è rilanciare sulla prossima tappa, quella delle regionali, dare coraggio ai suoi dirigenti, presente in sala anche il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, come ai tanti candidati e militanti, raccolti in un Auditorium dalla coordinatrice lombarda, Daniela Santanchè. Una partita, ci tiene a precisare la premier, a cui Fratelli d’Italia tiene tantissimo.

Il responso del voto in Lombardia è molto importante. E’ una occasione per dimostrare come possiamo andare meglio, tornando ad avere la stessa visione in Lombardia come al governo”. Nella lunga kermesse si sono alternati tre ministri, Lollobrigida, Santanchè e Sangiuliano, il Presidente del Senato, e tanti dirigenti, anche dei partiti alleati, oltre al candidato Presidente Attilio Fontana. L’ obbiettivo, sostanzialmente raggiunto, era lasciare alle spalle i dissapori romani e far capire che in Lombardia si presenta una coalizione “unita come un sol uomo”, come ha ripetuto spesso Santanchè.

Di pari passo, anche, illustrare le battaglie che FdI sta facendo al governo: Lollobrigida ha parlato della sua lotta a difesa del Made in Italy nell’Agricoltura, Santanchè delle sue misure contro la crisi che ha colpito gli albergatori degli appennini senza neve. E Sangiuliano i suoi sforzi per rilanciare e valorizzare il nostro patrimonio museale. Gli applausi più scroscianti sono stati per Ignazio La Russa. “Chi mi critica perchè vado alle iniziative del mio partito che sono Presidente del Senato – assicura divertito – secondo me rosica per la mia elezione”.

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Economia

Bilanci di previsione, virtuoso 86% dei Comuni ma non al Sud

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Comuni diventati virtuosi nella presentazione dei bilanci di previsione. Quest’anno sette su dieci già a metà febbraio avevano approvato e trasmesso il documento e alla data del 15 marzo la percentuale di comuni in linea era salita all’84%. Il dato risulta da un’elaborazione dei dati del Mef fatta dal Centro studi enti locali. Il dato, si spiega, è di netta rottura rispetto al passato e testimonia l’efficacia delle misure adottate lo scorso anno dal Ministero dell’Economia per interrompere il circolo vizioso dei posticipi infiniti che aveva caratterizzato gli ultimi decenni.

Ciò che emerge è però, ancora una volta, è “l’esistenza di divari siderali tra varie aree del Paese che vede contrapposti casi come quello siciliano, dove solo 30 comuni su 100 risultano aver approvato e trasmesso il bilancio, e la Valle d’Aosta e l’Emilia Romagna, dove questa percentuale sale al 96%”. Dopo anni di slittamenti nel 2023 un decreto ministeriale, ha riscritto il calendario delle scadenze contabili e anche se è comunque stata necessaria una proroga al 15 marzo quest’anno ben 4.695 comuni, il 59% del totale, hanno iniziato l’anno corrente con un bilancio di previsione già approvato e non si sono avvalsi del tempo aggiuntivo concesso dal Viminale.

Stando a quanto emerso da un’elaborazione di Centro Studi Enti Locali, basata sui dati della Banca dati delle Amministrazioni Pubbliche (Bdap-Mef), sono stati approvati entro il 15 marzo scorso i bilanci dell’84% dei comuni italiani. All’appello mancano quelli di 1.268 comuni. Questi enti hanno un profilo abbastanza preciso: la stragrande maggioranza è di piccole dimensioni. Nove di questi comuni su dieci hanno infatti meno di 10mila abitanti e il 64% è localizzato al sud e nelle isole. Nel nord Italia, nel suo complesso, risulta essere stato già trasmesso al Mef il 92% dei preventivi. In particolare, spiccano per efficienza: Emilia Romagna e Valle d’Aosta (entrambe a quota 96%) e Trentino Alto Adige e Veneto (95%). Ottimi anche i risultati registrati in: Lombardia (93%), Friuli Venezia Giulia (90%) e Piemonte (89%). Chiude il cerchio la Liguria, con l’85% di comuni adempienti.

Scendendo verso sud la percentuale decresce gradualmente, restando comunque buona al centro, dove mediamente sono stati già approvati e trasmessi 89 bilanci su 100. A trainare verso l’alto questo gruppo sono soprattutto Toscana (95%), Marche e Umbria (93%). Più indietro i comuni laziali, fermi a quota 81%. Meno rosea, ma comunque in netto miglioramento rispetto al passato, la situazione del Mezzogiorno dove i comuni più tempestivi sono stati 6 su 10. In particolare, le 3 regioni in assoluto più distanti dalla media nazionale sono – nell’ordine – la Sicilia, la Calabria e la Campania.

Nella banca dati gestita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla data del 24 aprile, risultano essere stati acquisiti soltanto 117 bilanci di previsione di comuni siciliani su 391, meno di uno su tre. Al di là dello Stretto ne sono stati trasmessi 236 su 404 (58% del totale), in Campania il 67% dei preventivi sono stati approvati nei tempi. Prima della classe, per quanto riguarda il meridione, è la Basilicata (92% di bilanci approvati), seguita a breve distanza dalla Sardegna (885) e dalla Puglia (86%). Chiudono il cerchio l’Abruzzo e il Molise, rispettivamente con l’80% e il 77% di comuni che hanno già inviato al Ministero il proprio preventivo.

Secondo il Centro Studi Enti Locali questi dati, nel loro insieme, testimoniano un effetto tangibile prodotto dalla nuova programmazione ma preoccupa la distanza abissale che continua a caratterizzare i risultati ottenuti da enti di territori diversi. Il processo di riforma della contabilità e dell’ordinamento degli enti locali, i cui cantieri sono aperti, dovrà necessariamente tenere conto anche delle criticità finanziarie e organizzative, ormai strutturali ed endemiche, di alcuni territori e individuare delle soluzioni efficaci per far sì che queste distanze siano colmate.

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Politica

Europee: Vannacci presenta il suo libro giovedì a Napoli

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Roberto Vannacci, candidato della Lega alle elezioni europee, presenterà il suo libro “Il mondo al contrario” giovedì 2 maggio a Napoli. Lo annuncia Luigi Mercogliano, presidente per la Campania del comitato “Il mondo al contrario” che trae il suo nome dal titolo del libro scritto da Vannacci. La presentazione del libro si terrà giovedì 2 maggio alle ore 17 nel teatro del centro culturale “In arte Vesuvio”. Interverranno alla presentazione con l’autore il presidente campano di “Mondo al contrario” Luigi Mercogliano, il giornalista Sergio Angrisano e lo scrittore Massimo Scalfati.

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Politica

Emiliano all’Antimafia: inopportuno io venga in audizione

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Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha inviato una lettera alla Commissione parlamentare antimafia in cui spiega di non ritenere opportuna in questo momento una sua audizione, come richiesto già una settimana fa dall’ufficio di presidenza della stessa commissione. La motivazione del governatore sarebbe dovuta ad una serie di delicati impegni legati alla recente fase politica in Consiglio regionale, come la votazione della mozione di sfiducia nei suoi confronti. L’audizione avrebbe riguardato le vicende e le inchieste sui rischi di infiltrazioni mafiose nel territorio pugliese e in particolare a Bari.

“Quello di Emiliano è un evidente gesto di debolezza. Se lui adombra eventuali gesti di strumentalizzazione politica si sbaglia. Noi conosciamo bene i limiti e i poteri dell’Antimafia e confermo da parte mia la richiesta di audizione del presidente della Puglia, affinché venga fatta chiarezza su alcune vicende”. Così la senatrice di Italia Viva e componente della commissione antimafia, Raffaella Paita, in merito alla lettera inviata dal governatore della Puglia, in cui Emiliano ha spiegato alla commissione di non ritenere opportuna una sua convocazione in questo momento.

La commissione Antimafia ha ufficialmente convocato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano per il 2 maggio. Lo si apprende da fonti della commissione secondo le quali l’audizione è fissata per le 10.30.

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