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Mattarella, primo anno di bis con il centrodestra al Governo

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Unità e eguaglianza e non disomogeneità e differenze. Si può sintetizzare in questa antitesi il “credo” costituzionale che ha guidato la presidenza di Sergio Mattarella giunta al giro di boa degli otto anni. Era il tre febbraio 2022 quando il presidente entrò a Montecitorio tra gli applausi dell’emiciclo per ricordare ai parlamentari quanto una nuova chiamata al Quirinale gli fosse giunta “inattesa”, certamente non desiderata. Sin dalle prime parole del discorso d’insediamento il capo dello Stato fece capire con chiarezza il proprio pensiero: “dobbiamo costruire un Paese che cresca in unità. In cui le disuguaglianze – territoriali e sociali – che attraversano le nostre comunità vengano meno”.

Parole che sembrano profetiche in questi giorni nei quali la politica è squassata dalla possibile riforma federalista sulle Autonomie differenziate. E’ passato un anno dal suo insediamento – e ben otto dalla sua prima elezione – ma sembra trascorsa un’era geologica. A palazzo Chigi c’era Mario Draghi, le mascherine erano obbligatorie e alla guerra in Ucraina non credeva nessuno. Invece avvenne e l’invasione decisa da Putin sconvolse il presidente che sin dalle prime ore dell’attacco tenne la barra dritta posizionando l’Italia all’interno della linea europea della fermezza. Poi, mentre l’esecutivo correva per adempiere alle richieste di Bruxelles per il Recovery fund, la politica fibrillò fino a costringerlo a sciogliere il governo e chiamare gli italiani al voto anticipato. Al termine di una straniante campagna elettorale balneare, il 25 settembre i cittadini scelsero. E lo fecero con chiarezza dando le chiavi del Paese al centrodestra. Si può disquisire a lungo sulle differenze valoriali tra il Mattarella cattolico progressista e i cavalli di battaglia della destra- Ma è certo che “l’arbitro” – come si definì all’inizio del primo mandato – tale è rigorosamente rimasto.

Lo dimostra quella leale collaborazione che si è instaurata tra l’anziano presidente e la giovane neo-premier Giorgia Meloni. Alla quale ha tributato un pubblico riconoscimento che va ben oltre l’aspetto personale. “Il chiaro risultato elettorale ha consentito la nascita di un governo, guidato da una donna: una grande novità. Serve però governare con senso di responsabilità”, disse subito dopo la robusta vittoria di Meloni alle elezioni politiche. Una leale collaborazione accettata con intelligenza dalla premier che si è mostrata sin da subito consapevole delle enormi responsabilità del governare e della necessità di non snobbare i suggerimenti dei collaudati uffici del Quirinale. Tanto da dover ricorrere immediatamente all’aiuto di Mattarella per ricucire un violento strappo diplomatico con la Francia di Emmanuel Macron.

D’altronde il capo dello Stato era stato chiaro nelle settimane precedenti la nascita del nuovo esecutivo: le linee fondamentali della politica estera italiane non dovevano cambiare, l’ancoraggio all’Unione europea era “indissolubile” e, “last but not least”, avrebbe esercitato in pieno i suoi poteri di controllo sulla scelta dei ministri considerati strategici. Cioè Economia, Esteri e Difesa. E così, piano piano, arriviamo alla fine del 2022, anno che per Mattarella sarà segnato dall’infezione da Covid, lunga e spossante per un presidente che ha raggiunto gli 81 anni. Se la malattia lo ha fiaccato certamente di più l’ha provato la guerra in Ucraina che tanto lo sta turbando. Instancabili sono i suoi messaggi, ancora colmi di sdegno per “un’aggressione” impensabile che ancora stenta ad accettare. ‘Questa mattina mi sono svegliato e ho trovato l’invasor'”, disse dopo due mesi dall’inizio della guerra citando non a caso “Bella ciao”, la canzone simbolo della Resistenza.

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Mika torna in Italia: concerti, cinema e un amore infinito per l’arte

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Artista eclettico e cittadino del mondo, Mika (foto Imagoeconomica in evidenza) si prepara a tornare in Italia per quattro concerti estivi (Umbria Jazz, No Borders, Este Music Festival e Anfiteatro del Vittoriale). Ma prima, il cantante sarà protagonista su Rai1: condurrà la serata di premiazione dei David di Donatello mercoledì 7 maggio. In una lunga intervista al Corriere della Sera, Mika racconta il suo amore per l’Italia e per il cinema.

«Sono un grande fan del cinema che sa essere leggero, poetico, politico», racconta, ricordando come non servisse conoscere la lingua italiana per capire i grandi maestri del nostro cinema: «È un dialogo universale». La sua conduzione ai David sarà pensata per celebrare tutto il mondo del cinema, non solo le star ma anche gli artigiani che rendono possibile la magia del grande schermo.

Accanto a lui sul palco ci sarà Elena Sofia Ricci, che definisce «una donna forte, intellettuale, emozionale, favolosamente diva». Mika, con la sua naturalezza, respinge l’etichetta di «divo» per sé stesso: «Nella vita sono normale, ma sul palco mi trasformo: è un rito spirituale».

L’arte come salvezza e la doppia vita degli artisti

Mika si racconta senza filtri, ammettendo quanto la cultura della fama sia tossica e di quanto sia importante per lui rifugiarsi nella parte artigianale e creativa del suo lavoro: «L’artigianato mi salva dagli aspetti superficiali, è una cura». La differenza tra il sé pubblico e il sé privato è marcata: sul palco energia pura, a casa, davanti a un pianoforte, la paura del foglio bianco.

Ripercorrendo la sua infanzia, Mika spiega di aver avuto «l’infanzia più bella del mondo» nonostante le difficoltà scolastiche: «La musica mi ha salvato la vita». E racconta come ogni sua identità culturale abbia lasciato un segno profondo: dalla praticità americana, alla disciplina inglese, al gioco delle parole francese, fino all’anima colorata e malinconica libanese.

Da X Factor ai David: un percorso sorprendente

Indimenticabile il suo primo impatto con X Factor Italia: «Non capivo nulla di quello che dicevano Simona Ventura, Morgan ed Elio… mi chiesi perché avessi accettato», confessa sorridendo. Ma proprio da quel momento è iniziato un rapporto d’amore con il nostro Paese che dura ancora oggi.

E ora, ai David di Donatello, Mika porterà poesia, eleganza e un tributo profondo al cinema italiano, nel rispetto della sua grande tradizione e della sua capacità unica di emozionare il mondo.

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Economia

Cambio ai vertici di Engineering: Aldo Bisio nuovo amministratore delegato

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Cambio della guardia al vertice di Engineering, multinazionale specializzata nella trasformazione digitale. Maximo Ibarra (foto Imagoeconomica sotto) ha rassegnato le dimissioni da amministratore delegato con effetto immediato. Al suo posto, il consiglio di amministrazione della società – controllata dai fondi Bain e Renaissance – ha nominato Aldo Bisio (foto Imagoeconomica in evidenza), ex numero uno di Vodafone Italia dal 2014 al 2024.

MAXIMO IBARRA EX AD ENGINEERING

Prima della sua lunga esperienza in Vodafone, Bisio ha ricoperto incarichi di rilievo in Ariston Thermo e in McKinsey. Attualmente siede anche nel board di Coesia, produttore globale di soluzioni industriali per l’imballaggio.

Il bilancio della gestione Ibarra

Maximo Ibarra lascia Engineering dopo quasi quattro anni di gestione che hanno visto la società crescere significativamente: circa 14.000 dipendenti, oltre 80 sedi tra Europa, Stati Uniti e Sud America, con un fatturato che ha raggiunto quasi 1,8 miliardi di euro, generato da oltre 70 società controllate in 21 Paesi.

«Negli ultimi mesi ho maturato la volontà di prendermi del tempo per valutare nuovi progetti professionali», ha dichiarato Ibarra, aggiungendo che resterà disponibile fino al prossimo 1° settembre per garantire un efficace passaggio di consegne e che continuerà a essere investitore nella società.

La sfida per Bisio: crescita e nuove operazioni strategiche

Il presidente di Engineering, Gaetano Micciché, ha ringraziato Ibarra per il lavoro svolto ed espresso fiducia nella capacità di Bisio di guidare l’azienda verso una nuova fase di sviluppo e innovazione.

Tra i primi dossier sul tavolo del nuovo amministratore delegato c’è la valutazione sulla vendita di Municipia, società del gruppo attiva nei servizi ai Comuni. Engineering ha incaricato Klecha di esplorare il mercato alla ricerca di investitori interessati, con una valutazione che si aggira intorno ai 250 milioni di euro.

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Bersani e politica che si fa con l’orecchio a terra: dallo sciopero delle prostitute ai rimpianti sullo ius soli

Pier Luigi Bersani, in un’intervista al Corriere della Sera, ripercorre episodi della sua vita politica e personale: dalle liberalizzazioni allo sciopero delle prostitute, passando per il rimpianto sullo ius soli.

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Pier Luigi Bersani (foto Imagoeconomica in evidenza), ex segretario del Pd, si racconta in un’ampia intervista rilasciata al Corriere della Sera, ripercorrendo episodi personali e politici che hanno segnato la sua vita e l’Italia contemporanea.

Nel suo nuovo libro “Chiedimi chi erano i Beatles” (Rizzoli), Bersani intreccia la politica, le battaglie sociali e i ricordi personali, come l’episodio curioso dello sciopero delle prostitute a Piacenza negli anni Settanta e la protesta dei commercianti sotto casa dei suoi genitori a Bettola, quando da ministro avviò le famose liberalizzazioni.

L’episodio delle prostitute e la lezione sulla politica

Durante la pedonalizzazione di un tratto della via Emilia, le prostitute protestarono. Il giovane Bersani, allora responsabile cultura del Pci locale, seguì l’episodio da vicino: «Un amministratore deve avere a cuore i problemi di tutti, anche quelli più difficili», ricorda.

Le liberalizzazioni e il pullman a Bettola

Nel 1996, da ministro, la sua “lenzuolata” per liberalizzare il commercio suscitò la rabbia dei commercianti. Una delegazione arrivò addirittura sotto casa dei suoi genitori. Ma l’accoglienza calorosa dei suoi — ciambelle e vino bianco — trasformò la protesta in una festa, segnando un inatteso boomerang per i contestatori.

La sfida canora con Umberto Eco

Bersani racconta anche della famosa sfida canora al convegno di Gargonza nel 1997, quando sconfisse Umberto Ecointonando canti religiosi: «Da noi era obbligatorio fare i chierichetti, non iscriversi subito alla Fgci».

Il rimpianto dello ius soli

Se fosse diventato premier nel 2013, Bersani avrebbe voluto introdurre lo ius soli con un decreto legge già alla prima seduta del Consiglio dei Ministri. Un rimpianto che ancora oggi pesa: «Se parti dagli ultimi, migliori la società per tutti».

I 101 e la caduta di Prodi

Bersani ammette di conoscere l’identità di circa «71-72» dei famosi 101 franchi tiratori che affossarono Romano Prodinella corsa al Quirinale. «C’erano renziani e non solo. Alcuni mi confessarono la verità piangendo».

Il rapporto con la morte

Dopo un grave problema di salute nel 2014, Bersani parla della morte con una serenità disarmante: «È più semplice di quanto pensassi. È la vita che si riassume in quell’istante». La sua fede è ora una ricerca continua: «Chi ha già trovato dovrebbe continuare a cercare».

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