La sua foto di quando aveva 5 anni è uno dei simboli di quella tragedia. E ora, quella bambina vestita di bianco con la grande valigia tra le mani con sopra scritto ‘Esule Giuliana’, è una “nonna di 82 anni” con il vizio della memoria. “Finché avrò salute e vita, la mia missione sarà portare la mia storia nelle scuole ed educare i giovani alla pace e alla convivenza tra i popoli” dice con voce emozionata al Quirinale, mentre si celebra il ‘Giorno del ricordo’ alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e delle più alte cariche dello Stato, a cominciare dalla premier Giorgia Meloni e dal primo inquilino di Palazzo Madama, Ignazio La Russa. Ma quella di Egea Haffner non è l’unica testimonianza sul dramma delle Foibe e degli esuli di Istria, Fiume e Dalmazia. Nel Salone dei Corazzieri si proietta anche il docu-film in cui una famiglia racconta la storia del nonno Mate Cipčić Bragadin gettato nella grande foiba di Kevina Jama il 25 settembre del 1943.
“Non si cancellano pagine di storia, tragiche e duramente sofferte – sottolinea Mattarella a suggello di quelle immagini – i tentativi di oblio, di negazione o di minimizzare sono un affronto alle vittime e alle loro famiglie e un danno inestimabile per la coscienza collettiva di un popolo e di una nazione”. Sono passati quasi 80 anni dagli avvenimenti che tormentarono le zone del confine orientale, già prima colpite dalla violenza fascista e nazista e 20 dalla legge con la quale si istituì il ‘Giorno del Ricordo’, ma ora occorre fare di più perché, come spiega il Capo dello Stato, “la memoria della persecuzione e delle tragedie deve produrre anticorpi”; deve fare in modo che quel passato resti “irripetibile”, affinché “quel nostro muro di Berlino” che “separava in due Gorizia” non si ricostruisca mai più. Quindi, basta con il “silenzio” e con “l’oblio” su una “ferocia” che “non può essere derubricata” a “vendetta o giustizia sommaria contro i fascisti occupanti”.
Ora è il momento di costruire ponti, afferma Mattarella, come ha fatto l’Europa, perché si deve continuare a lavorare per “la pace, lo sviluppo e la prosperità dei nostri popoli, amici e fratelli”. Gorizia, la città simbolo della divisione, ricorda il Capo dello Stato, è oggi associata “grazie a una generosa intuizione della Slovenia” a Nova Gorica: “due città, due Stati, una sola capitale della cultura europea 2025”, osserva. E mentre al Quirinale l’orchestra di archi del Conservatorio G.Tartini di Trieste propone arie di Boccherini e Respighi e l’attrice Viola Graziosi legge brani tratti da libri delle scrittrici istriane Anna Maria Mori e Nelida Milani, anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, parla della “dolorosa vicenda delle foibe” e del tentativo di porre in essere “atti di pulizia etnica”. Il ricordo, però, dichiara, “non significa in alcun modo riaprire antichi conflitti”.
Anche perché “oggi, nuove ombre si addensano” e bisogna fare ogni sforzo per “lavorare per una pace giusta, rispettosa dei diritti dei popoli e della sovranità delle nazioni”. E’ questo, incalza, “il solo modo che abbiamo per dire davvero ‘mai più'”. Uno stimolo che deve essere rivolto soprattutto alle giovani leve, agli studenti, interviene il ministro della Scuola, Giuseppe Valditara, perché dobbiamo “immunizzarci” di fronte “al ritorno dell’odio ideologico e del tentativo di schiacciare l’altro, che ricompaiono persino in Europa”. E questo, afferma il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, possiamo farlo solo raggiungendo “finalmente una memoria condivisa”. I palazzi della politica, oltre al Colosseo e ai musei di Brera e Capodimonte, per il ‘Giorno del ricordo’ verranno illuminati con il tricolore. Ma sono molte le iniziative, soprattutto nei luoghi del confine orientale come Basovizza, dove è attesa anche la premier Giorgia Meloni.