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Mattarella ai 160 anni della Croce rossa: orgoglio dell’Italia

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“La solidarietà ci ha sempre consentito di superare prove anche molto difficili”. É questo il messaggio che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha portato a Solferino, nel Mantovano, in occasione delle celebrazioni dei 160 anni della Croce rossa italiana, che proprio dopo l’omonima e tragica battaglia del 1859 é nata, per volontà dello svizzero Henry Dunant. Davanti a una marea di volontari in rosso di tutte le età, circa 3 mila nella sola piazza Castello e altri 5 mila collegati dai maxi schermi di altre piazze del Comune, il capo dello Stato ha evidenziato come “il volontariato nelle sue diverse forme, è un orgoglio del nostro Paese” e che i valori che esprime sono “irrinunciabili”.

Tanto che “anche in un sistema di welfare opportunamente rinnovato, anche in un Stato talmente ben organizzato e giusto – ha spiegato -, in grado di assicurare pienezza di diritti a tutti i suoi cittadini, la ricchezza del volontariato avrebbe un ruolo indispensabile e farebbe la differenza per la qualità della vita”. Il volontariato però non deve essere inteso come una supplenza di compiti che spettano alle istituzioni ai vari livelli perché c’é “una responsabilità delle istituzioni di assicurare i servizi e di garantire i diritti sanciti dalla Costituzione e dalle leggi. Una responsabilità che è costante nel tempo e che comprende il compito di rimuovere gli ostacoli che si frappongono a una parità effettiva tra le persone e che non sempre si realizza”.

Prima di arrivare a Solferino il presidente Mattarella ha visitato il museo della Croce rossa internazionale a Castiglione delle Stiviere inaugurato nel 1959 dal presidente della Repubblica Giovanni Gronchi e dal presidente della Repubblica francese Charles de Gaulle, a cento anni dalla battaglia sanguinosissima di Solferino. Nel 1859 fu la popolazione del luogo a soccorrere per prima i soldati, come ha spiegato il presidente della Croce rossa italiana Rosario Valastro che ha ricordato “il coraggio e il ruolo delle donne di Castiglione delle Stiviere” che subito dopo la battaglia di Solferino, “uscendo dalle loro abitazioni, guardando il combattente austriaco, francese o piemontese ferito, affamato, assetato e spaventato videro soltanto un essere umano che necessitava di aiuto”. Un messaggio che ha rimarcato il capo dello Stato secondo cui “le vittime sono tutte uguali”. “Se è vero che nelle guerre c’è sempre qualcuno più responsabile nell’averle scatenate – ha concluso – è vero che le vittime sono uguali nella loro umanità e nell’atroce dolore che sono costrette a sopportare”. Al termine delle celebrazioni Mattarella ha acceso la fiaccola che ha sfilato, portata dai volontari, nella fiaccolata che ha concluso la giornata e che ha sfilato da Solferino a Castiglione della Stiviere (Mantova).

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Esteri

Mar Nero, il fronte navale dimenticato: perché la Russia ha accettato il cessate il fuoco

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Dalla pretesa del controllo totale sul Mar Nero all’ammissione di un cessate il fuoco imposto dai fatti. La Russia, che nel febbraio 2022 aveva avviato una delle campagne militari più ambiziose del conflitto, si trova oggi costretta a ridimensionare le sue ambizioni navali. La guerra sul mare è stata una disfatta strategica per Mosca, che ha perso almeno il 20% della propria flotta militare. Ed è proprio questo insuccesso a spingere Vladimir Putin ad accettare la tregua discussa ai negoziati in Arabia Saudita.

L’ambizione: dominare il Mar Nero

Il piano iniziale era chiaro: occupare tutti i porti e le coste dell’Ucraina meridionale, escludere Kiev da una delle sue principali arterie economiche e imporre un monopolio russo sulla navigazione nel Mar Nero. Già il primo giorno di guerra, Mosca dichiarava la sospensione della navigazione a nord del 45° parallelo e nel Mar d’Azov. Il porto storico di Sebastopoli diventava il fulcro di operazioni “antiterrorismo”. L’obiettivo era Odessa, da raggiungere anche con operazioni anfibie, mai realmente decollate.

La svolta: l’affondamento della “Moskva”

Il punto di rottura arriva il 13 aprile 2022, quando l’incrociatore Moskva, fiore all’occhiello della Flotta del Mar Nero, viene colpito e affondato da un drone marino ucraino Neptune. È l’inizio della fine: a oggi almeno trenta unità navali russe sono state distrutte o rese inutilizzabili. Il grosso della flotta è stato ritirato verso est, a Novorossiysk, abbandonando di fatto il controllo attivo delle coste ucraine.

L’Ucraina resiste e reagisce

Kiev ha costruito un sistema difensivo sofisticato lungo le acque territoriali, proteggendo le rotte commerciali con droni marini e aerei. L’isola dei Serpenti, simbolo della resistenza, è stata riconquistata. I russi hanno reagito con attacchi mirati, ma non sono riusciti a ristabilire la superiorità marittima. L’Ucraina ha così riaperto i suoi corridoi navali, e nonostante le continue minacce, le esportazioni sono riprese.

Il blocco e il “corridoio del grano”

Nel 2022, con mediazione di Onu e Turchia, nasce il cosiddetto “corridoio del grano”. Funziona, inizialmente: 331 navi partite in pochi mesi. Ma nel 2023 Mosca inizia a ostacolare i controlli e infine impone di nuovo il blocco. Nel frattempo Kiev forza la mano, e tra ottobre 2023 e dicembre 2024 transita un volume record: 3.500 navi e oltre 93 milioni di tonnellate di prodotti esportati.

Gli attacchi di Mosca e l’alto costo della guerra

Nel solo bimestre gennaio-febbraio 2025, la Russia ha colpito Odessa almeno 21 volte, distruggendo parte delle infrastrutture portuali ed energetiche. Il prezzo umano è alto: il caso più tragico l’11 marzo, quando quattro marinai siriani muoiono a bordo di un cargo battente bandiera delle Barbados.

La mediazione possibile: il ruolo della Turchia

La tregua proposta oggi ai tavoli sauditi prevede una sospensione delle ostilità navali, ma resta fragile. Il monitoraggio potrebbe tornare nelle mani della Turchia, come nel 2022. Ma Erdoğan è oggi troppo impegnato nella crisi interna per giocare lo stesso ruolo. E così, mentre le truppe russe avanzano lentamente nel Donbass, il Cremlino ammette di aver perso il controllo di uno dei fronti che più avrebbe voluto dominare.

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Esteri

L’Europa si prepara a guerra e altre emergenze: arriva la strategia Ue per resistere 72 ore in autonomia

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Una “borsa della resilienza” per ogni cittadino europeo, un piano comune per affrontare guerre, disastri naturali e pandemie, una piattaforma informativa e un comitato speciale di crisi. È questo il cuore della strategia che la Commissione europea presenta oggi per rafforzare la preparazione civile e militare dell’Ue, seguendo la traccia della relazione consegnata lo scorso ottobre dall’ex presidente finlandese Sauli Niinistö.

Trenta azioni chiave per affrontare le crisi

Il documento, intitolato “EU Preparedness Union Strategy”, prevede trenta azioni operative per migliorare la resilienza del continente, dai conflitti ai blackout, dagli attacchi informatici alle emergenze sanitarie. Una delle misure simboliche — ma anche pratiche — è la creazione di un kit di sopravvivenza per ogni cittadino, che dovrà contenere acqua, cibo, medicinali, documenti, fiammiferi e torce: l’obiettivo è garantire almeno 72 ore di autonomia in caso di crisi.

Una giornata per imparare la resilienza

La strategia prevede anche una “giornata nazionale di preparazione” da istituire in ogni Stato membro per sensibilizzare la popolazione sulla necessità di essere pronti a ogni tipo di catastrofe. Particolare attenzione sarà rivolta anche alle scuole, con programmi didattici dedicati alla cultura della prevenzione e della gestione dell’emergenza.

Verso un comitato di crisi europeo

La bozza visionata da El País prevede la creazione di un comitato di crisi Ue che includa la Commissione europea, l’Alto rappresentante per la politica estera e i rappresentanti dei 27 Paesi membri. Questo organismo sarà supportato da tutte le agenzie europee competenti e avrà il compito di coordinare le risposte rapide e condivise a livello continentale.

Riserve strategiche e piattaforma digitale

Bruxelles punta anche a coordinare le riserve strategiche di medicinali, materie prime, energia e generi alimentari, per evitare frammentazioni e ritardi. Sarà inoltre lanciata una piattaforma digitale per informare i cittadini sui rischi in tempo reale, sulle opzioni di rifugio e sulle risorse disponibili in caso di emergenza.

Intelligence e sicurezza: potenziare l’analisi Ue

Infine, la Commissione vuole rafforzare il proprio Centro unico di analisi dell’intelligence, che riceve dati da tutte le agenzie di spionaggio civili e militari dei Paesi membri. Lo scopo è identificare precocemente le minacce e ridurre l’impatto di eventi critici prima che diventino ingovernabili.

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Economia

Orcel (UniCredit): Napoli e il Sud hanno un potenziale enorme, la crescita parte da qui

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In un’intervista rilasciata al Mattino, l’Amministratore Delegato di UniCredit, Andrea Orcel, ha evidenziato il forte legame della banca con Napoli e con tutto il Mezzogiorno, sottolineando il dinamismo economico e le prospettive positive della regione.

Napoli, simbolo di un Sud in crescita

«Napoli rappresenta il simbolo di un Mezzogiorno che si muove rapidamente», ha dichiarato Orcel. «Da quando sono alla guida di UniCredit, ho notato una città profondamente cambiata e migliorata». Il manager ha ricordato gli investimenti significativi della banca nel Sud Italia, con oltre 1,9 miliardi di euro erogati nel 2024, di cui oltre un miliardo solo in Campania.

Il Sud come motore nazionale

Orcel concorda con il cambio di paradigma che vede il Mezzogiorno non più come periferia, ma come punto centrale nello sviluppo economico nazionale ed euromediterraneo. «Investimenti pubblici, grazie al Pnrr, e l’export trainato dall’agroalimentare stanno permettendo al Sud di crescere più velocemente rispetto al Nord», ha spiegato Orcel.

Il capitale umano, chiave della crescita

L’AD di UniCredit ha enfatizzato il ruolo decisivo del capitale umano del Sud, ricordando i dati positivi riguardanti start-up e innovazione: «Napoli è al terzo posto nazionale per start-up innovative. UniCredit Start Lab sostiene concretamente questo ecosistema innovativo da oltre dieci anni».

Sostegno alla cultura e al Teatro San Carlo

UniCredit conferma inoltre il suo impegno verso il Teatro di San Carlo, considerato un simbolo culturale e sociale per Napoli e l’Italia. «Continueremo a sostenere il Teatro e le sue attività di rigenerazione urbana e sociale, fondamentali per la città», ha detto Orcel.

Accordo strategico con Cassa Depositi e Prestiti

Orcel ha parlato dell’importante accordo con Cassa Depositi e Prestiti, sottolineando l’obiettivo di rafforzare la competitività delle PMI, specialmente del Sud: «Abbiamo previsto finanziamenti per 800 milioni di euro per sostenere lo sviluppo delle imprese meridionali».

Il ruolo di Pnrr e Zes unica

Secondo Orcel, l’effettivo utilizzo delle risorse del Pnrr e della Zes unica sarà determinante per ridurre il divario territoriale. «Nei primi mesi del 2025, abbiamo già erogato 2,8 miliardi di euro alle PMI italiane. Il Mezzogiorno può davvero essere trainante per la ripresa economica del Paese», ha concluso.

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