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Cronache

Mattarella: la mafia si può battere, basta indifferenza

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“Battere la mafia è possibile. Lo diceva Giovanni Falcone: la mafia non è affatto invincibile. E’ un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine”. Sergio Mattarella arriva a Casal di Principe con un messaggio di fiducia dedicato soprattutto ai giovani nati in una terra nel passato sfregiata dalla camorra ed oggi simbolo di una rinascita che sembrava impensabile. Accolto con emozione dalle autorità locali e con calore dai tanti studenti che lo aspettavano, il presidente della Repubblica ha incarnato – con la sua presenza e le sue parole – la voglia di riscatto di un intero territorio che ha avuto il suo simbolo negativo nell’omicidio di don Diana, assassinato nel 1994 all’interno della sua chiesa di San Nicola di Bari.

“Don Peppino era un uomo coraggioso, un pastore esemplare, un figlio della sua terra, un eroe dei nostri tempi, che ha pagato il prezzo più alto, quello della propria vita, per aver denunciato il cancro della camorra e per aver invitato le coscienze alla ribellione”, ha spiegato il capo dello Stato nella giornata dedicata alle vittime della mafia. Mentre a Milano sfilavano circa 70 mila persone per la manifestazione antimafia organizzata da “Libera” di don Ciotti, molto più a sud Mattarella poteva toccare con mano quanta acqua sia passata sotto i ponti dai tempi dei “casalesi”. Terra dei Fuochi certo, terra difficile ma oggi Casal di Principe è “protagonista di una stagione straordinaria di fermento e di riscatto”. Proprio l’omicidio di don Peppino Diana “è stato un detonatore di coraggio e di desiderio di riscatto. Ha prodotto un’ondata di sdegno, di partecipazione civile, una vera battaglia di promozione della legalità”.

Dopo aver spronato i giovani a prendere il “testimone” di don Diana, Mattarella ha continuato a rivolgersi ai tanti che lo hanno circondato ad ogni passo invitandoli ad “essere fieri di essere nati in questa terra, che ha saputo compiere questa grande rinascita”. E li ha esortati ad abbandonare i “pregiudizi”, a studiare tanto visto che “i mafiosi temono di più la scuola che i giudici, perché l’istruzione taglia l’erba sotto i piedi della cultura mafiosa”. Fin qui la fiducia che il capo dello Stato ha voluto iniettare in un campo che sembra già ben seminato, ma le sue parole di condanna sono state durissime: “la mafia è violenza ma, anzitutto, viltà. I mafiosi non hanno nessun senso dell’onore né coraggio. Si presentano forti con i deboli. Uccidono persone disarmate, organizzano attentati indiscriminati, non si fermano davanti a donne e a bambini. Si nascondono nell’oscurità”. Per questo, ha aggiunto, “le mafie temono i liberi cittadini. Vogliono persone asservite, senza il gusto della libertà. Le mafie sono presenti in tutte le attività più turpi e dannose per la comunità: la prostituzione, il traffico di esseri umani, di rifiuti tossici, il caporalato, il commercio di armi, quello strumento di morte che è la droga, lasciando nel territorio povertà e disperazione”.

Da qui una conseguente riflessione sulla cosiddetta zona grigia, quella di chi osserva e tace, che troppo ancora permette agibilità ai mafiosi: “la lotta alle mafie riguarda tutti, ciascuno di noi. Non si può restare indifferenti, non si può dire: non mi riguarda. O si respingono con nettezza i metodi mafiosi o, anche inconsapevolmente, si rischia di diventarne complici”. Difficile far finta di non capire il senso di queste parole che Mattarella accompagna con un richiamo che chiude il cerchio: “tutte le amministrazioni pubbliche devono far sentire con efficacia la loro presenza accanto ai cittadini. Insieme a tutte le espressioni della società civile. La politica sia autorevole nel dare risposte alle emergenze e ai problemi socio-economici dei territori”. Perchè la mafia si può vincere ma non si può smettere di “vigilare. La criminalità organizzata è capace di vivere nascosta, pronta a rialzare la testa al minimo sintomo di cedimento”.

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Stupro di gruppo: gli imputati rinunciano all’abbreviato

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Si svolgerà con il rito ordinario il processo ai sei ragazzi palermitani accusati di aver violentato, a luglio scorso, una 19enne al Foro Italico. Gli imputati avevano presentato richiesta di ammissione al rito abbreviato condizionando l’istanza a una serie di nuove attività tra le quali l’esame in aula della vittima che il gup ha però respinto. La 19enne peraltro è stata sentita dal Gip di Palermo, Clelia Maltese, nel corso di un incidente probatorio, due mesi e mezzo fa. Il giudice ha invece deciso di accogliere la richiesta di disporre una consulenza tecnica sul telefono della ragazza, ma i difensori hanno comunque rinunciato all’abbreviato optando per il dibattimento.

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Otto milioni evasi al fisco, tre aziende irpine nei guai

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False fatturazioni ed altrettante inesistenti operazioni transnazionali per evadere le imposte dirette e i versamenti Iva. Tre aziende operanti in provincia di Avellino sono state denunciate dalla Guardia di Finanza per una evasione complessiva di otto milioni di euro nel corso di altrettante verifiche fiscali. Cinque milioni sottratti alla tassazione dirette e 1,5 milioni all’Iva. Nel corso dei controlli è anche emerso che un professionista del capoluogo ha sottratto mezzo milione di euro all’erario facendo figurare come acquisite prestazioni tecniche, in realtà mai ricevute, ma falsamente fatturate da una società a lui riconducibile.

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Fassino denunciato, informativa Polaria trasmessa a pm

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E’ all’attenzione dei magistrati della Procura di Civitavecchia l’informativa della Polaria sull’episodio del furto di una confezione di profumo da parte del parlamentate Piero Fassino in un negozio del duty free di Fiumicino e costata una denuncia. Allegato all’incartamento anche il video di quanto avvenuto il 15 aprile scorso nello scalo della Capitale e ripreso da una telecamera di sicurezza presente nell’esercizio commerciale. Nei giorni scorsi è emerso dal racconto di alcuni dipendenti del negozio che Fassino sarebbe stato autore già di un tentativo di furto nelle scorse settimane. Spetterà ora ai pm decidere come procedere e se affidare delega alla polizia giudiziaria per svolgere ulteriori approfondimenti.

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