“La storia non si ripete, ma dagli errori compiuti dagli uomini nella storia non si finisce mai di apprendere”. Con queste parole, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha aperto la sua lectio magistralisall’Università di Aix-Marseille, dove ha ricevuto l’onorificenza accademica di Dottore honoris causa. Un intervento di grande spessore, in cui il Capo dello Stato ha lanciato un appello alla responsabilità collettiva, sottolineando l’importanza di difendere e rafforzare l’ordine internazionale, costruito negli ultimi 80 anni per garantire pace e benessere globale.
Il richiamo alla storia: dagli errori del passato alla crisi attuale
Mattarella ha tracciato un parallelo tra passato e presente, partendo dalla crisi economica mondiale del 1929, che portò a una spirale di protezionismo e isolamento con il progressivo indebolimento delle alleanze internazionali.
“Fenomeni di carattere autoritario presero il sopravvento, con la favola che regimi dispotici e illiberali fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali”, ha ricordato il Presidente, evidenziando come queste dinamiche abbiano poi condotto alle guerre di conquista del XX secolo, in particolare al progetto espansionista del Terzo Reich in Europa.
In questo contesto, Mattarella ha fatto un chiaro riferimento all’attualità, collegando la storia del secolo scorso all’aggressione russa all’Ucraina, definendola un attacco allo stesso principio di ordine internazionale che ha garantito la stabilità globale per decenni.
Protezionismo e isolazionismo: una minaccia per l’ordine globale
Analizzando i fenomeni economici e geopolitici attuali, il Presidente ha poi posto l’attenzione sulla tendenza al protezionismo e all’isolazionismo che oggi torna ad affacciarsi sullo scenario globale.
“Allora gli Stati Uniti cedettero alla tentazione dell’isolazionismo, oggi assistiamo a fenomeni di protezionismo di ritorno”, ha sottolineato Mattarella, facendo riferimento ai recenti dibattiti sui dazi imposti dagli Stati Uniti e ai rischi che essi comportano per il sistema economico mondiale.
Il Presidente ha poi ricordato come tra le due Guerre Mondiali circa venti Paesi decisero di uscire dalla Società delle Nazioni, contribuendo così alla disgregazione dell’ordine internazionale e mettendo in discussione il principio della sovranità degli Stati nelle frontiere riconosciute.
“La strategia dell’appeasement non funzionò nel 1938. La fermezza avrebbe, con alta probabilità, evitato la guerra”, ha aggiunto, sottolineando come queste riflessioni siano fondamentali anche per la situazione odierna, in particolare per le prospettive di pace in Ucraina.
Il ruolo delle organizzazioni internazionali e il pericolo del ritorno alle “sfere di influenza”
Mattarella ha evidenziato come, spesso, la storia venga raccontata solo attraverso il prisma delle guerre, mentre bisognerebbe invece riflettere anche sulla costruzione della pace.
Ha ricordato che, dopo la Seconda guerra mondiale, l’ordine internazionale è stato ricostruito grazie alla nascita di organizzazioni come le Nazioni Unite, che – pur tra difficoltà e contraddizioni – hanno garantito un lungo periodo di stabilità globale.
Ma la globalizzazione ha ridefinito gli equilibri mondiali e, secondo il Capo dello Stato, ha portato alla fine dell’utopia di un mondo unipolare, sostituito da una nuova configurazione multipolare. Il rischio è quello di un ritorno alle logiche delle “sfere di influenza”, le stesse che portarono ai conflitti del Novecento.
“La mia generazione ha combattuto queste logiche, e oggi dobbiamo vigilare affinché non si ripresentino”, ha ammonito Mattarella.
I nuovi “neo-feudatari” del Terzo millennio
Il Presidente ha poi affrontato un tema di estrema attualità: l’influenza crescente delle grandi corporation tecnologiche e dei nuovi “neo-feudatari” del Terzo millennio, riferendosi ai colossi digitali e ai giganti dell’aerospazio.
“Oggi esistono novelli corsari, a cui viene affidato il controllo di parti dei beni comuni del cyberspazio e dello spazio extra-atmosferico, quasi come usurpatori delle sovranità democratiche”, ha dichiarato, con un riferimento implicito a figure come Elon Musk, il cui potere nel settore tecnologico e spaziale ha ormai una rilevanza geopolitica senza precedenti.
Il futuro dell’Europa: “Protetti o protagonisti?”
Nella parte conclusiva del suo intervento, Mattarella si è rivolto direttamente all’Unione Europea, ponendo interrogativi cruciali sul suo futuro ruolo nello scenario globale:
“L’Europa intende essere un oggetto nella disputa internazionale, o vuole essere un soggetto protagonista della politica internazionale?”
Il Presidente ha avvertito che l’UE non può permettersi di restare schiacciata tra oligarchie e autocrazie, finendo in una condizione di “vassallaggio felice”.
L’appello finale è stato un’esortazione all’unità e alla responsabilità, affinché l’Europa non si divida in Stati incapaci di riconoscere la propria dimensione nel contesto globale.
“Chiunque pensi che questi valori siano sfidabili sappia che l’Europa non tradirà libertà e democrazia”, ha affermato con determinazione.
Il monito finale: “Non basta non ripetere gli errori, serve una nuova narrazione”
Chiudendo la sua lectio magistralis, Mattarella ha lanciato un ultimo invito all’azione, sottolineando che la storia non si ripete, ma le sue lezioni devono essere apprese e tradotte in un nuovo progetto di futuro.
“Soltanto insieme, come comunità globale, possiamo sperare di costruire un avvenire prospero, ispirato a equità e stabilità”, ha concluso.