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Spettacoli

Mattarella a Sanremo, primo presidente al festival e selfie con conduttori

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Il festival ecumenico di Amadeus apre con la presenza in sala del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. E’ la prima volta di un capo dello Stato a Sanremo, a segnare un anniversario importante, i 75 anni della Costituzione, che saranno celebrati sul palco da Roberto Benigni. E a suggellare la serata tricolore, toccherà a Gianni Morandi il compito di cantare l’inno nazionale. A poche ore dal via all’edizione numero 73, il direttore artistico rivela la sorpresa: “Ho il piacere e l’onore di annunciare che per la prima volta nella storia del festival stasera ci sarà il presidente Mattarella. E’ un segno importante di vicinanza al mondo dello spettacolo”, dice Amadeus emozionato, inforcando gli occhiali e leggendo una nota per non sbagliare. “E’ l’occasione per celebrare il 75/o anniversario della Costituzione Italiana e non c’era modo migliore di farlo invitando Roberto Benigni”, sottolinea, ingaggiando poi Morandi a prestare la sua voce al ‘canto degli italiani’: “Lo apprende in questo momento”.

Il co-conduttore sorride: “Lo conosco bene, sono preparato”. Una presenza storica, quella di Mattarella, destinata in qualche modo a spazzare via le polemiche delle ultime settimane sulla controversa vicenda dell’intervento del presidente ucraino Zelensky nella serata finale del festival. A spiegarne il senso, in sala stampa, è il consigliere per la stampa e la comunicazione del Quirinale, Giovanni Grasso: “Quest’anno è il 75/o anniversario della Costituzione italiana, e il presidente ha già cominciato a partecipare a iniziative che riguardano questo anniversario, per esempio con il Giorno della Memoria. Ci sembrava giusto, visto che la Costituzione parla di promozione della cultura, un omaggio alla cultura, non solo quella alta, anche se non mi piacciono queste distinzioni, ma anche alla cultura popolare, e sicuramente Sanremo è il festival della cultura popolare.

E’ un’attestazione per un grande evento che interessa tanta parte degli italiani”, aggiunge Grasso, spiegando che la presenza del capo dello Stato, accompagnato dalla figlia Laura, “sarà simile a quella della Scala: il presidente assisterà alla prima serata, come un normale spettatore”. Frena poi, Grasso, quando gli viene chiesto se il presidente si tratterrà fino alla fine, forse pensando alla durata monstre dell’evento: “Non lo so, vediamo. Stasera torna a Roma, non c’è l’assedio dell’albergo per i colleghi”. Plaude la Fimi: “La presenza di Mattarella è un forte riconoscimento per la musica come industria culturale e patrimonio del Paese”, commenta il ceo Enzo Mazza. A tenere le fila dei contatti con il Colle è stato Lucio Presta, manager di Amadeus.

Già un anno fa, ricorda Stefano Coletta, direttore dell’Intrattenimento di Prime Time Rai, “durante una delle nostre conferenze, mi cercò il Quirinale per avere il cellulare di Amadeus, perché il presidente voleva parlargli. Da lì in qualche modo nacque l’apprezzamento del presidente per il lavoro fatto da Amadeus”. Allora l’occasione fu il ringraziamento del capo dello Stato per l’omaggio che gli era stato rivolto sulle note di Grande, grande, grande, in ricordo dell’ultimo concerto di Mina, nel 1978: quella sera in platea alla Bussola c’erano anche Mattarella, la moglie Marisa e il fratello Piersanti.

Ma l’intervento di stasera – per ovvi motivi di riservatezza e di sicurezza – è rimasto segreto fino all’ultimo: anche stamattina nella bacheca degli autori non ce n’era traccia e perfino Morandi sarebbe stato informato solo nelle ultime ore. Mattarella siederà in platea senza salire sul palco, anche se interagirà con Benigni: è facile immaginare che il premio Oscar gli renda omaggio. Memorabile l’invito che l’attore e regista gli rivolse nel 2021 alla Mostra di Venezia, quando – dal palco dove riceveva il Leone d’oro alla Carriera – invocò il bis, chiedendo al presidente di “restare qualche anno in più”.

Dopo l’inno nazionale, il premio Oscar proporrà “quindici minuti di grandissimo livello per fare arrivare la Costituzione a tutti”, assicura Coletta. All’Ariston, del resto, Benigni ha sempre lasciato il segno, dal 1980, quando baciò Olimpia Carrisi, al 2020, quando portò sul palco l’esegesi del Cantico dei Cantici, volando alto tra le allegorie bibliche, spiazzando chi immaginava un monologo politico e recitando un ‘inno all’amore’. Negli annali l’ingresso in scena nel 2011: Benigni su un cavallo bianco, tricolore in spalla, per celebrare – a modo suo – i 150 anni dell’Unità d’Italia.

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Cinema

Cristina Comencini: il cinema delle donne è una nuova ricchezza. Io dalla parte delle donne sempre

Cristina Comencini racconta al Corriere della Sera il successo de “Il treno dei bambini”, la sua visione sul cinema delle donne, la politica e il suo nuovo amore.

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Cristina Comencini (le foto sono di Imagoeconomica), con il suo ultimo film “Il treno dei bambini” tratto dal romanzo di Viola Ardone e disponibile su Netflix, ha raggiunto quasi trenta milioni di visualizzazioni. «Mi sembra incredibile», racconta, «ma credo che il tema profondo del dopoguerra, del trauma che la guerra lascia sui sentimenti, abbia colpito il pubblico di tutto il mondo».

Il cinema tra piattaforme e sale

«Portare la gente in sala è bellissimo, ma difficile. Le piattaforme e il cinema possono coesistere. L’importante è, come diceva mio padre Luigi Comencini, mantenere sempre la massima verità e bellezza in quello che si crea», afferma Cristina, riflettendo sulla trasformazione del mondo cinematografico.

Il successo e la nuova generazione di registe

Comencini riconosce l’importanza del successo ma non lo vive come un punto di arrivo: «È un mestiere da montagne russe». È felice dell’affermazione di tante donne nel cinema italiano, come Paola Cortellesi, sottolineando: «Il cinema si è finalmente aperto alle storie delle donne, arricchendosi di nuove prospettive».

Il rapporto con la famiglia e il film di Francesca Comencini

Cristina racconta il forte legame con le sorelle e commenta il film di Francesca Comencini su loro padre Luigi: «Una scelta giusta. Ognuno vive un padre a modo suo». Nessuna gelosia, ma un affetto profondo che ha sempre unito la famiglia.

CRISTINA COMENCINI REGISTA

Politica, femminismo e il ruolo di Giorgia Meloni

Comencini ribadisce la sua radice di sinistra e il suo impegno per il femminismo: «Il sostegno reciproco tra donne non deve mai venir meno». Sul premier Giorgia Meloni, pur nella distanza politica, riconosce: «Per la sua parte politica sta facendo bene».

I cambiamenti nell’estetica e il coraggio delle attrici

Parlando di Giovanna Mezzogiorno, Cristina denuncia il problema della discriminazione estetica nel cinema: «Finalmente si inizia a dare meno peso all’apparenza e più al talento».

La maternità precoce e l’amore ritrovato

Diventata madre a 18 anni, Cristina confida di non aver rimpianti: «Mi ha dato la ricchezza di tutto ciò che ho scritto». Oggi vive una nuova fase felice della sua vita con il documentarista francese François Caillat, tra Roma e Parigi.

Il futuro: un nuovo romanzo in arrivo

Cristina annuncia anche il suo prossimo romanzo, “L’epoca felice”, che uscirà a ottobre per Feltrinelli: «Parlerà dell’adolescenza e della capacità della vita di sorprenderci anche quando meno ce lo aspettiamo».

 

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Spettacoli

Gwyneth Paltrow è stanca della dieta, ‘ora mangio pane e pasta’

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Gwyneth Paltrow ha affermato di essere tornata a mangiare cibi che in precedenza aveva eliminato dalla sua rigidissima dieta, tra cui pane, pasta e formaggio. Lo riporta la Bbc. L’attrice premio Oscar, diventata negli anni una guru del salutismo ha seguito e promosso diversi regimi alimentari negli anni. “Ho seguito per un certo periodo una dieta macrobiotica ferrea e così sono diventata ossessionata da un’alimentazione molto, molto sana”, ha detto nell’ultima puntata del suo podcast spiegando di essersi dedicata al “benessere e al cibo” a causa del cancro alla gola che ha ucciso il padre. Poi lei e il secondo marito, Brad Falchuk, hanno iniziato a seguire la dieta paleo, basata sul principio che ci si debba nutrire “come i nostri antenati”. Di recente però, Paltrow ha ricominciato a mangiare “pane a lievitazione naturale e un po’ di formaggio e un po’ di pasta”.

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Musica

Rocco Hunt, il ragazzo di giù diventa grande: “Ho 30 anni e ancora la rabbia del Sud”

Esce l’album Ragazzo di giù: tra neomelodico, rap e introspezione, la maturità artistica di un figlio del Sud.

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A 30 anni, Rocco Hunt ha già alle spalle 15 anni di carriera, una vittoria a Sanremo, hit estive, strofe militanti e un’identità artistica sempre più nitida. Ma oggi, con il nuovo album Ragazzo di giù, in uscita venerdì, Rocco — per molti ancora affettuosamente “Rocchino” — completa un percorso che lo conferma maturo, consapevole e profondamente legato alle sue radici.

“Sono fortunato, canto chi non lo è stato”

Il brano che dà il titolo al disco è un manifesto identitario.
“Io sono il ragazzo di giù fortunato”, spiega Rocco, “quelli che canto sono stati meno fortunati, magari non hanno dovuto lasciare casa, ma hanno pagato altri prezzi”. La nostalgia per la sua terra non è solo geografica, è memoria viva di un mondo che spesso si perde tra le distanze culturali.

Tra disagio e riscatto: “A Nord si perdono i valori”

“Oggi Napoli fa figo, ma vivere al Nord è diverso”, dice. Il successo, per lui, ha un prezzo. “Contano i numeri, non i valori”, afferma, parlando anche del figlio Giovanni, 8 anni, cresciuto tra Milano e Napoli: “Ha un accento diverso, ma deve sapere da dove viene, imparare l’inglese e la cazzimma partenopea”.

Il dialetto come identità: “È mamma, papà e biberòn”

Per Rocco il dialetto non è solo stile, ma lingua del cuore:
“È la strada dove sei cresciuto, la voce dei tuoi nonni, il suono dell’anima”. E anche se ha girato l’Italia e il mondo, resta anima di Scampia, del Sud e dei suoi contrasti.

Il rap, il neomelò, e il coraggio delle parole

Ragazzo di giù è un album eterogeneo, che passa da Gigi D’Alessio a Massimo Pericolo, da Irama a Baby Gang, mischiando il rap con la melodia napoletana e l’attualità più bruciante. In Demone santo, per esempio, denuncia con rabbia il crollo del ballatoio della Vela di Scampia:
“Quelle creature sono vittime dello Stato. A che serve il tricolore sulle bare bianche, se Cristo in quelle case non ci entra?”

Sanremo, De Filippo e il mare della costiera

Nel disco anche introspezione e memoria, con brani come ‘A notte, ispirato a Eduardo De Filippo, e Domani chissà, dove Rocco rievoca lo scugnizzo che si tuffava a bomba nel mare della costiera. E non manca un pensiero al futuro:
“Vorrei un secondo figlio”, dice, ma con il timore delle malattie, dei sacrifici, della fragilità.

Il tour: dal Molise a Milano, passando per la Reggia

Il tour estivo partirà il 20 giugno da Campobasso, con gran finale l’11 settembre alla Reggia di Caserta e il 6 ottobre all’Unipol Forum di Milano.
“Senza le mie radici non sarei quello che sono”, conclude Rocco.
E quando gli chiedono se oggi è ancora “‘nu juorno buono”, risponde senza esitazioni:
“Sì. Ma è sempre più difficile non vedere le nuvole all’orizzonte”.

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