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Cronache

Massacrati con la roncola dall’ex della figlia

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Gliel’aveva detto che le avrebbe fatto male, gliel’aveva scritto più e più volte che se non fosse tornata con lui gliel’avrebbe fatta pagare facendo del male alle persone che le erano più care. E alla fine l’ha fatto, massacrando a colpi di roncola la sua mamma e suo padre e sgozzando anche il cagnolino. Celesia di San Colombano in Certenoli è una frazione arrampicata sulle belle colline del Chiavarese, poco lontano da Genova, una manciata di belle case color rosa Portofino. Lì vivono Angelo Imporzani, 62 anni e Karin Dupres, 64 anni con la loro figlia Giulia. L’altro figlio, David, vive lontano.

La storia d’amore tra Giulia Imporzani e il suo coetaneo Andrea Bandini, durata cinque anni, è finita da tempo ma Andrea non ne voleva sapere, soprattutto quando ha scoperto che Giulia frequentava un nuovo ragazzo. È così che comincia: le scrive e la prega, la supplica di tornare con lui. Poi la minaccia. Le scrive mille e mille messaggi e parola dopo parola le minacce si fanno terrificanti fino a prometterle di fare del male alle persone che lei ama di più, i suoi genitori. E succede. Succede poco prima delle 22 del 9 giugno, domenica. La ricostruzione dei carabinieri, poi confermata dallo stesso Bandini, è la storia di un delitto preparato nei dettagli. Il venerdì Andrea lascia la casa dove vive in affitto a Chiavari, stacca il cellulare e si rende così irrintracciabile. Poi, probabilmente il sabato, si introduce in una casa disabitata a pochi metri dall’abitazione dei genitori della sua ex fidanzata, probabilmente per controllarne la routine. La domenica sera, poco dopo le 21 si arrampica lungo la parete esterna della villetta fino a raggiungere la terrazza della casa dove Karin Dupres, mamma di Giulia stava per chiudere le imposte. Andrea è armato di una roncola: colpisce più volte la donna al viso e alla testa.

Lei urla mentre Andrea entra nella camera da letto dove trova il cane. Lo sgozza, poi colpisce il marito della donna che esce dal bagno, colpendolo più e più volte con la roncola. Finita la mattanza, Andrea ruba le chiavi delle due auto degli Imporzano, una T-Roc e una Fiat 500. Scende in garage, non riesce a mettere in moto la T-Roc e quindi sale sulla 500 e scappa a tutta velocità. Dopo poche curve è uscito di strada ed è scappato a piedi nel bosco. Non sa che le urla della sua vittima hanno allertato i vicini che chiamano i carabinieri. Poi qualcuno lo vede e lo segnala ai militari che lo stanno cercando. Andrea corre, corre per due ore e infine raggiunge un rifugio a S.Stefano d’Aveto.

Ma i carabinieri, che hanno trovato la 500 nel bosco sulla quale c’è la roncola ancora sporca di sangue, lo braccano e infine lo trovano: circondano il rifugio, entrano e lo bloccano. Portato in caserma non regge e confessa. Stessa cosa farà più tardi davanti al pm Federica Paiola. Per lui, l’accusa contestata è duplice tentato omicidio continuato e aggravato dalla crudeltà e uccisione di animali. Intanto Il padre e la madre di Giulia, ricoverati entrambi in prognosi riservata al policlinico San Martino di Genova lottano tra la vita e la morte.

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Cronache

L’addio a Papa Francesco seguito da tutto il mondo, dalle tv ai social

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Francesco lo avrebbe voluto cosi: quello di Bergoglio è da considerarsi ad oggi il funerale di un pontefice con il più vasto accesso a livello mondiale. Non per le 250mila persone stimate in piazza San Pietro, ma per l’incalcolabile moltitudine di schermi accesi sulle esequie: quelli tv ma anche cellulari, tablet, pc e laptop. Con i social che da soli hanno sfiorato i 7 milioni di interazioni nelle ultime 12 ore. I network internazionali più noti – per la gran parte americani ma non solo, come Bbc, Sky e Al Jazeera – hanno tutti offerto sui propri siti web le dirette video della cerimonia in Vaticano e gli aggiornamenti fin dai primi arrivi sul sagrato della Basilica. E poi i quotidiani in ogni lingua, le radio, i canali youtube, a partire da quello della Santa Sede che ha trasmesso la cerimonia per intero. La rivoluzione tecnologica, che ha viaggiato veloce negli ultimi 20 anni – ovvero dal funerale di Giovanni Paolo II – ha portato così tutto il mondo lungo via della Conciliazione, tra le colonne di piazza San Pietro e al seguito dell’ultimo viaggio del pontefice che ha attraversato Roma fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore: dalle Filippine (il più popoloso paese cattolico al mondo), all’Africa, passando per l”Asia, gli Stati Uniti o l’America Latina che a papa Francesco aveva dato i natali. L’attesa era tale che fin dai giorni precedenti diverse testate, nelle loro edizioni online, offrivano indicazioni in dettaglio su come sintonizzarsi: le pagine web, gli orari, i canali social dedicati. Quest’ultima la maggiore novità da quando, nel 2005, il mondo salutò un papa in carica con la morte di Karol Wojtyła . E’ infatti, per esempio, rimbalzata prima sui social l’immagine – subito considerata storica – del faccia a faccia fra il presidente Usa Donald Trump e quello ucraino Volodymyr Zelensky nelle navate della Basilica prima delle esequie. E dalle prime analisi risulta essere al top dell’interesse globale, sfiorando alle 15 (ora italiana) quasi 3 milioni di interazioni, esattamente 2 milioni 915 mila e 481 così divise: su X 547.789, su Instagram 1.689.547 e su Facebook 678.145, secondo l’analisi della società Arcadia sulle conversazioni social e sul web. Tra le 25 emoji più utilizzate online per commentare i funerali ci sono le mani congiunte in preghiera e le bandiere dello Stato Pontificio, dell’Argentina e degli Stati Uniti. E, ovviamente, quasi la metà (47%) sono gli utenti dai 25 ai 34 anni ad aver partecipato maggiormente alle conversazioni digitali.

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Cronache

Il rosso e il nero, a San Pietro geografia del potere

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Il rosso porpora dei cardinali e il nero degli abiti in lutto, il bianco delle rose e il marmo bianco del colonnato. Tra cerimoniale e protocollo sul sagrato di San Pietro si è dispiegata la geografia del potere spirituale e temporale racchiusa nella regia sapiente del rito. Le spettacolari immagini dall’alto, realizzate grazie anche all’inedito utilizzo di droni, hanno trasformato piazza San Pietro in una gigantesca scacchiera dell’equilibrio mondiale: da un lato il rosso degli abiti cardinalizi, dall’altro il nero degli abiti dei capi di Stato e consorti sapientemente distribuiti in base a ruolo e peso internazionale. A seguire, in una sorta di sfumatura cromatica, il bianco dei concelebranti e i variopinti completi delle decine di migliaia di fedeli. In prima fila la delegazione italiana e quella argentina alle quali si sono affiancate, con un piccolo strappo al cerimoniale che voleva una disposizione in ordine alfabetico francese, quelle dei principali governi europei e mondiali, dalla Francia agli Stati Uniti, passando per la Spagna e l’Ucraina. L’unico outfit blu, invece del tradizionale nero, è stato quello del presidente americano, Donald Trump che, in prima fila, si trovava tra Filippo di Spagna ed Emmanuel Macron. Zelensky per un giorno ha dismesso maglietta e pantaloni tecnici in verde militare per vestire di nero. Poi le first ladies di ieri e di oggi e nobili col capo coperto da un velo nero, da Melania Trump a Jill Biden, da Silvia di Svezia a Letizia di Spagna. Victoria Starmer ha preferito però un cappello con veletta. Capo coperto anche per la figlia del presidente Mattarella, Laura. Giorgia Meloni, Ursula Von der Leyen e Brigitte Macron non hanno rinunciato allo stile rigoroso ma senza veletta. L’austerità della celebrazione a piazza San Pietro ha lasciato poi spazio alle rose bianche con cui i poveri e i migranti hanno accolto il feretro di Francesco a Santa Maria Maggiore, proprio come lui avrebbe voluto. Gli zuccotti rossi dei cardinali si confondevano con le giacche beige dei fedeli o le magliette dell’Argentina, ai jeans strappati e gli smanicati rossi. Ad accompagnare il feretro verso la cappella dove poi Bergoglio è stato tumulato prima i domenicani, con il loro tradizionale – ed umile – abito nero e bianco, e poi quattro bambini. Nelle loro mani due cesti di rose bianche offerte dai poveri davanti all’altare della Basilica tanto cara a Francesco. Lo stesso altare sul quale, dopo le dimissioni dal Gemelli, il Pontefice decise di far deporre a sorpresa i fiori gialli della signora Carmela. Che, anche oggi, immancabile, ha deciso di prender parte alle esequie, tra i Grandi della Terra e gli “ultimi del mondo”.

(Foto in evidenza di Imagoeconomica)

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Elezioni comunali con 23 liste a Bisegna: il trucco della vacanza retribuita dietro una farsa elettorale

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Incredibile ma vero: 23 liste si sono presentate per le elezioni amministrative di Bisegna, minuscolo comune abruzzese in provincia dell’Aquila, con appena 212 abitanti. Un numero spropositato che nasconde una realtà scandalosa: 21 liste su 23 sono composte da agenti della polizia penitenziaria che si sono candidati non per partecipare davvero al processo democratico, ma per usufruire di un mese di aspettativa retribuita, garantita dalla legge, con la scusa della campagna elettorale.

Il vero scopo: un mese di ferie pagate

Delle 23 liste, solo due rappresentano candidati locali che hanno a cuore il futuro del paese. Le altre sono state messe in piedi esclusivamente per consentire ai candidati di prendere ferie retribuite: un abuso normativo che trasforma le elezioni, fondamento della democrazia, in una comoda vacanza a spese dei contribuenti. Una beffa clamorosa, soprattutto se si pensa che alle ultime elezioni hanno votato solo 150 persone.

Un meccanismo che tradisce la fiducia nelle istituzioni

Questa vicenda getta un’ombra pesante sulla credibilità del sistema elettorale locale. Organizzare liste fittizie per ottenere privilegi economici senza alcuna intenzione di governare o migliorare la vita di una comunità tradisce lo spirito delle elezioni, nate per consentire ai cittadini di scegliere chi li rappresenterà davvero.

Un caso che chiede risposte immediate

La situazione di Bisegna impone una riflessione urgente: è inaccettabile che le regole, pensate per garantire la partecipazione democratica, vengano piegate a interessi personali. Serve un intervento normativo che blocchi questi abusi e ristabilisca il rispetto per un diritto fondamentale come quello del voto.

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