Un caso di stalking all’interno della Guardia di Finanza ha scosso l’opinione pubblica, con un ufficiale che si trova ora sotto processo per le sue azioni moleste e minacciose nei confronti di una collega. Il tenore dei messaggi inviati dall’imputato rivela una situazione di tensione e persecuzione che ha radici in una relazione che era iniziata con buone intenzioni ma che ha presto preso una piega pericolosa.
La vittima, una marescialla delle Fiamme Gialle di 38 anni, ha denunciato il suo superiore, coetaneo e figlio di un ex-consigliere di Stato, accusandolo di molestie, minacce e stalking. Il rapporto tra i due militari era nato con simpatia reciproca nel novembre 2020, ma la donna ha interrotto la relazione dopo soli due mesi a causa di un cambiamento nell’atteggiamento dell’ufficiale, descritto come “aggressivo, accusatorio e intimidatorio”.
L’accusa sostiene che l’imputato abbia iniziato a inviare alla vittima una serie di messaggi minacciosi e inquietanti non appena ha appreso del suo trasferimento imminente a Napoli. In uno di questi messaggi, si legge: “Se so che starai da sola allora smetterò, ma se mai dovessi sapere che stai frequentando qualcuno non mi fermo e devi chiedere aiuto, occhio che sei sotto osservazione non sbagliare.” Altri messaggi contenevano espressioni di disgusto e desideri negativi nei confronti della donna.
Il giudice Ezio Damizia ha emesso immediatamente un provvedimento di divieto di avvicinamento a carico dell’imputato, riconoscendo la gravità della situazione. La donna, per evitare ulteriori episodi, ha chiesto un trasferimento temporaneo per motivi familiari, evidenziando la difficoltà di sopportare la situazione sul posto di lavoro.
Le accuse presentate includono l’intimidazione dell’imputato, che avrebbe minacciato di fare “terra bruciata” intorno alla vittima, rappresentandole che, grazie alle sue conoscenze, non le sarebbe stata concessa l’aggregazione nel reparto di Napoli. Le richieste del capitano, che pretendeva tempo e attenzione dalla donna, contribuivano ulteriormente al clima difficile e insostenibile.
La vittima, temendo di ritrovarsi sola con l’imputato, ha cercato di proteggersi facendosi accompagnare da altre persone e cambiando il proprio numero di telefono. Tuttavia, l’ufficiale è riuscito a recuperare il nuovo numero, continuando a inviare messaggi minacciosi.
Il processo ha rivelato ulteriori dettagli, compreso un audio dell’imputato che coinvolge alcune figure di spicco della Dia e dell’avvocatura di Stato, aggravando la sua posizione legale. La donna, dopo aver denunciato il suo superiore, ha raccontato agli inquirenti l’incubo con cui ha dovuto convivere per quasi un anno, sottolineando la necessità di porre fine a comportamenti così inaccettabili all’interno delle forze dell’ordine.
Ovviamente si tratta di accuse che andranno confermate in tre gradi di giudizio. Ed è evidente che l’imputato è da considerare innocente fino al terzo grado di giudizio.