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Economia

Manovra, tregua nella maggioranza ma restano le tensioni: Tajani difende Giorgetti, ma Forza Italia non molla sui nodi chiave

Dopo giorni di scontri nella maggioranza, torna la calma sui toni ma restano aperte le questioni economiche: Forza Italia chiede modifiche alla manovra, Giorgetti avverte che “la quadratura dei conti va mantenuta”.

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Dopo una settimana di tensioni nella maggioranza, arriva una tregua sui toni intorno alla manovra economica. I contrasti restano, ma Antonio Tajani tende la mano al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: “Sta facendo un buon lavoro – ha dichiarato – la manovra è positiva, ma si può migliorare”. Miglioramenti che, secondo il leader di Forza Italia, dovranno arrivare con “il lavoro del Parlamento”.

Un’apertura che Giorgetti accoglie con prudenza, ricordando però che “ogni modifica dovrà mantenere la quadratura dei conti”. Il ministro ha ironizzato sulle pressioni ricevute dai colleghi di governo: “Scappo da Roma perché i ministri mi inseguono, ma la gente comune chiede di tagliare la spesa pubblica”.

LA PREMIER CHIEDE CALMA TRA GLI ALLEATI

Dietro la calma apparente ci sarebbe anche un intervento di Fratelli d’Italia, che avrebbe agito da mediatore per abbassare i toni tra gli alleati, mentre la premier Giorgia Meloni, impegnata all’estero, ha seguito con attenzione le schermaglie interne. La linea emersa è chiara: evitare scontri pubblici in vista di 18 mesi di campagna elettorale e preparare un coordinamento politico in vista dell’arrivo della manovra in Parlamento.

Martedì, il Consiglio dei ministri sulla sicurezza sul lavoro sarà l’occasione per un nuovo faccia a faccia tra i vertici della coalizione e per testare la ritrovata unità.

IL NODO BANCHE E I TAGLI AI MINISTERI

Resta però aperta la partita più delicata, quella delle banche e dei dividendi. Tajani ribadisce che “gli istituti di credito non sono mucche da mungere”, ricevendo la pronta replica di Maurizio Lupi (“Nel vertice ha condiviso ogni provvedimento”) e una risposta ironica dello stesso Tajani: “È un po’ Pinocchio, ma lo perdono”.

Sul fronte del bilancio, il ministro Luca Ciriani è categorico: “I saldi non si toccano”. E ogni modifica, aggiunge, dovrà passare dal Parlamento.

Tra le voci più contestate anche quella dei tagli ai ministeri, che colpisce in particolare il settore culturale. La sottosegretaria Lucia Borgonzoni ha definito “un errore” la stretta sui fondi al cinema e ha invitato anche l’opposizione a unirsi in una “battaglia parlamentare comune” per correggere la misura.

CONFINDUSTRIA E OPPOSIZIONI ALL’ATTACCO

Le critiche arrivano anche dal mondo produttivo. Confindustria chiede modifiche su tre punti principali: l’imposta sui dividendi, la compensazione dei crediti d’imposta e la proroga del fondo di garanzia per le Pmi.

Sul fronte politico, Elly Schlein parla di una legge di bilancio “a zero crescita”, mentre Giuseppe Conte attacca Tajani: “Dice che le banche non sono mucche da mungere? Per loro lo sono i cittadini”. Avs definisce la manovra “austera e piena di spese militari”, mentre Riccardo Magi propone di “ridurre le tasse sugli affitti lunghi” per affrontare la crisi abitativa.

RENZI: “UN GOVERNO COSÌ SFRANTUMATO NON SI ERA MAI VISTO”

Dalle opposizioni, il leader di Italia Viva Matteo Renzi osserva con sarcasmo: “Un governo così sfrantumato non si era mai visto”. La tregua sui toni non basta, insomma, a nascondere le fratture politiche che attraversano la maggioranza su economia, banche e tagli ministeriali. E la partita della manovra, di fatto, è appena cominciata.

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Economia

Allarme Italian Sounding in Brasile: falsi “grana” e “salami italiani” al centro della trattativa Ue-Mercosur

Falsi prodotti italiani invadono il Brasile: “Reggianito”, “Grana Padao” e “salame tipo italiano” riempiono i supermercati. L’accordo Ue-Mercosur al centro dello scontro tra Bruxelles e gli agricoltori italiani.

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Falsi prodotti italiani invadono il Brasile: “Reggianito”, “Grana Padao” e “salame tipo italiano” riempiono i supermercati. L’accordo Ue-Mercosur al centro dello scontro tra Bruxelles e gli agricoltori italiani.

Nel cuore di San Paolo, e in tutto il Brasile, il fenomeno dell’Italian Sounding ha raggiunto livelli d’allarme: “Reggianito”, “Grana Padao”, “tipo grana”, “salame tipo italiano” sono ormai prodotti di largo consumo nei supermercati.
Per un Paese da oltre 220 milioni di abitanti, distinguere un prodotto realmente italiano da un’imitazione è diventato quasi impossibile. Il gusto può piacere, ma l’origine è spesso tutt’altra.

L’accordo Ue-Mercosur e la sfida delle imitazioni

È proprio su questi falsi alimentari che si gioca la partita più delicata dell’accordo commerciale tra Unione Europea e Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay).
L’obiettivo è firmare a dicembre”, ha dichiarato il commissario Ue all’Agricoltura Christophe Hansen, in missione in Brasile con una delegazione di 76 imprese agroalimentari europee, di cui 12 italiane, il gruppo più numeroso.
Non sarà una liberalizzazione senza regole. Saremo rigorosi sulla reciprocità e sulla difesa delle nostre tradizioni”, ha assicurato Hansen, parlando di una “polizza assicurativa per le imprese” contro le imitazioni.

Gli agricoltori italiani restano scettici

Le rassicurazioni europee non convincono Confagricoltura. “Il Mercosur è un accordo controverso”, ha commentato il presidente Massimiliano Giansanti. “Alcuni settori, come il vino, potrebbero beneficiarne, ma altri – zucchero, pollame, riso, bovini – saranno penalizzati”.
Sulla reciprocità, gli agricoltori chiedono meccanismi di sicurezza automatici, temendo una concorrenza sleale da parte dei Paesi sudamericani.

Export e import, numeri in squilibrio

Secondo Coldiretti, nei primi otto mesi del 2025 le importazioni in Italia dai Paesi Mercosur sono aumentate del 18%, per un totale di 2,3 miliardi di euro, mentre le esportazioni agroalimentari italiane verso il Sud America si fermano a 284 milioni di euro, in calo dell’8%.
Nel 2024, l’export italiano di prodotti alimentari verso il Mercosur aveva sfiorato i 500 milioni di euro, ma con dazi fino al 55% su alcune categorie. L’accordo in discussione prevede l’abolizione progressiva delle tariffe, fino ad arrivare a dazi zero per alcuni prodotti.

Latte, salumi e vino: le opinioni delle filiere

Per Paolo Zanetti, presidente di Assolatte, l’accordo rappresenta un’opportunità: “Ridurrà i dazi sul Parmigiano e Grana Padano, oggi al 28%, e porterà un contingente di 30mila tonnellate di formaggi europei a dazio zero verso il Mercosur”.
Soddisfatta anche Assica, che vede nel patto una difesa per i salumi italiani, mentre per il vino l’Unione europea “non rischia di essere affogata da quello argentino”, assicura Ignacio Sanchez Recarte, segretario del Comitato europeo delle aziende del vino (Ceev), stimando 30 milioni di potenziali consumatori solo in Brasile.

La difesa delle eccellenze italiane

Nel pacchetto Ue rientrano 344 prodotti a indicazione geografica protetta, di cui 57 italiani, tra cui aceti balsamici, prosciutti, formaggi, vini, mele e Cantucci toscani.
L’obiettivo, spiega Bruxelles, è “proteggere le denominazioni autentiche contro l’uso ingannevole di nomi e simboli italiani”, un fenomeno che in America Latina continua a minare la reputazione del Made in Italy.

I fondi agricoli e il futuro della Pac

Durante la missione, il commissario Hansen ha anche risposto alle critiche sui tagli alla futura Politica agricola comune 2028-2034, chiarendo che “300 miliardi sono già assicurati e recintati, mentre 453 miliardi potranno essere utilizzati per scuole, connettività rurale e ambiente”.

Ma tra etichette false e accordi ancora da firmare, resta una certezza: per difendere davvero il Made in Italy, non basteranno le promesse. Serviranno regole chiare e controlli rigorosi.

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Economia

Prada cresce per il 19° trimestre consecutivo: Miu Miu trascina i ricavi oltre i 4 miliardi

Prada segna il 19° trimestre consecutivo di crescita: ricavi oltre i 4 miliardi (+9%) trainati da Miu Miu. Entro due settimane atteso il via libera all’acquisizione di Versace.

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Prosegue la crescita inarrestabile del gruppo Prada, che chiude il diciannovesimo trimestre consecutivo in positivo. Nei primi nove mesi del 2025 i ricavi hanno superato i 4 miliardi di euro, con un aumento del 9% su base annua, trainati ancora una volta dal marchio Miu Miu, in forte espansione a livello globale.

Nel dettaglio, le vendite retail complessive del gruppo sono salite del 9,3% a 3,647 miliardi, mentre nel solo terzo trimestre la crescita si è attestata all’8%. Il marchio Prada ha registrato un leggero calo dell’1,6% nei primi nove mesi, ma Miu Miu ha confermato la sua corsa con un incremento del 41% nello stesso periodo e del 29% nel trimestre.

Acquisizione di Versace e smentita sull’interesse per Armani

L’amministratore delegato Andrea Guerra ha confermato che entro 15 giorni la maison prevede di ricevere le ultime autorizzazioni antitrust per il closing dell’acquisizione di Versace.
Smentita invece ogni ipotesi di interesse per Armani: “Non siamo stati invitati – ha dichiarato Guerra – ma abbiamo molto rispetto per il brand. Tuttavia, non considererei questa domanda realistica oggi”.

Un settore in trasformazione e la strategia di Prada

Guerra ha sottolineato che il settore della moda è nel pieno di un cambio di fase, con “nuovi direttori creativi e nuove collezioni” attesi nei prossimi mesi, e ha ribadito che Prada “continuerà a tenere il passo”, puntando su creatività, artigianalità e prodotti d’eccellenza.
Il gruppo guarda con “maggiore coraggio a una fascia di prezzo ancora più alta”, come dimostra il successo della collezione di alta gioielleria “Couleur Vivante” presentata a New York.

Crescita geografica e prospettive

L’Asia Pacifico resta il principale motore dei ricavi, con vendite in aumento del 10% a 1,216 miliardi, sostenute dal miglioramento della domanda in Cina.
In Europa i ricavi sono cresciuti del 6% a 1,137 miliardi, e le prime settimane di ottobre confermano “una buona tenuta dei prodotti”, secondo quanto riferito dall’AD.

Il presidente e amministratore esecutivo Patrizio Bertelli ha sottolineato come il successo del gruppo derivi da “creatività, prodotti di eccellenza e artigianalità”, principi che “continueranno a guidarci con fiducia e disciplina in un contesto in continua evoluzione”.

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Economia

Pensioni, spesa record nel 2024: 364 miliardi di euro e forti disuguaglianze tra uomini, donne e territori

La spesa per le pensioni nel 2024 sale a 364 miliardi di euro, +4,9% rispetto al 2023. Forti squilibri tra uomini e donne e tra Nord e Sud: oltre 4,5 milioni di pensionati sotto i mille euro, soprattutto donne e residenti nel Mezzogiorno.

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La spesa pensionistica italiana continua a crescere e raggiunge nel 2024 un nuovo record: 364,1 miliardi di euro, con un incremento del 4,9% rispetto al 2023. L’aumento è dovuto in gran parte al recupero dell’inflazione, che nel 2023 si era attestata al 5,7%.

Secondo i dati più recenti, i beneficiari di prestazioni pensionistiche sono 16,3 milioni, per un totale di 23 milioni di trattamenti e un reddito medio annuo di 22.331 euro.


Più pensionate, ma redditi più bassi

Le donne rappresentano il 51% dei pensionati, ma gli uomini percepiscono il 56% dei redditi pensionistici complessivi.
Il reddito medio degli uomini è infatti superiore del 34%: 25.712 euro l’anno contro i 19.140 euro delle donne. Una differenza che riflette carriere contributive più brevi e retribuzioni mediamente più basse per le lavoratrici italiane.


Quasi 5 milioni di pensionati sotto i mille euro al mese

Ben 4,58 milioni di pensionati, pari al 28,1% del totale, percepiscono meno di 1.000 euro al mese. Tra questi, 1,7 milioni hanno assegni inferiori a 500 euro.
Proprio a questa fascia di popolazione più fragile è rivolta la manovra economica 2025, che prevede una maggiorazione di 20 euro mensili, inglobando però gli 8 euro già previsti in via transitoria, con un aumento reale di soli 12 euro.

Le disuguaglianze di genere restano marcate: il 34,5% delle donne ha pensioni inferiori a 1.000 euro, contro il 21,4% degli uomini.


Pochi ricchi, ma con assegni molto più alti

Solo 450.067 pensionati, il 2,8% del totale, superano i 5.000 euro al mese: sono meno del 10% dei pensionati più poveri, ma ricevono il 10,2% della spesa complessiva.
La maggioranza dei pensionati italiani (il 34,2%) percepisce tra 1.000 e 2.000 euro, mentre quelli con assegni oltre i 2.000 euro mensili rappresentano il 37,7% del totale, assorbendo il 63,5% della spesa pensionistica.


Il divario Nord-Sud resta netto

I pensionati del Mezzogiorno e delle Isole continuano a percepire redditi medi più bassi rispetto al Nord.
Nel Sud, il 35,9% dei pensionati ha redditi sotto i 1.000 euro, contro il 20,9% al Nord e il 25,8% al Centro.
Gli assegni più alti si concentrano nel Settentrione, dove le carriere lavorative sono più lunghe e le retribuzioni più elevate: 24.312 euro medi annui al Nord, 23.814 al Centro e 19.614 nel Mezzogiorno.

Al Sud prevalgono pensioni di vecchiaia e assistenziali, con il 47,7% dei beneficiari di prestazioni assistenziali e il 46,9% di quelle di invalidità.


Pensioni di vecchiaia e anzianità in maggioranza

Le pensioni di tipo Ivs (invalidità, vecchiaia, anzianità e superstiti) rappresentano il 77,2% del totale, di cui:

  • 53,8% vecchiaia/anticipate

  • 3,9% invalidità

  • 19,5% superstiti

Le prestazioni assistenziali costituiscono il 20,2% e quelle indennitarie il 2,7%.
In termini di spesa, le pensioni Ivs coprono oltre il 90% del totale, segno di un sistema ancora fortemente orientato alla previdenza più che all’assistenza.


Un sistema sotto pressione

Con una popolazione che invecchia rapidamente, carriere discontinue e inflazione in crescita, la sostenibilità del sistema pensionistico resta una delle principali sfide per il Paese.
Dietro i numeri, emerge una realtà di profonda disuguaglianza e un divario territoriale e di genere che, senza correttivi, rischia di ampliarsi nei prossimi anni.

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