Collegati con noi

Cronache

Maltempo, forte vento in Campania: da stasera è massima allerta per alluvioni e rischio mareggiate

Pubblicato

del

La Protezione Civile della Regione Campania ha emanato una allerta meteo per venti forti dai quadranti occidentali con possibili raffiche valida dalle 20 di questa sera fino alle 14 di domani, sabato 11 novembre. Le zone maggiormente interessate dai venti saranno quelle costiere pertanto anche il mare risulterà agitato con possibili mareggiate lungo le coste esposte. Massima allerta e attenzione per mareggiate sulla costa flegrea e isola di Ischia.

L’avviso emanato oggi dalla Protezione civile regionale proroga anche la vigente allerta meteo Gialla per piogge e forti temporali fino alle 14 di domani, sabato 11 novembre, su tutta la Campania tranne che sulle zone 4 (Alta Irpinia e Sannio) e 7 (Tanagro), dove non è prevista neppure l’allerta vento. I temporali, anche di forte intensità, daranno luogo a un rischio idrogeologico localizzato con possibili allagamenti, esondazioni, innalzamento dei livelli idrometrici dei corsi d’acqua con fenomeni di inondazione delle aree limitrofe, scorrimento superficiale delle acque piovane nelle strade e coinvolgimento delle aree urbane depresse, caduta massi e frane per la saturazione dei suoli anche in assenza di precipitazioni.

La Protezione Civile della Regione Campania richiama i Sindaci alla massima attenzione. Si ricorda di mantenere attivi i Centri operativi comunali, di attuare tutte le norme previste dai piani di Protezione civile e adottare le dovute misure di mitigazione del rischio e messa in sicurezza del territorio e di tutela dei cittadini.

(in evidenza una foto di archivio del golfo di Napoli)

Advertisement

Cronache

Papa Francesco, passo d’addio nel centro di Roma tra fedeli e turisti

Pubblicato

del

Ha fatto l’ultimo viaggio alla sua maniera. In una bara di legno povera, senza decorazioni, su di una papamobile ricavata da un pickup di seconda mano. E sulla strada da San Pietro a Santa Maria Maggiore, Papa Francesco ha ritrovato le due facce del mondo che lo circondava: i fedeli che lo vedevano come una guida, e la massa coi telefonini che lo vedeva come una rockstar da postare su Instagram. Il corteo funebre è partito dal Vaticano intorno a mezzogiorno e mezzo. La bara del Papa è stata posta sulla papamobile bianca. Un veicolo realizzato per il viaggio in Messico del 2016, partendo da un pickup Dodge usato, poi regalata al pontefice dal governo messicano.

FUNERALE PAPA FRANCESCO

Il corteo è uscito dalla porta del Perugino, un ingresso secondario delle mura del Vaticano, ha attraversato il Tevere e ha imboccato corso Vittorio Emanuele. Dietro la papamobile, una trentina di auto di cardinali. Pubblico e fedeli non hanno potuto seguire il corteo, ma sono rimasti sui marciapiedi, dietro le transenne. Lungo tutto il percorso erano 150mila, ha reso noto la sala stampa vaticana. Il corteo è andato avanti abbastanza velocemente, per piazza Venezia, Fori Imperiali, Colosseo, via Labicana e via Merulana, fino a Santa Maria Maggiore. Da San Pietro, non ha impiegato più di mezz’ora, quasi Bergoglio non volesse disturbare troppo la città. La giornata era calda, il sole splendeva. Al passaggio della papamobile, la gente applaudiva, gridava “viva Francesco”, “daje Francesco”.

Tantissimi riprendevano con i telefonini e postavano sui social, qualcuno piangeva. Molti pregavano. Chiacchierando con la gente per strada, saltava fuori che tanti erano lì per rendere omaggio a una papa che amavano, e del quale condividevano il messaggio. Tanti altri erano lì soltanto perché Francesco era famoso: il suo funerale lo vedevano come un evento storico da non perdere. Tiziana, una signora anziana romana, spiegava che “lui ha rappresentato il contatto vero della Chiesa con le persone, non importa se erano credenti o no. Ora dobbiamo portare avanti il suo messaggio di fratellanza e di accoglienza”. Per Sienna, australiana, “vale la pena di essere qui, in questo giorno storico”.

Mentre Janet, danese, spiegava di essere qui col marito “per vivere un momento storico”. Ma aggiungeva “apprezzavamo il suo messaggio, il mondo è troppo per i ricchi”. Per Ida, calabrese trapiantata a Roma, “Papa Francesco è sceso dal piedistallo per stare tra le persone. Ora molto dipende da chi erediterà il suo posto. Io spero che il prossimo faccia come lui, perché se vogliamo la pace, dobbiamo preoccuparci per chi sta peggio di noi”.

Continua a leggere

Cronache

La casa di Maria, l’ultima dimora di Francesco

Pubblicato

del

Dagli onori e dai potenti della Basilica di San Pietro al tributo più intimo nella casa mariana sull’Esquilino, quella Santa Maria Maggiore (foto Imagoeconomica) dove Francesco veniva a ringraziare e omaggiare la Vergine nell’Icona della Salus populi romani ogni volta che rientrava da un viaggio, da una missione, e dove era venuto già, nella sorpresa generale, all’indomani dell’elezione. Qui si compie il cammino terreno di Bergoglio, tra i suoi amici più umili, poveri, trans, migranti, e le rose bianche di Santa Teresina, il fiore che lui amava. A Santa Maria Maggiore, fondata nel V secolo, tappa persino di una celebrazione del fondatore stesso della Compagnia di Gesù, Sant’Ignazio di Loyola, Francesco sarà in compagnia di sette altri Papi. Il primo Papa sepolto nella basilica dell’Esquilino fu il francescano Niccolò IV.

Altro sepolcro noto è quello del primo Papa dominicano, Pio V e ora la basilica ospiterà anche la tomba del primo Papa gesuita. Nel momento in cui la bara ha fatto il suo ingresso in processione nella navata centrale, le telecamere esterne si sono spente. Solo successivamente è stato diffuso un breve video che dà prova degli ultimi riti legati alla sepoltura. L’aspersione del sepolcro, l’impressione dei sigilli, la deposizione nel sepolcro. Rito che si è svolto secondo le prescrizioni dell’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis, presieduto dal cardinale camerlengo, Kevin Pharrell, a cui hanno preso parte anche altri porporati, come lo stesso arciprete coadiutore della basilica, il cardinale lituano, Rolandas Makrickas, proprio l’uomo cui Francesco si è affidato per tutto quanto ha riguardato la realizzazione del sepolcro che si staglia tra la Cappella paolina, ‘casa’ della Salus, e la Cappella Sforza, in una nicchia accessibile anche dal lato sinistro della navata.

Erano presenti alla tumulazione anche altri cardinali come il Decano del Collegio cardinalizio, Giovanni Battista Re e i cardinali più alti nell’ordine dei cardinali vescovi, come Pietro Parolin. C’erano poi vescovi, canonici e penitenzieri previsti nella Notificazione dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche e dei familiari del Papa defunto. A suggellare la solennità del tutto anche un drappello di Guardie svizzere. Ora la sua bara dimora nella nuda “terra” come aveva richiesto, coperta da una lapide di pietra ligure, terra di alcuni suoi avi. L’iscrizione è estremamente semplice, Franciscus, in latino. In alto, in bassorilievo, una riproduzione in pietra della sua croce pettorale proprio quella con cui si distinse immediatamente, non appena si mostrò al mondo dal Loggione di San Pietro in seguito all’elezione. Non una croce d’oro, come quella di tanti confratelli, che aveva rifiutato al momento di indossare la veste bianca da Papa. Ma una croce di ferro, quella che già aveva da vescovo, uno dei primissimi simboli da cui il popolo dei fedeli intuì che grandi cambiamenti erano in arrivo.

Continua a leggere

Cronache

I ragazzi di Francesco, per lui la piazza più giovane

Pubblicato

del

Le facce pulite, segnate dalle poche ore di sonno, lo zaino in spalla, usato spesso come sgabello, jeans d’ordinanza, entusiasti, partecipi e soprattutto con le idee chiare. Sono i ragazzi di Francesco, quelli che avevano programmato il viaggio a Roma per incontrare il Papa in occasione del Giubileo degli Adolescenti e si sono ritrovati in piazza a piangerlo. Erano in tanti in piazza San Pietro ed ancora di più in via della Conciliazione, che quasi per intero hanno pacificamente ‘occupato’. Chiedono con forza la pace, sognano un mondo dove nessuno venga escluso, dove la terra e l’aria vengano rispettate, coltivano la speranza di un futuro migliore e anche quella che dopo Francesco ci sia un Papa che segua le sue orme e non abbandoni la strada da lui tracciata. Sono arrivati da tanti Paesi – Argentina, Brasile, Usa, Germania, Francia, Albania, Romania, Polonia Perù, Sud Africa, Timor Est solo per citarne alcuni – e da ogni angolo dell’Italia, da nord a sud isole comprese.

La maggior parte di loro in gruppi organizzati (Comunione Liberazione, parrocchie, scout, associazioni), altri, gli italiani e i romani, accompagnati dai genitori. Hanno preso posto all’alba, qualche gruppo ha preferito non dormire e rimanere per tutta la notte in zona. Nell’attesa dell’avvio della cerimonia funebre hanno giocato a carte, tirato fuori dalla carta argentata sfilatini a doppio strato, altri si sono sdraiati sul marciapiede di via della Conciliazione per riposare. Ma quando è iniziata la celebrazione della messa, anche se in tanti erano lontanissimi dal feretro e costretti ad assieparsi vicino ai maxischermi, hanno seguito il rito con attenzione, c’è chi ha recitato il Padre Nostro con le mani rivolte al cielo e chi si è inginocchiato a terra durante la comunione. Ma tutto con grande semplicità senza ostentazione e in silenzio. Con la stessa semplicità con un cui un volontario degli Alpini per tre ore, con gentilezza e un sorriso, ha ripetuto a chi camminava: ‘Attenzione c’è un gradino’. Nelle prime file in piazza San Pietro c’erano i giovani più vicini al Pontefice quelli di Scholas, il progetto educativo fondato da Papa Francesco nel 2001. “Adios padre, maestro y poeta”, addio Padre, maestro e poeta hanno scritto su un grande striscione. Ma sono decine le testimonianze di fede, ammirazione e rispetto di questi ragazzi.

Per Antonino, 16 anni, arrivato da Marsala “Papa Francesco è stato una guida per raggiungere la pace”. Secondo Giorgio 20 anni, scout di Pescara: “La grande cosa che ha fatto Papa Francesco è affrontato problematiche che non venivano sfiorate dalla Chiesa, di averla rinnovata, resa ‘mainstream’ e più vicina a noi giovani. Se pensiamo alle benedizioni per le coppie divorziate e per le coppie gay”. Gli fa eco Nicol, romana di 20 anni: “La storia si cambia a pezzettini e lui l’ha cambiata. E’ stato molto coraggioso sulla Palestina”. In piazza anche ragazzi che hanno scelto “di essere parte di un momento storico” e non per fede. Ma sembravano essere una minoranza insieme a famiglie con i figli piccoli, adulti e anziani. In piazza San Pietro c’era la signora Carmela, fu lei a portare un mazzo di fiori gialli al Gemelli e ad essere saluta dal Papa dal balconcino del Policlinico. Per Gianni, anche lui ventenne, Papa Francesco “è stato unico: ha capito che la Chiesa aveva bisogno di riconnettersi con i fedeli”. Si è ravvicinato alla fede Nacho, uno studente di Buenos Aires, proprio grazie a Papa Francesco. Alla fine tutti hanno tributato un lunghissimo applauso a quella bara lasciava che lasciava la piazza. Sono riapparsi i cartelli con “Grazie Francesco”, chi lo ha gridato e chi lo ha salutato con la mano. Così, semplicemente, come si fa con un amico.

(la foto in evidenza è di Imagoeconomica)

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto