Il lavoro continua a uccidere; a tutte le età, in settori diversi. A pochi giorni dalla Giornata che lo celebra, altri due morti in Lombardia – un muratore di 24 anni e uno spedizioniere di 60 – si aggiungono al lungo elenco che, con le tre vittime registrate lunedì in Veneto, Lazio eCampania, portano il conto dei primi tre mesi dell’anno a 210 morti di lavoro, più di due al giorno. “Siamo di fronte a una strage, non un’emergenza” sono le parole del segretario della Cgil Maurizio Landini La prima vittima è Endrit Ademi – 24 anni, italiano, nato in Kosovo e residente a Rovato, nel bresciano – stava rifacendo una facciata al terzo piano di un edificio in via Bassini, nel quartiere Lambrate a Milano per la ditta per cui lavorava, bresciana anche lei. É scivolato e sembra che il parapetto del ponteggio che doveva servire a contenerlo non abbia retto.
Il ragazzo è precipitato per oltre 12 metri, morendo sul colpo. Era un lavoratore scrupoloso e infaticabile, raccontano i colleghi sotto choc mentre il personale dell’Ats raccoglie le testimonianze durante l’intervento degli agenti della Polizia locale e dei vigili del fuoco che hanno isolato la zona per metterla in sicurezza. Il sindaco di Rovato, Tiziano Belotti, è addolorato: “un ragazzo non può morire a 24 anni, e certo non per guadagnarsi la giornata”. Un pensiero che rappresenta il sentimento del paese dove il 24enne viveva. “È una tremenda tragedia che colpisce, in maniera crudele, tutta la nostra comunità”, aggiunge. La Procura di Milano, con il pm Maria Cristina Ria, ha disposto l’autopsia e aperto un’inchiesta sulla morte del ragazzo, che era regolarmente assunto, per verificare le condizioni di sicurezza del cantiere.
Così come la stessa Procura aprirà un’inchiesta anche per la morte di Roberto Vitale, 60 anni, deceduto durante la notte perché travolto dalla motrice di un camion nel piazzale del deposito della Dhl a Carpiano, sempre nel Milanese. Alla guida del mezzo un suo collega di 62 anni che non si è accorto di lui. L’uomo, dopo aver scaricato della merce per conto di un’azienda bresciana di trasporti, si era incamminato nel piazzale della Dhl. Il buio, la stanchezza sua e del collega, forse, l’hanno ucciso. Vitale lavorava come autista ed era assunto con contratto a tempo pieno dal 2018. Lo rende noto la BS Autotrasporti S.p.A. esprimendo “profondo cordoglio per il tragico evento che ha colpito il proprio dipendente”.
“Nel corso degli anni – spiegano dall’azienda – ha dimostrato grande professionalità e dedizione al proprio lavoro, conquistando la stima e l’affetto di colleghi e collaboratori. Tutta l’azienda si stringe con commozione attorno alla famiglia, agli amici e ai colleghi, partecipando sentitamente al loro dolore”. Per il segretario della Cgil, Maurizio Landini, si tratta dunque di “una vera e propria strage. La logica è sempre quella: si continua a morire perché la salute e la sicurezza sono considerate un costo e, anziché investire, si continua a far morire le persone”. “Conta il profitto, al centro c’è il profitto, non la persona e la persona diventa una macchina – conclude Landini – è sempre la solita logica. Vincenzo Greco della segreteria Cgil di Milano pensa che non basti più continuare a parlare genericamente di sicurezza.
“Servono ispettori del lavoro, e a Milano ce ne sono solo 20, formazione, regole e responsabilità chiare – ha spiegato -. C’è bisogno di un impegno concreto da parte di aziende e istituzioni. Serve, soprattutto, una cultura del lavoro e della prevenzione che rimetta al centro la vita, la sicurezza e la salute delle persone”. “Stop alla politica degli annunci – è la sua richiesta – non è più accettabile che si risponda a ogni tragedia con parole vuote e misure di facciata. Ogni vita persa sul lavoro è una sconfitta dello Stato e del sistema produttivo”.