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Politica

Macron con Draghi sul ddl Zan, è l’approccio giusto

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La querelle fra il Vaticano e lo Stato italiano sul Ddl Zan contro l’omofobia e’ approdata a Bruxelles, dove era in corso il Consiglio europeo. Il tema non e’ stato al centro di appuntamenti ufficiali, ma si e’ affacciato nei corridoi. Sollecitato dai cronisti, il presidente francese Emmanuel Macron ha sposato la posizione del premier Mario Draghi, che ha ricordato come l’Italia sia uno Stato laico e il Parlamento sia libero. “Quello che posso dire – e’ stata la risposta di Macron – e’ che l’approccio dell’esecutivo italiano e’ giusto. La Francia e’ uno Stato secolare e laico da molto tempo, in Francia decide sempre il governo”. Sull’argomento, viene comunque spiegano fonti di Palazzo Chigi, non c’e’ stato alcuno scambio con i leader europei. Anche perche’ il Vaticano ha gia’ limato le polemiche. Il cardinale Pietro Parolin ha poi chiarito che non c’e’ bisogno di alcun tavolo: “Non e’ una materia che dobbiamo trattare insieme”. Pero’, ha precisato, “ci sembrava necessario far presente il nostro punto di vista. Abbiamo invitato a tenere conto anche di quelle che sono le esigenze della liberta’ di religione, d’insegnamento e di espressione”. Se sul fronte diplomatico si cerca di smorzare le tensioni, a livello di maggioranza il clima si e’ fatto piu’ aspro. L’immagine dello stato dell’arte l’ha data l’esito dell’sms inviato da Matteo Salvini a Enrico Letta, per ribadire la volonta’ al dialogo. L’invito e’ caduto nel vuoto. “Io non ho mai rifiutato il confronto – ha detto Letta – ma la Lega non ha nessuna voglia di migliorare questo testo, vuole solo affossarlo”. Mentre Silvio Berlusconi ha chiuso l’argomento: “Il governo deve realizzare grandi riforme, non i provvedimenti divisivi come la legge Zan”. Il guazzabuglio si e’ ancor piu’ annodato quando il leghista Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza Regioni, ha detto che il ddl Zan non e’ da correggere, ma che “va rifatto”. Una frase che il vicecapogruppo dem al Senato, Franco Mirabelli, ha tradotto cosi’: “Ha chiarito che i richiami di Salvini al dialogo sono una finta propagandistica”. Il nodo sta infatti – anche – sul tipo di intervento da fare sulla norma. Per il Pd la via maestra e’ quella di approvarla cosi’ come e’ uscita dalla Camera (a novembre, dalla maggioranza giallorossa). Ma c’e’ un timore. Lo ha confessato il promotore della legge, il deputato dem Alessandro Zan, quando ha accennato ai “voti segreti”, col rischio “di andare sotto, che e’ anche possibile”. Anche alla luce di questo, il dem Mirabelli nei giorni scorsi ha aperto alla possibilita’ di un confronto con le altre forze politiche “nel merito, per allargare il consenso sul ddl Zan senza stravolgerlo”. L’occasione ci sara’ mercoledi’ prossimo. Per quel giorno, il presidente della commissione Giustizia del Senato, il leghista Andrea Ostellari, ha convocato un tavolo fra i capigruppo di maggioranza. Tutti hanno aderito. Per i dem potrebbe far gioco aprire una discussione su proposte magari in arrivo da Forza Italia, anche per indebolire il fronte di centrodestra. La vicecapogruppo azzurra al senato, Licia Ronzulli, ha chiesto che al tavolo vengano abbandonate “le posizioni ideologiche per lavorare per un testo condiviso da tutti”. Per il Pd, pero’, aprire a una modifica vorrebbe dire anche rischiare di allungare in maniera indefinita i tempi di approvazione – visto che sarebbe necessario un nuovo passaggio alla Camera – e di dare un motivo alla Lega per cantare vittoria. Da tempo, infatti, Salvini sostiene che “polemiche di mesi sul ddl Zan possono essere superate in due minuti”. Il primo obiettivo del centrosinistra, in ogni caso, e’ stabilire il giorno in cui il provvedimento arrivera’ in Aula, che potrebbe essere il 13 luglio. Il calendario lo decidera’ l’Assemblea di Palazzo Madama, il 6 luglio.

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Politica

La Rai annulla il confronto televisivo tra Meloni e Schlein per le Europee

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La Rai ha annullato il previsto confronto televisivo tra la premier Giorgia Meloni e la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, in programma per il 23 maggio. Questa decisione arriva dopo la comunicazione dell’Agcom che ha sottolineato come un confronto del genere potesse avvenire solamente con il consenso di tutti i gruppi parlamentari rappresentati, condizione non soddisfatta dato che solo quattro degli otto gruppi hanno dato il loro assenso.

Il dibattito, che avrebbe avuto luogo nel contesto delle imminenti elezioni europee e che sarebbe stato moderato dal noto giornalista Bruno Vespa, è stato cancellato per mancanza della maggioranza richiesta dall’Agcom. La decisione di annullare l’evento è stata annunciata dalla Rai attraverso una nota ufficiale in cui si spiega che “nessun confronto è possibile in assenza della maggioranza richiesta”.

La Rai ha inoltre precisato che continuerà a garantire il rispetto della par condicio nei suoi notiziari e programmi di approfondimento, seguendo le linee guida dell’Autorità di regolamentazione. Con questa mossa, il servizio pubblico italiano si impegna a mantenere un equilibrio e una correttezza nella copertura delle campagne elettorali, riconosciute e sostenute dall’Agcom.

Questo annullamento segna un momento significativo nel dibattito politico italiano, influenzando non solo la visibilità dei candidati ma anche la dinamica dell’informazione politica in vista delle elezioni europee.

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Ultima stretta sul Superbonus e tutte le nuove norme finanziarie: l’esame approfondito

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Nell’arena politica italiana, la giornata di oggi segna un passaggio cruciale con la conclusione della prima fase di esame parlamentare del decreto legge sul Superbonus al Senato. Il dibattito è stato particolarmente acceso, evidenziando le fratture interne alla maggioranza, con Forza Italia che si è distinta in opposizione a specifiche misure proposte dal governo.

Il decreto, che introduce significative modifiche normative, è stato al centro di aspre discussioni, specialmente per quanto riguarda l’introduzione della misura dello spalma-crediti su 10 anni e la retroattività di tale provvedimento per le spese del Superbonus del 2024. Inoltre, Forza Italia ha combattuto, con successo parziale, la proroga della sugar tax, supportata dal resto della maggioranza e posticipata al 1° luglio 2025.

Durante i lavori della 6a Commissione, si sono verificati momenti di tensione significativa. In particolare, Forza Italia si è astenuta durante il voto su un emendamento cruciale, che è passato solo con il sostegno del presidente della commissione, Massimo Garavaglia (Lega), e di Italia Viva, che ha giocato un ruolo decisivo. La fiducia posta dal governo sul testo è stata approvata senza sorprese con 101 voti a favore, dimostrando una solida tenuta della maggioranza nonostante le divergenze interne.

Tra le novità più rilevanti approvate, si evidenzia il fondo di 35 milioni di euro istituito per il 2025, destinato al sostegno di interventi su edifici danneggiati da sismi, non coperti da precedenti decreti. Questo si aggiunge alle modifiche alla ripartizione dei crediti di imposta e alle diverse proroghe, come quella della Plastic tax al 1° luglio 2026 e varie nuove disposizioni per le banche e le assicurazioni riguardo la gestione dei crediti del Superbonus.

Importanti anche le risorse aggiuntive destinate a migliorare la gestione delle emergenze e del demanio, con significativi aumenti di fondi destinati a vari aspetti della gestione pubblica e infrastrutturale.

Il decreto ora passerà alla Camera per l’approvazione definitiva, prevista entro il 28 maggio, in una fase in cui il governo spera di consolidare ulteriormente le misure introdotte senza ulteriori ostacoli.

In sintesi, il cammino del decreto Superbonus si dimostra emblematico delle dinamiche politiche e delle priorità economiche attuali, rappresentando un tassello fondamentale nel più ampio quadro delle politiche di incentivazione e regolamentazione fiscale italiane.

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Politica

Accolto ricorso, Ilaria Salis va ai domiciliari a Budapest

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E’ stato accolto dal tribunale di seconda istanza ungherese il ricorso presentato dai legali di Ilaria Salis che può quindi uscire dal carcere e andare ai domiciliari a Budapest. Il ricorso era stato presentato dai legali di Ilaria Salis contro la decisione del giudice Jozsef Sós che nell’ultima udienza del 28 marzo le aveva negato i domiciliari sia in Italia che in Ungheria. In appello, la richiesta è stata invece accolta e quindi la 39enne attivista milanese, candidata con Avs alle prossime Europee, potrà lasciare il carcere a Budapest dove si trova da oltre 15 mesi con l’accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra. Il provvedimento, che prevede il braccialetto elettronico, diventerà esecutivo non appena verrà pagata la cauzione prevista dal tribunale.

“Ilaria è entusiasta di poter finalmente uscire dal carcere e noi siamo felicissimi di poterla finalmente riabbracciare”: così Roberto Salis ha commentato la decisione del tribunale ungherese di concedere i domiciliari a sua figlia Ilaria che, dopo oltre 15 mesi, potrà lasciare il carcere dove è detenuta con l’accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra. “Non è ancora fuori dal pozzo – ha aggiunto ma sarà sicuramente molto bello poterla riabbracciare dopo 15 mesi, anche se finché è in Ungheria io non mi sento del tutto tranquillo”.

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