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M5S-Pd stringono su alleanze, in Calabria spunta Callipo

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A passo svelto verso un’alleanza “strutturale” a livello locale. M5S e Pd, dopo il vertice tra Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti scelgono di accelerare sulla possibilita’ di replicare l’esperimento umbro altrove. In Calabria, innanzitutto, dove 5 Stelle e Dem vorrebbero chiudere gia’ prima del voto del 27 ottobre in Umbria. E un nome in pista gia’ c’e’: e’ il “re” del tonno, Pippo Callipo. Gia’ candidato civico (sostenuto da Idv e Lista Bonino-Pannella) alle Regionali nel 2010, Callipo nei giorni scorsi sarebbe stato contattato da alcuni esponenti locali M5S. E, secondo alcune fonti parlamentari del Movimento, l’imprenditore di Pizzo avrebbe aperto ad una sua discesa in campo. E la candidatura dell’ortodossa Dalila Nesci? Oltre che essere esclusa dai vertici (“violerebbe le regole”, ribadisce oggi Giancarlo Cancelleri) non sembra neanche sostenuta da buona parte del gruppo parlamentare calabrese. “Andando da soli a livello locale c’e’ il rischio di diventare come Rifondazione Comunista”, spiega un deputato 5S avallando l’idea dell’apertura ai candidati civici in tandem con il Pd. Nei Dem la convinzione e’ che “strutturare un campo largo, di centro-sinistra”, con il Movimento darebbe forza non solo al candidato comune in Umbria ma allo stesso governo. Anche perche’, si fa notare, e’ un campo che – aggiungendo Piu’ Europa, non nel governo – risulta avere un consenso “prevalente” sul centrodestra. A Pesaro, del resto, da oggi la convivenza M5S-Pd e’ un fatto: il sindaco Matteo Ricci ha assegnato la delega all’Universita’ a Francesca Frenquellucci, capogruppo M5S e componente dell’opposizione. Certo, i paletti da entrambe le parti non mancano. Il M5S non fa passi indietro sugli “skills” dei eventuali candidati comuni, a cominciare dal non avere rinvii a giudizio a carico. Dall’altra parte a farsi sentire sono i candidati uscenti, come Stefano Bonaccini in Emilia-Romagna, che non ha intenzione di fare passi indietro pur aprendo all’esperimento umbro: “Tentare, dove sia possibile, di riprodurre l’alleanza di Governo non puo’ piu’ essere un tabu”. Poi c’e’ il dissenso interno. Di chi, nel M5S, non riesce proprio a tollerare un’alleanza con il Pd (vedi Gianluigi Paragone) ne’ al governo ne’ nelle Regioni. E di chi, nel Pd, non vuole abbandonare schemi consolidati: oggi, al Nazareno e’ stato consegnato un documento con cinquemila firme raccolte in Calabria dai circoli dem per chiedere le primarie per scegliere il candidato alle elezioni regionali. Documento nel quale si chiede di fare “una valutazione attenta e rigorosa” del presidente uscente, Mario Oliverio. E resta l’incognita Matteo Renzi. Sulla Calabria, ad esempio, fonti di Italia Viva si dicono aperte al dialogo ma non escludono la presentazione di una lista autonoma. Il tema alleanze sara’ tra quelli piu’ caldi di Italia 5 Stelle di Napoli, che arriva in uno dei momenti piu’ delicati della storia del Movimento. Qualche nube, tuttavia, va diradandosi. La presenza di Beppe Grillo, sabato sera, e’ confermata, cosi’ come quella di Giuseppe Conte, che sara’ intervistato sul palco assieme a Luigi Di Maio. E a fare da padrone di casa ci sara’ anche il presidente della Camera Roberto Fico. Certo, non tutti ci saranno. Non ci sara’ l’ex ministra Giulia Grillo che all’Huffington Post oggi si scaglia contro il “verticismo” del Movimento e ammette: “ho pensato di andar via, ma al momento resto”.

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Stretta di FdI sui ballottaggi. La Lega punta sui salari

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Il centrodestra torna alla carica sulla battaglia per cancellare i ballottaggi dei sindaci delle grandi città (con più di 15 mila abitanti). Fallito il blitz di un mese fa al Senato, in forma di emendamento al decreto Elezioni, ci riprova con l’iter più tradizionale di un disegno di legge ad hoc, identico a quello. Martedì partirà l’esame in Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama, forte anche della spinta di Fratelli d’Italia che guida la Commissione con il meloniano Alberto Balboni, che è anche relatore del provvedimento. Stesso ruolo che ha per il ddl per aumentare il numero di assessori e consiglieri regionali e di quello costituzionale per allungare a 90 i giorni per la conversione in legge dei decreti (oggi sono 60).

Insomma, la strategia è tracciata. Sui sindaci, dopo le polemiche innescate a inizio aprile dall’emendamento anti ballottaggi che la maggioranza presentò e ritirò subito dopo, per evitare la figuraccia di non essere ammesso (per scarsa attinenza al decreto Elezioni, dedicato alle prossime Amministrative e ai referendum), ora si cambia strada. Ma la meta è decisa, assicurano soprattutto i Fratelli d’Italia. Sottoscritto da tutti i capigruppo di maggioranza, il disegno di legge punta a dire addio al doppio turno che quasi mai ha portato fortuna ai propri candidati e chiede di eleggere al primo turno il candidato sindaco che abbia avuto almeno il 40% dei consensi, oltre a prevedere un premio alla lista o al gruppo di liste collegate a quel candidato. Obiettivo: blindarsi sempre più sui territori, approfittando del buon vento di oggi.

Occasione ancor più allettante per un partito come quello della premier Meloni, che vanta consensi alti, ma viene spesso additato per avere pochi dirigenti e amministratori. Una sfida condivisa dagli alleati. Compresi i leghisti, protagonisti spesso di distinguo, nella coalizione, come ad esempio sul riarmo europeo. Una questione che continua a dividere i tre partiti e che giovedì sarà sul tavolo del Consiglio supremo di difesa, convocato dal Quirinale. Nel breve, la Lega si concentra sui temi economici e scommette sui salari. Nell’aria da giorni, è il leghista Claudio Durigon, nella veste di sottosegretario al Lavoro, a spiegare al Corriere i dettagli della proposta di legge targata Lega che a breve sarà in Parlamento. Il partito di Matteo Salvini lancia il pressing, anche rispetto agli alleati, per garantire stipendi realmente adeguati all’inflazione crescente.

L’escamotage è quello di anticipare in busta paga i soldi in più che normalmente derivano dal rinnovo contrattuale e spesso in ritardo di anni. E sui costi della misura, Durigon replica: “I soldi li stiamo valutando. Troveremo soluzioni”. Parole su cui FdI glissa, pur condividendo la lotta. Fredda e più scettica Forza Italia. In primis, sulle coperture. Secondo i vertici economici di FI, la novità potrebbe costare almeno un miliardo e forse più. Inoltre, non convince il tema delle contrattazioni: da un lato si vorrebbe rafforzare la contrattazione e delegarla ai territori e dall’altro introdurre meccanismi centralizzati, è la critica degli azzurri. Alessandro Cattaneo, responsabile Dipartimenti di FI, chiama in causa il ministro dell’Economia: “Giorgetti dovrà esprimersi perché bisogna stimare quanto sia oneroso intervenire”. Parallelamente FI annuncia la prossima battaglia contro le morti e gli infortuni sul lavoro. Un ddl sarà presentato “prima dell’estate”, garantisce il viceministro alla Giustizia e forzista Francesco Paolo Sisto. (

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Mattarella convoca il Consiglio Supremo di Difesa giovedì 8 maggio

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Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha convocato il Consiglio Supremo di Difesa al Palazzo del Quirinale per giovedì 8 maggio 2025 alle ore 17. Lo comunica la Presidenza della Repubblica.”L’ordine del giorno prevede le “valutazioni sul Libro bianco della difesa europea, sulle infrastrutture strategiche nazionali, sull’adeguamento dello strumento militare e le prospettive per l’industria della difesa italiana”. Inoltre, il Consiglio esaminerà “l’evoluzione nelle principali aree di crisi con particolare riferimento ai conflitti in Ucraina e Medio Oriente ed alle iniziative di pace in ambito internazionale ed europeo”.

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Interrogazione parlamentare di Fratoianni: carabiniere denuncia chi canta Bella ciao

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“Chissà se il maresciallo dei carabinieri che ha denunciato, a Mottola in provincia di Taranto, 10 cittadini accusati di aver voluto cantare ‘Bella Ciao’ e ‘Fischia il Vento’ durante le celebrazioni del 25 aprile, sa che per liberare l’Italia dai nazisti e dai loro servi fascisti l’Arma dei Carabinieri ha perso quasi 3mila uomini. E chissà se ha compreso le parole utilizzate dall’attuale comandante generale che solo pochi mesi fa ricordando il sacrificio di Salvo D’Acquisto lo ha definito ‘un esempio luminoso di coraggio, abnegazione e amore per il prossimo, che supera i confini del tempo: un modello di riferimento per tutti i Carabinieri e per le future generazioni’. Evidentemente non lo sa o meglio non intende riconoscerlo”.

Lo afferma Nicola Fratoianni di Avs in una nota. “Non comprendiamo ad esempio – prosegue il leader di SI – perché i suoi superiori non siano ancora intervenuti per sospenderlo dal servizio. La denuncia di cui si è fatto promotore è assolutamente inaccettabile e in contrasto con i valori costituzionali”. “È per questo che in attesa di conoscere i provvedimenti che intende assumere il Comando Generale, presenteremo un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno – conclude Fratoianni – su questa vicenda surreale e nello stesso tempo gravissima”.

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