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Lunedì senza il super Pass e il green pass limitazioni a raffica, corsa ai certificati in vista dei controlli

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Migliaia di uomini delle forze dell’ordine in campo per le verifiche del Super Green pass (e di quello ‘base’), in particolare nei week-end, nelle zona della movida, nelle vie dello shopping e per i passeggeri dei mezzi pubblici. La macchina della sicurezza e’ pronta a far partire la stretta dei controlli con la nuova strategia messa a punto dal Viminale. E prosegue la corsa al download del lasciapassare, tra vaccinazioni e tamponi: laddove e’ previsto l’obbligo del pass, chi ne sara’ sprovvisto rischia multe fino a mille euro. A poche ore dall’entrata in vigore, il 6 dicembre, delle misure sul certificato in versione rafforzata (con la vaccinazione o guarigione dal Covid) si registra un nuovo record di Green pass scaricati, 1.191.447. Da lunedi’ il codice Qr dovra’ essere esibito anche alle stazioni e alle fermate dei bus, metro, tram e treni locali, dove sara’ concentrato il maggior numero di agenti, impegnati a vigilare sul rispetto delle norme: dai 12 anni in su, chi prendera’ i mezzi pubblici dovra’ avere il certificato base (per il quale basta anche solo il risultato negativo del tampone). Polizia e carabinieri che si aggiungono alla municipale, si avvarranno anche del supporto degli operatori delle societa’ del Tpl. A Roma sono previsti anche blitz dei vigili sui mezzi, oltre agli accertamenti alle fermate, con piccoli nuclei composti da due persone “in forma itinerante”. A Milano ci saranno “squadre affiancate” di incaricati delle aziende e forze dell’ordine agli ingressi. Ma i controlli, ha anche specificato il capo di gabinetto dell’Interno Bruno Frattasi, non dovranno avere conseguenze sul servizio e vanno scongiurati problemi di ordine pubblico. C’e’ anche chi ha lanciato un ulteriore appello: “e’ auspicabile – ha spiegato il prefetto di Firenze, Valerio Valenti dopo il Comitato provinciale – che tutti i cittadini si rendano parte attiva in questa azione di controllo, vigilando e segnalando alla forze di polizia le eventuali irregolarita’ riscontrate. Si tratta di una responsabilita’ sociale e diffusa – ha aggiunto – che puo’ essere garantita solo mediante il ricorso ad un sistema virtuoso che veda il contributo di tutti”. Le verifiche non si fermeranno ai trasporti. Tra le attivita’ e i luoghi ritenuti piu’ a rischio ci sono anche ristoranti, alberghi, spettacoli, palestre, piscine, centri benessere, discoteche e attivita’ di sale da gioco. In generale, ad eccezione delle palestre, dei momenti conviviali e quando si balla, nelle strutture al chiuso saranno sempre obbligatorie le mascherine. Lo stesso provvedimento e’ stato adottato anche per i luoghi all’aperto o a rischio assembramento in diverse citta’, con ordinanze locali. Per i cinema o teatri e per sedersi a mangiare in ristoranti, pub e bar sara’ necessario avere il Super Green pass e chi non lo ha potra’ consumare solo al banco o all’aperto. Gli accertamenti saranno eseguiti soprattutto dalla municipale, che per non sovrapporsi dovra’ coordinarsi con i militari la Guardia di Finanza, che di solito controlla gli esercizi pubblici.

Ministero dell’Interno. La ministra Lamorgese ha mobilitato le forze dell’ordine per i controlli

Nel mirino anche le aree delle citta’ con maggiore concentrazione di negozi e quelle della movida. Con le festivita’ natalizie e il Capodanno le verifiche saranno progressivamente implementate. Il pass sara’ obbligatorio anche per hotel, mense e servizi di catering, ma in questo caso bastera’ quello base. Restano in vigore, gia’ da mesi, le misure sull’obbligo del certificato verde sui luoghi di lavoro e su questo aspetto il prefetto di Milano, Renato Saccon, annuncia: “partiremo con un piano che prevede di verificare il rispetto del controllo da parte dei datori di lavoro”. E sui cortei di protesta contro le misure anti-Covid, che in queste settimane hanno spesso creato problemi di circolazione nella citta’ durante i week-end, aggiunge: “il movimento No Vax sembra essere diventato un corpo estraneo, autoreferenziale, piu’ di testimonianza che un movimento con una piattaforma di rivendicazioni”. Su questo fronte l’attenzione pero’ resta comunque alta. Il decreto che introduce il Green pass rafforzato si inserisce in un “contesto sociale particolarmente delicato e complesso”, scrive il capo della Polizia Lamberto Giannini in una circolare inviata a tutti i questori e ai dipartimenti.

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Covid-19 e genetica: uno studio italiano spiega perché il virus ha colpito più il Nord che il Sud

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Un team di scienziati italiani ha scoperto un legame tra genetica e diffusione del Covid-19, individuando alcuni geni che avrebbero reso alcune popolazioni più vulnerabili alla malattia e altre più resistenti.

Come stabilire chi ha maggiore probabilità di sviluppare il Covid-19 in forma grave? E perché la pandemia ha colpito in modo più violento alcune zone d’Italia rispetto ad altre? A queste domande ha risposto uno studio multidisciplinareguidato dal professor Antonio Giordano, direttore dell’Istituto Sbarro di Philadelphia per la Ricerca sul Cancro e la Medicina Molecolare, in collaborazione con epidemiologi, patologi, immunologi e oncologi.

Dallo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Journal of Translational Medicine, emerge che la predisposizione genetica potrebbe aver giocato un ruolo determinante nella diffusione e nella gravità del Covid-19.

Il ruolo delle molecole Hla nella risposta immunitaria

Il metodo sviluppato dai ricercatori ha permesso di individuare le molecole Hla, ovvero quei geni responsabili del rigetto nei trapianti, come indicatori della capacità di un individuo di resistere o soccombere alla malattia.

“È dalla qualità di queste molecole che dipende la capacità del nostro sistema immunitario di fornire una risposta efficace, o al contrario di soccombere alla malattia”, ha spiegato Pierpaolo Correale, capo dell’Unità di Oncologia Medica dell’ospedale Bianchi Melacrino Morelli di Reggio Calabria.

Lo studio ha dimostrato che chi possiede molecole Hla di maggiore qualità ha più possibilità di combattere il virus e sviluppare una forma più lieve della malattia. Questo metodo, inoltre, potrebbe essere applicato anche ad altre malattie infettive, oncologiche e autoimmunitarie.

Perché il Covid ha colpito più il Nord Italia? Questione di genetica

Uno dei dati più interessanti dello studio riguarda la distribuzione geografica delle molecole Hla in Italia. I ricercatori hanno scoperto che alcuni alleli (varianti genetiche) sono più diffusi in certe zone del Paese, influenzando così l’impatto della pandemia.

Secondo lo studio, la minore incidenza del Covid-19 nelle regioni del Sud rispetto a quelle del Nord potrebbe essere dovuta a una specifica eredità genetica.

Tra le ipotesi vi è quella di un virus antesignano del Covid-19 che si sarebbe diffuso migliaia di anni fa nell’area che oggi corrisponde alla Calabria, “immunizzando” in qualche modo i discendenti di quelle terre.”

Lo studio: 525 pazienti analizzati tra Calabria e Campania

La ricerca ha preso in esame tutti i casi di Covid registrati in Italia nella banca dati dell’Istituto Superiore di Sanità, oltre a 75 malati ricoverati negli ospedali di Reggio Calabria e Napoli (Cotugno), e 450 pazienti donatori sani.

I risultati hanno evidenziato che:

  • Gli Hla-C01 e Hla-B44 sono stati individuati come geni associati a maggiore rischio di infezione e malattia grave.
  • Dopo la prima ondata pandemica, questa associazione è scomparsa.
  • L’allele Hla-B*49, invece, si è rivelato un fattore protettivo.

Uno studio rivoluzionario con implicazioni future

Questa scoperta non solo aiuta a comprendere la diffusione del Covid-19, ma potrebbe anche essere utilizzata in futuro per prevenire altre pandemie, individuando le popolazioni più a rischio e quelle più protette.

Un lavoro che apre nuove strade nel campo della medicina personalizzata, dimostrando che genetica e ambiente possono influenzare l’evoluzione di una malattia a livello globale.

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Covid-19, cinque anni dopo: cosa è cambiato e quali lezioni abbiamo imparato

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Cinque anni fa, l’Italia si fermava. L’8 marzo 2020, l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte annunciava il primo lockdown totale della storia repubblicana. Un provvedimento drastico, nato dall’esplosione dei contagi da Covid-19, che costrinse il Paese a chiudere in casa 60 milioni di persone, con l’unica concessione delle uscite per necessità primarie.

L’Italia è stato uno dei primi paesi occidentali ad affrontare un impatto devastante del virus. Il primo caso ufficiale venne individuato nel paziente zero di Codogno, Mattia Maestri, mentre il primo decesso fu registrato il 21 febbraio 2020 con la morte di Adriano Trevisan a Vo’ Euganeo.

Nei giorni successivi, il Paese assistette a scene che rimarranno impresse nella memoria collettiva: ospedali al collasso, città deserte, striscioni con “andrà tutto bene” esposti sui balconi, mentre nelle province più colpite, come Bergamo, i camion dell’esercito trasportavano le bare delle vittime.

Con il Vaccine Day del 27 dicembre 2020, l’arrivo dei vaccini segnò l’inizio della campagna di immunizzazione di massa, accompagnata dall’introduzione del Green Pass, che portò a feroci polemiche e alla nascita di movimenti No-Vax. Il 31 marzo 2022 venne dichiarata la fine dello stato di emergenza in Italia, mentre il 5 maggio 2023 l’OMS decretò la conclusione della pandemia a livello globale.

Il nuovo approccio alla gestione delle pandemie

Cinque anni dopo il lockdown, il governo Meloni ha rivisto il piano pandemico nazionale, con l’introduzione di nuove regole che limitano l’uso di misure restrittive. I DPCM (Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri), usati ampiamente durante il governo Conte per imporre limitazioni agli spostamenti e alle attività economiche, non saranno più utilizzati, sostituiti da una gestione più parlamentare dell’emergenza.

Inoltre, il 25 gennaio 2024 è entrato in vigore il decreto che ha abolito le multe per chi non ha rispettato l’obbligo vaccinale, un provvedimento che ha riacceso il dibattito su come è stata affrontata la pandemia e sui diritti individuali.

La commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza

Uno dei segnali più evidenti della volontà di rivalutare le scelte fatte è l’istituzione della commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia, approvata il 14 febbraio 2024. La commissione ha già tenuto 24 audizioni, ascoltando esperti, rappresentanti istituzionali e figure chiave della crisi sanitaria, come l’ex commissario straordinario Domenico Arcuri, assolto di recente per l’inchiesta sulle mascherine importate dalla Cina.

A cinque anni di distanza: quali lezioni?

La pandemia ha lasciato un segno profondo sulla società italiana e ha messo in discussione il modello di gestione delle emergenze. Se da un lato c’è chi sostiene che le restrizioni fossero necessarie per salvare vite umane, dall’altro si solleva il dibattito su quanto fossero proporzionate e su eventuali errori di valutazione nelle misure adottate.

Oggi, il nuovo piano pandemico riconosce la necessità di una maggiore trasparenza e coinvolgimento del Parlamento, evitando misure straordinarie come quelle imposte con i DPCM. Ma l’eredità di quei mesi resta incisa nella memoria collettiva: l’Italia che si fermava, i bollettini quotidiani, i medici in prima linea e il ritorno, lento e faticoso, alla normalità.

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Covid: tra Natale e Capodanno scendono casi, stabili le morti (31)

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In Italia scendono i contagi mentre i decessi restano sostanzialmente stabili nella settimana tra Natale e Capodanno: dal 26 dicembre all’1 gennaio sono stati registrati 1.559 nuovi positivi, in calo rispetto ai 1.707 del periodo 19-25 dicembre, mentre le morti sono state 31 rispetto ai 29 casi nei 7 giorni precedenti. E’ quanto si legge nel bollettino settimanale sul sito del ministero della Salute. Lombardia e Lazio, seguite dalla Toscana, sono le regioni che hanno riportato più casi. Le Marche registrano il tasso di positività più alto (11,4%). Ancora una riduzione del numero di coloro che si sottopongono a tamponi: scendono da 44.125 a 34.532 e il tasso di positività cresce dal 3,9% al 4,5%.

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