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L’Ue chiude i cieli alla Russia e invia armi a Kiev

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Una nuova raffica di sanzioni ma, soprattutto, la chiusura dei cieli alla Russia e 500 milioni di euro per il finanziamento della consegna di armi agli ucraini. E’ una domenica di sole, a Bruxelles, ma l’aria che si respira e’ pre-bellica. L’Ue ha accelerato e rafforzato la sua offensiva contro la Russia, compattandosi al fianco di Kiev e allargando il raggio delle sue sanzioni. Misure innanzitutto economiche che a Mosca e ai suoi oligarchi sono destinate a far male. Ma all’Europa non basta. “Per la prima volta finanzieremo l’acquisto e la consegna di armi ed equipaggi per un Paese sotto attacco”, ha annunciato la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen delineando, di fatto, un ruolo inedito per l’Unione: quello di soggetto attivo in un conflitto. Che Bruxelles voglia fare sul serio emerge anche da un’ulteriore mossa, anche questo inedita, spiegata da von der Leyen: la messa al bando dei media governativi russi RT e Sputnik e delle testate accessorie. “La macchina mediatica del Cremlino non potra’ piu’ diffondere le sue bugie per giustificare la guerra di Putin”, e’ stato l’affondo della numero uno dell’esecutivo europeo che, in serata, ha anche sottolineato di “volere Kiev nell’Ue”. Sul tavolo del Consiglio Affari Esteri, convocato in videocall nel tardo pomeriggio, il piatto forte e’ stato l’European Peace Facility. L’Ue, per la prima volta, ha deciso di attivare uno strumento creato solo un anno fa come embrione del progetto di difesa europea. L’Alto Rappresentante della Politica Estera Josep Borrell ha chiesto e ottenuto l’attivazione di due tipi di assistenza militare: quella per le armi non letali e quella per il materiale letale, per il quale saranno messi in campo 450 milioni. Non solo elmetti e divise quindi ma anche munizioni, fucili, missili. Bruxelles rimborsera’, anche retroattivamente, tutti quegli Stati che invieranno armi all’Ucraina. Ma provvedera’ anche ad incentivare, con un sostegno finanziario, il maggior numero di capitali a farlo. Il possibile nodo dell’unanimita’ dei 27 per l’attivazione dello strumento e’ stato aggirato con la cosiddetta “astensione costruttiva”: uno Stato, di fatto, potra’ anche rifiutarsi di inviare armi, ma senza ostacolare le decisioni degli altri. L’azione europea e’ parallela a quella della Nato, che ha confermato come il sostegno militare degli alleati a Kiev “si sta rafforzando” con l’invio di missili e armi anticarro. L’obiettivo dei Paesi membri, compatti come poche volte nella storia recente europea, e’ isolare in maniera via via piu’ profonda Mosca. E’ ufficiale il divieto per le compagnie aeree russe di volare in Europa. Anche per i jet privati degli oligarchi. E come possibile ulteriore misura da mettere in campo nei prossimi giorni l’Ue valuta la chiusura dello spazio marittimo per le navi russe. Da un punto di vista finanziario, Bruxelles ha optato per lo stop a tutte le transazioni, per il congelamento degli asset esteri per la Banca centrale russa (il 50% delle riserve totali) e per la messa in campo di sanzioni individuali per una ventina di oligarchi. E nel mirino dell’Europa entra anche la Bielorussia. Bruxelles ha infatti messo in campo un pacchetto di sanzioni ad hoc che stoppa gli scambi commerciali tra l’Ue e Minsk nei settori gia’ colpiti per la Russia e vieta di importare dal regime di Alexander Lukashenko prodotti come i carburanti minerali, tabacco, cemento, ferro o acciaio. Dal terzo pacchetto e’ stato lasciato fuori l’esclusione della Russia dal sistema Swift. Ma Borrell ha assicurato che l’obiettivo e’ finalizzare il tutto entro domani mattina. Non sara’, come previsto, un’esclusione tout court, ma selettiva. La sanzione potrebbe riguardare poco meno di una decina di istituti. “Crediamo che si debbano tenere aperte delle possibilita’ finanziarie perche’ si possano mandare soldi alle famiglie o pagare cose che sono necessarie”, ha spiegato il ministro degli Esteri europeo. E, tra le cose necessarie, e’ possibile che ci sia il gas, principale nodo per l’Ue che si avvicina alla guerra e, soprattutto, per Paesi come Italia e Germania. Resta concreta l’ipotesi che dall’elenco di banche escluse da Swift non ci sia Gazprombank, l’istituto con cui gli europei pagano le forniture di gas a Mosca.

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Esteri

Venezuela, liberato l’italiano Oreste Alfredo Schiavo: era detenuto da quattro anni per presunto golpe

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È tornato finalmente libero Oreste Alfredo Schiavo, imprenditore italo-venezuelano di 67 anni, condannato in Venezuela a 30 anni di carcere con l’accusa di tradimento, finanziamento del terrorismo e associazione a delinquere. Una vicenda che si trascinava dal giugno 2020 e che ha trovato un esito positivo nelle scorse ore, grazie alla mediazione riservata della Comunità di Sant’Egidio, con il supporto della Farnesina e dei rappresentanti diplomatici italiani in loco.

Arrestato per l’operazione “Gedeone”

Schiavo era stato arrestato dagli agenti del Sebin, il servizio di intelligence venezuelano, l’8 giugno 2020. Il suo nome era stato collegato all’operazione “Gedeone”, un presunto tentativo di colpo di Stato ai danni del presidente Nicolás Maduro, che avrebbe previsto lo sbarco di mercenari sulle coste del Paese per prendere in ostaggio funzionari del governo. Insieme a Schiavo furono fermate circa 90 persone. In primo grado, nel maggio 2024, Schiavo era stato condannato a 30 anni di carcere, nonostante le sue gravi condizioni di salute.

L’intervento di Sant’Egidio e il viaggio verso Roma

La svolta è arrivata nella giornata di ieri, grazie a un’operazione diplomatica silenziosa, portata avanti dal docente e dirigente di Sant’Egidio Gianni La Bella, dai funzionari dell’ambasciata e del consolato d’Italia, e con il determinante contributo di Rafael La Cava, ex ambasciatore venezuelano a Roma e attuale governatore dello Stato di Carabobo.
Schiavo è stato scarcerato dal penitenziario di El Helicoide, noto per la presenza di prigionieri politici e denunciato da organizzazioni per i diritti umani per le sue condizioni carcerarie, e successivamente condotto in una clinica per accertamenti sanitari.

“Liberato per motivi umanitari”

In serata, il rilascio si è trasformato in un rimpatrio in Italia, con un volo di linea diretto a Fiumicino partito alle 17 (ora locale). Sant’Egidio ha voluto ringraziare pubblicamente il presidente Maduro, specificando che il rilascio è stato concesso “per ragioni umanitarie, con un atto di liberalità personale”.

Un gesto che apre nuove possibilità

La liberazione di Schiavo potrebbe rappresentare il primo spiraglio per sbloccare anche altre detenzioni italiane in Venezuela, come quella del cooperante Alberto Trentini, arrestato nel 2024, e di due italo-venezuelani: Juan Carlos Marrufo Capozzi, ex militare arrestato nel 2019, e Hugo Marino, investigatore aeronautico che aveva indagato su due misteriosi incidenti aerei accaduti attorno all’arcipelago di Los Roques, nei quali morirono, tra gli altri, Vittorio Missonie sua moglie.

Il carcere e le denunce di tortura

Nel carcere di El Helicoide, dove era rinchiuso Schiavo, numerosi attivisti per i diritti umani hanno documentato casi di maltrattamenti e detenzioni arbitrarie. Anche l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani si era occupato del suo caso, definito emblematico per le gravi violazioni del diritto alla difesa e per l’assenza di prove concrete nel processo.

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Media Houthi, 2 morti e 42 feriti nell’attacco israeliano

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E’ di almeno due morti e 42 feriti l’ultimo bilancio dell’attacco israeliano lanciato oggi alla fabbrica Ajal nella provincia di Hodeida, nello Yemen. Lo riporta il canale al Masirah, affiliato agli Houthi, citato da Ynet e dall’agenzia russa Tass. E’ la prima reazione di ISraele all’attacco degli Houthi all’aeroporto Ben Gurion dei giorni scorsi.

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Perù, coprifuoco a Pataz dopo la strage dei 13 minatori rapiti

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La presidente del Perù, Dina Boluarte, ha dichiarato il coprifuoco nella distretto di Pataz, nella regione settentrionale di La Libertad dopo che ieri la polizia ha ritrovato in un tunnel i corpi dei 13 lavoratori rapiti il 26 aprile scorso da minatori di oro illegali. Lo rendono noto i principali media peruviani.

Oltre al coprifuoco a Pataz, dalle 18 di sera alle 6 del mattino, Boluarte ha annunciato anche la sospensione dell’attività mineraria per 30 giorni in tutta la provincia oltre ad accogliere la richiesta delle autorità locali di aprire una base militare a Pataz, vista l’assenza della Polizia peruviana nella regione. La decisione segue di poche ore la diffusione di un video sui social media, registrato dai sequestratori, in cui si mostra come ciascuno dei minatori sia stato giustiziato a bruciapelo. Le 13 vittime erano lavoratori assunti dall’azienda R&R, di proprietà di un minatore artigianale che svolge attività di sicurezza per la miniera Poderosa, una delle principali compagnie aurifere della provincia, sempre più sovente bersaglio di attacchi da parte di minatori illegali e gruppi criminali. (

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