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Cronache

Loretta Pavan, “io in bici dopo il cancro”: girerà l’Italia per 7mila km

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“Ciao a tutti. Mi chiamo Loretta Pavan, ho 56 anni, faccio la casalinga, mamma, compagna e anche figlia: si perché ho una mamma con la bella età di 90 anni che non accetta aiuto da nessuna persona che non sia io!!!! Ho fatto l’ imprenditrice per 30 anni circa, finché un bel giorno (anzi..un brutto giorno) mi riscontrarono un cancro al seno, così come alle altre due mie sorelle che purtroppo se ne sono già andate 19 anni fa, a 9 mesi di distanza  una dall’altra. La loro grande forza non è stata sufficiente per sconfiggere questa brutta bestia: grintose e forti…ma ahimè… non ce l’hanno fatta!” 

Accadde un giorno del 2006 che Loretta Pavan, vicentina di quelle toste, oggi di anni ne ha 59, si ammaló di tumore al seno. Lo stesso tumore che aveva stroncato le sorelle Anna, nel 1999, e Maria Teresa, nel 2000. Loretta però, a differenza delle sorelle, ha vinto la sua battaglia contro “la bestia”. Lei lo chiama così il tumore. La sua vita, peró, dopo il tumore, è cambiata. Le priorità sono altre. Lunedì mattina, sotto il solleone, la vedremo al via, da Vicenza, di una pedalata che spaventerebbe anche i ciclisti più allenati. La signora Pavan andrà per 39 giorni in bici. Una pedalata che consentirà di toccare quasi tutte le regioni italiane. Coprirà una distanza di 7.000 chilometri, il doppio di quella del Giro. Dislivello di 70.000 metri, con la “cima Coppi” che affronterà martedì nellla tappa che va da  Merano a Tirano. Scaletà lo Stelvio, arrivando a quota 2.758 metri dalla parte più dura, quella da Trafoi, con pendenze medie del 7,7%. Poi tappe da fondisti, lungo litorali e vie secondarie zeppe di strappi, tipo la Rodi Garganico-Giulianova (226 chilometri) o la Bellaria-Chioggia (210) passando sulle strade bianche del Polesine.

Una sfida incredibile che farà pensando alla beneficenza. Lo sponsor dell’ impresa è l’associazione “Amici del 5° piano”, un gruppo di volontari che sostengono i malati oncologici attraverso attività legate a cultura, benessere e sport.
Nella vita di questa donna il ciclismo è arrivato dopo le cure del tumore diagnosticato il 4 febbraio 2006. “Uno choc. E dire che ero  controllatissima per via di quanto accaduto alle mie sorelle, morte entrambe nove mesi dopo la diagnosi, ritrovarmi con quel verdetto fu devastante. Per 24 ore pensai di tutto, anche di farla finita. Poi mi feci coraggio”.
Il 18 febbraio chiamò “a Milano il professor Veronesi. All’indomani venni visitata e il 22 fui operata”. Andò tutto bene e il luminare delle cure sul cancro fu tassativo nel consigliarle una “convalescenza tranquilla”. Loretta fece di testa sua. Riprese a lavorare come prima. Ritmi forsennati.

Risultato? I valori ematici pesantemente sballati, dolori, depressione. Fu un’amica oncologa vicentina che la curava, Marcella Gulisano, a darle il consiglio risolutivo: “Ora basta con gli strapazzi. Devi imparare a volerti bene”.
Loretta lasció la sua oncologa e si fiondò in ufficio dal suo compagno (Luigi Bon) per dirgli  “amore mio da domani non vengo più in azienda”. E poi che cosa succede? Successe che “facendo colazione al bar, incontrai dei cari amici, tutti ciclisti. Uno mi suggerì di provare la bici. Figurarsi, io che non sapevo nemmeno cosa fossero i pedali…».
Ma dopo la prima uscita “verso Marostica, circa 30 chilometri, era già amore a prima vista”. Il resto è un crescendo di allenamenti e imprese sempre più incredibili: pedalate più intense e lunghe, il vicino monte Grappa scalato più volte, gare incredibili come la Parigi-Brest-Parigi, 1.200 chilometri da percorrere entro 90 ore senza fermarsi mai “e dunque con un solo nemico: il sonno”.
Ora, da lunedì, io giro dell’Italia intera. Lei ha già detto che dentro lo zaino ci saranno le foto di Anna e Maria Teresa, le sorelle di cui Loretta ha adottato i quattro figli, facendo loro da mamma: “Pedalo anche per le mie sorelle, so che sono sempre con me”.

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Cronache

il giornalista Marc Innaro e la censura Rai: Russia demonizzata, Europa marginale

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Marc Innaro (foto Imagoeconomica in evidenza), storico corrispondente Rai da Mosca e oggi inviato dal Cairo, torna a parlare in un’intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano, affrontando con lucidità e tono critico le tensioni tra l’Occidente e la Russia, il suo allontanamento da Mosca e la crescente russofobia nelle istituzioni europee.

Dal 1994 al 2000 e poi dal 2014 al 2022, Innaro ha raccontato la Russia da dentro, cercando – come lui stesso dice – di “corrispondere” la realtà e il punto di vista di Mosca. Una scelta giornalistica che gli è costata accuse di filoputinismo e, di fatto, l’interruzione della sua esperienza russa da parte della Rai, ufficialmente per motivi di sicurezza legati alla nuova legge russa contro le “fake news”.

Ma Innaro contesta apertamente questa versione: “Quella legge valeva per i giornalisti russi, non per gli stranieri accreditati. Commissionai persino uno studio legale russo-italiano che lo dimostrò. Nessuno mi ascoltò”. A detta sua, la vera censura arrivava “non dai russi, ma dagli italiani”.

Nato, Ucraina e verità scomode

Un episodio televisivo emblematico segnò la sua posizione pubblica: una cartina sull’allargamento della Nato a Estmostrata in diretta al Tg2 Post, che gli offrì l’occasione per dire: “Ditemi voi chi si è allargato”. Una verità storica, sottolinea, che rappresenta “la versione di Mosca” e che fu raccontata anche da Papa Francesco, quando parlò del “latrato della Nato alle porte della Russia”.

Da lì in poi, dice Innaro, cominciò l’isolamento. Non gli fu consentito di intervistare Lavrov né di andare embedded con i russi nel Donbass, mentre altri inviati Rai furono autorizzati a farlo con le truppe ucraine, anche in territorio russo.

“La Russia non vuole invadere l’Europa”

Secondo Innaro, la narrazione di Mosca come minaccia globale è costruita ad arte: “La Russia è un Paese immenso con 145 milioni di abitanti. Come può voler invadere un’Europa da 500 milioni?”. L’obiettivo russo, dice, è sempre stato chiaro: la neutralità dell’Ucraina e il rispetto per le minoranze russofone.

Nel commentare le dichiarazioni dei vertici Ue e Nato, come quelle di Kaja Kallas o Mark Rutte, Innaro osserva che “alimentare la russofobia non aiuta a risolvere nulla” e ricorda che è grazie al sacrificio sovietico se l’Europa è stata liberata dal nazifascismo.

“L’Europa doveva includere la Russia”

La guerra, secondo Innaro, “diventa sempre più difficile da fermare”, anche per il consenso interno a Putin. Ma l’errore strategico dell’Occidente, dice, è stato non costruire una nuova architettura di sicurezza con la Russia dopo la Guerra Fredda: “Abbiamo più in comune con i russi che con altri popoli. Ma ora i 7/8 del mondo si riorganizzano e l’Europa resta ai margini”.

Un’analisi lucida e controcorrente, che rimette in discussione molte certezze del racconto dominante.

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Cronache

Una 14enne precipita dal terzo piano e muore nel Tarantino

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Una ragazza di 14 anni è morta dopo essere precipitata dalla finestra al terzo piano dell’abitazione di Massafra (Taranto) dove viveva con i genitori. La ragazzina è stata soccorsa dal personale del 118 e trasportata d’urgenza all’ospedale Santissima Annunziata di Taranto, ma è deceduta poco dopo il suo arrivo al pronto soccorso. Il pm di turno, a quanto si è appreso, ha aperto un’inchiesta per fare luce sull’accaduto. La madre, che era con lei nell’appartamento, l’avrebbe vista lanciarsi dalla finestra. L’attività investigativa è affidata ai carabinieri.

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Cronache

Nove colpi contro l’auto di un incensurato a Nocera Inferiore

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Nove colpi d’arma da fuoco sono stati esplosi contro un’auto a Nocera Superiore. Il fatto è accaduto nella frazione Citola. La vittima dell’intimidazione è un 30enne, incensurato. L’uomo, ascoltato dai carabinieri, non ha saputo fornire alcuna spiegazione su quanto accaduto. I militari del reparto Territoriale nocerino, guidati dal comandante Gianfranco Albanese, sono al lavoro per ricostruire la dinamica di quanto accaduto. L’auto è stata posta sotto sequestro per consentire i rilievi. Non è escluso che i colpi siano partiti da due armi.

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