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Cronache

Logge nere, l’affare monnezza e i giovani fascisti su Marte: le inchieste giornalistiche tra scandali presunti e vere archiviazioni

L’inchiesta su Gioventù Nazionale, i giovani del partito di Giorgia Meloni, ha nuovamente acceso il dibattito. Le rivelazioni di messaggi razzisti e antisemiti tra giovani imbecilli di partito, nonostante il loro impatto emotivo e le reazioni indignate che hanno suscitato, sollevano interrogativi sull’effettiva utilità di tali scoop giornalistici.

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In un’Italia dove i confini tra giornalismo d’inchiesta e sensazionalismo politico sembrano sempre più sfumati, emergono dubbi crescenti sulla validità e sull’etica delle metodologie investigative impiegate da alcuni media. L’uso del giornalista infiltrato come strumento per esporre supposte corruzioni e comportamenti illeciti all’interno di organizzazioni politiche ha spesso portato più confusione che chiarezza, minando la credibilità dell’informazione e danneggiando talvolta irrimediabilmente reputazioni personali e professionali.

L’inchiesta su Gioventù Nazionale, i giovani del partito di Giorgia Meloni, ha nuovamente acceso il dibattito. Le rivelazioni di messaggi razzisti e antisemiti tra giovani imbecilli di partito, nonostante il loro impatto emotivo e le reazioni indignate che hanno suscitato, sollevano interrogativi sull’effettiva utilità di tali scoop giornalistici. È giusto che comportamenti detestabili, esecrabili, immorali vengano esposti alla luce pubblica? E a quale costo per l’integrità del giornalismo e per il quadro generale della giustizia?

Risulta evidente che non basta registrare conversazioni riservate e pubblicarle per fare giurisprudenza. Quella si fa in Cassazione, dopo i processi di primo e secondo grado. Il pericolo è che questa pratica possa facilmente degenerare in una caccia alle streghe mediatica, alimentata più dalle ambizioni politiche e dalla corsa agli ascolti che da un reale impegno per il bene comune. L’epilogo spesso deludente di queste indagini, con archiviazioni in Tribunali che seguono le polemiche roboanti, mina non solo la fiducia del pubblico nel giornalismo, ma sottolinea anche la necessità di un approccio più maturo e riflessivo nell’uso delle tecniche investigative.

Il caso della ‘Lobby nera’ di Fratelli d’Italia, o dell’inchiesta Bloody Money su Roberto De Luca (ve li ricordati i video del figlio del cosiddetto governatore?), sono esempi chiari di come le migliori intenzioni possano trasformarsi in un circo mediatico dannoso e talvolta anche un po’ penoso. Nonostante le promesse di rivelazioni sconvolgenti, le prove concrete sono spesso esigue, e l’energia e le risorse dedicate alle indagini potrebbero essere impiegate più efficacemente altrove.

La questione va oltre la singola inchiesta: è una questione di responsabilità sociale e professionale. Il giornalismo ha il compito di informare, educare e denunciare le ingiustizie, ma deve farlo con rispetto per la verità e per i diritti delle persone coinvolte. L’incapacità di distinguere tra scoop e scandalo può portare a conseguenze devastanti per tutti i protagonisti di queste vicende, inclusi i giornalisti stessi.

Oggi più che mai, con la politica nazionale e internazionale in uno stato di fermento continuo, è cruciale che i media operino con un senso critico acuto e una chiara comprensione delle implicazioni delle loro azioni. La stampa non deve diventare uno strumento di manipolazione o di distrazione, ma rimanere fedele al suo compito primario di servire l’interesse pubblico in modo equilibrato e responsabile.

Il futuro del giornalismo in Italia dipende dalla sua capacità di riconquistare la fiducia del pubblico attraverso un giornalismo d’inchiesta che sia rigoroso, equilibrato e veritiero. Solo così potrà svolgere il suo ruolo cruciale nel mantenere la democrazia informata e vigilante che tutti auspichiamo. Purtroppo non è facile e non è manco scontato nel cangiante panorama editoriale italico.

Giornalista. Ho lavorato in Rai (Rai 1 e Rai 2) a "Cronache in Diretta", “Frontiere", "Uno Mattina" e "Più o Meno". Ho scritto per Panorama ed Economy, magazines del gruppo Mondadori. Sono stato caporedattore e tra i fondatori assieme al direttore Emilio Carelli e altri di Sky tg24. Ho scritto libri: "Monnezza di Stato", "Monnezzopoli", "i sogni dei bimbi di Scampia" e "La mafia è buona". Ho vinto il premio Siani, il premio cronista dell'anno e il premio Caponnetto.

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Cronache

il giornalista Marc Innaro e la censura Rai: Russia demonizzata, Europa marginale

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Marc Innaro (foto Imagoeconomica in evidenza), storico corrispondente Rai da Mosca e oggi inviato dal Cairo, torna a parlare in un’intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano, affrontando con lucidità e tono critico le tensioni tra l’Occidente e la Russia, il suo allontanamento da Mosca e la crescente russofobia nelle istituzioni europee.

Dal 1994 al 2000 e poi dal 2014 al 2022, Innaro ha raccontato la Russia da dentro, cercando – come lui stesso dice – di “corrispondere” la realtà e il punto di vista di Mosca. Una scelta giornalistica che gli è costata accuse di filoputinismo e, di fatto, l’interruzione della sua esperienza russa da parte della Rai, ufficialmente per motivi di sicurezza legati alla nuova legge russa contro le “fake news”.

Ma Innaro contesta apertamente questa versione: “Quella legge valeva per i giornalisti russi, non per gli stranieri accreditati. Commissionai persino uno studio legale russo-italiano che lo dimostrò. Nessuno mi ascoltò”. A detta sua, la vera censura arrivava “non dai russi, ma dagli italiani”.

Nato, Ucraina e verità scomode

Un episodio televisivo emblematico segnò la sua posizione pubblica: una cartina sull’allargamento della Nato a Estmostrata in diretta al Tg2 Post, che gli offrì l’occasione per dire: “Ditemi voi chi si è allargato”. Una verità storica, sottolinea, che rappresenta “la versione di Mosca” e che fu raccontata anche da Papa Francesco, quando parlò del “latrato della Nato alle porte della Russia”.

Da lì in poi, dice Innaro, cominciò l’isolamento. Non gli fu consentito di intervistare Lavrov né di andare embedded con i russi nel Donbass, mentre altri inviati Rai furono autorizzati a farlo con le truppe ucraine, anche in territorio russo.

“La Russia non vuole invadere l’Europa”

Secondo Innaro, la narrazione di Mosca come minaccia globale è costruita ad arte: “La Russia è un Paese immenso con 145 milioni di abitanti. Come può voler invadere un’Europa da 500 milioni?”. L’obiettivo russo, dice, è sempre stato chiaro: la neutralità dell’Ucraina e il rispetto per le minoranze russofone.

Nel commentare le dichiarazioni dei vertici Ue e Nato, come quelle di Kaja Kallas o Mark Rutte, Innaro osserva che “alimentare la russofobia non aiuta a risolvere nulla” e ricorda che è grazie al sacrificio sovietico se l’Europa è stata liberata dal nazifascismo.

“L’Europa doveva includere la Russia”

La guerra, secondo Innaro, “diventa sempre più difficile da fermare”, anche per il consenso interno a Putin. Ma l’errore strategico dell’Occidente, dice, è stato non costruire una nuova architettura di sicurezza con la Russia dopo la Guerra Fredda: “Abbiamo più in comune con i russi che con altri popoli. Ma ora i 7/8 del mondo si riorganizzano e l’Europa resta ai margini”.

Un’analisi lucida e controcorrente, che rimette in discussione molte certezze del racconto dominante.

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Una 14enne precipita dal terzo piano e muore nel Tarantino

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Una ragazza di 14 anni è morta dopo essere precipitata dalla finestra al terzo piano dell’abitazione di Massafra (Taranto) dove viveva con i genitori. La ragazzina è stata soccorsa dal personale del 118 e trasportata d’urgenza all’ospedale Santissima Annunziata di Taranto, ma è deceduta poco dopo il suo arrivo al pronto soccorso. Il pm di turno, a quanto si è appreso, ha aperto un’inchiesta per fare luce sull’accaduto. La madre, che era con lei nell’appartamento, l’avrebbe vista lanciarsi dalla finestra. L’attività investigativa è affidata ai carabinieri.

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Nove colpi contro l’auto di un incensurato a Nocera Inferiore

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Nove colpi d’arma da fuoco sono stati esplosi contro un’auto a Nocera Superiore. Il fatto è accaduto nella frazione Citola. La vittima dell’intimidazione è un 30enne, incensurato. L’uomo, ascoltato dai carabinieri, non ha saputo fornire alcuna spiegazione su quanto accaduto. I militari del reparto Territoriale nocerino, guidati dal comandante Gianfranco Albanese, sono al lavoro per ricostruire la dinamica di quanto accaduto. L’auto è stata posta sotto sequestro per consentire i rilievi. Non è escluso che i colpi siano partiti da due armi.

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