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Esteri

L’Idf avanza a Gaza. Orban via dalla Cpi per Netanyahu

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Israele martella Gaza da nord a sud, causando decine di vittime. “Stiamo aumentando gradualmente la pressione” su Hamas, ha spiegato Benyamin Netanyahu, “affinché ci restituisca gli ostaggi”. In un video diffuso prima di volare a Budapest sfidando il mandato di arresto della Cpi per crimini di guerra, il premier ha annunciato che l’esercito sta “dividendo la Striscia”, prendendo il controllo dell’asse Morag, la strada che a sud separa Khan Yunis e Rafah: “Una seconda rotta Filadelfia”, l’ha chiamata, riferendosi al corridoio al confine tra Gaza e l’Egitto.

Mentre l’Idf avanza, i raid si moltiplicano lungo tutta l’enclave. Fonti palestinesi hanno denunciato decine di morti: almeno “13 martiri, tra cui 2 bambini, sono rimasti uccisi nel bombardamento di una casa che ospitava sfollati a Khan Yunis”, “altre 2” persone in un attacco a Nuseirat, nel centro. A Jabalia, nel nord, il raid più sanguinoso con “40 morti”, riferiscono i media palestinesi, di cui 19 in una struttura sanitaria dell’Unrwa, diventata un rifugio per famiglie. “Abbiamo colpito un centro di comando e controllo dei terroristi”, ha dichiarato invece l’Idf, mentre nella Striscia continuano le manifestazioni anti-Hamas, a rischio di rappresaglie ed esecuzioni sommarie.

L’operazione di Israele nella Striscia “si sta espandendo per distruggere e ripulire l’area dai terroristi e dalle infrastrutture terroristiche e per conquistare vaste aree che saranno incorporate nelle zone di sicurezza israeliane”, ha affermato anche il ministro della Difesa Israel Katz, mentre il capo di stato maggiore, Eyal Zamir, in visita alle truppe a Rafah insieme al capo dello Shin Bet Ronen Bar – che Netanyahu ha deciso di cacciare tra le proteste -, ha ribadito che “l’unica cosa che può impedirci di avanzare è il rilascio dei nostri ostaggi”. Tuttavia, i parenti dei 59 rapiti, tra vivi e morti, ancora nelle mani di Hamas hanno scritto una lettera aperta “a tutti coloro che vorranno ascoltare”: “Fermate i combattimenti, tornate al tavolo delle trattative e attuate pienamente un accordo che riporti indietro tutti gli ostaggi, anche a costo di porre fine alla guerra. La pressione militare li mette in pericolo e niente è più urgente che riportarli a casa tutti”, è l’appello del forum delle famiglia. Appello simile a quello delle cancellerie europee, a partire dalla Gran Bretagna che con il ministro David Lammy condanna la ripresa dell’offensiva israeliana sulla Striscia, diventata “il posto più pericoloso al mondo”, e invoca il ritorno agli accordi di cessate il fuoco.

Ad accrescere la tensione, anche interna, la decisione del ministro della Sicurezza nazionale israeliano, Ben Gvir, di estrema destra, di salire alla Spianata delle Moschee a Gerusalemme, luogo sacro per i musulmani, suscitando le critiche della sua stessa coalizione di governo. “Una provocatoria e pericolosa escalation”, ha reagito Hamas invitando “i giovani in Cisgiordania a intensificare il confronto in difesa della nostra Terra e dei nostri luoghi santi, prima tra tutti la benedetta moschea di Al-Aqsa”. Intanto l’Ungheria di Viktor Orban si appresta a ricevere Netanyahu, al quale ha promesso che non lo arresterà nonostante la Corte penale internazionale le abbia ricordato l’obbligo giuridico per gli Stati parte di dare seguito alle sue decisioni. Per tutta risposta Budapest si è detta pronta a uscire dalla Cpi e di aver già preparato una bozza di risoluzione parlamentare. Tuttavia, ci vorrà un anno dalla notifica perché il divorzio dall’organismo dell’Aja diventi effettivo. Nel frattempo, restano validi gli obblighi dei singoli Paesi, che in caso contrario vanno incontro a sanzioni.

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Trump affida il dialogo con Mosca al suo uomo di fiducia Witkoff, uno che fa affari con oligarchi russi

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Donald Trump ha estromesso Keith Kellogg dai contatti sulla guerra in Ucraina. Il generale, pur essendo l’inviato ufficiale della Casa Bianca, è stato considerato in conflitto d’interessi per via del lavoro della figlia, che collabora con un’agenzia impegnata a fornire farmaci a Kiev. La notizia, rilanciata dalla stampa russa e dai servizi d’intelligence di Mosca, ha spinto Trump a escluderlo dalle trattative.

Witkoff entra in scena senza incarichi ufficiali

Al suo posto, Trump ha affidato i contatti con il Cremlino a Steve Witkoff, immobiliarista newyorkese e suo collaboratore personale. Witkoff non ha alcuna esperienza diplomatica né una posizione formale all’interno delle istituzioni americane. Tuttavia, gode della fiducia diretta dell’ex presidente e sembra avere piena libertà d’azione nei rapporti con la Russia.

L’ombra dell’oligarca Blavatnik nei suoi affari

A rendere controversa la scelta di Witkoff è il suo socio d’affari, Leonard Blavatnik, miliardario nato a Odessa, naturalizzato americano e britannico, considerato uno degli oligarchi più influenti. Blavatnik è finito nella lista delle sanzioni dell’Ucraina per i suoi rapporti con l’economia russa. Con Witkoff ha gestito operazioni immobiliari per oltre un miliardo di dollari.

Gli affari miliardari costruiti nell’era post-sovietica

Blavatnik ha fatto fortuna negli anni delle privatizzazioni in Russia. Con Mikhail Fridman e Viktor Vekselberg ha acquisito la compagnia petrolifera TNK e, nel 2003, ha siglato una partnership con British Petroleum. L’operazione si è conclusa nel 2013 con la vendita a Rosneft per 56 miliardi di dollari, con l’appoggio politico del Cremlino.

Trump ignora i rischi e tira dritto

Nonostante la posizione ambigua di Blavatnik — che ha definito la guerra “inimmaginabile” senza mai accusare Putin — Trump continua a considerare valido il canale con Mosca tramite Witkoff. Le attività comuni tra i due sono proseguite anche dopo l’inizio della guerra in Ucraina, con un recente investimento da 85 milioni di dollari. Per Trump, nessun problema. O forse, proprio per questo, un vantaggio.

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Il deputato Chiquinho Brazão accusato dell’omicidio di Marielle perde il mandato

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La Camera dei deputati del Brasile ha dichiarato giovedì 24 aprile la perdita del mandato del deputato federale Chiquinho Brazão, uno dei rinviati a giudizio accusati di aver agito come mandante dell’omicidio della consigliera comunale Marielle Franco e del suo autista Anderson Gomes, nel 2018. Lo rende noto Agência Brasil. La decisione è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Camera ed è stata giustificata sulla base dell’articolo della Costituzione che determina la perdita del mandato del parlamentare che “non si presenti in ogni sessione legislativa a un terzo delle sessioni ordinarie della Camera”.

Brazão è stato arrestato nel marzo dello scorso anno ma ha lasciato il carcere all’inizio di aprile di quest’anno dopo che il giudice della Corte suprema brasiliana, Alexandre de Moraes, ha concesso gli arresti domiciliari all’oramai ex deputato. Nella sua decisione, Moraes ha concordato con il bollettino medico presentato dal carcere di Campo Grande dove era recluso secondo il quale, Brazão ha una “delicata condizione di salute” con “alta possibilità di soffrire un malore improvviso con elevato rischio di morte”.

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Lavrov, Trump ha ragione su direzione Russia-Usa su Ucraina

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“Donald Trump ha ragione ad affermare che Stati Uniti e Russia si stanno muovendo nella giusta direzione per quanto riguarda la risoluzione del conflitto ucraino”. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov in un’intervista alla Cbs, riporta la Tass. “Il presidente degli Stati Uniti crede, e ritengo a ragione, che ci stiamo muovendo nella giusta direzione. Le forze armate russe – ha detto ancora Lavrov – stanno conducendo attacchi in Ucraina solo contro obiettivi militari o siti utilizzati dall’esercito ucraino. Il presidente russo Vladimir Putin lo ha già ribadito in più occasioni”.

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