L’ex premier albanese Sali Berisha, principale figura dell’opposizione di centro destra e tra gli uomini che ha segnato la storia del Paese dalla caduta del regime comunista all’inizio degli anni ’90, da oggi è agli arresti domiciliari, indagato per presunta corruzione. La Corte contro la Corruzione e la Criminalità organizzata ha approvato la richiesta della Procura speciale, che si è vista obbligata a rispondere alla sfida di Berisha che ha violato le disposizioni della stessa Corte che lo scorso ottobre gli aveva imposto l’obbligo di presentarsi due volte al mese davanti alla polizia giudiziaria e di non lasciare il Paese. Per tre volte di seguito Berisha ha ignorato l’ordinanza del giudice, sostenendo che la decisione della Corte “è in violazione della Costituzione”.
Secondo la Procura speciale, nel 2009 quando era a capo del governo, nelle procedure per la privatizzazione di un complesso sportivo a Tirana, Berisha avrebbe favorito il genero Jamarber Malltezi, uno dei proprietari del terreno in cui si estendeva il complesso sul quale poi sono sorti numerosi palazzi. Lo scorso ottobre la Corte speciale ha ordinato l’arresto di Malltezi, poi finito ai domiciliari in Appello. L’ex premier – che negli anni ’90 è stato anche presidente dell’Albania – ha dichiarato che, in qualità di membro del parlamento, la Procura avrebbe dovuto chiederne l’autorizzazione. Berisha ha negato categoricamente ogni tipo di sospetto sollevato nei suoi confronti, sostenendo che tutto fosse una montatura politica “orchestrata dal premier” socialista Edi Rama.
Spesso Berisha ha paragonato se stesso con il leader dell’opposizione russa Alexei Navalny. Commentando su Facebook la decisione della Corte ha scritto che “questo arresto politico, è la testimonianza della ceca vendetta politica di Rama”, avvertendo che “colui che pensa di annientare il pluralismo e l’opposizione, farà la fine che il popolo che si oppone riserva ai nemici della libertà e ai dittatori”. Nelle ultime settimane Berisha ha fatto appello alla mobilitazione popolare “contro il regime istituito da Rama”, dichiarando che “il suo rovesciamento è la nostra santa promessa.
Oggi, o mai”, ha ribadito in alcune proteste organizzate di recente, senza però raccogliere un sostanziale sostegno. Il premier da parte sua ha scelto di ignorare le polemiche con il suo predecessore, ed anche oggi alle domande dei giornalisti ha dichiarato che “non intendo occuparmi delle persone ‘non grata’, riferendosi alla decisione del Dipartimento di Stato Usa ed anche della Gran Bretagna che hanno vietato a Berisha e ai membri della sua famiglia, l’ingresso nel loro territorio per il suo coinvolmento “in gravi atti di corruzione”. Secondo la decisione della Corte, gli agenti di polizia dovrebbero sorvegliare 24 ore su 24 il rispetto degli arresti domiciliari dell’ex premier, il quale rischierebbe di finire in carcere in caso di violazione. Una misura “extralegale”, ha dichiarato il suo difensore Genc Gjokutaj, definendo poi “insensato” anche il divieto per Berisha di avere comunicazioni con l’esterno, tranne che con i parenti.