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Esteri

Leopoli come Londra nel ’39, corsa per salvare l’arte

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Il crocifisso del Cristo Salvatore della Cattedrale armena di Leopoli, opera lignea medioevale gia’ scampata alla prima e seconda guerra mondiale, ha traslocato. Al suo posto, sull’altare, il vuoto. I volontari lo hanno amorevolmente accompagnato nella sua nuova casa temporanea, un bunker antiaereo. Perche’ a Leopoli non c’e’ la guerra guerreggiata, ma e’ meglio portarsi avanti. Le bombe non si annunciano, prima di piovere dal cielo. E per come si sta mettendo, salvare per quanto possibile il ricco patrimonio artistico della capitale per caso appare una scelta saggia. Il centro di Leopoli e’ d’altra parte patrimonio Unesco. Nella centralissima piazza del mercato le statue sono state impacchettate, le opere d’arte vengono stivate in luoghi sicuri e persino le preziosissime vetrate piombate delle chiese vengono smantellate. Basta una forte esplosione, anche solo nelle vicinanze, e addio: secoli di storia sbriciolati. “Stiamo avvolgendo le sculture con panno ignifugo, lana di vetro, un tessuto speciale e infine le proteggiamo con dei sacchi speciali”, spiega Lilia Onyschenko, responsabile del dipartimento di conservazione dei beni culturali di Leopoli. “Tutto cio’ non le salvera’ da un colpo diretto ma se ci sara’ una potente onda d’urto almeno non si romperanno in mille pezzi”.

Si parla in questi giorni di “immagini da seconda guerra mondiale” e il paragone e’ davvero calzante. Leopoli fu invasa e conquistata dai nazisti e anche allora le opere d’arte furono messe al sicuro, compreso il Cristo Salvatore. Corsi e ricorsi. Il British Museum, a Londra, si porto’ avanti, iniziando l’evacuazione addirittura nel 1933. Le sculture piu’ pesanti furono ospitate nel tunnel della metropolitana di Aldwych. Una precauzione che pago’ dato che il Museo fu colpito da una serie di bombe incendiarie tra il settembre 1940 e il maggio 1941, quando un raid aereo causo’ la perdita di circa 250.000 libri (l’acqua degli idranti rovino’ la maggior parte di quelli che sopravvissero alle fiamme). I primi segnali non sono incoraggianti. Il Museo storico-culturale di Ivankiv, un museo di archeologia, storia e arti visive a circa 50 miglia a nord di Kiev, e’ stato distrutto da un incendio: ospitava circa 25 dipinti dell’artista ucraina autodidatta Maria Prymachenko, il cui lavoro e’ ammirato in tutto il mondo. Oltre ai civili, dunque, sotto le bombe di Mosca si registrano le prime perdite importanti del patrimonio storico-artistico ucraino. E un popolo e’ popolo anche grazie alla sua memoria collettiva. In questa lotta contro il tempo per salvare i suoi tesori l’Ucraina non e’ sola. I lavoratori dei musei dei Paesi vicini si stanno mobilitando per aiutare i colleghi ucraini, nel timore che le istituzioni culturali e i loro addetti siano particolarmente a rischio a causa dell’invasione russa. Il direttore del Museo Nazionale dell’Ucraina a Kiev, Fedir Androschuk, sta poi esortando la comunita’ museale internazionale ad aumentare “la consapevolezza del patrimonio culturale in Ucraina e le minacce che ora affronta”. “Come risulta chiaro dalla retorica del presidente Vladimir Putin, che non riconosce la storia autonoma dell’Ucraina, questa guerra e’ anche un assalto alla nostra identita’ culturale”, ha sottolineato. “La minaccia che il Museo Nazionale di Storia e altri musei siano saccheggiati o distrutti dal fuoco nemico e’ molto reale”.

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Chico Forti lascia il carcere di Miami: presto in Italia?

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Chico Forti, il 65enne trentino condannato all’ergastolo in Florida per l’omicidio di Dale Pike avvenuto il 15 febbraio 1998, ha lasciato il carcere di Miami. Attualmente, è sotto la custodia dell’Agenzia statunitense per l’immigrazione in attesa del trasferimento in Italia.

Secondo una fonte vicina a Forti, il trasferimento potrebbe avvenire entro due o tre settimane. Tuttavia, altre fonti che seguono attentamente il caso suggeriscono maggiore cautela, stimando un’attesa media di 4-5 mesi per la consegna. Questo periodo di attesa è tipico dopo la sentenza italiana di riconoscimento di quella straniera, un processo di conversione recentemente deciso dalla corte d’Appello di Trento.

La comunità italiana segue con grande interesse e trepidazione gli sviluppi del caso Forti, sperando che il ritorno in patria possa avvenire nel più breve tempo possibile.

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Fico operato: è vigile e in condizioni stabili

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Il premier slovacco Robert Fico è “vigile” ed “in condizioni stabili” dopo l’operazione subita per gli spari che lo hanno colpito nel pomeriggio. Lo riferisce la tv slovacca TA3 che parla di “intervento riuscito”.

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Il premier Robert Fico colpito da più proiettili in un attentato è in fin di vita

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Un responsabile del partito Smer del premier slovacco Robert Fico ha confermato al Guardian che il primo ministro è stato colpito da più proiettili  all’addome ed è ora sottoposto ad un intervento chirurgico. Quali siano le sue condizioni cliniche è difficile da dire. C’è molta confusione ancora su dinamica e su identità dell’uomo arrestato.

In un aggiornamento postato sulla pagina Facebook del premier slovacco Robert Fico e rilanciato dai media slovacchi, c’è scritto che “Fico è stato vittima di un attentato. Gli hanno sparato più volte ed è attualmente in pericolo di vita. E’ stato trasportato in elicottero a Banská Bystrica, perché il trasporto a Bratislava richiederebbe troppo tempo a causa della necessità di un intervento urgente. A decidere saranno le prossime ore”.

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