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Economia

Le piccole imprese pagano più tasse dei giganti del web: un confronto sconcertante

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Il mondo delle piccole e medie imprese (Pmi) e quello dei giganti del web non potrebbero essere più diversi, soprattutto quando si parla di tasse. Lo conferma un’analisi della Cgia di Mestre, che ha messo in luce le profonde disparità nel trattamento fiscale riservato a questi due mondi. Se da un lato le Pmi italiane pagano ogni anno miliardi di euro in imposte, dall’altro le principali multinazionali del web contribuiscono molto meno, sfruttando pratiche fiscali elusive.

I numeri che fanno riflettere: Pmi vs Big Tech

Secondo i dati dell’indagine, le piccole imprese italiane versano complessivamente 24,6 miliardi di euro all’erario. Un contributo ben superiore a quello delle 25 principali multinazionali del web, che pagano soltanto 206 milioni di euro. Questa disparità è sorprendente se si considera che le Pmi producono un fatturato 90 volte superiore a quello delle Big Tech, ma versano 120 volte più imposte.

Elusione fiscale e Global Minimum Tax

La questione diventa ancora più rilevante con l’introduzione della Global Minimum Tax, una misura che dovrebbe contrastare l’elusione fiscale praticata dalle multinazionali. Tuttavia, gli effetti di questa tassa, che prevede un’aliquota minima del 15%, potrebbero essere limitati. Si stima che l’erario italiano incasserà solo 381,3 milioni di euro nel 2025 e 432,5 milioni di euro nel 2027.

Il trattamento fiscale differente tra Pmi e multinazionali

Il trattamento fiscale riservato alle piccole imprese italiane è molto diverso rispetto a quello dei giganti del web. Se le Pmi affrontano un tax rate effettivo che sfiora il 50%, le grandi aziende tecnologiche pagano soltanto il 36%. Questo divario, sottolinea la Cgia, è il risultato di pratiche elusive che consentono alle multinazionali di trasferire utili nei Paesi a fiscalità agevolata.

Le prospettive future per le Pmi

Nonostante l’entrata in vigore della Global Minimum Tax e le nuove misure fiscali, le piccole imprese continuano a essere svantaggiate rispetto alle multinazionali. In molte regioni italiane, come il Molise e la Valle d’Aosta, le Big Tech pagano meno tasse rispetto alle imprese locali, un fenomeno che alimenta ulteriormente le disuguaglianze fiscali nel nostro Paese.

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Economia

L’Europa strappa alla Cina una tregua sulle terre rare e ottiene aperture sui chip Nexperia

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L’Unione Europea incassa un importante successo diplomatico con la sospensione temporanea delle restrizioni all’esportazione di terre rare da parte della Cina, una misura analoga a quella concessa agli Stati Uniti.
La decisione è stata accolta con soddisfazione a Bruxelles, dove la Commissione Europea ha parlato di “un passo responsabile e appropriato nel contesto della garanzia di flussi commerciali globali stabili in un’area di fondamentale importanza”.

Il via libera è arrivato dopo i colloqui tra il commissario Ue al Commercio, Maros Sefcovic, e il ministro cinese Wang Wentao, culminati in un incontro a Bruxelles nell’ambito del dialogo Ue-Cina sul controllo delle esportazioni.


Dialogo Ue-Cina: collaborazione per la stabilità della catena di approvvigionamento

Secondo quanto riferito dall’esecutivo comunitario, le parti hanno discusso della necessità di mantenere la stabilità della catena di approvvigionamento delle terre rare, impegnandosi a rafforzare la cooperazione sulle licenze generali di esportazione e a migliorare la comunicazione bilaterale.

“Le parti hanno riconosciuto l’importanza del dialogo – ha spiegato la Commissione – e l’utilità di mantenere una comunicazione aperta e costruttiva sui controlli alle esportazioni”.


Aperture anche sui chip Nexperia

Oltre alla tregua sulle terre rare, da Pechino arrivano segnali distensivi anche sul fronte tecnologico.
Il ministero del Commercio cinese sta valutando la possibilità di escludere alcuni microprocessori Nexperia dal divieto di esportazione verso l’Unione Europea.
Si tratta di chip fondamentali per l’industria automobilistica europea, prodotti in gran parte in Europa e poi rifiniti in Cina prima di essere riesportati ai clienti del Vecchio Continente.

“Valuteremo attentamente la situazione delle aziende e concederemo esenzioni alle esportazioni in base alle reali necessità”, ha dichiarato un portavoce del ministero.


Bruxelles tra “de-risking” e necessità di equilibrio con Pechino

L’intesa arriva in un momento delicato per l’Europa, impegnata da quasi quattro anni in una strategia di riduzione del rischio (de-risking) verso la Cina.
L’obiettivo è evitare di ripetere gli errori legati alla dipendenza energetica dalla Russia, diversificando le fonti e i partner commerciali, in linea con la visione di Washington, che considera Pechino un avversario sistemico.

Tuttavia, la realizzazione di strumenti come il Chip Act europeo o la strategia sulle materie prime critiche richiede tempo e grandi investimenti, mentre nel frattempo Bruxelles deve gestire un equilibrio diplomatico complesso tra tutela industriale e necessità di approvvigionamento.


Le prospettive

Con la sospensione delle restrizioni e l’apertura sul caso Nexperia, l’Unione Europea ottiene una tregua preziosa in un contesto globale segnato da tensioni commerciali e strategiche.
Ma resta la sfida di lungo periodo: costruire un’autonomia tecnologica e industriale senza rompere il delicato equilibrio con la Cina, partner commerciale imprescindibile ma anche concorrente strategico.

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Economia

L’Italia protagonista della nuova corsa allo spazio: crescita record e investimenti per oltre 7,5 miliardi di euro

L’Italia si conferma tra i leader europei della Space Economy: oltre 400 aziende, 13.500 addetti e 4 miliardi di fatturato. Meloni: “Lo spazio è un dominio strategico, investiamo 7,5 miliardi per ricerca, industria e sicurezza nazionale.”

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L’Italia è oggi uno dei Paesi più dinamici nel settore spaziale europeo. Con oltre 400 aziende, circa 13.500 addetti e un fatturato che supera i 4 miliardi di euro, il Paese guarda al futuro con fiducia, puntando su innovazione, ricerca e cooperazione industriale.
La conferma arriva dagli Stati Generali della Space Economy, che si sono conclusi a Milano, dove istituzioni, industria e mondo accademico si sono confrontati sulle nuove sfide del comparto: dalla strategia post-Pnrr alle politiche europee, fino alla diplomazia spaziale.

L’evento si è svolto in un momento cruciale, segnato dall’approvazione della prima legge nazionale sullo spazio, dall’avvio dell’iter dell’Eu Space Act e in vista della ministeriale dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), in programma a fine novembre a Brema.


Meloni: “Non solo partecipare, vogliamo essere protagonisti”

Nel suo messaggio di saluto, la premier Giorgia Meloni ha ribadito la centralità del settore spaziale per la strategia industriale italiana.

“Non ci accontentiamo di partecipare, ma vogliamo essere protagonisti. Lo spazio è un dominio strategico per la crescita del Paese.”

Meloni ha ricordato che l’Italia ha destinato oltre 7,5 miliardi di euro al comparto, “un investimento record” proveniente da risorse nazionali e Pnrr, finalizzato a infrastrutture, tecnologie, ricerca e competenze.

“Sono investimenti che si traducono in catene del valore più solide, in una filiera industriale competitiva e in servizi migliori per cittadini e imprese.”


Crosetto: “Lo spazio è un dominio critico per la sicurezza nazionale”

Anche il ministro della Difesa Guido Crosetto, in un videomessaggio, ha sottolineato il valore strategico del settore:

“Sostenere l’interazione tra ricerca, industria e difesa è essenziale per rafforzare la competitività e la resilienza del sistema Paese. Lo spazio è ormai un dominio critico per la sicurezza e l’autonomia strategica dell’Italia.”


Urso: “Alla ministeriale Esa saremo leader con la Germania”

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che detiene la delega allo spazio, ha evidenziato i progressi italiani nel contesto europeo.

“L’Italia cresce più rapidamente di altri grandi Paesi Ue e alla prossima ministeriale Esa saremo al fianco della Germania come leader dei principali programmi spaziali europei.”

Urso ha inoltre citato il progetto Bromo, la joint venture tra Leonardo, Airbus e Thales, come modello di cooperazione industriale europea, auspicando la nascita di “campioni europei capaci di competere a livello globale”.

“Accanto ai grandi player dobbiamo rafforzare il tessuto delle piccole e medie imprese e delle startup che animano i nostri 15 distretti spaziali”, ha aggiunto.


Università, ricerca e PMI: la filiera spaziale italiana

A sostenere questo obiettivo, anche la vicepresidente della Regione Lazio Roberta Angelilli, che ha rimarcato la necessità di creare sinergie tra università, centri di ricerca e agenzie specializzate per costruire “una vera azione di sistema”.

Il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Teodoro Valente, ha confermato che l’Asi continuerà a sostenere Pmi e startup con fondi allocati presso l’Esa e con le misure previste dalla nuova legge nazionale sullo spazio.


Il dibattito sulla regolamentazione europea

Nel corso dell’incontro, è emersa anche una riflessione sulla futura legge europea sullo spazio, l’Eu Space Act, che secondo molti operatori dovrà evitare eccessi burocratici.

Massimo Claudio Comparini, managing director della Space Division di Leonardo, ha messo in guardia contro i rischi della sovraregolamentazione:

“Dobbiamo costruire uno spazio sostenibile, ma troppi vincoli possono ridurre la competitività dell’industria europea. Serve un punto di equilibrio.”


L’Italia guarda alle stelle con fiducia

Con investimenti record, una filiera industriale in crescita e una visione strategica chiara, l’Italia si candida a essere tra i protagonisti della nuova corsa allo spazio.
Una sfida che unisce tecnologia, sicurezza, economia e diplomazia, e che vede il nostro Paese sempre più centrale nelle politiche europee e globali del futuro.

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Economia

Dal 2026 obbligo di collegamento tra registratori di cassa e Pos: nuova stretta anti-evasione

Dal 1° gennaio 2026 scatterà l’obbligo di collegamento tra registratori telematici e Pos. L’Agenzia delle Entrate ha definito le regole: niente collegamento fisico, ma una procedura online per associare i dispositivi e rafforzare la lotta all’evasione.

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A partire dal 1° gennaio 2026, tutti gli esercenti dovranno collegare i propri registratori telematici agli strumenti di pagamento elettronico (foto Imagoeconomica generata con Ia), come i Pos.

La misura, introdotta con la legge di bilancio 2024, rappresenta un passo decisivo nella lotta all’evasione fiscale, con l’obiettivo di rendere completamente tracciabili le operazioni di vendita e gli incassi.

Le regole operative sono state definite in un provvedimento firmato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, che stabilisce le modalità di abbinamento tra terminali di pagamento e registratori di cassa.


Un sistema digitale e senza connessioni fisiche

Il nuovo sistema non prevede collegamenti fisici tra i dispositivi, ma utilizza un servizio online dedicato che sarà attivo nell’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate.

Gli esercenti – anche tramite il proprio consulente fiscale – dovranno:

  • accedere all’area riservata del portale dell’Agenzia;

  • associare la matricola del registratore telematico, già censito in Anagrafe Tributaria, ai dati identificativi del Poso di altri strumenti di pagamento elettronico;

  • confermare la registrazione attraverso la piattaforma online.

Per facilitare il processo, il sistema mostrerà automaticamente l’elenco dei terminali di pagamento registrati a nome dell’esercente, grazie ai dati comunicati preventivamente dagli operatori finanziari.


Tempistiche e scadenze

Le nuove funzionalità saranno disponibili a partire dai primi giorni di marzo 2026, con una data ufficiale che sarà comunicata sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

Per gli esercenti che già dispongono di strumenti di pagamento elettronico attivi al 1° gennaio 2026 o utilizzati entro il 31 gennaio 2026, è previsto un termine di 45 giorni per completare l’associazione.

A regime, ogni nuova registrazione o variazione dovrà essere effettuata dal sesto giorno del secondo mese successivoalla disponibilità del nuovo Pos e entro l’ultimo giorno lavorativo dello stesso mese.


Un passo avanti nella digitalizzazione fiscale

Con questa misura, il governo punta a rafforzare il controllo dei flussi finanziari e a ridurre le sacche di evasione nei pagamenti in contanti, proseguendo nella direzione della digitalizzazione del sistema fiscale.

Il nuovo meccanismo – frutto del confronto tra l’Agenzia delle Entrate e le associazioni di categoria – rappresenta un equilibrio tra esigenze di tracciabilità e semplificazione per gli esercenti, evitando interventi tecnici complessi e privilegiando soluzioni digitali accessibili.

Secondo le stime del Ministero dell’Economia, la misura potrebbe contribuire a recuperare diversi miliardi di euro di gettito in pochi anni, consolidando il percorso verso una maggiore trasparenza e modernità dei pagamenti in Italia.

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