Collegati con noi

Cultura

L’Azzeccagarbugli, il Principe e lo Sceriffo, dal futile all’utile quel che serve per tenere a bada un popolo di stolti

Pubblicato

del

«“Bene,” continuò Agnese: “quegli è un uomo! Ho visto io più d’uno impacciato come un pulcino nella stoppa e che non sapeva dove darsi del capo, e dopo essere stato un’ora a quattr’occhi col dottor Azzecca-garbugli, (badate bene di non chiamarlo così!) l’ho visto, dico, ridersene. Pigliate quei quattro capponi, poveretti! a cui doveva io tirare il collo, pel banchetto di questa sera, e portateglieli; perché non bisogna mai andare colle mani vuote da quei signori. Raccontategli tutto l’accaduto: e vedrete che egli vi dirà su due piedi di quelle cose che a noi non verrebbero in testa, a pensarci un anno”».

Azzeccarbugli è un personaggio del romanzo storico di Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi. È il soprannome di un avvocato di Lecco, chiamato, nelle prime edizioni del romanzo, dottor Pettola e dottor Duplica (nell’edizione definitiva non c’è il nome, ma solo il soprannome).
Il nome costituisce una italianizzazione del termine dialettale milanese azzeccacarbuj, che Francesco Cherubini traduce “Scioglitore di nodi”. ( tratto da Wikipedia)
È un personaggio letterario del tutto secondario, ma è rimasto famoso per l’abilità del Manzoni nel creare e nel descrivere la sua personalità.
Ieri mi è venuto in mente commentando coi miei figli la paradossale situazione venutasi a creare a seguito delle ordinanze del presidente della Giunta regionale della Campania De Luca.
In realtà, il termine era già stato usato da Niccolò Machiavelli, per intenderci l’autore del Principe, che, in un passo delle Legazioni del 1510, scrive: “Voi sapete che i mercatanti vogliono fare le cose loro chiare e non azzeccagarbugli”.
Magari, dopo aver finito di leggere qui, andatevi a leggere anche Il Principe, un trattato politico del 1500 dedicato ai de’ Medici che delinea le caratteristiche del buon politico.
Tra le altre massime vi segnalo:
“Coloro e’ quali solamente per fortuna diventano, di privati, principi, con poca fatica diventano, ma con assai si mantengono”.
Ritornando al nostro discorso, per sintetizzare il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha stabilito il divieto di spostamenti, che il governatore De Luca ha declinato in Campania come divieto di uscire da casa se non per situazioni di assoluta necessità.
Di qui il grande dubbio se si possa uscire a fare una passeggiata o a fare jogging.
Se non fosse drammatica, la situazione sarebbe grottesca.
Ecco che per risolvere l’arcano, davvero ci vorrebbe un Azzeccagarbugli, che Manzoni disegna come un uomo di legge molto erudito; nel suo studio è presente una notevole quantità di libri, il cui ruolo principale è, però, quello di elementi decorativi piuttosto che di materiale di studio. Il suo tavolo invece è cosparso di fogli che impressionano gli abitanti del paese che vi si recano.
E chissà se finita questa emergenza non ne escano numerosi per difendere ex post i diritti lesi dei poveri cittadini.
È davvero incredibile come la nostra classe dirigente, anche in situazioni di emergenza, di estrema gravità, non riesca ad avere chiarezza. Quando finirà tutto apprezzerò molto di più chi saprà essere netto, bianco o nero, si può fare o è vietato.
In questa generale confusione, molti mi chiamano e mi scrivono, chiedendomi se possano o meno uscire di casa.
Personalmente resto a casa, gli rispondo, non tanto per timore delle possibili sanzioni, quanto per quel minimo di senso civico che cerco sempre di seguire.
Quindi, resta a casa, concludo. Fallo per te e per i tuoi figli non per De Luca!
Indipendentemente dalla querelle giuridica, nella quale non credo sia ora il caso di entrare, non mi piace il popolo che ha bisogno di minacce di sanzioni e di sceriffi che le facciano rispettare.
#Andratuttobene non può essere solo un hashtag, ma ognuno deve fare la sua parte. E stare un po’ di giorni a casa non mi sembra neanche questo enorme sacrificio.
Chi non ci riesce, in una situazione così grave, deve solo vergognarsi.
Ecco vergognatevi invece di farvi professori o tantomeno cercare azzegarbugli.
Altrimenti meritate uno sceriffo.
Il termine sceriffo deriva dall’antica carica di shire reeve. Ed il ruolo di sceriffo ha una storia interessante. Ha origine anglo-sassone ed il reeve era un funzionario nominato dal re per essere responsabile degli affari pubblici delle località. Un alto funzionario, lo shire-reeve era il rappresentante dell’autorità reale in uno shire (cioè una contea).
Le ordinanze degli ultimi giorni del “Governatore” della Campania De Luca possono essere discutibili, o – come sostiene qualcuno più erudito – giuridicamente strampalate, ma purtroppo sono necessarie per un popolo di inetti. Non parliamo di tutti ovviamente, anzi forse soltanto di un manipolo di stolti, i soliti direi.
È proprio quello che succede con la criminalità.
È chiaro che la gran parte dei napoletani sono persone perbene, eppure siamo dipinti in tutto il mondo come scippatori e camorristi.
Ed ecco che succede oggi. Quasi tutti, persone intelligenti direi, stiamo a casa e rispettiamo le indicazioni delle prime ordinanze. Ma non siamo capaci di farlo capire ai nostri figli, ai nostri nipoti e ai nostri amici o conoscenti.
E allora che cosa succede?
Va peggio per tutti. Norme sempre più stringenti e rigorose.
Perché non riusciamo ad accettare le regole?
E prima ancora perché questo modo di vivere ( temporaneo ovviamente) ci sta così stretto? Tanto da essere addirittura insopportabile.
Perché non riusciamo a trarre, anche in questa situazione difficile per tutti, qualcosa di positivo?
Come mi ha scritto una persona cara: “Può essere anche un momento di riflessione collettiva, di riscoperta dei veri sentimenti (tvb, ti amo, siamo amici, ecc.). Perché, invece, ci siamo abituati a pronunciarli in svariati contesti spesso solo per questioni di opportunità, che la nostra società ne è piena”.
Ecco allora, riscopriamo i veri valori, stiamo con i nostri figli, abbracciamo le nostre mogli/compagne, leggiamo insieme un libro, o semplicemente parliamo. E restiamo a casa per un po’ e scopriremo che non ci avrà fatto male.

Advertisement

Cultura

Maurizio Landini, esce “Un’altra storia” per parlare ai giovani

Pubblicato

del

Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini si racconta per la prima volta nel libro ‘Un’altra storia’ con l’intento di parlare soprattutto ai giovani. “Uno dei motivi che mi ha spinto a raccontare la mia esperienza di vita e di lotta, è che vedo tra le giovani generazioni una straordinaria domanda di libertà. Una domanda di libertà e di realizzazione che non può essere delegata ad altri o rinviata a un futuro lontano, ma che si costruisce giorno per giorno a partire dalla lotta per cambiare le condizioni di lavoro e superare la precarietà. Se riuscirò ad accendere nei giovani la speranza e la voglia di lottare per la loro libertà nel lavoro e per un futuro migliore, potrò dire di aver raggiunto uno degli obiettivi che mi ero prefisso. Questo libro, con umiltà, vuole parlare soprattutto a loro” dice Landini.

In libreria proprio a ridosso dei referendum abrogativi dell’8 e 9 giugno su lavoro e cittadinanza, ‘Un’altra storia’ è una narrazione intima tra ricordi, aneddoti e svolte professionali ed esistenziali, che si intreccia alla storia degli ultimi quarant’anni di questo paese, con un focus su alcune grandi ferite sociali di ieri e di oggi che ancora sanguinano e che devono essere rimarginate. Dagli anni Settanta ai giorni nostri, dall’infanzia e l’adolescenza a San Polo d’Enza, fino alle esperienze sindacali degli inizi a Reggio Emilia e Bologna, al salto nazionale in Fiom prima e in Cgil poi, nel libro di Landini non mancano le analisi sulle grandi questioni legate al mondo del lavoro e a quello delle grandi vertenze, tra cui Stellantis, il rapporto con i governi Berlusconi, Prodi, Renzi, Conte, Draghi e Meloni, nella declinazione dell’idea-manifesto del “sindacato di strada”, in cui democrazia e autonomia sono il grande orizzonte.

Questa narrazione personale e intima, ricca di spunti e riflessioni, si tiene insieme a quelle che sono le battaglie storiche del segretario e della sua azione “politica”: la dignità del lavoro, affermata nel dopoguerra e nella seconda metà del Novecento e “negata nell’ultimo ventennio a colpi di leggi sbagliate, che le iniziative referendarie propongono, infatti, di correggere e riformare profondamente” sottolinea la nota di presentazione. ‘Un’altra storia’ è un libro che ci parla di diritti da difendere, battaglie ancora da fare e del futuro.

Eletto segretario generale della Cgil nel 2019, Landini ha cominciato a lavorare come apprendista saldatore in un’azienda artigiana e poi in un’azienda cooperativa attiva nel settore metalmeccanico, prima di diventare funzionario e poi segretario generale della Fiom di Reggio Emilia. Successivamente, è stato segretario generale della Fiom dell’Emilia-Romagna e, quindi, di quella di Bologna. All’inizio del 2005 è entrato a far parte dell’apparato politico della Fiom nazionale. Il 30 marzo dello stesso anno, è stato eletto nella segreteria nazionale del sindacato dei metalmeccanici Cgil. Il primo giugno del 2010 è diventato segretario generale della Fiom-Cgil. Nel luglio del 2017 ha lasciato la segreteria generale della Fiom per entrare a far parte della segreteria nazionale della Cgil.

MAURIZIO LANDINI, UN’ALTRA STORIA (PIEMME, PP 224, EURO 18.90)

Continua a leggere

Cultura

Consulta: niente automatismo sulla sospensione dei genitori, decide il giudice

Pubblicato

del

Stop all’automatismo che impone la sospensione della responsabilità genitoriale per i genitori condannati per maltrattamenti in famiglia. Lo ha stabilito la Corte costituzionale con la sentenza n. 55 del 2025, dichiarando illegittimo l’articolo 34, secondo comma, del Codice penale nella parte in cui non consente al giudice di valutare in concreto l’interesse del minore.

Una norma rigida che non tutela sempre i figli

L’automatismo previsto dalla norma, secondo cui alla condanna per maltrattamenti in famiglia (articolo 572 c.p.) segue obbligatoriamente la sospensione della responsabilità genitoriale per il doppio della pena, è stato giudicato irragionevole e incostituzionale. Secondo la Consulta, la previsione esclude qualsiasi valutazione caso per caso e impedisce al giudice di verificare se la sospensione sia effettivamente nell’interesse del minore, come invece richiedono gli articoli 2, 3 e 30 della Costituzione.

Il caso sollevato dal Tribunale di Siena

A sollevare la questione è stato il Tribunale di Siena, che aveva riconosciuto la responsabilità penale di due genitori per maltrattamenti nei confronti dei figli minori, ma riteneva inadeguato applicare in automatico la sospensione della responsabilità genitoriale. Il giudice toscano ha evidenziato la possibilità concreta che, in presenza di una riconciliazione familiare e di un miglioramento del contesto domestico, la sospensione potesse arrecare un danno ulteriore ai minori.

Il principio: al centro l’interesse del minore

La Corte ha ribadito che la tutela dell’interesse del minore non può essere affidata a presunzioni assolute, bensì deve derivare da una valutazione specifica del contesto familiare e della reale efficacia protettiva della misura. Il giudice penale deve dunque essere libero di stabilire, caso per caso, se la sospensione della responsabilità genitoriale sia davvero la scelta più idonea alla protezione del figlio.

La continuità con la giurisprudenza

La decisione si inserisce nel solco della sentenza n. 102 del 2020, con cui la Consulta aveva già bocciato l’automatismo previsto per i genitori condannati per sottrazione internazionale di minore. In entrambi i casi, si riafferma il principio secondo cui le misure che incidono sulla genitorialità devono essere coerenti con i valori costituzionali e orientate alla tutela concreta del minore.

Continua a leggere

Cultura

Addio a Mario Vargas Llosa, Nobel per la Letteratura: è morto a Lima a 89 anni

Pubblicato

del

Il mondo della cultura piange la scomparsa di Mario Vargas Llosa (foto in evidenza di Imagoeconomica), uno dei più grandi romanzieri del Novecento e premio Nobel per la Letteratura nel 2010. Lo scrittore peruviano si è spento oggi, domenica, a Lima all’età di 89 anni, circondato dalla sua famiglia, come ha comunicato suo figlio Álvaro attraverso un messaggio pubblicato sul suo account ufficiale di X.

«Con profondo dolore, rendiamo pubblico che nostro padre, Mario Vargas Llosa, è morto oggi a Lima, circondato dalla sua famiglia e in pace».

Una vita tra letteratura e impegno

Nato ad Arequipa il 28 marzo del 1936, Vargas Llosa è stato tra i più influenti autori della narrativa ispanoamericana contemporanea. Oltre ai riconoscimenti letterari internazionali, ha vissuto una vita profondamente segnata anche dall’impegno civile e politico.

Con la sua scrittura tagliente e lucida, ha raccontato le contraddizioni della società peruviana e latinoamericana, esplorando con coraggio e passione temi di potere, ingiustizia e libertà.

I capolavori che hanno segnato la sua carriera

Autore di romanzi fondamentali come “La città e i cani” (1963), durissima denuncia del sistema militare peruviano, e “La casa verde” (1966), Vargas Llosa ha lasciato un’impronta indelebile nella letteratura del Novecento. La sua vasta produzione comprende anche saggi, articoli e testi teatrali.

Un addio in forma privata

Come reso noto dalla famiglia, i funerali saranno celebrati in forma privata e, nel rispetto della volontà dell’autore, le sue spoglie saranno cremate. Un addio sobrio, coerente con la riservatezza che ha spesso contraddistinto l’uomo dietro lo scrittore.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto