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Lazio a valanga, strapazzato lo Spezia: 6 a 1

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Come ad Empoli. Anzi, meglio, molto meglio. La Lazio viene colpita a freddo, ma reagisce prontamente e, con una tripletta dell’immarcescibile Ciro Immobile, ribalta nettamente lo Spezia, che affonda definitivamente dopo il poker di Felipe Anderson, al primo gol con la maglia biancoceleste dopo il ritorno a Roma. La cinquina di Hysaj e’ una formalita’ a risultato acquisito e la perla di Luis Alberto completano il punteggio tennistico. Il 6-1 maturato sul terreno dello stadio Olimpico – nell’esordio laziale davanti al proprio pubblico – e’ un risultato in linea con i valori tecnico-tattici espressi dal campo e il punteggio avrebbe potuto assumere addirittura contorni ancora piu’ rotondi se lo stesso Immobile, tornato capocannoniere in solitaria della Serie A, non si fosse fatto parare un rigore dal portiere Zoet dopo la concessione da parte dell’arbitro Dionisi con l’ausilio del Var (fallo di Erlic su Pedro). Un ex romanista, Daniele Verde, aveva portato avanti lo Spezia di Thiago Motta dopo soli 4′ di gioco: Reina salva su Colley, il pallone giunge all’attaccante tascabile dei liguri, che insacca a porta vuota ed esulta come fosse un derby.

Un fuoco di paglia, perche’ il vantaggio degli ospiti fa infuriare la Lazio, che reagisce ferocemente e, dopo solo 1′, pareggia con la prima rete di Immobile, lanciato da Pedro. Al quarto d’ora il Ciro nazionale concede il bis, finalizzando un’azione avviata da Felipe Anderson e rifinita da Luis Alberto per il centravanti dal gol facile, che supera in agilita’ Zoet. Per la Lazio l’unico neo di un pomeriggio da incorniciare arriva al 25′, allorche’ Lazzari e’ costretto a lasciare il campo a Marusic per un problema al polpaccio. Poco male, nel finale di tempo e’ ancora Immobile-show, nel bene come nel male: l’attaccante prima sbaglia dagli 11 metri e, subito dopo, sul corner di Luis Alberto, cala il tris, portandosi il pallone a casa, grazie a un colpo di testa vincente. Nella ripresa lo Spezia non fa in tempo a organizzarsi che Felipe Anderson firma il poker, scattando sul filo del fuorigioco e superando un diagonale il portiere avversario. La partita, di fatto, si chiude dopo 9′, quando l’arbitro estrae il cartellino rosso per espellere Amian, dopo un fallo (trattenuta) su chiara occasione da gol del solito Felipe Anderson. In 10 contro 11, la squadra ligure alza bandiera bianca, sebbene il tecnico Thiago Motta cerchi di mischiare le carte, mandando in campo in un colpo solo Hristov e Mraz, rispettivamente al posto di Verde e Colley, in vistoso calo. Al 25′ Hysaj firma la conquina, sulla solita, straordinaria imbucata di Luis Alberto. Lo stesso ‘mago’ spagnolo griffa il 6-1 finale, con un gran tiro da fuori. Una lezione assai severa per lo Spezia che, se vorra’ restare un altro anno in Serie A, deve subito trovare le adeguate contromisure.

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Colpo salvezza del Verona, 2-1 alla Fiorentina

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In un Bentegodi festante il Verona grazie ad una gran rete nella ripresa di Noslin, contestata, batte la Fiorentina e conquista una vittoria che ha il sapore della salvezza. La gioia finale dice tutto sull’importanza dei tre punti per i gialloblù. Fiorentina che mastica amaro e sulla rete di Noslin protesta per una mano galeotta di Lazovic ma affronta la gara con il pensiero rivolto all’imminente trasferta di Coppa contro il Bruges. Come annunciato turnover totale da parte di Italiano che mette copiosamente mano alla rosa a disposizione. Il Verona sostituisce lo squalificato Cabal con Vinagre ed è Bonazzoli a guidare l’attacco. La partenza sembra sorridere al Verona.

La Viola palleggia ma non affonda, l’Hellas prova, soprattutto, a ripartire. L’episodio che sblocca il match è un pasticcio clamoroso della difesa toscana. Christensen e Milenkovic non si comprendono, Noslin ci crede, scippa palla al portiere che lo sgambetta. Dal dischetto Lazovic è glaciale e porta avanti i veneti. La rete sveglia una Fiorentina applicata ma poco propositiva in fase offensiva. Prima è Montipò a respingere con il corpo una conclusione di Nzola con difesa di casa impreparata, poi il sinistro in diagonale di Castrovilli incoccia il palo alla sinistra di Montipò.

La rete in chiusura di frazione. Castrovilli salta Vinagre con il tocco sotto e di sinistro inchioda Montipò. Alla ripresa delle ostilità Baroni toglie un nervoso Bonazzoli e prova con Swiderski sicuramente più prima punta. Ed è ancora il Verona a mettere la freccia. Duda mette un pallone nel cuore dell’area viola, la difesa responge corto e dal limite Noslin fa partire un destro di straordinaria potenza. Collo esterno di controbalzo che fa esplodere il Bentegodi. La Fiorentina protesta per un tocco di mano di Lazovic ma dopo il check con la sala Var il direttore di gara convalida.

Italiano centellina i suoi giocatori anche in previsione del ritorno di Conference con il Bruges e pesca dalla panchina, inserendo in rapida successione Kouamè, Bonaventura, Beltran e Mandragora. Viola che su palla inattiva ha l’occasione del pareggio, ma il sinistro al volo di Nzola non trova lo specchio della porta. Italiano disegna nel finale una Fiorentina tutta offensiva. Esce Faraoni, applaudito dal suo ex pubblico, dentro Belotti. Baroni sceglie cambi di ruolo, Dawidowicz per Magnani, Dani Silva per Folorunsho ma non modifica l’assetto tattico. Bentegodi che trattiene il fiato per alcuni minuti per un possibile penalty per contatto Dawidowicz-Belotti ma il Gallo era in fuorigioco.

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Al ‘Castellani’ tra Empoli e Frosinone vince la paura

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Un pareggio per 0-0 con poche emozioni e fra Empoli e Frosinone. Un punto a testa che serve solo a smuovere la classifica ma che non regala a nessuno i punti pesanti per allontanarsi dalla zona retrocessione. Soprattutto dopo la vittoria del Sassuolo con l’Inter campione d’Italia e del Verona sulla Fiorentina. Tanta tensione nel primo tempo e qualche sprazzo di gioco. Ne viene fuori una prima frazione che ha regalato pochissimo in termini di spettacolo. Ma era anche prevedibile: il Frosinone arrivava da un momento positivo imbattuto da cinque partite consecutive, con la sola vittoria nell’ultimo turno contro la Salernitana. Questo a Empoli è il quinto pari in sei gare. In trasferta i ciociari hanno davvero fatto male, visto che non hanno mai vinto lontano dallo stadio Benito Stirpe.

Per l’Empoli questo è l’ultimo scontro diretto al ‘Carlo Castellani’: periodo altalenante per i ragazzi di Davide Nicola. Dal suo arrivo in panchina il tecnico ha inanellato cinque vittorie, quattro pareggi e sei sconfitte. E non a caso nel primo tempo ha vinto assolutamente l’equilibrio con un leggero vantaggio ai punti del Frosinone. Al ‘Castellani’ una esultanza c’è stata: infatti l’Empoli l’aveva segnato, al 21′ con Emmanuel Gyasi. Grande gioia per l’esterno italo-ghanese che è stata smorzata dalla sua stessa posizione di fuorigioco. Gyasi aveva messo dentro una respinta di Cerofolini su tiro di Grassi, ma era nettamente in off side. Doveri ha dovuto annullare dopo l’intervento del Var.

A parte questo, ben poco dalla squadra toscana. Il Frosinone invece ha creato qualcosa in più con Caprile chiamato ad almeno due parate. Al 6′ Mazzitelli da fuori area lo chiama a un tocco per mettere la palla sopra la traversa. Nel finale due tiri di Cheddira: al 40′ e al 43′ l’ex Bari prova a bucare il suo vecchio compagno di squadra Caprile, attento in entrambe le conclusioni a girare. Nella ripresa Nicola si gioca le carte Maleh e Caputo quasi subito, escono Grassi e Niang, ma per i padroni di casa, a parte un possesso palla più accentuato cambia pochissimo: palle giocabili per il centravanti non arrivano. Cheddira protesta per un fallo di mano di Bereszynski da terra, ma Doveri lascia correre. Fino al 20′ accade poco quando arriva un altro doppio cambio per gli azzurri: Zurkowski per Fazzini, Cancellieri per Cambiaghi.

Ai cambi di Nicola risponde Di Francesco con Bonifazi per Romagnoli e Cuni per Cheddira. Nonostante le sostituzioni la gara non decolla: si gioca in maniera contratta e le difese sono attentissime. Ad alzarsi è solo il nervosismo. Le due squadre fanno emergere scarsa vena e tanta paura di sbagliare. Alla fine sarà solo uno i tiri in porta dell’Empoli contro cinque dei ciociari, sempre controllati da Caprile. ‘Punticino’ che, come detto, non risolve molto per le due squadre.

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Sinner salta Roma, è ‘triste’ ma guarda al Roland Garros

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Jannik Sinner non parteciperà agli Internazionali d’Italia a Roma. Il dolore all’anca è ancora troppo forte ma pesa anche il timore di compromettere tutta la stagione. “Non è facile scrivere questo messaggio ma dopo aver parlato di nuovo con i medici e gli specialisti dei miei problemi all’anca devo annunciare che purtroppo non potrò giocare a Roma”, scrive il campione azzurro spiegando che sarà comunque presente al Foro Italico. “Ovviamente sono molto triste di non aver recuperato, essendo uno dei miei tornei preferiti in assoluto. Non vedevo l’ora di tornare e giocare a casa davanti al pubblico italiano. Verrò comunque a Roma per qualche giorno e passerò al Foro Italico. Grazie per i vostri messaggi di supporto che apprezzo tantissimo! Ora lavorerò con la mia squadra e i medici per essere pronto per Roland Garros. A presto, forza”, sottolinea.

Un rammarico per il 22enne di Sesto Pusteria che era atteso a Roma da migliaia di tifosi contagiati dalla Sinner-mania: l’azzurro ha sempre definito gli Internazionali come il torneo di casa; arrivarci da numero 2 del ranking mondiale è una soddisfazione alla quale non avrebbe mai voluto rinunciare. D’altronde, proprio a Montecarlo – subito dopo l’uscita in semifinale con Stefanos Tsitsipas – aveva spiegato che avrebbe partecipato al torneo di Madrid ma soltanto per prepararsi in vista di Roma. Evidente segno che nel calendario di Jannik la tappa italiana ha lo stesso valore di uno Slam. Sarà lo stesso Sinner domenica a rispondere alla domande sul suo forfait. “Sinner l’ho sentito, certamente, dispiace ma sono cose che succedono.

Comunque gli Internazionali saranno da record e questo è dovuto a un momento pazzesco che stiamo vivendo. Abbiamo tanti italiani in gara, faremo il tifo per gli altri”, ha commentato il presidente della Fitp, Angelo Binaghi, che era stato avvertito ieri sera dall’azzurro della probabile rinuncia del n.1 azzurro. La decisione, soffertissima, è stata presa dopo una lunga riflessione con il proprio staff: meglio non mettere sotto sforzo quell’anca ormai troppo dolorante con il rischio di dover poi rinunciare al prosieguo dell’intera stagione.

Nel mirino ora ci sono il Roland Garros e le Olimpiadi. Inoltre – e questo è uno dei temi principali nei prossimi giorni – i problemi all’anca se non curati rapidamente a volte possono divenire cronici e condizionare l’intera carriera di un atleta. Sinner approfitterà di questo periodo per recuperare al meglio e prepararsi in vista di Parigi. Un campione deve anche sapersi gestire. Lo sport portato avanti sempre al limite logora il fisico degli atleti. I tennisti sono sempre più soggetti ad infortuni a causa dei ritmi forsennati imposti dal calendario ed al continuo cambio di superficie e palline. Su quest’ultima questione sempre più spesso gli atleti hanno levato alta una voce di protesta. Anche Carlos Alcaraz – colui che si preannuncia il rivale dell’italiano nel prossimo decennio – sta riscontrando problemi di tenuta fisica. Il dolore all’avambraccio gli impedisce di giocare con scioltezza. Lo spagnolo ha rinunciato a malincuore al torneo di Roma. Il “barone rosso” sta imparando a gestire il proprio corpo, proprio come hanno fatto in passato campioni come Novak Djokovic e Rafa Nadal che si sono confermati nell’elite del tennis fin oltre i 35 anni, superando infortuni che nel corso di una carriera non possono mai essere esclusi.

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