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Cronache

La vigilessa scomparsa da due mesi, le figlie indagate per omicidio

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Hanno 19 e 27 anni. Sono indagate a piede libero e devono difendersi da un’accusa pesantissima: l’omicidio della madre. Sono le figlie di Laura Ziliani, 55enne ex vigilessa, dipendente comunale a Roncadelle, nel Bresciano. Vedova dal 2012, da quando il marito venne travolto da una valanga, e’ scomparsa l’otto maggio scorso a Temu’, paese della Vallecamonica. Due mesi dopo l’ultimo contatto in vita, la Procura ha indagato a piede libero due delle tre figlie della donna. La piu’ grande e la piu’ piccola, mentre la mezzana, 24enne, e’ affetta da una grave malattia. “Atto dovuto per esigenze tecniche” si limitano a dire gli inquirenti che intendono compiere tutti gli accertamenti necessari per risolvere il caso e hanno posto sotto sequestro l’abitazione a Temu’ dove nel fine settimana abitava Laura Ziliani e da dove, la mattina presto attorno alle sette dello scorso 8 maggio, era partita per una passeggiata in montagna. Dalla quale non e’ piu’ tornata. Era stata proprio una delle due figlie oggi finite sotto indagine a lanciare l’allarme verso l’ora di pranzo, spiegando ai carabinieri che la madre era andata a camminare quattro ore prima facendo perdere le proprie tracce. “Ci saremmo dovute vedere per le dieci per andare alla discarica a buttare del materiale”, ha fatto mettere a verbale una delle tre figlie della 55enne. Laura Ziliani era senza telefono, che venne poi ritrovato “nella casa di famiglia a Temu’, incastrato tra una panca in legno e le scale di una cantina che la famiglia utilizza come guardaroba per l’attrezzatura di montagna”, e’ stato scritto su una relazione agli atti dell’inchiesta del sostituto procuratore Katy Bressanelli. Lo smartphone dell’ex vigilessa fu individuato dai carabinieri durante un’ispezione in casa e recuperato dalla stessa figlia che aveva lanciato l’allarme. Le ricerche iniziate lo stesso giorno della scomparsa sono proseguite fino al 15 maggio con i cani molecolari che dalla porta di casa della donna hanno portato gli inquirenti lungo i sentieri tra Temu’ e Villa Dalegno una zona definita impervia da chi indaga “con numerosi ampi dislivelli, con aree boschive e dove la scomparsa puo’ essere caduta accidentalmente in una zona non in vista”. Tre testimoni hanno raccontato di aver incontrato la 55enne lungo i sentieri, ma alla fine solo una testimonianza e’ stata ritenuta credibile. Una telecamera avrebbe pure ripreso l’ex vigilessa. Il 23 maggio, 15 giorni dopo al scomparsa, era stata trovata una scarpa marca Salomon che la la 55enne indossava quando era uscita di casa. Il ritrovamento e’ avvenuto nei pressi del fiume Fumeclo a Temu’ tra i sassi vicini ad una pista ciclabile. Ma dopo aver perlustrato l’area, il corpo non e’ mai stato trovato. L’iscrizione nel registro degli indagati di due delle tre figlie di Laura Ziliani sarebbe scattata per l’incongruenza tra il racconto fornito in tempi diversi dalle due giovani. “E’ una notizia che non ci fa piacere. E’ una famiglia tranquilla che conosciamo da tempo e abbiamo seri dubbi che sia avvenuto un omicidio, anche se non sappiamo di preciso cosa sia accaduto” e’ il commento del sindaco di Temu’, Giuseppe Pasina. “Come comunita’ aspettiamo con pazienza l’evolversi della situazione” aggiunge il primo cittadino del paese della Vallecamonica dove Laura Ziliani aveva una casa e trascorreva ogni fine settimana.

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Elezioni comunali con 23 liste a Bisegna: il trucco della vacanza retribuita dietro una farsa elettorale

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Incredibile ma vero: 23 liste si sono presentate per le elezioni amministrative di Bisegna, minuscolo comune abruzzese in provincia dell’Aquila, con appena 212 abitanti. Un numero spropositato che nasconde una realtà scandalosa: 21 liste su 23 sono composte da agenti della polizia penitenziaria che si sono candidati non per partecipare davvero al processo democratico, ma per usufruire di un mese di aspettativa retribuita, garantita dalla legge, con la scusa della campagna elettorale.

Il vero scopo: un mese di ferie pagate

Delle 23 liste, solo due rappresentano candidati locali che hanno a cuore il futuro del paese. Le altre sono state messe in piedi esclusivamente per consentire ai candidati di prendere ferie retribuite: un abuso normativo che trasforma le elezioni, fondamento della democrazia, in una comoda vacanza a spese dei contribuenti. Una beffa clamorosa, soprattutto se si pensa che alle ultime elezioni hanno votato solo 150 persone.

Un meccanismo che tradisce la fiducia nelle istituzioni

Questa vicenda getta un’ombra pesante sulla credibilità del sistema elettorale locale. Organizzare liste fittizie per ottenere privilegi economici senza alcuna intenzione di governare o migliorare la vita di una comunità tradisce lo spirito delle elezioni, nate per consentire ai cittadini di scegliere chi li rappresenterà davvero.

Un caso che chiede risposte immediate

La situazione di Bisegna impone una riflessione urgente: è inaccettabile che le regole, pensate per garantire la partecipazione democratica, vengano piegate a interessi personali. Serve un intervento normativo che blocchi questi abusi e ristabilisca il rispetto per un diritto fondamentale come quello del voto.

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Un 19enne muore in un incidente in bicicletta

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Un giovane di 19 anni, di origine nigeriana, è morto questa sera in un incidente stradale avvenuto lungo via Roma, a Roscigno, nel Salernitano. Secondo una prima ricostruzione, il ragazzo, ospite del centro di accoglienza Sai del comune degli Alburni, stava rientrando dopo aver fatto la spesa quando ha perso il controllo della bicicletta ed è finito contro un albero sul lato opposto della carreggiata. Restano da chiarire le cause dell’impatto: al momento non si esclude alcuna ipotesi, dal coinvolgimento di altri veicoli a una manovra improvvisa per evitare un ostacolo. Possibile anche che il giovane abbia avuto difficoltà a gestire le buste della spesa durante la pedalata. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118, ma per il 19enne non c’era più nulla da fare. Per risalire all’esatta dinamica dell’incidente indagano i carabinieri della compagnia di Sala Consilina.

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Identikit del nuovo Papa, chi raccoglie eredità Francesco

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Il principale, grande nodo che i cardinali che si riuniranno nella Sistina dovranno sciogliere nell’individuare la figura del nuovo Pontefice sarà su chi potrà raccogliere la grande eredità di papa Francesco. I tanti cantieri aperti lasciati dal Pontefice scomparso, i “processi avviati” come li chiamava lui, sono altrettanti capitoli di cui scrivere un futuro e su cui, se possibile, non fermarsi, né tanto meno tornare indietro. Quando dodici anni fa si dimise Benedetto XVI, la Chiesa attraversava una grave crisi, provata dagli scandali come il primo Vatileaks, le ondate di rivelazioni sugli abusi sessuali – peraltro favorite proprio da Ratzinger, il primo a promuovere la ‘tolleranza zero’ -, e la stessa rinuncia del Papa per l’età avanzata e le difficoltà nel fare fronte alle resistenze interne, che avevano fatto fortemente ondeggiare la ‘barca di Pietro’.

E il mandato dei cardinali a chi sarebbe diventato il nuovo Papa era stato di rifondare la Chiesa su una nuova base di rinascita cristiana e di rilanciata missione evangelizzatrice. Proprio quello che ha perseguito, non senza pesanti ostacoli, Jorge Mario Bergoglio in questi dodici anni di pontificato, con le riforme in primo luogo finanziarie, poi della Curia con l’inedito mandato ‘di governo’ anche ai laici e alle donne, sulla protezione dei minori, e col proprio atteggiamento personale di radicalità cristiana, di vicinanza ai più poveri, ai migranti, agli ‘scartati’, di indefessa abnegazione in favore della pace, della fratellanza umana e del dialogo con le altre religioni. Un insieme di spinte in avanti che rimettono in primo piano molti dei propositi ancora inattuati del Concilio Vaticano II, finora gravati da contrarietà e passività all’interno della Chiesa.

Senza contare l’ultimo grande cantiere aperto da Francesco, quello della Chiesa ‘sinodale’, su cui a parte i due Sinodi già svolti il Papa defunto ha indetto un ulteriore triennio per l’attuazione, con una grande e finale “assemblea ecclesiale” già programmata per l’ottobre del 2028. Un’eredità, quindi, in buona parte già scritta quella che dovrà raccogliere il prossimo, e 266/o, successore di Pietro. Che dovrà riprendere in mano tutte le riforme e portarle avanti secondo le proprie sensibilità e priorità. Oltre che con la necessaria autorevolezza e capacità di governo, qualità indispensabili per il pastore universale di un organismo della complessità e vastità della Chiesa cattolica.

Questo, insomma, sarà l’identikit del nuovo Papa, almeno per chi pensa che sulla rivoluzione imposta da Bergoglio in tanti settori ecclesiali “non si può tornare indietro”. E, a parte gli elenchi dei papabili e i possibili fronti contrapposti, nelle congregazioni generali pre-Conclave, come accadde proprio nel 2013 con la successiva elezione di Francesco, avrà la meglio chi nei propri interventi riuscirà a trasmettere carisma e a catalizzare maggiormente i convincimenti dei confratelli. Non mancherà certo l’assalto dei restauratori, di chi nel Collegio cardinalizio vorrebbe riportare indietro l’orologio della storia e fare piazza pulita di molte delle innovazioni di Francesco, in particolare in campi come la pastorale della famiglia (c’è chi non nasconde di non aver ancora digerito la comunione ai divorziati risposati) o peggio ancora le benedizioni alle coppie gay, o anche i rapporti con le altre religioni, oppure certe fughe in avanti tuttora mal sopportate.

Il fatto che ben 108 dei 135 cardinali elettori, cioè l’80 per cento, siano stati nominati da Francesco non garantisce sul risultato finale: si tratta di un gruppo molto composito, tra cui molti non si conoscono fra loro, e che comprende anche fieri oppositori della linea di Bergoglio. Un nome per tutti, l’ex prefetto per la Dottrina della fede, Gerhard Ludwig Mueller, fiero oppositore della linea bergogliana. L’esito del Conclave è dunque molto incerto. E a parte i favoriti elencati finora dai media, è possibile che alla fine prevalga un nome del tutto a sorpresa.

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