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Cultura

La Via Francigena del Sud Italia, un tesoro dimenticato da riportare alla luce: le iniziative del Rotary

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Partire mille anni fa da crociati o da pellegrini, dall’Europa Occidentale, molto spesso dalla Francia, dalla Spagna ma anche dall’attuale Regno Unito, per raggiungere nel Meridione d’Italia le coste della Puglia e così imbarcarsi alla volta della Terrasanta, dove approdare per pregare o per conquistare, dopo aver fatto tappa ovviamente a Roma, centro del mondo Cristiano e non solo. Partire sfidando mille avversità, naturali ed umane, viaggiando per settimane a piedi o comunque su mezzi di trasporto traballanti. Partire senza possibilità di comunicazioni immediate con nessuno, se non a voce. Partire attraversando così, anche in condizioni che oggi non tarderemo a definire estreme, paesaggi incantanti che nei secoli, malgrado le barbarie dell’uomo e del tempo, hanno conservato intatto il loro fascino più intenso. 

Oggi, tra i vari e suggestivi percorsi, sicuramente tra i più antichi, calcati quindi non più solo per fini religiosi, ma anche per il piacere di riscoprire le meraviglie più nascoste d’Europa, la “Via Francigena”, nel tratto che si snoda da Canterbury (UK) a Santa Maria di Leuca (estrema punta Est della Puglia) si inserisce di certo tra i più ricercati, ed a buona ragione.

Anche se molto più antica, la testimonianza più importante è quella che ci giunge appunto grazie alle annotazioni di viaggio di Sigerico di Canterbury, che nell’Anno del Signore 990 si recò in pellegrinaggio dal Papa in San Pietro di Roma, meta questa che avrebbe poi rappresentato anche il punto delimitativo del tracciato “Nord” (*Dal San Bernardo a Torino costeggia il Po fino a Pavia e quindi Piacenza, per proseguire sulla via Emilia fino a superare l’Appennino settentrionale attraverso il Passo della Cisa per raggiungere Lucca. Ed ancora la Valle dell’Arno e dell’Elsa con San Gimignano, Poggibonsi e Siena. La Val D’Orcia. Viterbo, Sutri ed infine Roma, ossia la basilica di San Pietro in Vaticano) e “Sud” (*da Roma si ripartiva per la via Appia o la parallela via Latina fino a Capua, e poi Benevento. Da qui si imboccava la via Appia Traiana risalendo l’Appennino campano fino al valico di San Vito e quindi il Tavoliere delle Puglie, anche in direzione Bari, Brindisi, Otranto e Leuca, che rappresentavano i principali porti d’imbarco per la Terra Santa). Questa strada, con le sue altre varianti, si confermò strategica arteria anche per finalità commerciali e fondamentali relazioni tra stati e culture diverse.

Attraverso la descrizione delle settantanove tappe del lunghissimo viaggio dell’Arcivescovo di Canterbury, oggi otteniamo quindi un prezioso documento che tanto ci racconta su questo mondo di antichi pellegrini, soldati e camminatori che affrontavano mille difficoltà pur di adempiere agli obblighi dettati dal profondo del loro animo.

Annalisa Galloni. promotrice della Via Francigena S. Agata Goti Vitulano

E proprio della via Francigena, in realtà non unica ma formata da un insieme di strade o “varianti”, si è parlato durante il recente incontro organizzato dal Rotary Club di Sessa Aurunca, città dell’Alto Casertano anch’essa tappa del percorso millenario – dove ancora ad oggi si conservano le tracce di un glorioso passato che vive raccontato quotidianamente dalle tantissime testimonianze storiche ed artistiche disseminate in tutto il vastissimo territorio comunale – in sinergia col Rotary Club “Luigi Vanvitelli” di Caserta, il Club “Appia Antica e Nova” di Capua presente anche con il “Rotaract”, il “Club Alto Casertano” di Piedimonte Matese e non certo da ultimo quello di Benevento.

Grazie al padrone di casa, il presidente Vincenzo Guadagno e alla ospite d’eccezione Annalisa Galloni, promotrice della Francigena in tutta Europa, si è potuto meglio comprendere non solo la fondamentale importanza storica del tracciato, ma anche e forse soprattutto, le straordinarie potenzialità turistiche ed attrattive che oggi è in grado di offrire a tutte le realtà territoriali che interseca.

Purtroppo abbiamo anche appreso come, a differenza di quello che conduce da Roma alla Puglia (Francigena del Sud), solo il percorso “Nord” rappresenta ormai una consolidata realtà attrattiva del nostro Bel Paese, ottimamente collegato agli itinerari europei ed oggetto di massima attenzione anche da parte dei rispettivi Enti territoriali. Tale virtuosa realtà ha così contribuito ad apportare significativi benefici a tutte quelle città e borghi del Centro – Nord Italia, che ne hanno saputo sfruttare con loro merito la grande risonanza, soprattutto in quei casi in cui erano stati tagliati fuori dai grandi percorsi turistici, vuoi perché lontani dalle classiche e più altisonanti mete marittime o montane, o perché posti su percorsi stradali non più principali.

Per la Francigena del Sud le maggiori criticità sono rilevabili nelle continue interruzioni del percorso dovute all’infoltirsi della vegetazione, che andrebbe superata con una maggiore manutenzione del verde pubblico, o in alcuni casi anche nell’incertezza della direzione da seguire per carenza di segnaletica. Di qui l’intesa con il “Rotary” affinché si possa, nel più breve tempo possibile, superare questo gap e restituire ai moderni camminatori del mondo intero l’integrale fruibilità di un percorso che è pura poesia.

Sono state già molte le attività promosse da Annalisa Galloni, che ha mostrato ad un numero sempre crescente di interessati, i percorsi francigeni di straordinaria suggestione disseminati proprio nell’Alto Casertano, in particolare quelli cadenti nel territorio di Sessa Aurunca o quelli della variante di Sant’Agata dei Goti Vitulano, percorsa anche nel periodo invernale magicamente ricoperta di bianco. In un intenso tour illustrativo che ha letteralmente rapito i nostri sensi, Annalisa ci ha altresì condotti attraverso i boschi dai colori vividi di Rocchetta e Croce, tra struggenti pianure circondate da colline verdi, sovente arricchite da insediamenti medioevali come quelli disseminati da Roccaromana ad Alife, passando per il bellissimo ed affascinante castello di Riardo. 

In questi territori incantati ci si tuffa in una natura incontaminata attraverso un viaggio nel tempo che lascia indelebili segni di entusiasmo e di speranza, alimentando così la consapevolezza di vivere in luoghi meravigliosi che non hanno nulla da invidiare alle cartoline più belle d’Europa e che, se rispettati, vissuti e valorizzati come meritano, potranno garantire sviluppo e benessere alle generazioni future che qui vorranno lavorare e rendere ancora più grande il nostro straordinario SUD.

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Maurizio Landini, esce “Un’altra storia” per parlare ai giovani

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Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini si racconta per la prima volta nel libro ‘Un’altra storia’ con l’intento di parlare soprattutto ai giovani. “Uno dei motivi che mi ha spinto a raccontare la mia esperienza di vita e di lotta, è che vedo tra le giovani generazioni una straordinaria domanda di libertà. Una domanda di libertà e di realizzazione che non può essere delegata ad altri o rinviata a un futuro lontano, ma che si costruisce giorno per giorno a partire dalla lotta per cambiare le condizioni di lavoro e superare la precarietà. Se riuscirò ad accendere nei giovani la speranza e la voglia di lottare per la loro libertà nel lavoro e per un futuro migliore, potrò dire di aver raggiunto uno degli obiettivi che mi ero prefisso. Questo libro, con umiltà, vuole parlare soprattutto a loro” dice Landini.

In libreria proprio a ridosso dei referendum abrogativi dell’8 e 9 giugno su lavoro e cittadinanza, ‘Un’altra storia’ è una narrazione intima tra ricordi, aneddoti e svolte professionali ed esistenziali, che si intreccia alla storia degli ultimi quarant’anni di questo paese, con un focus su alcune grandi ferite sociali di ieri e di oggi che ancora sanguinano e che devono essere rimarginate. Dagli anni Settanta ai giorni nostri, dall’infanzia e l’adolescenza a San Polo d’Enza, fino alle esperienze sindacali degli inizi a Reggio Emilia e Bologna, al salto nazionale in Fiom prima e in Cgil poi, nel libro di Landini non mancano le analisi sulle grandi questioni legate al mondo del lavoro e a quello delle grandi vertenze, tra cui Stellantis, il rapporto con i governi Berlusconi, Prodi, Renzi, Conte, Draghi e Meloni, nella declinazione dell’idea-manifesto del “sindacato di strada”, in cui democrazia e autonomia sono il grande orizzonte.

Questa narrazione personale e intima, ricca di spunti e riflessioni, si tiene insieme a quelle che sono le battaglie storiche del segretario e della sua azione “politica”: la dignità del lavoro, affermata nel dopoguerra e nella seconda metà del Novecento e “negata nell’ultimo ventennio a colpi di leggi sbagliate, che le iniziative referendarie propongono, infatti, di correggere e riformare profondamente” sottolinea la nota di presentazione. ‘Un’altra storia’ è un libro che ci parla di diritti da difendere, battaglie ancora da fare e del futuro.

Eletto segretario generale della Cgil nel 2019, Landini ha cominciato a lavorare come apprendista saldatore in un’azienda artigiana e poi in un’azienda cooperativa attiva nel settore metalmeccanico, prima di diventare funzionario e poi segretario generale della Fiom di Reggio Emilia. Successivamente, è stato segretario generale della Fiom dell’Emilia-Romagna e, quindi, di quella di Bologna. All’inizio del 2005 è entrato a far parte dell’apparato politico della Fiom nazionale. Il 30 marzo dello stesso anno, è stato eletto nella segreteria nazionale del sindacato dei metalmeccanici Cgil. Il primo giugno del 2010 è diventato segretario generale della Fiom-Cgil. Nel luglio del 2017 ha lasciato la segreteria generale della Fiom per entrare a far parte della segreteria nazionale della Cgil.

MAURIZIO LANDINI, UN’ALTRA STORIA (PIEMME, PP 224, EURO 18.90)

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Consulta: niente automatismo sulla sospensione dei genitori, decide il giudice

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Stop all’automatismo che impone la sospensione della responsabilità genitoriale per i genitori condannati per maltrattamenti in famiglia. Lo ha stabilito la Corte costituzionale con la sentenza n. 55 del 2025, dichiarando illegittimo l’articolo 34, secondo comma, del Codice penale nella parte in cui non consente al giudice di valutare in concreto l’interesse del minore.

Una norma rigida che non tutela sempre i figli

L’automatismo previsto dalla norma, secondo cui alla condanna per maltrattamenti in famiglia (articolo 572 c.p.) segue obbligatoriamente la sospensione della responsabilità genitoriale per il doppio della pena, è stato giudicato irragionevole e incostituzionale. Secondo la Consulta, la previsione esclude qualsiasi valutazione caso per caso e impedisce al giudice di verificare se la sospensione sia effettivamente nell’interesse del minore, come invece richiedono gli articoli 2, 3 e 30 della Costituzione.

Il caso sollevato dal Tribunale di Siena

A sollevare la questione è stato il Tribunale di Siena, che aveva riconosciuto la responsabilità penale di due genitori per maltrattamenti nei confronti dei figli minori, ma riteneva inadeguato applicare in automatico la sospensione della responsabilità genitoriale. Il giudice toscano ha evidenziato la possibilità concreta che, in presenza di una riconciliazione familiare e di un miglioramento del contesto domestico, la sospensione potesse arrecare un danno ulteriore ai minori.

Il principio: al centro l’interesse del minore

La Corte ha ribadito che la tutela dell’interesse del minore non può essere affidata a presunzioni assolute, bensì deve derivare da una valutazione specifica del contesto familiare e della reale efficacia protettiva della misura. Il giudice penale deve dunque essere libero di stabilire, caso per caso, se la sospensione della responsabilità genitoriale sia davvero la scelta più idonea alla protezione del figlio.

La continuità con la giurisprudenza

La decisione si inserisce nel solco della sentenza n. 102 del 2020, con cui la Consulta aveva già bocciato l’automatismo previsto per i genitori condannati per sottrazione internazionale di minore. In entrambi i casi, si riafferma il principio secondo cui le misure che incidono sulla genitorialità devono essere coerenti con i valori costituzionali e orientate alla tutela concreta del minore.

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Addio a Mario Vargas Llosa, Nobel per la Letteratura: è morto a Lima a 89 anni

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Il mondo della cultura piange la scomparsa di Mario Vargas Llosa (foto in evidenza di Imagoeconomica), uno dei più grandi romanzieri del Novecento e premio Nobel per la Letteratura nel 2010. Lo scrittore peruviano si è spento oggi, domenica, a Lima all’età di 89 anni, circondato dalla sua famiglia, come ha comunicato suo figlio Álvaro attraverso un messaggio pubblicato sul suo account ufficiale di X.

«Con profondo dolore, rendiamo pubblico che nostro padre, Mario Vargas Llosa, è morto oggi a Lima, circondato dalla sua famiglia e in pace».

Una vita tra letteratura e impegno

Nato ad Arequipa il 28 marzo del 1936, Vargas Llosa è stato tra i più influenti autori della narrativa ispanoamericana contemporanea. Oltre ai riconoscimenti letterari internazionali, ha vissuto una vita profondamente segnata anche dall’impegno civile e politico.

Con la sua scrittura tagliente e lucida, ha raccontato le contraddizioni della società peruviana e latinoamericana, esplorando con coraggio e passione temi di potere, ingiustizia e libertà.

I capolavori che hanno segnato la sua carriera

Autore di romanzi fondamentali come “La città e i cani” (1963), durissima denuncia del sistema militare peruviano, e “La casa verde” (1966), Vargas Llosa ha lasciato un’impronta indelebile nella letteratura del Novecento. La sua vasta produzione comprende anche saggi, articoli e testi teatrali.

Un addio in forma privata

Come reso noto dalla famiglia, i funerali saranno celebrati in forma privata e, nel rispetto della volontà dell’autore, le sue spoglie saranno cremate. Un addio sobrio, coerente con la riservatezza che ha spesso contraddistinto l’uomo dietro lo scrittore.

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