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Cronache

La truffa del bonus facciate, sequestrati 52 milioni

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Una nuova truffa, l’ennesima, nell’utilizzo dei fondi del “bonus facciate”. Dopo quelle emerse nei mesi scorsi, che hanno indotto il governo ad introdurre una serie di limiti e restrizioni rispetto alle procedure troppo semplici adottate in passato, ne è stata scoperta un’altra grazie alle indagini condotte dal Comando provinciale di Reggio Calabria della Guardia di finanza, ed in particolare dal Gruppo di Locri, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica e poi della Procura di Roma, alla quale è stato successivamente trasferito, per competenza territoriale, il fascicolo dell’inchiesta. L’inchiesta presenta numeri significativi poiché le persone indagate sono 31.

Ma il dato rilevante é che il Gip di Locri, con un provvedimento che è stato ribadito e convalidato dal suo omologo di Roma, ha disposto il sequestro di ben 52 milioni di euro di crediti d’imposta. Un’imponente mole di denaro percepita illecitamente perché i relativi interventi, secondo quanto é emerso dall’attività investigativa, non sono stati mai realizzati. L’indagine ha fatto luce, in particolare, sulle attività illegali facenti a capo a 37 società, tra prime e seconde cessionarie del credito, alcune delle quali costituite proprio allo scopo di mettere in atto la truffa.

L’inchiesta ha preso le mosse dalle denunce presentate al Gruppo di Locri della Guardia di finanza, comandato dal capitano Alfredo Iannace, dai proprietari degli appartamenti di un condominio ubicato a Roccella Ionica dopo che avevano notato la presenza, nei loro documenti fiscali, di crediti di imposta, connessi ad agevolazioni finalizzate ad interventi di recupero edilizio, da loro mai richiesti, né tantomeno realizzati. Dalle indagini é emerso inoltre che i crediti erano stati successivamente ceduti a quattro imprese con sede a Roma e a San Cesareo (da qui la competenza della Procura della Capitale) risultate “prime cessionarie” del credito.

Gli accertamenti investigativi hanno consentito di appurare che le quattro imprese risultate “prime cessionarie”, il cui rappresentante legale é tra i 31 indagati, hanno accettato cessioni di crediti inesistenti per un importo corrispondente alle somme che sono state sequestrate. Tra l’altro è risultato che le cessioni sarebbero state disposte da 160 persone che, in realtà, erano ignare del raggiro che era stato congegnato. Le quattro società “prime cessionarie”, sempre secondo l’accusa, hanno poi monetizzato parte del credito cedendo la quota restante ad altre 33 società “seconde cessionarie”, con sedi su tutto il territorio nazionale, che hanno poi incassato parte dei crediti. Insomma una truffa ben studiata, all’organizzazione della quale hanno contribuito, insieme al rappresentante legale delle società “prime cessionarie”, una serie di esperti in materia finanziaria e contabile e di imprenditori del settore edile.

I quali hanno tentato, senza però riuscirci, grazie all’occhio esperto dei finanzieri che hanno effettuato controlli ed indagini, di attestare la regolarità della procedura seguita per l’incasso dei crediti d’imposta. Il merito della Guardia di finanza, in particolare, è stato quello di avere avuto la capacità di districarsi nel labirinto di artifici finanziari studiati dagli ideatori della truffa, ricostruendone il complesso meccanismo.

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Cronache

Tragedia ad Anzola Emilia: uccisa l’ex vigilessa Sofia Stefani, interrogato ex comandante

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Un tragico evento ha scosso la comunità di Anzola Emilia, in provincia di Bologna. Sofia Stefani, 33 anni, ex vigilessa, è stata uccisa da un colpo di pistola alla testa all’interno della sede del Comando della polizia locale, conosciuta come la ‘Casa Gialla’. Il presunto responsabile del delitto è Giampiero Gualandi, ex comandante dei vigili di Anzola, attualmente sotto inchiesta.

L’incidente è avvenuto poco prima delle 16, in una stanza del comando della polizia locale dove Sofia Stefani e Giampiero Gualandi si erano incontrati. Al momento della tragedia, i due si trovavano soli nella stanza, sebbene nell’edificio fossero presenti altre persone. Le forze dell’ordine stanno conducendo un sopralluogo accurato alla ‘Casa Gialla’ e interrogando i testimoni per ricostruire esattamente quanto accaduto e comprendere la natura del rapporto tra la vittima e il sospettato.

Giampiero Gualandi, ancora in servizio presso il comando di Anzola Emilia, sarà interrogato con l’assistenza di un difensore. Le autorità stanno cercando di chiarire se il colpo di pistola sia stato un tragico incidente o se ci sia stato un movente dietro l’omicidio. Non è ancora chiaro quale fosse la relazione tra Gualandi e Stefani, ma i carabinieri stanno esplorando tutte le possibili piste, inclusa quella di un conflitto personale o professionale.

La notizia ha profondamente colpito la comunità locale, che conosceva bene Sofia Stefani per il suo lavoro come vigilessa. I colleghi della polizia locale e i residenti di Anzola Emilia sono in stato di shock, in attesa di ulteriori sviluppi dalle indagini. Il municipio, situato a pochi passi dal luogo del delitto, è diventato un punto di raccolta per coloro che vogliono esprimere il loro cordoglio e la loro solidarietà alla famiglia della vittima.

La morte di Sofia Stefani rappresenta una tragica perdita e pone interrogativi inquietanti sulla sicurezza e sulle dinamiche interne al comando della polizia locale di Anzola Emilia. Mentre le indagini proseguono, la comunità spera che venga fatta piena luce su quanto accaduto.

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Inchiesta a Genova, interrogatorio Spinelli: gli intricati legami di potere e le promesse mancate

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L’indagine per corruzione che coinvolge importanti figure della politica e dell’economia ligure continua a rivelare dettagli e complicazioni. Durante l’interrogatorio di garanzia, l’imprenditore Aldo Spinelli, posto ai domiciliari insieme al presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, ha offerto uno spaccato dettagliato delle sue interazioni con le autorità per ottenere favori legati alla proroga trentennale del Terminal Rinfuse.

Spinelli, durante l’interrogatorio guidato dal giudice Paola Faggioni, ha descritto come ha cercato di influenzare le decisioni a suo vantaggio, sottolineando contatti e telefonate con Toti, a cui si rivolgeva per risolvere problemi analogamente a quanto faceva con predecessori come Burlando. L’imprenditore ha ammesso di aver bonificato 40 mila euro al Comitato Toti come riconoscimento per l’interessamento del presidente, anche se sostiene che non ne sia conseguito alcun vantaggio diretto.

La conversazione ha toccato anche la situazione di Paolo Emilio Signorini, presidente dell’Autorità portuale, a cui Spinelli prometteva un posto di lavoro a Roma da 300 mila euro, illustrando così la rete di promesse e favori che caratterizzano il settore. L’interrogatorio ha anche evidenziato l’accusa verso altri membri influenti dell’autorità portuale, tra cui Rino Canavese, l’unico a votare contro la proroga della concessione, criticato duramente da Spinelli per le sue posizioni.

Le dichiarazioni di Spinelli hanno aperto uno squarcio su una realtà di gestione dei pubblici poteri in cui gli interessi personali e quelli economici sembrano intrecciarsi a discapito della trasparenza e dell’equità. La questione della spiaggia dell’Olmo, che Spinelli sperava di trasformare da libera a privata, è solo un esempio delle molteplici richieste fatte a Toti, tutte rimaste inevasive secondo l’imprenditore.

Questo scenario complesso mostra quanto possano essere intricate le relazioni tra politica, economia e gestione del territorio, soprattutto in contesti dove le risorse economiche si mescolano con le carriere politiche. L’inchiesta, quindi, non solo cerca di fare luce su specifiche accuse di corruzione, ma sottolinea anche la necessità di una maggiore trasparenza e integrità nelle interazioni tra imprenditori e pubblici ufficiali.

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Cronache

Richiesta urgente di intervento al Ministro della Giustizia per risolvere le disfunzioni del processo telematico a Nola

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Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Nola ha trasmesso un appello urgente al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, evidenziando gravi disfunzioni nel sistema di processo telematico (PST) utilizzato dai Giudici di Pace nel circondario del Tribunale di Nola. Questa problematica sta impattando negativamente sul regolare svolgimento delle udienze e, di conseguenza, sul diritto di difesa dei cittadini.

La delibera, esecutiva immediata dal 10 maggio, è stata inviata anche a figure chiave nel sistema giudiziario, tra cui il Dirigente CISIA di Napoli, Giovanni Malesci, la Presidente della Corte di Appello di Napoli, Maria Rosaria Covelli, e la Presidente del Tribunale di Nola, Paola Del Giudice. La comunicazione segnala la costante e quotidiana inefficienza del sistema, che sta causando notevoli ritardi nelle procedure giudiziarie e aumentando gli arretrati a causa dei continui rinvii d’ufficio.

Il documento illustra una serie di incidenti, tra cui verbali d’udienza irreperibili o caricati solo parzialmente nel sistema, testimonianze non registrate a causa di problemi di connettività, e documenti misallocati nei fascicoli telematici. Tali disfunzioni contrastano con l’obiettivo della riforma “Cartabia” di accelerare i processi e ridurre gli arretrati, rendendo il sistema attuale un ostacolo piuttosto che un facilitatore.

Il Consiglio ha richiesto la formazione di un tavolo tecnico urgente che coinvolga tutti gli operatori del settore giudiziario per formulare un piano d’intervento. Nel frattempo, ha proposto un provvedimento provvisorio che permetta ai Giudici di Pace di gestire le udienze attraverso la verbalizzazione cartacea, come soluzione temporanea al doppio binario, fino a quando le disfunzioni del sistema PST non saranno risolte.

Questo appello sottolinea la necessità di un’immediata revisione delle infrastrutture informatiche nel settore giustizia, per garantire l’efficienza del sistema giudiziario e il rispetto dei diritti dei cittadini.

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