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La strage di Marcinelle e i migranti, scontro Fdi-Pd

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I 262 rintocchi della campana del Bois du Cazier hanno dato il la’, come l’otto agosto di ogni anno, al ricordo del massacro di Marcinelle, la miniera ad una manciata di chilometri da Charleroi dove, nel 1956, persero la vita 262 minatori di cui 136 italiani. Ma quest’anno, con il voto gia’ a settembre, anche la commemorazione di Marcinelle e’ stata segnata da una campagna elettorale che comincia a entrare nel vivo. Giorgia Meloni, rispondendo a Enrico Letta che annunciava la sua presenza in Belgio, in una lettera al Corsera ha invitato a non strumentalizzare la ricorrenza, facendo “comparazioni forzate” con i migranti irregolari che sbarcano in Italia. “Parole gravi e incomprensibili”, e’ stata la secca risposta del segretario Pd. L’ex premier aveva comunicato la sua presenza sottolineando di voler onorare le vittime di Marcinelle ma anche, “simbolicamente, tutti gli altri caduti, a partire da quelli del Mediterraneo”. Una tesi alla quale la leader di Fdi ha voluto rispondere punto su punto. “Utilizzare la tragedia di Marcinelle per comparazioni forzate e strumentali non e’ un modo corretto ne’ di ricordare gli italiani di ieri, ne’ di affrontare il tema degli stranieri di oggi”, ha spiegato, sottolineando l’importanza di “ristabilire il principio che in Italia si accede rispettando le leggi”. “Chi si candida a presidente del Consiglio deve sapere che bisogna unire e non dividere il Paese. La cosa grave e’ dividere morti di serie A e di serie B, questa e’ una cosa che non faremo mai. Per noi sono tutte persone, che meritano rispetto”, ha contrattaccato Letta. Il segretario Dem ha passato nella miniera di Marcinelle l’intera – e assolatissima – mattinata. E’ stata la prima cerimonia post-Covid e si e’ visto: la miniera era gremita di autorita’ belghe, immigrati italiani, minatori ed ex minatori, oltre che dei discendenti delle vittime. Per la prima volta sono arrivati anche gli studenti di una scuola italiana, il liceo Vivona di Roma. Tra i parlamentari c’erano anche i renziani Massimo Ungaro e Laura Garavini, eletti entrambi nella circoscrizione Europa. E c’era l’88enne Urbano Ciacci, ultimo sopravvissuto della strage del ’56. Lui, quell’otto agosto, non c’era: era al suo matrimonio nel pesarese, da dove era emigrato. “Quando tornai il giorno dopo era tutto un pianto, tutto un grido”, ha raccontato Ciacci – vestito in tuta, elmetto e con la lampada a benzina di allora ancora tra le mani – passando in rassegna le foto dei caduti. “Li conoscevo tutti e quando vengo qui parlo ancora con loro. E’ stata la piu’ grande catastrofe dopo la seconda guerra mondiale e non arrivero’ mai a sapere cosa accadde davvero”, ha aggiunto con un filo di commozione. A rappresentare la Farnesina c’era il direttore generale della Direzione Italiani all’Estero, Luigi Vignali. Mentre l’ambasciatore italiano in Belgio, Francesco Genuardi, prima della deposizione delle corone di fiori ha letto il messaggio di Sergio Mattarella. “Le dolorose esperienze dei lavoratori migranti, maturate nei decenni precedenti il Trattato di Maastricht, hanno sollecitato la promozione dei diritti dei lavoratori al livello europeo, contribuendo alla creazione di un’Europa coesa, solidale, fondata anche su un pilastro sociale”, sono state le parole del capo dello Stato. Per Letta Marcinelle e’ uno scrigno di “parole chiave” della nostra attualita’: dall’Europa all’energia fino alla dignita’ del lavoro e dei migranti. “Meloni invece di polemizzare poteva andare nel luogo della tragedia”, ha rincarato la dose, da Roma, Debora Serracchiani.

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Harry a Bbc: voglio riconciliarmi con la famiglia reale

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Il principe Harry ha affermato, in una intervista alla bbc, di volere una “riconciliazione” con la famiglia reale britannica dopo il traumatico strappo del 2020. Inoltre si è detto “sconvolto” dopo aver perso oggi alla Corte d’Appello di Londra il ricorso presentato contro la decisione assunta a suo tempo dal ministero dell’Interno di revocare a lui e alla sua famiglia il diritto automatico alla tutela di polizia durante le visite nel Regno Unito.

Nell’intervista registrata in California, dove Harry vive con la moglie Meghan, il principe appare commosso, in particolare quando afferma che “non riesce a immaginarsi” nel riportare “moglie e figli” nel Regno Unito dopo aver perso l’azione legale avviata a Londra. Il principe ha detto anche che suo padre, re Carlo III, “non mi parla più per via di questa questione di sicurezza”, per poi ammettere che è stanco di lottare e di non sapere quanto resta da vivere al sovrano, che si sottopone periodicamente alle terapie per far fronte a un cancro di natura imprecisata diagnosticatogli a inizio 2024. “Ci sono stati tantissimi disaccordi tra me e alcuni membri della mia famiglia”, ha aggiunto Harry, ma ora li ha “perdonati”. Il duca di Sussex ha anche affermato che “alcuni membri della mia famiglia non mi perdoneranno mai di aver scritto un libro”, facendo riferimento alle divisioni di lunga data ed esacerbate dalle rivelazioni contenute nell’autobiografia del principe dal titolo ‘Spare’, successo editoriale planetario.

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Portava aiuti a Gaza, colpita la nave di una ong

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E’ finito tra le fiamme e il rischio di colare a picco nel Mediterraneo il tentativo di portare aiuti umanitari della nave Conscience, con a bordo 16 uomini tra equipaggio e attivisti intenzionati a violare il blocco navale imposto da Israele alla Striscia. Nella notte tra giovedì e venerdì l’imbarcazione dell’organizzazione filo-palestinese Freedom Flotilla Coalition è stata colpita da droni mentre si trovava in acque internazionali al largo di Malta. Nel porto dell’isola si sarebbe dovuta imbarcare anche Greta Thunberg, che ha stigmatizzato l’offensiva come ‘crimine di guerra’. L’esplosivo ha causato un incendio sull’imbarcazione, uno squarcio nello scafo e la messa fuori uso del generatore. La nave, che era partita dalla Tunisia giorni fa, ha lanciato un Sos a cui ha risposto Malta inviando un rimorchiatore.

Le autorità marittime del La Valletta hanno dichiarato che non ci sono state vittime, l’incendio è stato spento, l’imbarcazione non rischia di affondare e i passeggeri hanno rifiutato di essere portati a riva. La Freedom Flotilla ha attribuito la responsabilità dell’attacco a Israele: “Gli ambasciatori israeliani devono essere convocati e rispondere delle violazioni del diritto internazionale, tra cui il blocco in corso e il bombardamento della nostra nave civile in acque internazionali”. Da Gerusalemme non nessun commento. Mentre il canale di notizie saudita Al Arabiya ha riferito che la spedizione era stata organizzata da Hamas e che le persone a bordo avevano in programma di attaccare le truppe dell’Idf avvicinandosi alla costa di Gaza. L’impiego di droni di piccole dimensioni, difficilmente rilevabili con i radar standard, non lascia una ‘firma elettronica’ significativa, impedendo così l’attribuzione a chi li ha lanciati.

Da Roma e Bruxelles, però, le opposizioni hanno definito ‘un crimine’ l’attacco alla Conscience: Pd, Avs, M5s chiedono al governo Meloni e all’Ue di intervenire condannando l’aggressione. Ankara, memore della strage della Freedom Flotilla del 2010 che vide la morte di 9 attivisti e decine di feriti, ha affermato che “saranno fatti tutti gli sforzi per rivelare il prima possibile i dettagli dell’attacco e portare gli assalitori davanti alla giustizia”. Intanto la Croce Rossa ha dichiarato che l’intervento umanitario a Gaza è “sull’orlo del collasso totale”. Israele ha chiuso i valichi il 2 marzo, sostenendo che Hamas aveva dirottato gran parte degli aiuti entrati durante la tregua di 6 settimane, e che i 25mila camion entrati hanno consegnato aiuti sufficienti per un periodo prolungato. Ora l’Idf, secondo indiscrezioni trapelate negli ultimi giorni, ha pianificato di modificare radicalmente la distribuzione: stop all’ingrosso e all’immagazzinamento degli aiuti, le organizzazioni internazionali e gli appaltatori privati consegneranno cibo alle singole famiglie di Gaza.

Ogni nucleo familiare avrà un rappresentante che riceverà cibo in una zona di sicurezza dell’esercito nel sud della Striscia. Il piano, che intende aggirare Hamas, non è ancora stato approvato dal governo israeliano, ma l’urgenza che i valichi vengano aperti è stata sottolineata dal ministro della Difesa Israel Katz. Degli ostaggi ancora a Gaza, infine, ha parlato giovedì sera Donald Trump, rivelando di aver appreso che ci sono meno di 24 rapiti ancora in vita, come aveva fatto intendere nei giorni scorsi la moglie del premier israeliano, Sara Netanyahu.

Il governo nel frattempo sta affrontando la forte pressione della comunità drusa, compresi centinaia di riservisti e soldati, che chiede di proteggere i ‘fratelli’ che vivono in Siria, attaccati e uccisi – accusano – dai jihadisti. Dopo una violenta protesta drusa la sera prima nel nord di Israele, nelle prime ore del mattino l’Idf ha bombardato la zona del palazzo presidenziale a Damasco. “Questo è un messaggio chiaro al regime siriano. Non permetteremo alle truppe siriane di spostarsi a sud di Damasco o di rappresentare una minaccia per la comunità drusa”, hanno avvertito Netanyahu e Katz. La presidenza siriana ha risposto che il raid rappresenta una “pericolosa escalation”.

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Russia, creiamo una ‘zona cuscinetto’ in regione ucraina di Sumy

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Il ministero della Difesa russo sostiene che le sue truppe stiano creando nella regione ucraina di Sumy quella che definisce “una zona di sicurezza”. Lo riporta l’agenzia Interfax. Le dichiarazioni di Mosca non sono al momento verificabili. L’annuncio arriva dopo che le autorità russe hanno detto di aver ripreso per intero il controllo della regione russa di Kursk, che confina con quella ucraina di Sumy, e dove la scorsa estate i soldati ucraini avevano lanciato un’offensiva a sorpresa. Kiev respinge le affermazioni di Mosca sostenendo di avere ancora dei capisaldi nella regione di Kursk, dove però ha perso gran parte dei territori di cui si era impossessata l’anno scorso.

Pochi giorni fa, il governatore della regione di Sumy, Oleg Hryhorov, aveva dichiarato che le truppe russe stavano cercando di creare una zona cuscinetto nell’oblast dell’Ucraina nordorientale ma, a suo dire, senza “alcun successo significativo”. Allora il governatore ucraino sosteneva che quattro villaggi di confine – Zhuravka, Veselivka, Basivka e Novenke – si trovassero in una “zona grigia” a causa degli attacchi russi, ma non fossero sotto il controllo dei soldati del Cremlino. Il mese scorso, il ministero della Difesa russo sosteneva invece di aver preso Zhuravka e Basivka, cosa che le autorità ucraine negano.

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