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La scienza mondiale boccia il vaccino russo

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La comunita’ scientifica e’ unanime: la registrazione russa del vaccino anti-Covid Sputnik V, arrivata senza completare tutte le fasi di sperimentazione, e’ avventata e basata su pochi dati. Dubbi che il ministro della Salute russo, Mikhail Murashko, definisce infondati. Intanto il presidente americano Donald Trump rilancia il made in Usa, annunciando un accordo con Moderna per 100 milioni di dosi di vaccino. Chi sara’ a vincere quella che sembra una corsa sempre piu’ politica e meno scientifica, ancora non si sa. Il Robert Koch Institut tedesco, in un documento uscito oggi in rete, e poi ritirato poche ore piu’ tardi perche’ “finito per sbaglio sul web” affermava che il vaccino contro il Coronavirus potrebbe essere disponibile gia’ in autunno. Per il ministero della Salute tedesco la questione non puo’ essere chi arrivera’ prima a distribuire i vaccini, mentre fondamentale e’ la sicurezza dei farmaci. La Russia, con l’annuncio fatto da Vladimir Putin, e’ la prima a registrare il vaccino contro il nuovo coronavirus, saltando pero’ alcune tappe. Non ha infatti ancora completato la fase 3, quella con cui il vaccino viene testato su un vasto numero di persone per verificarne tossicita’ ed efficacia. Dovrebbe partire il 12 agosto su 2000 persone tra Russia, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Brasile e Messico, mentre la produzione di massa del vaccino dovrebbe iniziare a settembre. Finora e’ stato provato solo su 76 volontari, ma i risultati di questa sperimentazione non sono stati pubblicati. Per Francois Balloux, dello University College di Londra, “e’ una decisione avventata e incosciente. Fare vaccinazioni di massa con un vaccino non testato adeguatamente non e’ etico”. L’immunologo Danny Altmann, dell’Imperial College di Londra, teme che il vaccino possa causare una malattia piu’ “grave, cosa che accade quando gli anticorpi generati dal vaccino entrano nelle cellule, dopo l’esposizione al virus”. Come rileva Carlo Federico Perno, virologo e direttore dell’unita’ di Microbiologia dell’ospedale Bambino Gesu’ di Roma, “in questo caso non abbiamo niente in mano, nessuna evidenza di efficacia e mancata tossicita’”. Critici anche diversi ricercatori russi. Svetlana Zavidova, capo dell’Associazione delle organizzazioni per gli studi clinici in Russia, ha definito “ridicolo dare l’autorizzazione sulla base di questi dati. Senza la fase 3, non sara’ chiaro se il vaccino previene o meno il Covid-19 e se causa effetti collaterali, per le lacune nel sistema di monitoraggio russo sugli effetti dei farmaci, che non e’ il migliore”. Inoltre, come rileva Alexey Chumakov, ricercatore dell’omonimo istituto di Mosca, “il ministro della Salute non cerca i suggerimenti della comunita’ scientifica come l’Fda”. Tutti dubbi che Murashko ha definito come “assolutamente infondati. Sembra che i colleghi stranieri stiano sentendo lo specifico vantaggio competitivo del ritrovato russo e stiano cercando di esprimere certe opinioni assolutamente infondate”. Gli Stati Uniti intanto, altro concorrente in gara, hanno raggiunto un accordo di 1,5 miliardi di dollari con Moderna per 100 milioni di dosi di vaccino contro il coronavirus, che prevede l’opzione per gli Stati Uniti di acquistare ulteriori 400 milioni di dosi.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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