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La Roma perde Zaniolo per un grave infortunio e perde con la Juventus

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La Juventus e’ campione d’inverno, la Roma e’, per 45′, ancora quella che aveva perso contro il Torino, e a fare festa all’Olimpico e’ il popolo bianconero che ha gremito il settore assegnato ai sostenitori ospiti. E’ quindi ancora la Juve la regina del campionato, per ora solo a meta’ visto che il torneo e’ solo al giro di boa. Pero’ ha dato ll’impressione di essere una squadra convinta della propria forza e che dopo aver segnato due reti, all’inizio, in nemmeno dieci minuti, ha poi badato soprattutto a controllare il match, contenendo le sfuriate romaniste della ripresa, quando la squadra di Fonseca ha attaccato con maggiore convinzione, scontando pero’ d nuovo la mancanza di concretezza, visto che Dzeko e’ ancora alla ricerca di se stesso ed e’ anche assistito poco dai compagni.

La Juve ha imposto la legge del piu’ forte, ma va anche detto che la Roma e’ stata sfortunata, avendo perso il suo uomo fino a quel momento migliore, Zaniolo, gia’ al 35′, quando il talento della squadra di casa e’ uscito in barella e tra le lacrime, ed e’ sceso sullo stadio il timore d’un grave infortunio: rabbuiata anche l’espressione del ct Mancini, in tribuna accanto al ‘gemello’ Vialli. Ora si parla di crociato e menisco, con uno stop di sei mesi: se confermata, la diagnosi vuol dire niente Euro 2020 Nel primo tempo per la Juve, oggi in completa tenuta bianca, tutto e’ stato piu’ facile del previsto. Anche perche’ dopo appena 9’30” di gioco gli ospiti erano gia’ sullo 0-2 e quindi hanno potuto gestire al meglio la partita. La rete di Demiral, casuale, e’ arrivata al 3′ quando una punizione calciata da Dybala e’ stata spizzata di testa da Smalling e poi il pallone e’ carambolato sul ginocchio del difensore turco e poi nella porta romanista. Al 10′ raddoppio juventino, con Veretout che nella propria area commetteva un imperdonabile errore di distrazione facendosi soffiare la sfera da Dybala e quindi era costretto ad atterrare l’argentino. Rigore netto e trasformazione di Ronaldo. Questo micidiale uno-due mandava al tappeto una Roma in confusione e lontanissima parente di quella di prima della sosta natalizia. In piu’ ci si metteva la malasorte, sotto forma di un infortunio che al 35′ costringeva Fonseca a sostituire il suo uomo fino a quel momento il migliore dei suoi: Zaniolo veniva falciato da Rabiot al termine di un irresistibile coast to coast che lo stava portando in zona tiro, e si capiva subito che era successo qualcosa di grave, perche’ da terra il ragazzo chiedeva il cambio e poi cominciava a piangere mentre la curva sud ammutoliva, prima di applaudire l’uscita dal campo in barella del n.22, ancora singhiozzante. In precedenza, al 19′, anche Demiral era stato costretto a dare forfait, passando dalla gioia del gol al dolore di una ricaduta a terra dopo un colpo di testa che gli procurava danni e non gli consentiva di riprendere il match. Al suo posto De Ligt, che ormai, come si muove, fa gridare al rigore per qualche ‘mani’ o presunto tale: in realta’ nell’azione al 43′ che faceva urlare la curva romanista l’olandese aveva preso una pallonata in faccia, come evidenziato dal replay. Nella ripresa la Juve rallentava e la Roma cercava di approfittarne, cosi’ Szczesny riusciva finalmente a fare qualche parata. Ma la rete romanista arrivava dal dischetto, per un tocco di mano di Alex Sandro controllato al Var prima che Guida, oggi molto prodigo di ammonizioni, indicasse con decisione che era proprio calcio di rigore. Perotti segnava l’1-2, la Roma sembrava quasi credere nel pareggio, poi si distraeva e la Juve con un micidiale contropiede l’infilava per la terza volta con Higuain ma la rete veniva annullata per offside dell’argentino. Inutile l’assalto finale romanista, la Juve vinceva con merito e da oggi in poi inseguira’ con ancora maggiore convinzione, semmai ce ne fosse bisogno, il nono scudetto di fila. L’inter e Antonio Conte sono avvisati.

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Esteri

Processo Maradona, la testimonianza shock di Villarejo: “Sedato senza esami. Ricovero in terapia intensiva trasformato in caos”

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Nel quattordicesimo giorno del processo per la morte di Diego Armando Maradona, ha deposto il dottor Fernando Villarejo, responsabile della terapia intensiva della Clinica Olivos, dove il campione fu operato per un ematoma subdurale il 2 novembre 2020, appena 23 giorni prima della sua morte.

Villarejo, 67 anni, con oltre 40 anni di esperienza, ha dichiarato davanti ai giudici del Tribunale Penale Orale n. 3 di San Isidro che Maradona fu operato senza alcun esame preoperatorio, esclusivamente per volontà del suo medico di fiducia, il neurochirurgo Leopoldo Luque, nonostante non vi fosse, secondo i medici della clinica, alcuna urgenza immediata.

Trattamento per astinenza e decisione di sedazione

Tre giorni dopo l’intervento, Villarejo partecipò a un incontro con la famiglia e i medici curanti. Fu allora che Luque e la psichiatra Agustina Cosachov confermarono che l’obiettivo era trattare i sintomi di astinenza da sostanze e alcol.

«Maradona era ingestibile, difficile da trattare dal punto di vista comportamentale», ha riferito Villarejo, aggiungendo che Luque e Cosachov ordinarono di sedare il paziente, consapevoli dei rischi: depressione respiratoria, complicazioni infettive, cutanee e nutrizionali. La sedazione iniziò il 5 novembre e durò poco più di 24 ore, finché lo stesso Villarejo decise di ridurla, vista l’assenza di un piano preciso.

Il caos in terapia intensiva: “Potevano entrare con hamburger o medicine”

Il medico ha denunciato un clima caotico nel reparto: «Troppe persone in terapia intensiva, potevano portare hamburger o qualsiasi altra cosa. È stato vergognoso, scandaloso». Ha poi ammesso: «Mi dichiaro colpevole, ero una pedina su una scacchiera con un re e una regina», riferendosi al peso dell’ambiente vicino a Maradona.

Ricovero domiciliare e responsabilità

Villarejo ha raccontato che il ricovero presso la clinica non era più sostenibile. Fu deciso il trasferimento a casa, dove secondo l’ultima pagina della cartella clinica, fu la famiglia a chiedere l’assistenza domiciliare, sostenuta da Luque e Cosachov.

In aula ha testimoniato anche Nelsa Pérez, dipendente della società Medidom incaricata dell’assistenza a casa Maradona. Pérez ha ammesso che, secondo lei, in Argentina non esistono ricoveri domiciliari, ma che il termine viene usato per semplificazione. La testimone ha nominato Mariano Perroni come coordinatore dell’équipe, composta dagli infermieri Dahiana Madrid e Ricardo Almirón.

Tensione in aula: accuse di falsa testimonianza

Le affermazioni di Pérez hanno generato momenti di alta tensione in aula. Gli avvocati Fernando Burlando e Julio Rivas hanno chiesto la detenzione della testimone per falsa testimonianza, ma i giudici hanno rigettato la richiesta.

Nel corso del controinterrogatorio, Pérez ha confermato che non fu ordinato alcun monitoraggio dei parametri vitali, ma che veniva comunque effettuato dall’infermiera per scrupolo, a causa di precedenti episodi di tachicardia.

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Ambiente

Qualità dell’aria in Italia, allarme inquinamento: superati i limiti UE e OMS già nel primo trimestre 2025

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I dati raccolti nei primi tre mesi del 2025 confermano una situazione drammatica per la qualità dell’aria nelle città italiane. Secondo l’Osservatorio Mobilità Urbana Sostenibile, promosso da Clean Cities Campaign e Kyoto Club, in molti capoluoghi i livelli di PM2,5 (polveri sottili) e biossido di azoto (NO₂) hanno superato abbondantemente i limitifissati dalla Direttiva europea e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

In alcune zone urbane, come Torino Rebaudengo, non si è registrato neanche un giorno sotto i limiti dall’inizio dell’anno, evidenziando un’emergenza ormai strutturale.

Le città più colpite: Padova, Milano, Napoli, Torino e Palermo

Per quanto riguarda il PM2,5, i superamenti dei limiti sono stati registrati già nel primo trimestre nelle città di Padova, Milano, Brescia, Torino, Vicenza, Modena, Bergamo, Parma, Terni, Trento e Bologna.
La maglia nera per il biossido di azoto (NO₂) va invece a Palermo, Napoli, Messina, Genova, Torino, Catania, Milano, Vicenza, Venezia e Trento.

L’inquinamento come emergenza sanitaria

«L’inquinamento atmosferico è una vera emergenza sanitaria», afferma Roberto Romizi, presidente dell’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente (ISDE Italia). «Le evidenze scientifiche dimostrano l’aumento di malattie respiratorie, cardiovascolari, neurodegenerative, problemi riproduttivi e disturbi dello sviluppo nei bambini. Non possiamo più permetterci esitazioni. Servono politiche urgenti e coraggiose, in linea con le indicazioni dell’OMS».

Le richieste di Kyoto Club: mobilità sostenibile e transizione energetica

Per Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club, è essenziale «procedere rapidamente verso la decarbonizzazione, investendo in efficienza energetica, fonti rinnovabili e soprattutto mobilità sostenibile».
Una critica netta viene rivolta al Governo per la Legge di Bilancio 2025, che avrebbe dirottato risorse verso il Ponte di Messina, sottraendole a trasporto pubblico locale e mobilità attiva: «Così si aggrava l’emergenza climatica e sanitaria».

I numeri che preoccupano l’Europa

Secondo l’OMS, oltre 7 milioni di persone muoiono ogni anno nel mondo a causa dell’inquinamento atmosferico. L’Agenzia Europea dell’Ambiente stima decine di migliaia di morti premature ogni anno solo in Italia per esposizione a inquinanti.

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Esteri

Esercito libanese: smantellato il 90% delle strutture di Hezbollah nel sud Libano

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L’esercito libanese ha smantellato “oltre il 90 per cento” dell’infrastruttura militare del gruppo filo-iraniano Hezbollah nel Libano meridionale, vicino al confine con Israele, ha dichiarato un funzionario all’Afp. “Abbiamo completato lo smantellamento di oltre il 90 percento delle infrastrutture di Hezbollah a sud del fiume Litani”, ha dichiarato un funzionario della sicurezza, a condizione di mantenere l’anonimato. L’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah libanese prevede lo smantellamento delle infrastrutture di Hezbollah.

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