Collegati con noi

Esteri

La regina s’arrende, cede il passo a Carlo a Westminster

Pubblicato

del

La regina Elisabetta non ce la fa: a 96 anni di eta’, e nell’anno in cui celebra il Giubileo di Platino dei suoi sette decenni di regno da record, l’anagrafe presenta il conto anche a lei, a dispetto d’una tempra ferrea. I “problemi di mobilita’” che la tormentano, secondo quanto confessato da lei stessa di recente, le impediranno domani di leggere per la prima volta da quasi 60 anni in prima persona il cosiddetto Queen’s Speech, il programma annuale del governo britannico, in occasione dell’inaugurazione a Camere riunite della nuova sessione parlamentare di Westminster: appuntamento solenne a cui sara’ costretta a farsi rappresentare dal principe Carlo, suo primogenito ed eterno erede al trono. L’ennesimo forfait e’ stato annunciato da Buckingham Palace, con uno stringata nota ufficiale rimasta nel cassetto fino alla vigilia, quasi a voler lasciare spazio alla speranza d’un via libera in extremis. Via libera che invece non c’e’ stato. “La Regina – vi si legge – continua a sperimentare problemi episodici di mobilita’ e, dopo essersi consultata con i suoi medici, ha deciso con riluttanza di non partecipare allo State Opening”, l’apertura formale dell’anno parlamentare. “Su richiesta di Sua Maesta’, e con l’accordo delle autorita’ preposte (Parlamento e Governo), Il Principe di Galles leggera’ il Queen’s Speech in sua vece, con il il Duca di Cambridge (William) pure presente”. Stando a quanto puntualizzato poco piu’ tardi dal cerimoniale, il trono restera’ vuoto, mentre la corona imperiale sara’ portata secondo consuetudine a Westminster a simboleggiarne la figura. Mentre il principe Carlo prendera’ posto alla destra di esso, come gia’ l’anno scorso, e la consorte Camilla, duchessa di Cornovaglia, alla sua sinistra. Accanto a lei siedera’ invece il principe William, figlio maggiore di Carlo e Diana, secondo nella linea di successione. Elisabetta II, salita al trono nel lontano 1952 alla morte prematura del padre, re Giorgio VI, non aveva mancato da allora alcuno State Opening, momento istituzionale clou fra le cerimonie della politica britannica, salvo che in due casi eccezionali: nel 1959 e nel 1963, nel pieno delle gravidanze che precedettero la nascita del suo terzo e quartogenito, Andrea ed Edoardo. In quella circostanze tuttavia, la lettura del discorso fu assegnata a semplice un alto funzionario, il Lord Chancellor. Il che equivale a dire che la scelta di quest’anno di farsi rappresentare da Carlo e’ assolutamente inedita: la conferma di un ruolo sempre piu’ da co-reggente di fatto per il delfino ormai 73enne. Nell’ultimo anno Elisabetta ha del resto presenziato a un solo evento pubblico esterno, la messa di suffragio per l’amato consorte Filippo, morto quasi centenario nel 2021, officiata poco prima dell’anniversario della sua scomparsa nell’abbazia di Westminster a marzo. Per il resto e’ in sostanza da ottobre che la matriarca della dinastia britannica e’ soggetta a un lungo semi-isolamento cautelare nel castello di Windsor, o nella residenza di campagna di Sandringham, nel Norfolk inglese, su indicazione tassativa dei medici. Nell’ambito di un protratto “periodo di riposo” o di salvaguardia – seguito alla stagione dell’isolamento gia’ imposto dalle precauzioni della pandemia – segnato anche da un raro ricovero di 24 ore in ospedale per accertamenti diagnostici mai precisati; e nel corso del quale non e’ mancato un contagio da Covid, superato da Sua Maesta’ a febbraio non senza una logorante coda di affaticamento pubblicamente ammessa in un incontro virtuale d’un paio di mesi orsono con medici, infermieri e pazienti reduci dalla medesima malattia. Una condizione evidentemente non superata dal tutto, come testimonia l’annuncio odierno. E che proietta ombre persino sulla sua partecipazione all’appuntamento piu’ atteso dell’anno: le celebrazioni clou di Londra del Giubileo di Platino fissate dal 2 al 5 giugno, fra parate, festeggiamenti popolari e saluti ai sudditi dall’affaccio del balcone di palazzo reale. Eventi che – stasera come non mai – suggeriscono l’eco non solo di un estremo tributo a una monarca longeva come nessuno sull’isola, ma di un sempre piu’ possibile canto del cigno.

Advertisement

Esteri

Sparatoria in Nord Carolina, 4 agenti uccisi e 4 feriti

Pubblicato

del

Quattro agenti della polizia sono stati uccisi e 4 sono rimasti feriti durante una sparatoria a Charlotte, in Carolina del Nord. I poliziotti stavano cercando di eseguire un mandato d’arresto nei confronti di un uomo ricercato per possesso illegale di arma da fuoco. Secondo la ricostruzione i primi 4 agenti, che facevano parte della US Marshals Fugitive Task Force, sono stati colpiti a morte mentre si avvicinavano alla casa dell’uomo, la cui identità non è stata resa nota dalla polizia, anche lui morto nella sparatoria nel giardino antistante l’abitazione.

Gli altri 4 poliziotti, invece, sono stati feriti mentre cercavano di prestare soccorso ai colleghi colpiti da un secondo tiratore che ha aperto il fuoco dall’interno della casa. Dopo alcune ore di stallo, dei veicoli blindati hanno fatto irruzione nella casa al cui interno erano barricati una donna e un ragazzo di 17 anni, entrambi arrestati. Le forze dell’ordine hanno dichiarato di aver sequestrato anche un fucile “ad alta potenza”.

“Oggi abbiamo perso alcuni eroi che stavano semplicemente cercando di mantenere la nostra comunità al sicuro”, ha detto il capo della polizia di Charlotte-Mecklenburg, Johnny Jennings. Il presidente Usa Joe Biden, informato dell’accaduto, ha parlato con la sindaca di Charlotte, Vi Lyles, a cui ha espresso le sue condoglianze e il suo sostegno alla comunità.

“Sono eroi che hanno compiuto il sacrificio estremo, correndo verso il pericolo per proteggerci”, ha detto Biden, che ha poi aggiunto: “Piangiamo per loro e per i loro cari. E preghiamo per la guarigione dei coraggiosi ufficiali che sono rimasti feriti”.

Continua a leggere

Esteri

Missili su Israele dal Sud del Libano, Hamas tratta e combatte

Pubblicato

del

Le Brigate Ezzedin Al-Qassam, l’ala militare del movimento palestinese di Hamas, sta espandendo le sue attività dal settore occidentale a quello orientale del sud del Libano. Hanno condotto infatti ieri, per la prima volta dal settore orientale del sud del Libano, un lancio di razzi verso Israele. Al-Qassam ha rivendicato la responsabilità di un attacco missilistico contro un sito militare nel nord di Israele, e ha detto nel suo resoconto sull’applicazione Telegram di aver “bombardato dal sud del Libano il quartier generale della 769a Brigata Orientale” nel nord di Israele “con un salva missilistica concentrata in risposta ai massacri del nemico sionista a Gaza”.

I media israeliani hanno riferito che più di 30 proiettili sono stati sparati dal Libano verso Kiryat Shmona e la regione. L’esercito israeliano, da parte sua, ha riferito di aver monitorato “circa 20 lanci dal Libano verso il territorio israeliano, la maggior parte dei quali sono stati intercettati” senza che siano stati segnalati feriti o danni. Ha detto che “ha risposto alle fonti di fuoco”. Questo bombardamento dal settore orientale è il primo dall’inizio della guerra. Al-Qassam e altre fazioni palestinesi tradizionalmente lanciano razzi dal settore occidentale vicino alla costa, mentre entrare nel settore orientale è più complicato alla luce delle restrizioni dell’Esercito libanese e delle truppe Unifil all’ingresso degli stranieri nella zona di frontiera. Non è la prima volta che Al-Qassam lancia razzi verso il nord di Israele.

Dopo una pausa dallo scorso febbraio, ha ripreso la scorsa settimana a lanciare razzi per bombardare la caserma di Shumira, nel nord di Israele, con “venti razzi Grad”. Lo ha ripetuto lunedì bombardando la base militare.

Continua a leggere

Esteri

Stoltenberg visita Kiev, raid russi su Odessa

Pubblicato

del

“Un maggior sostegno è in arrivo, gli alleati hanno ascoltato il tuo appello”. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg si è rivolto con parole rassicuranti a Volodymyr Zelensky durante una visita a sorpresa a Kiev. Il capo dell’Alleanza ha garantito che i Paesi occidentali forniranno più aiuti militari, e più rapidamente, come chiede il presidente ucraino. E, mentre nell’est del Paese le forze russe continuano ad avanzare, si è dichiarato convinto che “non è troppo tardi perché l’Ucraina vinca”.

Per garantire la sua sicurezza, tuttavia, Kiev punta ora anche ad un accordo bilaterale con gli Stati Uniti, che recentemente hanno sbloccato un nuovo pacchetto di assistenza militare dal valore di 61 miliardi di dollari dopo mesi di diatribe nel Congresso. “Stiamo già lavorando su un testo specifico, il nostro obiettivo è rendere questo accordo il più forte di tutti”, ha annunciato Zelensky. Il riferimento è ad altre intese simili siglate negli ultimi mesi dall’Ucraina con diversi Paesi europei tra cui l’Italia lo scorso febbraio. Tuttavia il patto con Roma, come chiarito dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, “non è vincolante dal punto di vista giuridico” e non prevede “garanzie automatiche di sostegno politico o militare a Kiev”.

Con Washington, invece, “l’accordo dovrebbe essere davvero esemplare e riflettere la forza della leadership americana”, ha assicurato Zelensky. Con gli Usa ha insistito il presidente, l’Ucraina sta “discutendo le basi concrete di sicurezza e cooperazione” e “per fissare livelli specifici di sostegno per quest’anno e per i prossimi 10 anni”.

Ciò dovrebbe includere “il sostegno militare, finanziario, politico e la produzione congiunta di armi”. Durante la conferenza stampa con Stoltenberg, Zelensky ha insistito sulla richiesta che “la consegna degli aiuti militari sia più rapida”. Un’urgenza dettata per Kiev dalle drammatiche difficoltà con cui deve confrontarsi sul terreno, dove si trova a corto non solo di munizioni ma anche di uomini. Il capo di Stato maggiore, Oleksandr Syrsky, ha lanciato ieri l’allarme per una situazione che è “peggiorata”, con la Russia che “sta attaccando lungo tutta la linea del fronte”. Mentre il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha affermato che “fra gli ucraini al fronte sta crescendo il panico”. Per il momento l’avanzata russa, ancora limitata, si concentra nell’area del Donbass, nell’est dell’Ucraina. Le forze di Kiev hanno detto di aver respinto nelle ultime ore “55 tentativi di attacco” nella regione di Donetsk, dove nei giorni scorsi i russi si sono impadroniti di tre villaggi nell’area di Avdiivka, cittadina caduta nelle mani delle truppe di Mosca a febbraio. E il ministero della Difesa russo ha detto che oggi è stata conquistato un altro insediamento, quello di Semenivka.

Raid sono stati segnalati anche a Odessa, con frammenti di missile russo caduti sul Castello di Kivalov, dove si è sviluppato un incendio. Il bilancio è di almeno 5 morti. Stoltenberg ha ammesso che Kiev si trova in questa situazione perché negli ultimi tempi “gli Alleati non hanno mantenuto ciò che avevano promesso”, e “gli ucraini ne stanno pagando il prezzo”. Ma con Zelensky il segretario generale ha anche parlato del possibile ingresso di Kiev nel Patto Atlantico.

“Sto lavorando duramente per garantire che l’Ucraina diventi membro della Nato, abbiamo bisogno che tutti gli alleati siano d’accordo”, ha detto Stoltenberg. Per poi ammettere che anche in questo caso rimangono delle difficoltà. “Non mi aspetto che raggiungeremo tale accordo entro il vertice di luglio” a Washington, ha dichiarato. Ma per Zelensky il futuro del suo Paese è nella Nato, perché, ha affermato, “è impossibile immaginare la sicurezza dell’Europa e della comunità euro-atlantica senza l’effettiva partecipazione dell’Ucraina”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto