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Economia

La mossa Bce preme sull’Italia. Franco, evitare shock

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Il bagno di sangue sui mercati rischia di essere solo uno dei problemi sollevati dalla svolta della Bce. La mossa di Francoforte, che di fatto limita i margini di bilancio, restringe le opzioni per il Governo in vista della manovra proprio a ridosso delle elezioni. E cosi’, se dal ministro dell’Economia Daniele Franco arriva un invito alla cautela, per il premier Mario Draghi e’ piu’ pressante che mai cercare una risposta comune europea allo shock energetico. Da Parigi dove partecipava alla ministeriale Ocse, Franco ha detto che il rialzo dei tassi deve avvenire “senza tensioni e shock”: occorre “selezionare le traiettorie di incremento dei tassi da parte delle banche centrali considerando i fattori sottostanti l’aumento dell’inflazione”. Con tutti i caveat della correttezza istituzionale, di fatto e’ un invito alla cautela nei confronti di Francoforte, che studia un rialzo dei tassi da mezzo punto a settembre, in stile Federal Reserve. Una mossa che ha affondato le Borse (Milano a -5,17% brucia 39 miliardi in un colpo solo) con lo spread a 224 che si avvicina a livelli di guardia. Dietro le parole del ministro c’e’ la consapevolezza non solo dell’impatto sui mercati, ma anche delle ricadute sulla politica economica. A fine 2021 sul Btp decennale il Mef pagava l’1,1% di rendimento. Il tasso del Btp nel frattempo ha preso il volo: oggi al 3,75%, ai massimi dal 2014. Come spiega Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici, “un aumento di un punto ha un impatto nel primo anno intorno ai tre miliardi”. L’istituto stima nei cinque anni successivi 39,4 miliardi in piu’ per finanziare il debito italiano. Si parla di un aumento del tasso medio dei titoli italiani, e per ora l’impatto dello spread “e’ limitato”, dice Cottarelli. Ma se la tendenza a rialzi cosi’ repentini si confermasse, qualche problema comincerebbe a porsi. “Preoccupa l’accelerazione cosi’ veloce”, dice l’ex direttore del Dipartimento Affari Fiscali del Fmi e Commissario alla Spending Review. La guerra scatenata da Putin, del resto, mette l’Occidente di fronte al rischio stagflazione. Da una parte la stagnazione, dall’altra i prezzi alle stelle. E’ vero che piu’ inflazione tende ad abbassare il rapporto debito/Pil. E di positivo che la resilienza del manifatturiero italiano: Istat oggi ha registrato un +1,6% di produzione industriale ad aprile su marzo, “il terzo mese consecutivo di crescita congiunturale dell’indice”. Ma il caro energia si sta abbattendo pesantemente sulle prospettive di crescita: Bankitalia, che prima della guerra sia spettava un +3,8% per l’Italia, oggi ha tagliato la stima 2022 al 2,6%, anche se la recente revisione Istat fa propendere per un +3% grazie al generoso lascito del 2021. E Via Nazionale avverte che con un’escalation della guerra e di interruzioni alle forniture di energia che spingerebbero l’inflazione annua verso l’8%, la crescita 2022 sarebbe zero, quella 2023 sarebbe negativa di oltre l’1%. L’impatto di questo combinato disposto Bce-guerra-inflazione rischia di ridurre gli spazi di manovra per il Governo, proprio mentre le fibrillazioni politiche paiono destinate a salire il vista della manovra a ridosso delle elezioni 2023. La risposta, oltre che sulla diplomazia sull’Ucraina e quella a livello della Bce – dove livelli di guardia dello spread potrebbero condurre a uno ‘scudo’ – passera’ anche dall’Europa. La sospensione del Patto di stabilita’ da’ ossigeno, ma occorre prestare attenzione ai mercati che saranno vigili sul deficit. Una risposta piu’ strutturale sarebbero un ‘recovery’ Ue per finanziare con debito comune – liberando margini di bilancio nazionali – misure per attenuare l’impatto dei prezzi energetici. Un passo in tale direzione sarebbe “replicare” il fondo ‘Sure’ questa volta “mirato all’energia”, come ha chiesto ieri Draghi. Bruxelles replica che per questo esiste gia’ il RepowerEu. Ma ancora una volta potrebbe essere una crisi dagli esiti imprevedibili a far fare un altro passo avanti all’integrazione europea.

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Economia

Françoise Bettencourt Meyers lascia il consiglio di L’Oréal

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Dopo quasi 30 anni, Françoise Bettencourt Meyers (foto Imagoeconomica) lascia il consiglio di amministrazione di L’Oréal, pur mantenendo la presidenza della holding familiare Tethys, primo azionista del gruppo. Al suo posto nel board entrerà un altro rappresentante di Tethys, mentre il ruolo di vicepresidente sarà assunto dal figlio Jean-Victor Meyers, 38 anni. Françoise Bettencourt Meyers, 71 anni, è l’unica erede diretta del fondatore di L’Oréal, Eugène Schueller.

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Cambio ai vertici di Engineering: Aldo Bisio nuovo amministratore delegato

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Cambio della guardia al vertice di Engineering, multinazionale specializzata nella trasformazione digitale. Maximo Ibarra (foto Imagoeconomica sotto) ha rassegnato le dimissioni da amministratore delegato con effetto immediato. Al suo posto, il consiglio di amministrazione della società – controllata dai fondi Bain e Renaissance – ha nominato Aldo Bisio (foto Imagoeconomica in evidenza), ex numero uno di Vodafone Italia dal 2014 al 2024.

MAXIMO IBARRA EX AD ENGINEERING

Prima della sua lunga esperienza in Vodafone, Bisio ha ricoperto incarichi di rilievo in Ariston Thermo e in McKinsey. Attualmente siede anche nel board di Coesia, produttore globale di soluzioni industriali per l’imballaggio.

Il bilancio della gestione Ibarra

Maximo Ibarra lascia Engineering dopo quasi quattro anni di gestione che hanno visto la società crescere significativamente: circa 14.000 dipendenti, oltre 80 sedi tra Europa, Stati Uniti e Sud America, con un fatturato che ha raggiunto quasi 1,8 miliardi di euro, generato da oltre 70 società controllate in 21 Paesi.

«Negli ultimi mesi ho maturato la volontà di prendermi del tempo per valutare nuovi progetti professionali», ha dichiarato Ibarra, aggiungendo che resterà disponibile fino al prossimo 1° settembre per garantire un efficace passaggio di consegne e che continuerà a essere investitore nella società.

La sfida per Bisio: crescita e nuove operazioni strategiche

Il presidente di Engineering, Gaetano Micciché, ha ringraziato Ibarra per il lavoro svolto ed espresso fiducia nella capacità di Bisio di guidare l’azienda verso una nuova fase di sviluppo e innovazione.

Tra i primi dossier sul tavolo del nuovo amministratore delegato c’è la valutazione sulla vendita di Municipia, società del gruppo attiva nei servizi ai Comuni. Engineering ha incaricato Klecha di esplorare il mercato alla ricerca di investitori interessati, con una valutazione che si aggira intorno ai 250 milioni di euro.

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Wsj, Trump verso un alleggerimento dei dazi sulle auto

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Donald Trump intende attenuare l’impatto dei dazi sulle auto prodotte all’estero, impedendo che si accumulino ad altre tariffe dazi da lui imposte e alleggerendo alcuni dazi sui componenti esteri utilizzati per la produzione di veicoli negli Usa. Lo scrive il Wall Street Journal citano una persona a conoscenza del dossier. In base a questa mossa, le case automobilistiche che pagano i dazi di settore non saranno soggette anche ad altri dazi, come quelli su acciaio e alluminio. La decisione sarebbe retroattiva, hanno affermato le fonti, il che significa che le case auto potrebbero essere rimborsate per tali tariffe già pagate.

Il dazio del 25% sulle auto finite prodotte all’estero è entrato in vigore all’inizio di questo mese. L’amministrazione Usa, sempre secondo il Wsj, modificherà anche i dazi sui ricambi delle auto estere – previsti al 25% e in vigore dal 3 maggio -, consentendo alle case automobilistiche di ottenere un rimborso per tali dazi fino a un importo pari al 3,75% del valore di un’auto prodotta negli Stati Uniti per un anno. Il rimborso scenderebbe al 2,75% del valore dell’auto nel secondo anno, per poi essere gradualmente eliminato del tutto. Si prevede che Trump adotti queste misure in vista di un viaggio in Michigan per un comizio alla periferia di Detroit martedì sera, in occasione dei suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca. Le misure mirano a dare alle case automobilistiche il tempo di riportare le catene di approvvigionamento dei componenti negli Usa e rappresenterebbero probabilmente un significativo impulso per le case automobilistiche nel breve termine, ha affermato una fonte a conoscenza della decisione. Le case auto dovranno presentare domanda di rimborso al governo, ma non è immediatamente chiaro da dove arriveranno questi fondi.

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