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La maledizione dei Kennedy incombe, muore per overdose di droga Saoirse Kennedy Hill: era la nipote di Robert

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Sembra non finire mai la ‘maledizione’ nella storia della famiglia Kennedy, costellata di assassini, incidenti, malattie. L’ultimo lutto e’ per la morte di Saoirse Kennedy Hill, 22 anni, nipote di nipote di Robert Kennedy e Ethel Kennedy. E’ stata trovata senza vita nella storica residenza di famiglia di Hyannis Port, a Cape Code, un compound bianco sul mare dove i Kennedy passavano le estati. Le autorita’ e i famigliari non hanno reso noto la causa, ma fonti anonime del New York Times riferiscono che la giovane e’ rimasta vittima probabilmente di una overdose. Lei stessa aveva rivelato di soffrire di una “depressione radicatasi negli anni della scuola media e che restera’ con me per tutta la vita”. Una depressione con “profondi attacchi di tristezza che sembrano un masso pesante nel mio petto”. “I nostri cuori sono sconvolti dalla perdita della nostra amata Saoirse, la sua vita era piena di speranza, promesse e amore”, ha fatto sapere la famiglia, ricordando che la giovane “si batteva per i diritti umani e per la promozione delle donne, lavorava con le comunita’ indigene per costruire scuole in Messico”. “Il mondo e’ un po’ meno bello oggi. Illuminava le nostre vite con amore, il fragore della sua risata e il suo spirito generoso”, ha detto la nonna Ethel. Saoirse, nome che in gaelico significa ‘liberta’, aveva speso parte della sua infanzia in Irlanda. Era l’unica figlia di Hill e di Courtney Kennedy, quest’ultima la quinta degli undici figli di Bob ed Ethel.

Il padre era stato una delle quattro persone erroneamente condannate per un attentato dell’Ira in un pub nel 1974, un gruppo conosciuto come Guildord Four. Aveva sposato Courtney nel 1993, poco dopo essere stato scagionato. La coppia poi si era separata nel 2006. La morte di Saoirse allunga la serie delle tragedie della blasonata famiglia. Il presidente John Fitzgerald Kennedy, che aveva appena perso il terzo figlio morto poco dopo la nascita, fu assassinato a Dallas nel 1963 e cinque anni dopo anche il fratello Bob fu ucciso in un hotel di Los Angeles durante la sua campagna elettorale per la Casa Bianca. Due decenni piu’ tardi il figlio di Jfk, John Kennedy jr, mori’ insieme alla moglie Carolyn e alla cognata Lauren Bessette per la caduta nell’ Atlantico dell’aereo che stava pilotando per andare ad un matrimonio a Hyannis Port.

Non fu l’unico incidente aereo: nel 1964, il fratello di Jfk, il senatore Edward ‘Ted’ Kennedy, sopravvisse allo schianto di un velivolo rompendosi la schiena e le costole ma morirono un suo collaboratore e il pilota. Nel 1944 c’era stata un’altra tragedia dei cieli: il fratello piu’ vecchio di Jfk, Joe Kennedy jr, mori’ in missione segreta nella seconda guerra mondiale mentre stava pilotando un bombardiere che subi’ due misteriose esplosioni in volo. Quattro anni dopo, un piccolo aereo precipito’ durante una tempesta in Francia uccidendo la sorella del futuro presidente, l’allora 28/enne Kathleen, ed altre tre persone. Due dei figli di Bob ed Ethel persero la vita prematuramente: David, che aveva assistito in diretta all’assassinio del padre in tv cadendo poi nella tossicodipendenza, mori’ nel 1984 a 28 anni per una overdose e Michael nel 1997 a 39 anni per un incidente di sci in Colorado. L’ultimo dramma arriva poche settimane prima dei 50 anni dello scandalo di Chappaquiddick, il controverso incidente in cui Ted Kennedy, il fratello piu’ giovane di Bob, usci’ di strada con l’auto finendo in un canale mentre accompagnava a casa dopo una festa Mary Jo Kopechne, una giovane specialista di campagne elettorali che mori’ annegata. Il senatore fu accusato di omissione di soccorso. Ted mori’ poi nel 2009, un anno dopo che gli era stato diagnosticato un tumore al cervello.

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Venezuela, liberato l’italiano Oreste Alfredo Schiavo: era detenuto da quattro anni per presunto golpe

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È tornato finalmente libero Oreste Alfredo Schiavo, imprenditore italo-venezuelano di 67 anni, condannato in Venezuela a 30 anni di carcere con l’accusa di tradimento, finanziamento del terrorismo e associazione a delinquere. Una vicenda che si trascinava dal giugno 2020 e che ha trovato un esito positivo nelle scorse ore, grazie alla mediazione riservata della Comunità di Sant’Egidio, con il supporto della Farnesina e dei rappresentanti diplomatici italiani in loco.

Arrestato per l’operazione “Gedeone”

Schiavo era stato arrestato dagli agenti del Sebin, il servizio di intelligence venezuelano, l’8 giugno 2020. Il suo nome era stato collegato all’operazione “Gedeone”, un presunto tentativo di colpo di Stato ai danni del presidente Nicolás Maduro, che avrebbe previsto lo sbarco di mercenari sulle coste del Paese per prendere in ostaggio funzionari del governo. Insieme a Schiavo furono fermate circa 90 persone. In primo grado, nel maggio 2024, Schiavo era stato condannato a 30 anni di carcere, nonostante le sue gravi condizioni di salute.

L’intervento di Sant’Egidio e il viaggio verso Roma

La svolta è arrivata nella giornata di ieri, grazie a un’operazione diplomatica silenziosa, portata avanti dal docente e dirigente di Sant’Egidio Gianni La Bella, dai funzionari dell’ambasciata e del consolato d’Italia, e con il determinante contributo di Rafael La Cava, ex ambasciatore venezuelano a Roma e attuale governatore dello Stato di Carabobo.
Schiavo è stato scarcerato dal penitenziario di El Helicoide, noto per la presenza di prigionieri politici e denunciato da organizzazioni per i diritti umani per le sue condizioni carcerarie, e successivamente condotto in una clinica per accertamenti sanitari.

“Liberato per motivi umanitari”

In serata, il rilascio si è trasformato in un rimpatrio in Italia, con un volo di linea diretto a Fiumicino partito alle 17 (ora locale). Sant’Egidio ha voluto ringraziare pubblicamente il presidente Maduro, specificando che il rilascio è stato concesso “per ragioni umanitarie, con un atto di liberalità personale”.

Un gesto che apre nuove possibilità

La liberazione di Schiavo potrebbe rappresentare il primo spiraglio per sbloccare anche altre detenzioni italiane in Venezuela, come quella del cooperante Alberto Trentini, arrestato nel 2024, e di due italo-venezuelani: Juan Carlos Marrufo Capozzi, ex militare arrestato nel 2019, e Hugo Marino, investigatore aeronautico che aveva indagato su due misteriosi incidenti aerei accaduti attorno all’arcipelago di Los Roques, nei quali morirono, tra gli altri, Vittorio Missonie sua moglie.

Il carcere e le denunce di tortura

Nel carcere di El Helicoide, dove era rinchiuso Schiavo, numerosi attivisti per i diritti umani hanno documentato casi di maltrattamenti e detenzioni arbitrarie. Anche l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani si era occupato del suo caso, definito emblematico per le gravi violazioni del diritto alla difesa e per l’assenza di prove concrete nel processo.

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Media Houthi, 2 morti e 42 feriti nell’attacco israeliano

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E’ di almeno due morti e 42 feriti l’ultimo bilancio dell’attacco israeliano lanciato oggi alla fabbrica Ajal nella provincia di Hodeida, nello Yemen. Lo riporta il canale al Masirah, affiliato agli Houthi, citato da Ynet e dall’agenzia russa Tass. E’ la prima reazione di ISraele all’attacco degli Houthi all’aeroporto Ben Gurion dei giorni scorsi.

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Perù, coprifuoco a Pataz dopo la strage dei 13 minatori rapiti

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La presidente del Perù, Dina Boluarte, ha dichiarato il coprifuoco nella distretto di Pataz, nella regione settentrionale di La Libertad dopo che ieri la polizia ha ritrovato in un tunnel i corpi dei 13 lavoratori rapiti il 26 aprile scorso da minatori di oro illegali. Lo rendono noto i principali media peruviani.

Oltre al coprifuoco a Pataz, dalle 18 di sera alle 6 del mattino, Boluarte ha annunciato anche la sospensione dell’attività mineraria per 30 giorni in tutta la provincia oltre ad accogliere la richiesta delle autorità locali di aprire una base militare a Pataz, vista l’assenza della Polizia peruviana nella regione. La decisione segue di poche ore la diffusione di un video sui social media, registrato dai sequestratori, in cui si mostra come ciascuno dei minatori sia stato giustiziato a bruciapelo. Le 13 vittime erano lavoratori assunti dall’azienda R&R, di proprietà di un minatore artigianale che svolge attività di sicurezza per la miniera Poderosa, una delle principali compagnie aurifere della provincia, sempre più sovente bersaglio di attacchi da parte di minatori illegali e gruppi criminali. (

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