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Esteri

La Cina insiste, ‘palloni civili’. Un video la smaschera

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La Cina insiste: il pallone che ha sorvolato gli Stati Uniti era esclusivamente ad uso civile, come quello sopra l’America Latina. Una tesi che vacilla però dopo la diffusione di un video girato nel 2018 dall’emittente statale cinese Cctv – e rilanciato dal Financial Times – su un “pallone visivamente identico” a quello intercettato in Usa che, ad alta quota, aveva testato missili ipersonici. Il filmato inizialmente postato sull’app Douyin (il TikTok in mandarino) e ora cancellato è una “prova” dell’uso militare degli aerostati da parte della Cina, ha scritto il quotidiano, osservando come al di là del test del 2018 Pechino ha mantenuto il silenzio sui voli dei suoi palloni aerostatici. Un silenzio che ora però non regge più.

Mentre negli Stati Uniti prosegue l’operazione di recupero dei resti del pallone-spia abbattuto sull’Atlantico, la Cina ha attaccato Washington, colpevole a suo avviso di aver “danneggiato gli sforzi e i progressi” nella stabilizzazione delle relazioni sino-americane avviati dall’incontro fra i presidenti Xi Jinping e Joe Biden al G20 di Bali dello scorso novembre. Pechino ha criticato l’uso della forza contro “il dirigibile senza pilota civile cinese finito nello spazio aereo statunitense a causa di incidenti e inconvenienti causati da forza maggiore”, sostenendo che “i fatti sono chiari e non possono essere distorti”.

“La reazione cinese suscita incredulità”, è stata la replica del portavoce del consiglio della Sicurezza nazionale John Kirby, dalla cui parole trapela un unico punto di accordo con Pechino, ovvero che l’incidente ha peggiorato i rapporti fra i due Paesi. “Stiamo ancora valutando le intenzioni della Cina” con il pallone, ha affermato il consigliere alla Sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan, spiegando come il rinvio del viaggio in Cina di Antony Blinken non equivale a un tagliare il dialogo per sempre. L’amministrazione Biden prova così a fare muro contro la pioggia di polemiche scatenata dall’incidente che non accenna a placarsi, complicando l’atteso discorso sull’Stato dell’Unione di Biden in Congresso.

Un’occasione che il presidente intende usare per parlare direttamente agli americani e spiegare l’accaduto, assicurando di aver agito a loro tutela seguendo le indicazioni del Pentagono, con il quale non c’è alcun disaccordo. Oltre al grande rivale cinese, il discorso del presidente guarderà ovviamente all’Ucraina e ai temi di politica interna, dall’economia alla riforma della polizia. E forse rappresenterà il primo passo di Biden per lanciare la sua corsa alla Casa Bianca nel 2024.

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Venezuela, liberato l’italiano Oreste Alfredo Schiavo: era detenuto da quattro anni per presunto golpe

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È tornato finalmente libero Oreste Alfredo Schiavo, imprenditore italo-venezuelano di 67 anni, condannato in Venezuela a 30 anni di carcere con l’accusa di tradimento, finanziamento del terrorismo e associazione a delinquere. Una vicenda che si trascinava dal giugno 2020 e che ha trovato un esito positivo nelle scorse ore, grazie alla mediazione riservata della Comunità di Sant’Egidio, con il supporto della Farnesina e dei rappresentanti diplomatici italiani in loco.

Arrestato per l’operazione “Gedeone”

Schiavo era stato arrestato dagli agenti del Sebin, il servizio di intelligence venezuelano, l’8 giugno 2020. Il suo nome era stato collegato all’operazione “Gedeone”, un presunto tentativo di colpo di Stato ai danni del presidente Nicolás Maduro, che avrebbe previsto lo sbarco di mercenari sulle coste del Paese per prendere in ostaggio funzionari del governo. Insieme a Schiavo furono fermate circa 90 persone. In primo grado, nel maggio 2024, Schiavo era stato condannato a 30 anni di carcere, nonostante le sue gravi condizioni di salute.

L’intervento di Sant’Egidio e il viaggio verso Roma

La svolta è arrivata nella giornata di ieri, grazie a un’operazione diplomatica silenziosa, portata avanti dal docente e dirigente di Sant’Egidio Gianni La Bella, dai funzionari dell’ambasciata e del consolato d’Italia, e con il determinante contributo di Rafael La Cava, ex ambasciatore venezuelano a Roma e attuale governatore dello Stato di Carabobo.
Schiavo è stato scarcerato dal penitenziario di El Helicoide, noto per la presenza di prigionieri politici e denunciato da organizzazioni per i diritti umani per le sue condizioni carcerarie, e successivamente condotto in una clinica per accertamenti sanitari.

“Liberato per motivi umanitari”

In serata, il rilascio si è trasformato in un rimpatrio in Italia, con un volo di linea diretto a Fiumicino partito alle 17 (ora locale). Sant’Egidio ha voluto ringraziare pubblicamente il presidente Maduro, specificando che il rilascio è stato concesso “per ragioni umanitarie, con un atto di liberalità personale”.

Un gesto che apre nuove possibilità

La liberazione di Schiavo potrebbe rappresentare il primo spiraglio per sbloccare anche altre detenzioni italiane in Venezuela, come quella del cooperante Alberto Trentini, arrestato nel 2024, e di due italo-venezuelani: Juan Carlos Marrufo Capozzi, ex militare arrestato nel 2019, e Hugo Marino, investigatore aeronautico che aveva indagato su due misteriosi incidenti aerei accaduti attorno all’arcipelago di Los Roques, nei quali morirono, tra gli altri, Vittorio Missonie sua moglie.

Il carcere e le denunce di tortura

Nel carcere di El Helicoide, dove era rinchiuso Schiavo, numerosi attivisti per i diritti umani hanno documentato casi di maltrattamenti e detenzioni arbitrarie. Anche l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani si era occupato del suo caso, definito emblematico per le gravi violazioni del diritto alla difesa e per l’assenza di prove concrete nel processo.

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Media Houthi, 2 morti e 42 feriti nell’attacco israeliano

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E’ di almeno due morti e 42 feriti l’ultimo bilancio dell’attacco israeliano lanciato oggi alla fabbrica Ajal nella provincia di Hodeida, nello Yemen. Lo riporta il canale al Masirah, affiliato agli Houthi, citato da Ynet e dall’agenzia russa Tass. E’ la prima reazione di ISraele all’attacco degli Houthi all’aeroporto Ben Gurion dei giorni scorsi.

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Perù, coprifuoco a Pataz dopo la strage dei 13 minatori rapiti

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La presidente del Perù, Dina Boluarte, ha dichiarato il coprifuoco nella distretto di Pataz, nella regione settentrionale di La Libertad dopo che ieri la polizia ha ritrovato in un tunnel i corpi dei 13 lavoratori rapiti il 26 aprile scorso da minatori di oro illegali. Lo rendono noto i principali media peruviani.

Oltre al coprifuoco a Pataz, dalle 18 di sera alle 6 del mattino, Boluarte ha annunciato anche la sospensione dell’attività mineraria per 30 giorni in tutta la provincia oltre ad accogliere la richiesta delle autorità locali di aprire una base militare a Pataz, vista l’assenza della Polizia peruviana nella regione. La decisione segue di poche ore la diffusione di un video sui social media, registrato dai sequestratori, in cui si mostra come ciascuno dei minatori sia stato giustiziato a bruciapelo. Le 13 vittime erano lavoratori assunti dall’azienda R&R, di proprietà di un minatore artigianale che svolge attività di sicurezza per la miniera Poderosa, una delle principali compagnie aurifere della provincia, sempre più sovente bersaglio di attacchi da parte di minatori illegali e gruppi criminali. (

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