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Economia

La Bce in soccorso dei Btp, arriva lo scudo anti-spreadr

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Un nuovo scudo anti-spread e l’uso flessibile dei 1.700 euro di bond comprati col programma pandemico, da reinvestire man mano che arriveranno a scadenza. Dopo meno di una settimane di mercati nel caos per la stretta annunciata giovedi’ scorso, la Bce fa un mezzo dietrofront, convoca una riunione d’emergenza e prende un impegno piu’ deciso per spegnere l’incendio prima che sia troppo tardi. Le Borse rispondono con un rimbalzo energico e lo spread chiude a 216,5, in calo per la prima volta da una settimana. Una riunione quella di Francoforte durata oltre due ore, arrangiata in fretta e furia con una videoconferenza che ha fatto cancellare gli impegni di vari membri del Consiglio direttivo e che produce un comunicato con cui la Bce fa sapere di aver incaricato gli uffici tecnici di “accelerare il completamento di un nuovo strumento anti-frammentazione” da sottoporre poi al Consiglio direttivo. Potrebbe essere pronto per il meeting del 21 luglio, quello che fino a stamani era segnato in rosso come la data del primo rialzo dei tassi dopo un decennio. La prima linea difensiva restano i reinvestimenti del Pepp, il programma pandemico chiuso a fine giugno, che potrebbero consentire di usare i rimborsi dei bond tedeschi che scadono, per fare un esempio, con Btp italiani. Di fatto sono gli stessi impegni di una settimana fa, ma con una dose di concretezza maggiore. Una decisione accolta fra il giubilo di alcuni e le critiche di altri per gli impegni ancora vaghi, o per non averlo fatto gia’ al Consiglio di giovedi’ scorso. Con l’Italia al centro della tempesta finanziaria degli ultimi quattro giorni e il debito pubblico certificato da Bankitalia al nuovo record di 2.758,9 miliardi, sembra chiaro l’impegno della Bce a evitare il ripetersi della crisi del 2011-2012, quando l’inazione fece impennare lo spread fino a oltre 500 punti base. L’Europa non puo’ permettersi un ‘bis’ nella drammatica situazione economica e geopolitica causata dalla guerra di Putin. Certo l’iper-inflazione e’ “inaccettabile” come dichiara il membro falco olandese Klaas Knot. Rimettersi a comprare bond va – sulla carta – nella direzione opposta. Ma “il rischio di frammentazione e’ nel mandato della Bce”, ricorda il commissario Ue Paolo Gentiloni. La logica e’ che mettere al sicuro i Btp potrebbe persino facilitare il compito di combattere l’inflazione: come spiega poche ore dopo la riunione Bce Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo, uno scudo anti-spread “non impedisce la nostra politica monetaria ma e’ condizione necessaria per portare l’inflazione di nuovo al 2%”. Sui mercati europei la giornata, appesantita dall’attesa stretta in arrivo dalla Fed, incomincia col rimbalzo sulle indiscrezioni della riunione della Bce, e si conclude con Milano, la piu’ colpita da vendite dopo il Consiglio dello scorso 9 giugno, che traina i rialzi con un +3,1%, seguita da Madrid (+1,65%), Francoforte (+1,6%), Parigi (+1,55%). Anche New York rifiata (+0,77% per lo S&P 500). Il Btp abbatte lo spread che era arrivato a sfondare quota 240 chiudendo a 216,5, il rendimento del decennale italiano che aveva bruciato la soglia di guardia del 4%, crolla di oltre 36 centesimi al 3,80%. Ora gli uffici tecnici della Bce dovranno in poche settimane dare concretezza alle parole del comunicato. Saranno cruciali i dettagli su quanta flessibilita’ si potra’ usare nei reinvestimenti del Pepp senza incorrere nel rischio di strascichi giudiziari in Germania. E quelli sul funzionamento tecnico del nuovo ‘scudo’, in particolare la sua ‘potenza di fuoco’: se ci saranno o meno condizioni (riforme e impegno al risanamento del bilancio) che potrebbero essere chieste ai Paesi beneficiari, come fu col vecchio programma Omt di Draghiche resta tuttora valido, e se la liquidita’ che si viene a creare con gli acquisti verra’ sterilizzata. L’efficacia dell’impegno della Bce si vedra’ dal test dei mercati, che si sono calmati ma senza dare segnali di una vera e propria svolta. La Bce “ha finalmente iniziato a farsi seria nel contrastare la frammentazione” dice il capo economista di Unicredit, Marco Valli. Andrew Mulliner, capo strategist globale di Janus Henderson, osserva che la Bce promette “uno strumento anti-frammentazione da progettare” che e’ “molto meno adatto a una politica piu’ restrittiva” come quella che la Bce si trova costretta ad adottare per contrastare l’inflazione, e si aspetta nuove sfide dai mercati. E poi c’e’ il nodo ‘politico’ che verra’ al pettine nelle prossime ore, quando la presidente della Bce Christine Lagarde partecipera’ all’Eurogruppo che le ha chiesto una relazione sul “ragionamento” dietro le decisioni della Bce che giovedi’ scorso hanno innescato il terremoto sui mercati.

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Economia

‘Bezos venderà sino a 4,7 miliardi di azioni Amazon’

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Il fondatore di Amazon, Jeff Bezos, prevede di vendere azioni della società per un valore fino a 4,75 miliardi di dollari nei prossimi 12 mesi, secondo il Financial Time, che cita documenti depositati presso le autorità di regolamentazione. Bezos, che ha lasciato il ruolo di ceo del colosso di Seattle a metà del 2021, intende vendere fino a 25 milioni di azioni attraverso un piano di vendita ordinato che si estenderà fino alla fine di maggio 2026. Al prezzo di chiusura di ieri, pari a 190 dollari per azione, la quota in questione vale circa 4,75 miliardi di dollari. Secondo l’ultimo resoconto trimestrale di Amazon, il piano di vendita è stato avviato all’inizio di marzo. La notizia è arrivata poche ore dopo che Amazon aveva lanciato un avvertimento sull’impatto della guerra commerciale globale di Donald Trump, prevedendo che vendite nette e utili operativi potrebbero risultare inferiori alle stime di Wall Street.

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Istat: lavoro in frenata a marzo, disoccupazione giovanile al 19%

A marzo l’occupazione cala di 16mila unità e la disoccupazione giovanile sale al 19%. Boom di contratti stabili, ma donne e under35 restano indietro.

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Frena il mercato del lavoro a marzo 2025: secondo i dati diffusi dall’Istat, si registra una riduzione mensile degli occupati di 16mila unità (-0,1%), una flessione che colpisce soprattutto le donne e i giovani sotto i 35 anni. Crescono invece gli occupati tra gli over35, gli uomini e i lavoratori a tempo indeterminato. Il tasso di occupazione resta stabile al 63%, lo stesso livello record di febbraio, mentre la disoccupazione torna a salire, al 6%, con un’impennata tra i giovani (15-24 anni), che toccano il 19% (+1,6 punti percentuali).

Più persone in cerca di lavoro, ma anche più posti stabili

Nonostante il rallentamento, il bilancio annuo resta positivo: rispetto a marzo 2024, ci sono 450mila occupati in più (+1,9%). A trainare l’occupazione sono soprattutto i lavori stabili: +673mila dipendenti permanenti in un anno, contro una flessione di 269mila contratti a termine. Crescono anche gli autonomi (+47mila). Il lieve aumento della disoccupazione è accompagnato da un calo degli inattivi, segno che più persone tornano a cercare lavoro.

Sindacati in allerta: donne e giovani ancora penalizzati

I dati riaccendono il dibattito politico all’indomani del Primo Maggio. Se da un lato il governo rivendica la crescita dell’occupazione – un milione di posti in più nei due anni e mezzo di governo Meloni –, dall’altro i sindacati sottolineano la persistente fragilità di donne e giovani nel mercato del lavoro. Ivana Veronese (Uil) denuncia il basso tasso di occupazione femminile: «Troppe donne inattive e scoraggiate, costrette a lasciare il lavoro dopo la maternità».

Sicurezza sul lavoro: confronto in arrivo a Palazzo Chigi

Altro tema centrale resta quello della sicurezza nei luoghi di lavoro, con i sindacati che tornano a chiedere maggiori controlli, formazione e prevenzione, ricordando le recenti tragedie come quella di Luana D’Orazio e i cinque operai morti a Casteldaccia. Il governo ha stanziato 650 milioni per la sicurezza e ha convocato le parti sociali per l’8 maggio a Palazzo Chigi. Cisl e Uil vedono l’incontro come un’apertura, ma Maurizio Landini (Cgil) avverte: «Senza risposte sarà mobilitazione».

Calderone: «Patente a crediti anche oltre l’edilizia»

Sul fronte normativo, la ministra del Lavoro Marina Calderone ha confermato l’obiettivo di estendere la patente a crediti – attualmente prevista per il settore edile – anche ad altri comparti produttivi, come misura di contrasto agli incidenti sul lavoro.

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S&P taglia il Pil, ‘choc dai dazi’. In Italia +0,5%

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Il pessimismo innescato dall’annuncio dei dazi Usa non accenna a scemare. Dopo Fitch anche Standard&Poor’s rivede al ribasso le stime di crescita del Pil mondiale, che il Fondo Monetario Internazionale ha già tagliato. E’ “uno shock al sistema” secondo S&P, che si abbatterà “sicuramente” sull’economia reale, anche se “resta da capire in quale misura”. Per l’Italia la sforbiciata è di 0,1 punti, che frenerà la crescita 2025 a 0,5%. Per ora, però, paradossalmente l’annuncio ha provocato l’effetto opposto a quello auspicato da Trump: l’Istat segnala per l’Italia una “forte crescita” dell’export verso gli Usa a marzo, schizzato al +41,2% grazie soprattutto alla vendita di mezzi navali. Il nuovo round di misure protezionistiche ha spinto Standard & Poor’s a rivedere al ribasso le previsioni di crescita per quasi tutte le principali economie mondiali.

A pesare, secondo l’agenzia, è l’effetto combinato tra i nuovi dazi, le ritorsioni dei partner commerciali, le concessioni in corso e l’instabilità che tutto ciò sta generando sui mercati. “I rischi per lo scenario di base restano fortemente orientati al ribasso”, si legge nel rapporto. Il Pil globale viene così limato al 2,7% per il 2025 (-0,3 punti) e al 2,6% per il 2026 (-0,4). Negli Stati Uniti il rallentamento è marcato: 1,5% nel 2025 (-0,5) e 1,7% nel 2026. Male anche l’Eurozona, che si ferma allo 0,8% nel 2025 (-0,1) e all’1,2% nel 2026. L’Italia limita i danni con un taglio contenuto di 0,1 punti per il 2025, riducendo la crescita attesa allo 0,5%. Salirà allo 0,8% nel 2026 e allo 0,9% nel 2027. Per ora le tensioni sul fronte del commercio globale non hanno toccato l’export italiano extra Ue, che a marzo è salito del 2,9% sul mese e del 7,5% sull’anno. E tutto grazie alle vendite “ad elevato impatto” di mezzi di navigazione marittima verso gli Stati Uniti.

Al netto di queste, in realtà, ci sarebbe stata una flessione congiunturale pari a -1,6%. Anche la Banca centrale europea, nel suo bollettino di aprile, fotografa un’Eurozona sotto pressione. “Le prospettive sono offuscate da eccezionale incertezza” che “comporta notevoli rischi al ribasso”, avvertono gli economisti di Francoforte. Le imprese esportatrici si trovano ad affrontare nuove barriere, crescono le tensioni nei mercati finanziari, che hanno subito “la più drastica ridefinizione” dalla pandemia e anche i consumatori iniziano a mostrare segni di cautela. Nonostante tutto, nel primo trimestre 2025 il Pil dell’area euro è cresciuto, ma le stime per il secondo trimestre si fanno più fosche.

Gli indici Pmi, che rilevano le aspettative delle imprese, a marzo sono in calo, seppur ancora sopra la media di lungo periodo. E nel manifatturiero, l’indice dei nuovi ordinativi resta sotto quota 50, segno di un settore ancora in contrazione. “Molto incerte”, secondo la Bce, anche le prospettive dell’inflazione, che dai dazi potrebbero ricevere spinte tanto al rialzo (se l’impennata dei prezzi fosse ad ampio spettro) quanto al ribasso (se i prezzi elevati abbattessero i consumi). Nel frattempo, però, ad aprile resta stabile al 2,2% nell’Eurozona e al 2,1% in Italia. Lo shock dei dazi, insomma, inizia a farsi sentire, ma gli effetti pieni sull’economia reale restano ancora da misurare.

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