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Economia

La battaglia di Twitter, allarme per Musk ‘l’anarchico’

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 Jeff Bezos insinua una maggiore influenza della Cina negli Stati Uniti con Elon Musk alla guida di Twitter. L’Unione Europa sottolinea come le regole non cambiano con il cambio di proprieta’. La politica americana e’ in subbuglio di fronte a un’acquisizione che trasforma radicalmente il mondo dei social e mostra lo strapotere dei miliardari nell’influenzare l’opinione pubblica. Insomma Elon Musk spiazza tutti, mette in soli 12 giorni le mani su Twitter e accende un infuriato dibattito sulla liberta’ di espressione. I piani del patron di Tesla per la piattaforma non sono ancora chiari al di la’ del definirsi un assolutista della liberta’ di parola. Ma i timori sulla maxi operazione, anche alla luce della sua imprevedibilita’ e della sua comprovata anarchia agli schemi, sono piu’ che evidenti. Negli States deputati e senatori, ma anche la Casa Bianca, seguono con attenzione gli sviluppi consapevoli della forza dei social e degli scandali che si sono succeduti nel corso degli anni, dalla disinformazione alla fake news passando per le teorie della cospirazione. Joe Biden e’ “preoccupato dal potere dei social media al di la’ di chi e’ alla guida”, ha detto la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, dando voce al malessere diffuso in Congresso verso la Silicon Valley. Un disappunto che pero’ da anni non riesce a concretizzarsi: i numerosi tentativi di procedere a una stretta delle regole sulla privacy e una maggiore assunzione di responsabilita’ da parte dei colossi del settore sono caduti nel vuoto. Ben piu’ esplicita la senatrice democratica Elizabeth Warren. L’accordo e’ un “pericolo per la democrazia. Abbiamo bisogno di una tassa sui ricchi e di regole piu’ stringenti affinche’ Big Tech sia responsabile”, ha tuonato Warren facendo riferimento alla crescente influenza dei paperoni. A Musk, l’uomo piu’ ricco del mondo, e’ infatti finita Twitter mentre Mark Zuckerberg controlla Facebook e Instagram, oltre ad avere aspirazioni sul metaverso. A Bezos, il secondo paperone al mondo, fa capo invece il Washington Post. Proprio Bezos, il rivale per eccellenza di Musk nella corsa allo spazio, ha attaccato il patron di Tesla osservando come con la sua ascesa a Twitter la Cina ha una maggiore influenza negli Stati Uniti, visto che nel paese Musk ha profonde radici e forti ricavi con il suo colosso delle auto elettriche. Un’affermazione pero’ respinta seccamente da Pechino: “non ci sono basi fattuali”. A lodare invece il patron di Tesla e’ Jack Dorsey. Il fondatore di Twitter promuove come un “primo passo giusto” il delisting della societa’: “Elon e’ la soluzione singolare in cui credo”, ha detto. E con Musk alla guida non e’ escluso che proprio Dorsey possa avere un ruolo maggiore nella ‘sua’ Twitter. Molti ritengono che il super impegnato Musk non possa assumere anche l’incarico di numero uno della societa’ che cinguetta e questo potrebbe riportare in auge Dorsey, rimosso nei mesi scorsi dalla guida. Mentre S&P mette sotto osservazione il rating di Twitter per un possibile downgrade, i dipendenti della societa’ sono divisi nell’accogliere l’operazione. Molti temono che con il patron di Tesla Twitter indebolira’ le sue politiche di controllo sui contenuti nel nome di una liberta’ di espressione assoluta. Altri invece appoggiano Musk, affascinati dal suo tocco magico con cui ha trasformato ogni cosa che ha toccato. Fino a quando l’operazione non sara’ chiusa, ha rassicurato l’amministratore delegato Parag Agrawal, non ci sono cambi in vista o riduzioni alla forza lavoro. “Una volta che l’accordo sara’ finalizzato – ha aggiunto – sapremo in che direzione si muovera’ l’azienda”. Una direzione su cui molti si interrogano e che molti temono.

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Nozze Ita-Lufthansa, rischio veto Ue senza modifiche

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Parte una settimana decisiva sul futuro di Ita-Lufthansa. Le due compagnie dovranno presentare all’Antitrust Ue un nuovo pacchetto di impegni con i dovuti miglioramenti per arrivare alle tanto agognate nozze. Le proposte messe sul piatto finora sullo scalo di Milano-Linate, sulle rotte a corto raggio dall’Italia all’Europa centrale e sui collegamenti a lungo raggio da Fiumicino verso Stati Uniti e Canada sono state ritenute insufficienti da Bruxelles. In caso di modifiche, la Commissione europea, impegnata al momento nel market test che si concluderà lunedì, valuterà i nuovi rimedi e la sua decisione potrebbe “consolidarsi” già a inizio giugno. Senza miglioramenti, a quanto si apprende da fonti comunitarie, l’operazione è destinata ad essere bocciata. L’annuncio ufficiale è atteso entro il 4 luglio.

Tra le sue richieste, la Commissione chiede di cedere molti più slot a Milano Linate: il 30%, 60 voli giornalieri, secondo quanto scrive il Corriere della Sera, e in questo modo la quota di mercato combinata sullo scalo passerebbe dal 66 al 46%. Ita e Lufthansa propongono invece di rilasciare l’11-12% degli slot. La compagnia tedesca dovrebbe, poi, rinunciare ai ricavi che realizza sui voli tra l’Italia e il Nord America. L’idea avanzata dai tedeschi, ossia congelare per due anni l’alleanza con Ita sui lunghi collegamenti da Fiumicino con Usa e Canada non ha convinto la Commissione in quanto Lufthansa detiene già un’ampia quota di mercato attraverso le joint venture formate con United Airlines e Air Canada. Qualche giorno fa il presidente di Ita Airways, Antonino Turicchi, ha sottolineato che “questa è un’operazione a favore del mercato, non compromette la concorrenza”.

E in difesa dell’operazione Italo-Tedesca si è espresso anche l’amministratore delegato di Aeroporti di Roma, Marco Troncone. La fusione “significa molto per il Paese e per l’Europa, nonostante i dubbi che la Commissione solleva”, ha detto il numero uno di Adr, evidenziando come “i profili di concentrazione di questa operazione siano oggettivamente marginali nel contesto del mercato rilevante”. Una eventuale bocciatura dell’operazione Ita-Lufthansa da parte della Commissione europea aprirebbe scenari molto foschi per il futuro della newco, nata dalle ceneri di Alitalia. L’amministratore delegato del gruppo Ryanair, Michael O’Leary, non ha dubbi: senza Lufthansa la compagnia italiana “andrà in bancarotta e scomparirà “.

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Banche, utili record: in tre mesi a 6,3 miliardi

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Il sistema bancario “continua a macinare record”. Numeri in crescita anche nel primo trimestre dell’anno con i primi sette gruppi bancari del Paese (IntesaSanpaolo, Unicredit, Bpm, Mps, Bper, Popolare di Sondrio e Credem) che hanno fatto registrare utili pari a 6,3 miliardi, per un +25,6% sui primi tre mesi del 2023. Lo rileva un report condotto dall’Ufficio studi & ricerche della Fisac-Cgil sui risultati di bilancio dei primi sette gruppi bancari nazionali nel primo trimestre del 2024.

“Dopo i risultati da record per i grandi gruppi bancari nel biennio passato – commenta la segretaria generale della Fisac-Cgil, Susy Esposito – molti si attendevano un rallentamento, complice l’attesa discesa dei tassi di interesse. Il ritardo della Bce a diminuire i tassi di riferimento, e di conseguenza la trasmissione di questo ai tassi attivi praticati dalle banche, insieme alla perdurante politica di scarsa remunerazione dei depositi, ha mantenuto elevato il livello dei ricavi dalla gestione del danaro”. Risultati che, aggiunge, “a fronte di un contenimento sul versante della spesa del personale, nonostante il rinnovo del contratto, così come delle spese amministrative, deve indurre il sistema bancario per intero a investire sull’occupazione e sul radicamento nel territorio”.

Il margine di interesse, si rileva nel report della Fisac-Cgil, sale ancora, per il campione, di quasi il 7% nei primi tre mesi dell’anno rispetto all’analogo periodo del 2023. La dinamica delle commissioni, per quasi tutti i gruppi, ha accelerato (+5,3%) e spesso deriva dalla spinta alla vendita di prodotti assicurativi ma anche da quelle relative all’amministrazione dei titoli. Il prodotto delle due componenti più significative dell’attività caratteristica bancaria ha spinto ulteriormente verso l’alto i ricavi totali (17,8 miliardi di euro per un +9,8%). Sul versante dei costi del personale, che hanno registrato un aumento del +2,5% derivato anche dal rinnovo del contratto Abi, si mantengono mediamente più elevati rispetto allo stesso periodo del 2023 seppur in maniera contenuta, così come le spese amministrative, sottolinea il rapporto della Fisac.

Questa dinamica dimostra, dal lato dei costi per il personale, “la capacità delle banche di agire gestionalmente per mantenere sotto controllo questi ultimi, anche e purtroppo attuando politiche di riduzione degli organici come di mancato turn over”, prosegue il report. Dal lato delle spese amministrative (-0,5%), la previsione di investimenti in nuova tecnologia, spiega inoltre la Fisac-Cgil, come previsto da quasi tutti i piani di impresa, “farebbe pensare ad un incremento di queste ultime anche a scapito della erosione dei margini, fenomeno che non si è ancora verificato. Viceversa il contenimento delle spese, anche attraverso la politica della chiusure delle filiali, a beneficio della redditività a disposizione della distribuzione di utili, può rallentare il processo di innovazione tecnologica, così come confermare la dinamica di riduzione di dipendenti e sportelli”.

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Abi, tasso medio dei conti corrente sale allo 0,59%

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In aprile il tasso medio praticato dalle banche italiane sui nuovi depositi a durata prestabilita (cioè certificati di deposito e depositi vincolati) è stato il 3,63%. A marzo 2024 tale tasso era in Italia superiore a quello medio dell’area dell’euro (Italia 3,67%, area dell’euro 3,50%). Rispetto a giugno 2022, quando il tasso era dello 0,29% (ultimo mese prima dei rialzi dei tassi Bce), l’incremento è stato di 334 punti base.

Lo afferma il rapporto mensile dell’Abi. Il rendimento delle nuove emissioni di obbligazioni bancarie a tasso fisso ad aprile 2024 è stato il 3,81%, con un incremento di 250 punti base rispetto a giugno 2022 quando era l’1,31%. In aprile il tasso medio sul totale dei depositi (certificati di deposito, depositi a risparmio e conti correnti), è stato l’1,05% (1,04% nel mese precedente, 0,32% a giugno 2022). Il tasso sui soli depositi in conto corrente è salito allo 0,59% (0,57% nel mese precedente), tenendo presente che il conto corrente “permette di utilizzare una moltitudine di servizi e non ha la funzione di investimento”, conclude l’Abi.

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