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Juve: de Ligt si presenta, qui per Sarri e la Champions

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Da bambino sognava di seguire le orme di Fabio Cannavaro, di cui aveva anche la maglia bianconera. La Juventus era nel destino di Matthijs de Ligt, che per sceglierla non ha avuto bisogno neppure dell’invito di Cristiano Ronaldo. “Quando ci siamo affrontati nella finale di Nations League mi ha chiesto di venire, e’ vero, ma avevo gia’ deciso”, rivela l’olandese, che Fabio Paratici ha strappato alla concorrenza di altre big assicurando all’Ajax 75 milioni di euro, cifra monstre per un difensore di 19 anni appena. “Il prezzo mette pressione, ma non ho problemi a gestirla”, dice ricordando che la Juve gioca “per vincere tutto”.

A vent’anni ancora da compiere, de Ligt parla gia’ da leader. “Ho esperienza per essere giovane, ma voglio imparare tanto dagli altri perche’ rispetto a loro ho appena iniziato – dice -. E’ importante imparare da ragazzi come Buffon, Chiellini, Ronaldo. Una bella sfida”. Ad accompagnarlo, nella presentazione alla stampa, c’e’ tutta la sua famiglia, nonno compreso. “Per me essere qui e’ un grande passo, il primo fuori dal mio Paese, All’inizio dovro’ abituarmi”, spiega il giocatore, partito oggi pomeriggio col resto della squadra per la tournee asiatica. Sull’aereo diretto a Singapore c’e’ anche Higuain, che indossera’ la maglia numero 21 anziche’ il 9 a lui tanto caro, ma non ci sono i vari Perin, Douglas Costa, Sami Khedira, Marco Pjaca e Aaron Ramsey. E non c’e’ Chiellini, bloccato da un problema muscolare al polpaccio che l’ha tormentato nella passata stagione. Un peccato, perche’ avrebbe potuto iniziare a rubargli qualche segreto del mestiere. “L’Italia e’ famosa per la sua tradizione difensiva. Se si parla di calciatori italiani mi vengono in mente solo difensori”, sostiene spiegando di avere scelto la Juve per il “feeling” nei suoi confronti. “Sono sempre stato un suo fan”, rivela de Ligt, che ha scelto di indossare la maglia numero 4. “C’e’ l’ho sin da giovane e qui era libera – aggiunge – Ho una eredita’ da portare avanti, come quella di Montero, e spero di esserne all’altezza”. Destinazione Juventus, dunque, e non soltanto per questioni di tifo. “Sarri? Ho sentito parlare bene di lui, del modo in cui gioca, della sua filosofia, di come allena e della difesa- E’ stato un motivo forte che mi ha spinto a venire qui”, afferma spiegando di avere parlato col mister soltanto al telefono. Il lungo viaggio verso Singapore, dove domenica la Juve affronta il Tottenham, e’ l’occasione giusta per approfondire la conoscenza del tecnico e dei suoi nuovi compagni. Per il debutto davanti ai tifosi di casa ci vorra’ invece ancora un po’ di tempo. “E’ stato un onore vedere i tifosi della Juventus che mi hanno dato il benvenuto, quindi spero di poter restituire tutto questo entusiasmo. Lo stadio e’ grandioso. Abbiamo giocato qui con l’Ajax e sono rimasto sorpreso da come urlava e tifava la gente”. Erano i quarti di finale della Champions League e de Ligt si e’ preso il lusso di segnare il gol che ha eliminato la Juve. Davvero un bel biglietto da visita.

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Sindaca Lecce: incontro col Napoli sia motivo orgoglio tifoserie

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Anche il primo cittadino di Lecce, Adriana Poli Bortone (foto Imagoeconomica in evidenza), scende in campo per la gara di calcio Lecce-Napoli. E lo fa rivolgendo un appello alla tifoseria giallorossa. “La partita di calcio Lecce-Napoli, in questa fase conclusiva del campionato, particolarmente avvertita dalle due tifoserie – si legge in una nota – è certamente un’occasione di sport e di spettacolo, ma anche un momento di incontro tra le tifoserie di due realtà, le uniche società calcistiche del meridione a militare nella massima serie. E deve essere questo, per entrambe le città, un motivo d’orgoglio, capace di cementare le relazioni fra i supporters”.

“Mi associo all’appello del prefetto di Lecce, Manno – prosegue – il quale auspica uno svolgimento tranquillo dell’incontro, sugli spalti, in campo e fuori dallo stadio. Ringrazio a mia volta il sindaco di Napoli, Manfredi, con il quale condivido l’invito a tutti i sostenitori a seguire comportamenti corretti e rispettosi, i soli capaci di dare vero valore allo sport, rafforzando quello spirito di amicizia che deve sempre prevalere in ogni competizione”.

Infine l’appello ai supporters giallorossi e partenopei: “La tifoseria leccese ha sempre dimostrato attenzione e sensibilità per i valori dello sport e lo ha fatto di recente con la partecipazione sentita ed in massa al dolore per l’improvvisa scomparsa del massoterapista Graziano Fiorita. Ad essa e da quella ospite rivolgo l’appello affinché l’incontro di domani pomeriggio sia preceduto e seguito da rispetto reciproco tra i sostenitori delle due squadre, vanto di tutto il Sud”.

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Conte vede pericoli a Lecce e ai suoi calciatori chiede calma e unità

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Restare calmi, rimanere uniti. Per la partita con il Lecce allo stadio di Via del Mare, la più difficile tra le quattro che ancora rimangono da giocare, Antonio Conte da comandante saggio e soprattutto da grande esperto di calcio sottolinea i pericoli ai quali il Napolipuò andare incontro. “E’ una partita importante per noi e per il Lecce, ma non è la più importante dell’anno. Mancano ancora quattro gare sia per noi che per loro” dice il tecnico della capolista. “Qualche scudetto – spiega Conte – l’ho vinto e sto cercando di fare qualcosa di inimmaginabile, di incredibile che potrebbe portare tanto entusiasmo. Ma non abbiamo fatto ancora niente. Il calcio lo conosco, bisogna fare attenzione

. E’ un monito che rivolgo a tutto l’ambiente. Bisogna restare uniti, mancano ancora quattro partite e domani ne mancheranno tre. Oggi ci troviamo a giocarci lo scudetto. Deve essere un piacere e un orgoglio che dopo soli due anni il Napoli sia tornato a lottare per l’obiettivo più grande. Ma al tempo stesso non facciamoci male”. A Lecce Conte è di casa. In quella città è nato ed è cresciuto. “E’ sempre una partita diversa dalle altre – ammette – Sono nato e diventato uomo a Lecce, sono leccese. I sentimenti che ho nei confronti di Lecce non me li potrà cambiare nessuno.Anche se vivo a Torino ho casa a Lecce, ho mamma, papà. Nell’anno sabbatico ho vissuto tanto a Lecce, lì ho i miei amici.

In quello stadio e in quella società sono cresciuto, prima di andare altrove”. Il Napoli è la squadra che in questo campionato è stata per più tempo in testa alla classifica. “Noi – sottolinea l’allenatore – siamo stati costanti. Ci sono stati dei periodi in cui abbiamo fatto sette vittorie consecutive e altri segnati da pareggi e a sconfitte, ma c’è stata sempre una costanza che serve se vuoi rimanere nella parte alta della classifica. E’ un dato effimero perché non conta come parti ma come arrivi e non conta se durante il percorso sei primo, ma soltanto come tagli il traguardo. Noi abbiamo l’opportunità di fare qualcosa di bello e inatteso ma sappiamo che l’avversario è fortissimo. Noi ci siamo e vogliamo continuare a farlo sapendo che mancano quattro partite”. Gli infortuni sono un fattore importante ma il Napoli nelle ultime settimane si è abituato a giocare con una rosa ristretta.

“Nell’emergenza – dice Conte – abbiamo sempre cercato la formula giusta. Con il Monza siamo partiti in un modo e abbiamo finito con un altro modo. Tutto dipende dal risultato, anche se non lo trovo giusto. Cerchiamo di schierare i giocatori migliori e vediamo di continuare a fare quello che abbiamo fatto in questo periodo. Non abbiamo mai cambiato tantissimo. Il livello tattico, la voglia di giocare sono gli stessi. Se non ci fosse lavoro o studio, senza applicazione, non ci sarebbero risultati”. Il contributo di McTominay come attaccante aggiunto è determinante. “Ho sempre saputo – spiega Conte – di dover trovare comunque delle soluzioni perché vedendo la rosa ho sempre saputo di non poter trovare tantissimi gol nei singoli calciatori. E quando c’è questo tipo di situazione, senza due o tre in doppia cifra, devi trovare una cooperativa del gol e soluzioni tattiche di miglioramento. McTominay è ora un giocatore nettamente più forte di quando è arrivato. A Napoli è cresciuto tanto e ora è un centrocampista completo ma il miglioramento suo – conclude Conte – è quello di tutti, altrimenti diventa difficile spiegare perché abbiamo 74 punti”.

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La nuova Gauff in azzurro, Tyra Grant ha scelto l’Italia

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Le ‘frecciate’ arrivate dagli Usa tramite ‘The Athletic’ e New York Times non le hanno fatto molto effetto, Tyra Caterina Grant ha scelto l’Italia, il Paese dove è nata, a Roma, il 12 marzo del 2008. E pazienza se da New York scrivono che l’ha fatto perché nel Bel Paese la concorrenza, agonistica e in fatto di ricerca di sponsor, è minore. La verità è che lei, che tifa Juventus e vuole essere in tribuna all’Olimpico per la partita di sabato 10 tra la Lazio e i bianconeri, ha cominciato a praticare il tennis vincendo a Roma il Lemon Bowl quando aveva 10 anni e poi sviluppando il proprio talento tra Vigevano e Bordighera agli ordini di coach Riccardo Piatti, creatore di campioni.

E proprio a Bordighera, Tyra ha incrociato Jannik Sinner, che ha osservato a lungo e assieme al quale si è anche allenata facendo qualche scambio. Vincitrice di tre Slam di categoria in doppio (Roland Garros nel 2023, Australian Open e Wimbledon 2024), arrivata fino al n. 2 nel ranking delle juniores, Tyra è figlia dell’ex giocatore di basket Tyrone Grant, 48enne di Brooklyn con tanti anni di militanza in Italia fra Livorno, Avellino, Teramo, Milano, Virtus Bologna, Veroli, Treviso e Venezia, e di Cinzia Giovinco, atleta e maestra di tennis.

Proprio mamma Cinzia ha avuto un ruolo importante nella decisione della ragazza di rappresentare l’Italia (a lungo corteggiata dalla Federtennis del presidente Angelo Binaghi), poi quasi a voler ufficializzare il tutto è arrivato il tabellone delle prequalifiche del torneo di doppio degli Internazionali d’Italia, in cui accanto al cognome di Grant, che gioca in coppia con Lisa Piga, è comparsa la bandiera italiana e non quella degli Stati Uniti con cui Tyra (reduce da un anno, il 2023, di allenamenti in Florida sotto l’egida della federazione statunitense) aveva giocato in precedenza. Anche il New York Times ha messo nero su bianco scrivendo che “un portavoce della Wta ha confermato che l’organizzazione ha approvato la richiesta di Grant di cambiare la sua nazionalità e che la modifica entrerà in vigore a partire dagli Internazionali d’Italia”.

A Roma Tyra Grant, che di nascita effettiva e tennistica è italianissima, giocherà anche il singolare, perché ha avuto una wild card. Peccato per gli Usa, dov’era considerata una probabile erede delle sorelle Venus e Serena Williams e di Coco Gauff. Lei si è limitata a dire che “essendo papà di Brooklyn e avendo passato io un anno lì, mi sento anche un po’ americana”, ma ciò che ora conta è se questa 17enne confermerà le aspettative. Intanto Tyra ha spiegato che si sente imbarazzata a dirlo, ma spera “di poter diventare numero 1 del mondo e poter vincere tanti Slam. Non lo dico con presunzione, ma oggettivamente mi alleno per questo. Poi vedremo che carriera avrò”. Non rimane che vederla impegnata sul campo, il bello viene adesso.

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