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Cinema

Italian Movie Award, il festival cinematografico compie dieci anni e sbarca a New York

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È un festival cinematografico internazionale. Giovane ma già fortissimo, radicatissimo nelle kermesse del cinema del Belpaese. Quest’anno ha celebrato la sua X edizione, in Italia nella città di Pompei dal 29 luglio al 6 agosto 2018. E tra pochi giorni ci sarà la seconda celebration, a New York, presso il prestigioso Paley Center For Media della città della Grande Mela. L’appuntamento newyorkese è per il 10 dicembre. E si comincerà con un grande colpo dell’Italian Movie Award: Oscar Denzel Washington. Il Presidente e Direttore Artistico del festival, il regista Carlo Fumo, quest’anno ha voluto come tema di fondo dell’edizione il “Futuro”. Lo sbarco a New York segna certamente una  tappa importante per l’Italian Movie Award. È il battesimo internazionale per eccellenza, nella città che è il centro anche del mondo del cinema oltre che della musica e di ogni arte. E questo lo sa Carlo Fumo.

“È il passo lavorativo più importante della mia vita, per celebrare 10 anni meravigliosi e realizzare un sogno, perché i sogni bisogna realizzarli, con sacrificio e determinazione, preludio fondamentale di ogni soddisfazione” spiega Carlo Fumo. “Eravamo partiti da un piccolo paesino di montagna nel lontano 2009 (il paesino è delizioso, è Colliano, nel Salernitano),  contro ogni pronostico ma grazie al  sostegno di tanti oggi ho l’onore e il piacere di essere a New York dove il 10 al prestigioso Frank A. Bennack Teather del Paley Center For Media di Manhattan a NYC si sarà  la cerimonia di premiazione e un evento per celebrare i dici anni del Festival Internazionale del Cinema Italian Movie Award”. E per l’occasione l’evento sarà  ripreso in media-partnership per Iris da  Mediaset. A condurre l’irriverente e “scorretto”  inviato di Striscia la Notizia Luca Abete e l’attrice Diana del Bufalo. Presenti e premiati il regista del film “Perfetti Sconosciuti” Paolo Genovese, l’attore protagonista della serie Gomorra Salvatore Esposito, l’attore Alessandro Borghi, l’attrice Francesca Chillemi e tanti collegamenti e sorprese dall’Italia.  Tanti artisti attesi quest’anno dopo la presenza di:  Luca Argentero, Riccardo Scamarcio, Pif, Laura Chiatti, Edoardo Leo, Valentina Lodovini, Giulia Michelini, Roaul Bova, Miriam Leone, Salvatore Esposito, Marco D’Amore, Serena Rossi, Gianfelice Imparato, Cristiana Capotondi, Michele Placido, Marco Bocci, Alessio Boni, Paolo Genovese,  Massimiliano Gallo, Carol Alt, Alessandro Siani,  Sabrina Impacciatore, Luca Abete. Dalla sua nascita il festival, dunque in 10 anni, vanta oltre 200 mila presenze certificate in 84 giorni totali di eventi in 25 location in Italia e all’estero. Ad oggi si sono iscritte circa 4.500 opere di cui oltre 280 selezionate e proiettate nelle rispettive categorie. Insomma un festival cinematografico giovane, fatto da giovani che spesso anticipa film che hanno poi un grande successo. Infine, ma non per ultimo, è un festival che è nato ed è cresciuto, arrivando fino a New York, senza aver mai percepito un centesimo di euro pubblico.

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Cinema

Cristina Comencini: il cinema delle donne è una nuova ricchezza. Io dalla parte delle donne sempre

Cristina Comencini racconta al Corriere della Sera il successo de “Il treno dei bambini”, la sua visione sul cinema delle donne, la politica e il suo nuovo amore.

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Cristina Comencini (le foto sono di Imagoeconomica), con il suo ultimo film “Il treno dei bambini” tratto dal romanzo di Viola Ardone e disponibile su Netflix, ha raggiunto quasi trenta milioni di visualizzazioni. «Mi sembra incredibile», racconta, «ma credo che il tema profondo del dopoguerra, del trauma che la guerra lascia sui sentimenti, abbia colpito il pubblico di tutto il mondo».

Il cinema tra piattaforme e sale

«Portare la gente in sala è bellissimo, ma difficile. Le piattaforme e il cinema possono coesistere. L’importante è, come diceva mio padre Luigi Comencini, mantenere sempre la massima verità e bellezza in quello che si crea», afferma Cristina, riflettendo sulla trasformazione del mondo cinematografico.

Il successo e la nuova generazione di registe

Comencini riconosce l’importanza del successo ma non lo vive come un punto di arrivo: «È un mestiere da montagne russe». È felice dell’affermazione di tante donne nel cinema italiano, come Paola Cortellesi, sottolineando: «Il cinema si è finalmente aperto alle storie delle donne, arricchendosi di nuove prospettive».

Il rapporto con la famiglia e il film di Francesca Comencini

Cristina racconta il forte legame con le sorelle e commenta il film di Francesca Comencini su loro padre Luigi: «Una scelta giusta. Ognuno vive un padre a modo suo». Nessuna gelosia, ma un affetto profondo che ha sempre unito la famiglia.

CRISTINA COMENCINI REGISTA

Politica, femminismo e il ruolo di Giorgia Meloni

Comencini ribadisce la sua radice di sinistra e il suo impegno per il femminismo: «Il sostegno reciproco tra donne non deve mai venir meno». Sul premier Giorgia Meloni, pur nella distanza politica, riconosce: «Per la sua parte politica sta facendo bene».

I cambiamenti nell’estetica e il coraggio delle attrici

Parlando di Giovanna Mezzogiorno, Cristina denuncia il problema della discriminazione estetica nel cinema: «Finalmente si inizia a dare meno peso all’apparenza e più al talento».

La maternità precoce e l’amore ritrovato

Diventata madre a 18 anni, Cristina confida di non aver rimpianti: «Mi ha dato la ricchezza di tutto ciò che ho scritto». Oggi vive una nuova fase felice della sua vita con il documentarista francese François Caillat, tra Roma e Parigi.

Il futuro: un nuovo romanzo in arrivo

Cristina annuncia anche il suo prossimo romanzo, “L’epoca felice”, che uscirà a ottobre per Feltrinelli: «Parlerà dell’adolescenza e della capacità della vita di sorprenderci anche quando meno ce lo aspettiamo».

 

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Cinema

Morto a 65 anni l’attore americano Val Kilmer

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È morto all’età di 65 anni l’attore americano Val Kilmer. Lo rende noto la famiglia, citata dal New York Times. Il decesso è avvenuto a Los Angeles a causa delle complicazioni di una polmonite, ha spiegato la figlia Mercedes Kilmer. All’attore era stato diagnosticato un cancro alla gola nel 2014, da cui era riuscito a guarire. Tra le sue tante interpretazioni si ricordano in particolare quella Jim Morrison in ‘The Doors’ del 1991 di Oliver Stone, quella di Iceman in ‘Top Gun’ del 1986 di Tony Scott e quella di Bruce Wayne in ‘Batman forever’ del 1995 di Joel Schumacher.

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Cinema

Giovanni Bagnasco e “il mostro”: “Ho imparato a non essere vittima. La felicità è una responsabilità”

Nella serie L’arte della gioia è Ippolito, il “mostro” che conquista il cuore dello spettatore. Nella vita, Giovanni Bagnasco è un ragazzo di 25 anni con il volto segnato dalla sindrome di Treacher Collins e un’anima limpida che illumina ogni sua parola. In un’intervista al Corriere della Sera racconta la sua storia fatta di sfide, consapevolezza e rinascita.

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«Potrei scrivere un libro sugli sguardi. Da piccolo anche il non detto faceva male», racconta Giovanni Bagnasco. Il suo volto racconta una storia rara, segnata dalla sindrome di Treacher Collins, una malattia congenita che colpisce ossa e cartilagini del volto. Eppure, Giovanni ha imparato presto a distinguere tra due tipi di persone: «i cuori buoni e i cuori ciechi».

Cresciuto nella quiete di Chianciano Terme, tra campagna e spazi aperti, ha coltivato sogni artistici tra un lavoro da casellante e un corso di lingua dei segni mai concluso a causa del Covid. Fino all’improvviso incontro con il mondo del cinema, che lo ha accolto attraverso due provini superati: uno per Finalmente l’alba, l’altro con Valeria Golino per il ruolo di Ippolito.

“Il mostro” che racconta la forza interiore

«Il personaggio non è stupido, è solo stato isolato», gli dice Golino. E lui in quel ruolo riversa tutto: «la parte docile e quella vulcanica». Nessuna scuola di recitazione, ma la forza di una vita vissuta senza filtri. «Sul set, mentre giravo le scene più violente, pensavo ai momenti difficili vissuti», confessa.

E quando si parla d’aspetto, Giovanni è disarmante: «La parola ‘mostro’ non mi ferisce più, è solo una componente della mia vita». Da piccolo piangeva, si chiedeva “perché a me?”, ma oggi si è dato una risposta che lo guida: «Dovevo nascere così e basta. Fare la vittima non ti renderà felice».

L’amore, la musica, il futuro

Oggi è un attore emergente, ma anche un ragazzo che ha vissuto l’amore, che ha scritto testi rap, che ha lottato contro il dolore. «Ho ricevuto tanto e ho dato tanto», racconta. Sui social ci sta poco: solo per progetti artistici o per sostenere la onlus del suo chirurgo, la Smile House. «Da ragazzino, i social mi facevano male. Era una vita parallela».

La sua forza più grande è quella di saper vedere oltre: «Sembrerei più brutto se stessi sempre a disperarmi. Siamo tutti belli, se troviamo la nostra bellezza interiore».

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