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Esteri

Israele intensifica i raid in Libano: ucciso un comandante di Hezbollah, Beirut parla di “guerra d’attrito”

Israele colpisce il sud del Libano uccidendo un alto dirigente di Hezbollah. Il premier libanese Nawaf Salam parla di “guerra d’attrito” e ribadisce: “Nessuna trattativa con Israele”. Cresce la tensione lungo il confine.

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Israele ha intensificato i bombardamenti sul Libano meridionale, colpendo membri di Hezbollah e presunte infrastrutture militari del partito sciita. Secondo fonti locali, un raid aereo ha ucciso un responsabile del genio militare di Hezbollah e sua moglie nel distretto di Nabatiye. L’episodio segna un nuovo punto di tensione nel fragile equilibrio del fronte settentrionale.

Nelle ultime 48 ore, l’esercito israeliano ha dichiarato di aver distrutto un campo di addestramento di Hezbollah e una fabbrica di missili nella valle della Bekaa, al confine con la Siria. Pattuglie israeliane avrebbero inoltre perlustrato aree nel settore centrale della linea di demarcazione, partendo da una delle cinque postazioni militari che Israele mantiene in territorio libanese.

IL LIBANO IN UNA “GUERRA D’ATTRITO”

Il premier libanese Nawaf Salam ha descritto la situazione come una vera e propria “guerra d’attrito”, ribadendo che il governo non intende aprire negoziati diretti con Israele. Una posizione che contrasta con le recenti aperture del presidente Joseph Aoun, il quale non aveva escluso la possibilità di un dialogo con Tel Aviv.

Libano e Israele restano formalmente in stato di guerra da oltre 70 anni, e le tensioni si sono riaccese in seguito ai raid e alle dichiarazioni reciproche. Salam ha ricordato che “è impossibile avere due eserciti in un Paese”, riferendosi al piano di disarmo graduale di Hezbollah approvato a settembre, ma senza scadenze precise.

LA QUESTIONE DEL DISARMO DI HEZBOLLAH

Hezbollah continua a vincolare il proprio disarmo al ritiro di Israele dalle cinque postazioni militari ancora presenti nel sud del Paese. Tel Aviv, invece, sostiene che il ritiro potrà avvenire solo dopo che il movimento sciita avrà deposto le armi.
“Così si mette a rischio la pace civile”, ha ammonito il premier Salam, avvertendo che la presenza di due forze armate autonome mina la stabilità interna del Libano.

VISITA DEL GOVERNO NEL SUD E PROMESSE DI RICOSTRUZIONE

Il ministro degli Esteri Joe Raggi e la ministra degli Affari sociali Hanin Sayyed si sono recati in elicottero nelle zone colpite dai raid. “L’entità dei danni rafforza la nostra determinazione a liberare le nostre terre e a recuperare il monopolio delle armi e delle decisioni sulla guerra e la pace”, ha dichiarato Raggi, in un messaggio diretto a Israele e Hezbollah.

La ministra Sayyed ha annunciato nuovi progetti di ricostruzione finanziati dalla Banca mondiale per 250 milioni di dollari. Tuttavia, secondo i media locali, i lavori rischiano di restare bloccati: il sito d’inchiesta Megaphone denuncia una “campagna sistematica” israeliana per distruggere cantieri, veicoli e infrastrutture civili nel sud del Paese.

ESCALATION DI ATTACCHI CONTRO LA RICOSTRUZIONE

“Dall’inizio dell’anno – scrive Megaphone – si sono verificati 39 attacchi israeliani contro veicoli, cantieri, ingegneri e attivisti impegnati nella ricostruzione civile”. Un bilancio che testimonia la difficoltà del Libano nel ricostruire il sud devastato, stretto tra le pressioni israeliane, gli interessi americani e la resistenza di Hezbollah.

Con il confine tornato a essere teatro di scontri, il Paese dei Cedri si trova oggi in una trappola geopolitica che rischia di far precipitare nuovamente il Medio Oriente in un ciclo di violenza senza fine.

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Esteri

Il pendolo della guerra torna verso Kiev: sanzioni dure, Patriot e asset russi nel mirino dell’Ue

Usa e Ue stringono le maglie contro la Russia: nuove sanzioni, Patriot per Kiev e dibattito sull’uso degli asset russi congelati per finanziare la difesa ucraina. Zelensky ottimista a Bruxelles.

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Il pendolo della guerra sembra tornare a favore dell’Ucraina. Gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni più dure sul petrolio russo, mentre l’Unione Europea ha approvato un nuovo pacchetto di misure restrittive, annunciato alla vigilia del vertice dei leader Ue.
A rafforzare l’appoggio occidentale anche la decisione di Washington di fornire sistemi di difesa Patriot, fondamentali per proteggere i cieli ucraini. Un segnale che ha dato nuovo slancio al presidente Volodymyr Zelensky, giunto a Bruxelles con toni più fiduciosi.

Zelensky chiede l’uso degli asset russi congelati

Al centro del dibattito europeo resta l’ipotesi di utilizzare gli asset russi congelati per finanziare lo sforzo bellico di Kiev. «Abbiamo intenzione di usare una parte significativa di questi fondi per acquistare armi europee», ha dichiarato Zelensky, invitando i leader Ue a superare le esitazioni.
Il tema, tuttavia, divide ancora i Ventisette: il documento finale del Consiglio invita la Commissione a valutare “opzioni” per il finanziamento all’Ucraina, ma senza un impegno esplicito sull’utilizzo dei beni russi. L’unica certezza è che i 140 miliardi della Banca Centrale russa resteranno congelati fino a quando Mosca non avrà risarcito Kiev.

L’Europa divisa, il Belgio minaccia il veto

Se da un lato Paesi come la Svezia si sono già mossi con un pre-accordo per fornire jet Gripen all’Ucraina, altri restano cauti. L’Ungheria continua a opporsi, la Slovacchia e la Repubblica Ceca mostrano incertezze, e il Belgio ha minacciato di porre il veto senza garanzie sulla condivisione dei rischi e sull’uso uniforme dei beni russi in Europa.
Il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa ha parlato di un “via libera politico” alla proposta, ma il compromesso finale è ancora lontano.

Zelensky: “L’uso degli asset può farci vincere la guerra”

Durante la conferenza stampa a Bruxelles, Zelensky ha rilanciato con forza la sua posizione: «La Russia ha molta paura che l’Ue prenda una decisione sull’uso degli asset congelati. Questo può darci la possibilità di vincere e non solo di difenderci».
Il leader ucraino ha inoltre sollecitato la consegna di armi a lungo raggio, ricordando che «non solo gli Stati Uniti, ma anche alcuni Paesi europei dispongono di missili Tomahawk».

Pressione diplomatica e nuovi equilibri

La discussione al Consiglio Ue si è protratta oltre il previsto, con l’intervento della presidente della Bce Christine Lagarde, chiamata a esprimere un parere tecnico sui rischi finanziari. La Commissione Europea dovrà ora preparare un testo legale condiviso da tutti gli Stati membri.
Nel frattempo, l’Ucraina continua a fare i conti con l’urgenza dei fondi. Domani a Londra si terrà una riunione della coalizione dei volenterosi, con la partecipazione del segretario generale della Nato Mark Rutte, reduce da un colloquio con Donald Trump negli Stati Uniti.
Zelensky, da parte sua, ha ribadito la disponibilità a partire dal congelamento del fronte per costruire la pace, definendo il suo recente viaggio alla Casa Bianca “non così male”.

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Navi e Marines Usa a Trinidad e Tobago per esercitazioni militari vicino al Venezuela

Una nave da guerra statunitense e un corpo dei Marines Usa arriveranno a Trinidad e Tobago per esercitazioni congiunte con le forze locali, a pochi chilometri dal Venezuela.

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A partire da domenica, una nave da guerra statunitense e un corpo dei Marines Usa arriveranno a Trinidad e Tobagoper una serie di esercitazioni militari congiunte. Lo ha annunciato il Ministero degli Affari Esteri di Trinidad, precisando che le manovre si svolgeranno dal 26 al 30 ottobre.

La USS Gravely e l’addestramento congiunto

Secondo la nota ufficiale, la USS Gravely, cacciatorpediniere della Marina americana, attraccherà nel porto di Port of Spain. Nello stesso periodo, la 22ª Unità di Spedizione dei Marines degli Stati Uniti condurrà un addestramento congiunto con la Trinidad and Tobago Defense Force, la forza armata dell’arcipelago caraibico.

Un’area strategica a pochi chilometri dal Venezuela

Trinidad e Tobago, la cui punta occidentale dista meno di dieci chilometri dal Venezuela, riveste una posizione strategica nel quadro geopolitico caraibico. La presenza militare americana in quell’area assume quindi un chiaro valore politico e strategico, in un momento di crescenti tensioni nella regione.

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Esteri

Strage di giornalisti in Ucraina: drone russo colpisce un’auto a Kramatorsk, due morti e un ferito

Due giornalisti ucraini, Olena Hramova e Yevhen Karmazin, sono stati uccisi da un drone russo a Kramatorsk. Ferito un terzo reporter. È la strage numero otto tra i cronisti in Ucraina nel 2025.

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Un drone russo ha colpito in pieno una stazione di servizio a Kramatorsk, in Ucraina orientale, uccidendo due giornalisti e ferendone un terzo. Le vittime sono Olena Hramova, 43 anni, e il cameraman Yevhen Karmazin, 33 anni, entrambi della rete televisiva Freedom Tv. Il collega Oleksandr Kolychiev è rimasto ferito ed è ricoverato in ospedale.

Secondo la Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj), salgono così a otto i reporter uccisi in Ucraina dall’inizio dell’anno, mentre nel mondo le vittime del giornalismo sono già oltre novanta, più della metà tra Gaza e Cisgiordania.

Un attacco mirato

L’attacco è avvenuto mentre il team di Freedom Tv si trovava con l’auto ferma per fare rifornimento. Il drone ha centrato in pieno il veicolo, provocando un’esplosione devastante.
Erano sempre i primi ad arrivare ovunque, per raccontare la verità sui crimini russi”, ha scritto il capo dell’amministrazione militare del Donetsk, pubblicando le immagini dell’auto sventrata, con il bagagliaio pieno di giubbotti antiproiettile.

Olena Hramova, la voce del Donbass

Originaria di Yenakiieve, nella regione del Donetsk, Olena Hramova era una delle reporter ucraine più esperte del fronte orientale. Economista di formazione, aveva iniziato a raccontare la guerra nel 2014, quando la sua città fu occupata dai separatisti filorussi.

“Non ero una giornalista, ero una normale cittadina ucraina. Poi sono diventata volontaria. In quei mesi ho visto molto”, aveva raccontato in un’intervista.

Con lo scoppio dell’invasione russa nel 2022, aveva documentato senza sosta la devastazione della sua regione natale, meritando nel 2023 un riconoscimento ufficiale dal presidente Volodymyr Zelensky “per il coraggio e la dedizione”.

Yevhen Karmazin, un giovane talento del racconto di guerra

Yevhen Karmazin, nato proprio a Kramatorsk, aveva iniziato la carriera di cameraman nel 2021. Colleghi e amici lo ricordano come “un professionista di talento impegnato a mostrare al mondo il lato umano della guerra”.

Lui e Hramova formavano una squadra inseparabile, presente nei luoghi più pericolosi del fronte, spesso sotto i bombardamenti, per dare voce alle vittime civili del conflitto.

Kiev denuncia “crimini di guerra sistematici”

Il commissario ucraino per i diritti umani, Dmytro Lubinets, ha definito l’attacco “l’ennesimo esempio dei crimini di guerra commessi dalla Russia contro i civili” e ha chiesto che i responsabili vengano perseguiti.

Un appello che, come spesso accade, rischia di restare senza seguito, in un conflitto che continua a mietere vittime anche tra chi ogni giorno cerca di raccontarlo al mondo.

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