Un numero di 85 passi al minuto come lo possono essere i battiti cardiaci in una fase regolare non sotto sforzo o con ritmo alterato.
Una sensazione arcaica di dondolamento e sostegno che rimanda all’utero materno ricordandoci l’immersione nel liquido amniotico.
Il piano laterale, quello anteroposteriore e quello di rotazione che vengono accompagnati e riassestati.
Tutte queste sono le azioni compiute dai nostri amici cavalli durante una seduta di Ippoterapia.
Il Cavallo, primo animale associato all’uomo, per cui, nei fatti, è quello che abbiamo acquisito nel nostro patrimonio genetico.
Si è svolta oggi, presso il centro Serapide di Contrada Toiano a Pozzuoli, la giornata di conoscenza dell’Ippoterapia per i pazienti che sono stati colpiti da Ictus cerebrale organizzata da A.L.I.Ce. Associazione Lotta Ictus Cerebrale
Una terapia oramai consolidata che si fonda sul rapporto paziente-cavallo e sull’addestramento del nobile animale che riesce a instaurare un equilibrio stabile con il cavaliere e consente all’ippoterapista di poter lavorare sulle deficienze motorie del cavaliere-paziente.
La dolce passeggiata sul cavallo, che coccola il suo cavaliere, capendone le sue manchevolezze e i suoi punti di minor forza, aggiustandosi e bilanciandosi in modo da divenire un solo corpo con il paziente, mette in luce i punti deboli facendo in modo che lo specialista accompagnatore possa intervenire con maggiore efficacia sul paziente.
Forse siamo abituati a pensare al cavallo e alle sue doti terapiche in un modo mediato dall’immaginario legato alla libertà, la corsa, l’indomabilità dell’ amico animale, ma la ippoterapia, si basa sulla sensibilità, sulla pazienza e sulla grande capacità del cavallo di divenire tutt’uno con il suo cavaliere e modellarsi con esso in base alle sua postura e ai suoi punti di debolezza, dividendo la sua forza con chi lo cavalca per raggiungere un perfetto nuovo equilibrio come risultato delle due personalità. Nei pazienti colpiti da Ictus e disabilitati su di un lato, è il cavallo che si riposiziona e si riequilibra per aiutare il cavaliere a reggersi facendo si che l’ippoterapeuta possa lavorare nel migliore dei modi sul paziente, capendone appieno le debolezze e rinforzandole con precisi movimenti che ne migliorino la postura.
C’è sempre l’ippoterapista e l’artiere ad accompagnare il paziente-cavaliere che si affida a loro, ma è il cavallo che passo dopo passo fa ritmare il battito del cavaliere facendolo entrare nel suo pacato ritmo e che a sua volta impara a conoscerlo sempre meglio
Ci dice Pasquale Pinto, ippoterapista da oltre 16 anni: “a volte, molti pazienti, alla prima seduta sono veramente tesi e addirittura rileviamo 115 o 120 pulsazioni al minuto è comprensibile, non è semplice convincersi e affrontare questa terapia la prima volta, ma una volta in sella, e con il cavallo che capendo questo stato emozionale aumenta i suoi passi portandoli a 100 e oltre, per poi man mano ridurli, portandoli ai canonici 80/85, noi riscontriamo, a quel punto, che anche il paziente si è autoregolamentato e ha abbassato la frequenza cardiaca, è questo il primo segno che la terapia funziona. C’è in noi enorme soddisfazione constatare che i pazienti dialogano con i nostri cavalli e con il loro decano Gegè, non soltanto fisicamente, ma anche emozionalmente, come ci capita di constatare in altre patologie che non sono legate agli handicap fisici, ma a quelli mentali”.
L’ippoterapia è una pratica antica che sviluppa nell’interazione tra persona e cavallo una risposta emozionale di crescita, di fiducia e miglioramento della qualità della vita.
Il cavallo non cerca di essere al centro, ma con la sua sensibilità, riconoscendo la forza emozionale di chi lo monta fa di tutto per essere il centro insieme al suo cavaliere.
Un momento di una seduta di Ippoterapia al Centro Serapide di Contrada Toiano di Pozzuoli organizzata dalla Associazione lotta all’Ictus cerebrale A.L.I.Ce.
ph. Mario Laporta/KONTROLAB
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Fotogiornalista da 35 anni, collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani. Ha raccontato con le immagini la caduta del muro di Berlino, Albania, Nicaragua, Palestina, Iraq, Libano, Israele, Afghanistan e Kosovo e tutti i maggiori eventi sul suolo nazionale lavorando per agenzie prestigiose come la Reuters e l’ Agence France Presse,
Fondatore nel 1991 della agenzia Controluce, oggi è socio fondatore di KONTROLAB Service, una delle piu’ accreditate associazioni fotografi professionisti del panorama editoriale nazionale e internazionale, attiva in tutto il Sud Italia e presente sulla piattaforma GETTY IMAGES.
Docente a contratto presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli., ha corsi anche presso la Scuola di Giornalismo dell’ Università Suor Orsola Benincasa e presso l’Istituto ILAS di Napoli.
Attualmente oltre alle curatele di mostre fotografiche e l’organizzazione di convegni sulla fotografia è attivo nelle riprese fotografiche inerenti i backstage di importanti mostre d’arte tra le quali gli “Ospiti illustri” di Gallerie d’Italia/Palazzo Zevallos, Leonardo, Picasso, Antonello da Messina, Robert Mapplethorpe “Coreografia per una mostra” al Museo Madre di Napoli, Diario Persiano e Evidence, documentate per l’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, rispettivamente alla Castiglia di Saluzzo e Castel Sant’Elmo a Napoli.
Cura le rubriche Galleria e Pixel del quotidiano on-line Juorno.it
E’ stato tra i vincitori del Nikon Photo Contest International.
Ha pubblicato su tutti i maggiori quotidiani e magazines del mondo, ha all’attivo diverse pubblicazioni editoriali collettive e due libri personali, “Chetor Asti? “, dove racconta il desiderio di normalità delle popolazioni afghane in balia delle guerre e “IMMAGINI RITUALI. Penitenza e Passioni: scorci del sud Italia” che esplora le tradizioni della settimana Santa, primo volume di una ricerca sui riti tradizionali dell’Italia meridionale e insulare.
Rafa Benitez: Napoli può vincere lo scudetto, Inter a rischio
Rafa Benitez analizza la corsa scudetto in un’intervista al Corriere della Sera: Napoli favorito, Inter tra campionato e Champions, il peso di Lautaro e Lukaku.
Una lunga carriera tra successi in Europa, esperienze sulle panchine di Inter e Napoli, e un occhio sempre attento al grande calcio internazionale. Rafa Benitez, intervistato dal Corriere della Sera, analizza con precisione la corsa scudetto italiana, sorprendentemente riaperta nelle ultime settimane.
Napoli favorito per lo scudetto? Per Benitez sì
«Dieci giorni fa avrei detto Inter senza alcun dubbio», ammette Benitez. «Anzi, pensavo addirittura al triplete. Ma il calcio è affascinante proprio per la sua imprevedibilità». Guardando al calendario e agli impegni europei della squadra di Inzaghi, l’ex tecnico ritiene che il Napoli abbia ora «qualche possibilità in più».
Benitez non nasconde il suo affetto per Napoli, dove ha allenato due anni: «Lì ho vinto due titoli e credo di aver dato il via a un cambiamento culturale. Volevo internazionalizzare il Napoli e in qualche modo ci siamo riusciti».
L’Inter tra campionato e sogno Champions
Benitez vede l’Inter di Inzaghi ancora fortissima, ma sottolinea: «Giocare la Champions ti sottrae inevitabilmente energie mentali. La gara col Barcellona sarà decisiva. In campionato conteranno i nervi saldi più della rosa lunga».
E sulla propria breve esperienza nerazzurra dice: «In sei mesi ho vinto due trofei. Avevo la consapevolezza che serviva un ricambio generazionale. Non sempre le idee coincidono, ma resto convinto delle mie scelte».
Inzaghi e Conte, due filosofie diverse
Ragionando sui tecnici protagonisti della corsa scudetto, Benitez distingue bene i caratteri: «Inzaghi è misurato, solido, trasmette calma. Conte invece si alimenta della tensione, trae energia dal suo temperamento battagliero. Entrambi vincenti, ma con approcci opposti».
Lautaro e Lukaku gli uomini decisivi
Se deve scegliere un uomo chiave per la volata finale, Rafa non ha dubbi: «Lautaro per l’Inter, Lukaku per il Napoli. Due attaccanti determinanti. Senza dimenticare due cervelli in mezzo al campo come Lobotka e Calhanoglu».
L’amore per la panchina
Infine, quando gli chiedono se sente la mancanza della panchina, Benitez sorride: «Sono un uomo di calcio, mi aggiorno continuamente, amo il mio lavoro. Faccia lei».
Cristina Comencini: il cinema delle donne è una nuova ricchezza. Io dalla parte delle donne sempre
Cristina Comencini racconta al Corriere della Sera il successo de “Il treno dei bambini”, la sua visione sul cinema delle donne, la politica e il suo nuovo amore.
Cristina Comencini (le foto sono di Imagoeconomica), con il suo ultimo film “Il treno dei bambini” tratto dal romanzo di Viola Ardone e disponibile su Netflix, ha raggiunto quasi trenta milioni di visualizzazioni. «Mi sembra incredibile», racconta, «ma credo che il tema profondo del dopoguerra, del trauma che la guerra lascia sui sentimenti, abbia colpito il pubblico di tutto il mondo».
Il cinema tra piattaforme e sale
«Portare la gente in sala è bellissimo, ma difficile. Le piattaforme e il cinema possono coesistere. L’importante è, come diceva mio padre Luigi Comencini, mantenere sempre la massima verità e bellezza in quello che si crea», afferma Cristina, riflettendo sulla trasformazione del mondo cinematografico.
Il successo e la nuova generazione di registe
Comencini riconosce l’importanza del successo ma non lo vive come un punto di arrivo: «È un mestiere da montagne russe». È felice dell’affermazione di tante donne nel cinema italiano, come Paola Cortellesi, sottolineando: «Il cinema si è finalmente aperto alle storie delle donne, arricchendosi di nuove prospettive».
Il rapporto con la famiglia e il film di Francesca Comencini
Cristina racconta il forte legame con le sorelle e commenta il film di Francesca Comencini su loro padre Luigi: «Una scelta giusta. Ognuno vive un padre a modo suo». Nessuna gelosia, ma un affetto profondo che ha sempre unito la famiglia.
CRISTINA COMENCINI REGISTA
Politica, femminismo e il ruolo di Giorgia Meloni
Comencini ribadisce la sua radice di sinistra e il suo impegno per il femminismo: «Il sostegno reciproco tra donne non deve mai venir meno». Sul premier Giorgia Meloni, pur nella distanza politica, riconosce: «Per la sua parte politica sta facendo bene».
I cambiamenti nell’estetica e il coraggio delle attrici
Parlando di Giovanna Mezzogiorno, Cristina denuncia il problema della discriminazione estetica nel cinema: «Finalmente si inizia a dare meno peso all’apparenza e più al talento».
La maternità precoce e l’amore ritrovato
Diventata madre a 18 anni, Cristina confida di non aver rimpianti: «Mi ha dato la ricchezza di tutto ciò che ho scritto». Oggi vive una nuova fase felice della sua vita con il documentarista francese François Caillat, tra Roma e Parigi.
Il futuro: un nuovo romanzo in arrivo
Cristina annuncia anche il suo prossimo romanzo, “L’epoca felice”, che uscirà a ottobre per Feltrinelli: «Parlerà dell’adolescenza e della capacità della vita di sorprenderci anche quando meno ce lo aspettiamo».
Tragedia al festival Lapu Lapu a Vancouver: suv travolge la folla, morti e feriti
Durante il festival filippino Lapu Lapu a Vancouver, un suv ha investito la folla causando diversi morti e feriti. Arrestato il conducente. La città è sconvolta.
Diverse persone sono morte e molte altre sono rimaste ferite durante il festival del “Giorno di Lapu Lapu” a Vancouver, nell’ovest del Canada, quando un suv ha investito la folla. La polizia locale ha confermato che il conducente è stato arrestato subito dopo l’incidente, avvenuto intorno alle 20 ora locale (le 5 del mattino in Italia).
Il cordoglio della città e della comunità filippina
La tragedia ha sconvolto l’intera città e, in particolare, la comunità filippina di Vancouver, che ogni anno organizza il festival in onore di Lapu Lapu, eroe della resistenza contro la colonizzazione spagnola nel XVI secolo. Il sindaco Ken Sim ha espresso il proprio dolore: «I nostri pensieri sono con tutte le persone colpite e con la comunità filippina di Vancouver in questo momento incredibilmente difficile», ha scritto su X.
Le drammatiche immagini dell’incidente
Secondo quanto riferito dalla polizia e riportato dalla Canadian Press, il suv ha travolto la folla all’incrocio tra East 41st Avenue e Fraser Street, nel quartiere di South Vancouver. I video e le immagini diffusi sui social mostrano scene drammatiche: corpi a terra, detriti lungo la strada e un suv nero gravemente danneggiato nella parte anteriore. Testimoni parlano di almeno sette persone rimaste immobili sull’asfalto.
Il dolore delle autorità
Anche il premier della Columbia Britannica, David Eby, ha commentato la tragedia: «Sono scioccato e con il cuore spezzato nell’apprendere delle vite perse e dei feriti al festival». La comunità è ora unita nel cordoglio, mentre proseguono le indagini per chiarire le cause dell’accaduto.