I Carabinieri di Arzano hanno arrestato 4 persone -di età compresa tra 18 e 24 anni- tutte residenti in Arzano e ritenute responsabili di lesioni gravissime e minacce aggravate. Le attività investigative sono state avviate a seguito di richiesta d’intervento pervenuta telefonicamente ai Carabinieri di Arzano lo scorso 31 gennaio alle ore 3,55 circa.
Un cittadino extracomunitario, Ossuele Gnegne, 28 anni, della Costa di Avorio, regolarmente in Italia, riferiva di essere stato vittima di una violentissima aggressione: mentre andava al lavoro con la bicicletta era stato travolto intenzionalmente da un’auto con a bordo 4 individui che subito dopo, incuranti della frattura al braccio procuratagli, avevano preso a picchiarlo senza alcun motivo a calci, pugni e schiaffi, mentre era ancora a terra dolorante. Approfittando di un momento di disattenzione degli aggressori la vittima era riuscita a divincolarsi e a nascondersi in una vicina piazza da dove col proprio telefono cellulare, in evidente stato di agitazione, chiamava ed attendeva l’arrivo dei Carabinieri. Giunti tempestivamente sul posto i militari raggiungevano il cittadino extra comunitario, prestando la prima assistenza; in quell’istante vedevano arrivare l’autovettura degli aggressori e si ponevano all’inseguimento, riuscendo a fermare l’auto ed a identificarne gli occupanti, subito riconosciuti dall’aggredito.
Questo è il post che Ossuele Gnegne scrisse dopo l’aggressione sul suo profilo Fb.
Mi chiamo Ossuele Gnegne, ho 28 anni e sono originario della Costa d’Avorio.
Sono in Italia da 10 anni e come tutte le mattine, ieri notte, mi recavo in bici, alla palestra dove lavoro regolarmente, dove sono un dipendente come tutti.
All’improvviso un’auto mi viene incontro e mi investe
… la macchina si ferma e realizzo che non è stato un incidente, quell’auto, quegli “uomini” nell’auto volevano proprio me.Quattro uomini scendono dalla vettura, inizio a tremare, gli domando “Cosa ho fatto?” e loro armati di bastoni, spranghe, sassi, armati di odio negli occhi mi rispondono “Vogliamo ucciderti”.Mentre mi colpiscono penso a mia moglie, a mia moglie che non avrebbe mai accettato che degli uomini avessero potuto ucciderle il marito per un colore di pelle diverso dal loro.Lei mi ha dato la forza di scappare, non è stato facile mantenere la calma, sono riuscito a nascondermi sotto una macchina, pioveva, tremavo ma nn era per il freddo, era per l’incubo che stavo vivendo. Ho preso il cellulare dalla tasca, ho chiamato i carabinieri, che fortunatamente pattugliavano nella zona e sono intervenuti immediatamente e hanno fermato e identificato quei carnefici.Non pensavo di poter incontrare ancora persone così, a lavoro, nel mio quartiere svolgo una vita “normale” e tutti mi rispettano e mi vogliono bene.Sono stato fortunato; ho lividi, contusioni, un braccio spezzato, ma tutto questo passerà.
Ciò che non passerà è il colore della mia pelle, che in questo mondo crea problemi.
— presso Imperial.