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Spettacoli

Insinna, con la Rai una storia d’amore fantastica

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Un racconto “importante anche perché ha aggirato la retorica del guerriero. Nella vita si vince e si perde. Ai più giovani dobbiamo dire che non siamo solo i risultati che otteniamo, non sono i like a stabilire quanto siamo fighi. Conta quanto ci diamo alla vita”. Così Flavio Insinna descrive il film tv, La stoccata vincente di di Nicola Campiotti, in onda su Rai 1 in prima serata il 24 settembre. Si porta sul piccolo schermo la storia dello schermidore Paolo Pizzo (Alessio Vassallo), classe 1983, due volte campione del mondo di spada e medaglia d’argento a squadre alle Olimpiadi di Rio nel 2016. Insinna dà volto a Piero Pizzo il padre, primo insegnante e coach di vita di Paolo che a 13 anni (da bambino lo interpreta Samuele Carrino) deve affrontare un’operazione per un tumore al cervello.Il film tv, che ha nel cast anche, fra gli altri, Elena Funari, Mario Ermito e Maciej Robiakiewicz, è prodotto da Gloria Giorgianni per Anele in collaborazione con Rai Fiction, ed è tratto dal libro omonimo scritto da Pizzo con Maurizio Nicita, edito da Sperling & Kupfer nel 2016 e appena ripubblicato.

Inevitabile che in conferenza stampa molte delle domande dei giornalisti siano legate al futuro artistico di Insinna, dopo l’addio a L’eredità, passata a Pino insegno: ” Con la Rai e L’eredità c’è stata una storia d’amore fantastica, e anche quando le cose finiscono auguri sempre alle persone con cui l’hai vissuta il meglio, così io faccio con l’Eredità. L’amore con la Rai durerà per sempre e ringrazio anche La7, che non mi ha solo cercato, mi voleva proprio. Con il direttore Andrea Salerno ci vogliamo bene. Ma andare a fare lo stesso gioco (si parlava di Lingo, condotto in precedenza da Caterina Balivo, ndr) nello stesso orario, contro me stesso, non è nel mio dna”. Ora per lui c’è il teatro, a gennaio con Gente di facili costumi diretto da Luca Manfredi. “Se rincorri le cose si allontanano – spiega -. Non sono un cassa integrato della Whirlpool, i problemi sono altrove, creiamo lavoro per gli altri, non c’è l’affanno….Tra quattro anni mi vedrete incatenato al cavallo della Rai” scherza. Rispetto al suo legame anche personale con il sevizio pubblico, l’attore spiega che “non ho mai avuto l’esclusiva. Per me più del contratto, conta una stretta di mano”. Comunque si sta parlando già di nuovi progetti di fiction: “per noi Flavio è una grande risorsa- dice Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction – stiamo lavorando su delle idee”.

Per lei La stoccata vincente, racconta un’avventura umana e sportiva (un filone su cui rai Fiction ha in cantiere anche altre produzioni, ndr) – aggiunge -. Campiotti ha contribuito a fare di questa storia un classico con anche degli elementi di novità mentre Flavio e Alessio formano insieme una bella coppia di attori, nuova e interessante che qui incarna l’amore tra un padre e un figlio, la competizione e la paura”. Paolo Pizzo (consulente per il film tv, ndr) “mi stava accanto sul set, ogni volta il mio primo sguardo dopo una scena andava a lui. Ho sentito una grandissima responsabilità nel raccontare la sua storia – sottolinea -. Sono partito dalla caduta, perché nella vita si cade ma spesso non ci si rialza subito e si può guardare il mondo da una prospettiva diversa. In una società digitale che non esiste, estremamente performativa, è importante riappropriarci dell’inciampo, senza averne paura”. Vassallo, palermitano, trova nella vicenda di Pizzo “la Sicilia che mi rappresenta, quella fatta di storie di riscatto, di sacrificio e di lavoro, che vengono riconosciuti. Nel 2023 sono stanco di vedere la mia terra ancora rappresentata solo da picciotti, piccioli e traditori”. Uscire ” da una malattia come la mia ti lascia sotto alcuni aspetti più traballante – spiega lo schermidore – il libro mi ha aiutato ad elaborare quello che ho vissuto e il film ancora di più. Sono un uomo ostinato e sono felice che attraverso la mia storia si possano trasmettere valori importanti”.

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Spettacoli

Gwyneth Paltrow è stanca della dieta, ‘ora mangio pane e pasta’

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Gwyneth Paltrow ha affermato di essere tornata a mangiare cibi che in precedenza aveva eliminato dalla sua rigidissima dieta, tra cui pane, pasta e formaggio. Lo riporta la Bbc. L’attrice premio Oscar, diventata negli anni una guru del salutismo ha seguito e promosso diversi regimi alimentari negli anni. “Ho seguito per un certo periodo una dieta macrobiotica ferrea e così sono diventata ossessionata da un’alimentazione molto, molto sana”, ha detto nell’ultima puntata del suo podcast spiegando di essersi dedicata al “benessere e al cibo” a causa del cancro alla gola che ha ucciso il padre. Poi lei e il secondo marito, Brad Falchuk, hanno iniziato a seguire la dieta paleo, basata sul principio che ci si debba nutrire “come i nostri antenati”. Di recente però, Paltrow ha ricominciato a mangiare “pane a lievitazione naturale e un po’ di formaggio e un po’ di pasta”.

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Musica

Rocco Hunt, il ragazzo di giù diventa grande: “Ho 30 anni e ancora la rabbia del Sud”

Esce l’album Ragazzo di giù: tra neomelodico, rap e introspezione, la maturità artistica di un figlio del Sud.

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A 30 anni, Rocco Hunt ha già alle spalle 15 anni di carriera, una vittoria a Sanremo, hit estive, strofe militanti e un’identità artistica sempre più nitida. Ma oggi, con il nuovo album Ragazzo di giù, in uscita venerdì, Rocco — per molti ancora affettuosamente “Rocchino” — completa un percorso che lo conferma maturo, consapevole e profondamente legato alle sue radici.

“Sono fortunato, canto chi non lo è stato”

Il brano che dà il titolo al disco è un manifesto identitario.
“Io sono il ragazzo di giù fortunato”, spiega Rocco, “quelli che canto sono stati meno fortunati, magari non hanno dovuto lasciare casa, ma hanno pagato altri prezzi”. La nostalgia per la sua terra non è solo geografica, è memoria viva di un mondo che spesso si perde tra le distanze culturali.

Tra disagio e riscatto: “A Nord si perdono i valori”

“Oggi Napoli fa figo, ma vivere al Nord è diverso”, dice. Il successo, per lui, ha un prezzo. “Contano i numeri, non i valori”, afferma, parlando anche del figlio Giovanni, 8 anni, cresciuto tra Milano e Napoli: “Ha un accento diverso, ma deve sapere da dove viene, imparare l’inglese e la cazzimma partenopea”.

Il dialetto come identità: “È mamma, papà e biberòn”

Per Rocco il dialetto non è solo stile, ma lingua del cuore:
“È la strada dove sei cresciuto, la voce dei tuoi nonni, il suono dell’anima”. E anche se ha girato l’Italia e il mondo, resta anima di Scampia, del Sud e dei suoi contrasti.

Il rap, il neomelò, e il coraggio delle parole

Ragazzo di giù è un album eterogeneo, che passa da Gigi D’Alessio a Massimo Pericolo, da Irama a Baby Gang, mischiando il rap con la melodia napoletana e l’attualità più bruciante. In Demone santo, per esempio, denuncia con rabbia il crollo del ballatoio della Vela di Scampia:
“Quelle creature sono vittime dello Stato. A che serve il tricolore sulle bare bianche, se Cristo in quelle case non ci entra?”

Sanremo, De Filippo e il mare della costiera

Nel disco anche introspezione e memoria, con brani come ‘A notte, ispirato a Eduardo De Filippo, e Domani chissà, dove Rocco rievoca lo scugnizzo che si tuffava a bomba nel mare della costiera. E non manca un pensiero al futuro:
“Vorrei un secondo figlio”, dice, ma con il timore delle malattie, dei sacrifici, della fragilità.

Il tour: dal Molise a Milano, passando per la Reggia

Il tour estivo partirà il 20 giugno da Campobasso, con gran finale l’11 settembre alla Reggia di Caserta e il 6 ottobre all’Unipol Forum di Milano.
“Senza le mie radici non sarei quello che sono”, conclude Rocco.
E quando gli chiedono se oggi è ancora “‘nu juorno buono”, risponde senza esitazioni:
“Sì. Ma è sempre più difficile non vedere le nuvole all’orizzonte”.

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Spettacoli

Sara Tommasi, “dalla Bocconi al porno, guadagnavo 10mila euro a sera “ho perso tutto e sono rinata”

La confessione dell’ex showgirl: “Il dolore mi ha formata. Ma oggi ho una vita sana e felice”.

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In un’intervista al Corriere della Sera, Sara Tommasi (foto Imagoeconomica) si racconta con tenerezza e consapevolezza, rievocando il passato tra luci e ombre, e descrivendo il presente con un sorriso nuovo, accanto al marito e agente Antonio Orso, sposato nel 2021 in piena pandemia.

Ora sto bene”, dice. Non prende più farmaci da quando si è sposata, vive tra Terni e Sharm el-Sheikh, ha una vita regolare, dorme bene, fa palestra, lavora con equilibrio. E soprattutto si sente amata.

Il passato doloroso e la malattia

La Tommasi racconta con sincerità gli anni più difficili, segnati da un disturbo bipolare che lei stessa con coraggio ha ammesso pubblicamente: “Il problema è quando non si accetta la malattia. Si fanno errori da cui non si può più tornare indietro”. Fa riferimento anche ai film porno, al processo per violenza sessuale poi conclusosi con l’assoluzione degli imputati, e al dolore per non aver ascoltato la madre, che le chiedeva di curarsi. “Ce l’ho con me stessa”, confessa.

Gli affetti, le radici, il nuovo inizio

Ricorda con amore la madre Cinzia, scomparsa tre anni fa per il Parkinson, e la sua infanzia a Terni tra le merende in pasticceria dai nonni e i sogni da bambina. Confessa di essersi persa con le droghe, cercando conforto fuori dai farmaci prescritti: “Mi ha fatto uscire di testa”. Ma oggi, grazie ad Antonio, è rinata: “Quando mi parla, io mi sento bene”.

Carriera e ricordi felici

Rivive con emozione i momenti d’oro della carriera: Paperissima, l’Isola dei Famosi, Chiambretti Night, il calendario per Max. Parla con affetto di Gerry Scotti, Fabrizio Frizzi, Simona Ventura, e rivela che una delle esperienze più belle è stata proprio l’Isola, nel 2006.

A sorpresa, aggiunge: “Mi piacerebbe condurre un programma solare. E c’è l’idea di un docufilm sulla mia vita, per parlare di bipolarismo”.

Il futuro tra sogni e consapevolezza

Non esclude l’adozione: “Ho avuto un’operazione all’utero, la gravidanza sarebbe a rischio. Ma ci stiamo pensando”. Intanto si gode i piccoli gesti, il gelato con il marito, gli incontri con i suoi suoceri. E ammette: “Siamo ancora nella fase adolescenziale del nostro amore”.

Infine, il senso profondo del suo percorso: “Il dolore ti forma. Ma bisogna imparare a valorizzare quello che si ha. Io l’ho capito quando ho perso tutto”.

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