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Cronache

Inchiesta Fondi russi, c’è la trascrizione audio dell’incontro all’hotel Metropol di Mosca

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Potrebbe essere stato registrato da uno degli italiani presenti alla trattativa dello scorso 18 ottobre all’hotel Metropol l’audio al centro delle indagini della Procura di Milano sui presunti fondi russi alla Lega e nella quale sono indagati per corruzione internazionale Gianluca Savoini, il presidente leghista dell’Associazione Lombardia-Russia, l’avvocato Gianluca Meranda e l’ex consulente bancario Francesco Vannucci. E’ una delle ipotesi sui cui stanno lavorando i pm Sergio Spadaro e Gaetano Ruta i quali oggi hanno depositato alle difese alcuni atti dell’inchiesta – quanto necessario per dare un quadro generale di una indagine andata avanti per 5 mesi ‘sotto traccia’ – in vista dell’udienza davanti al Tribunale del Riesame per discutere del ricorso presentato degli indagati contro i sequestri avvenuti un paio di settimane fa. Udienza fissata per il prossimo 5 settembre. Tra gli atti messi a disposizione ai legali, ci sono non solo le trascrizioni della registrazione su quell’affare legato alla compravendita di petrolio che, se fosse andato in porto, avrebbe fatto arrivare nelle casse del Carroccio, questa la ricostruzione finora emersa, 65 milioni di dollari, ma anche una relazione sulle modalita’ con cui e’ stato acquisito quel file audio di cui i tecnici hanno verificato l’autenticita’ e l’assenza di manomissioni. Da quanto emerge dall’informativa dopo il servizio uscito lo scorso febbraio su l’Espresso, e’ stato convocato al quarto piano del Palazzo di Giustizia uno dei due giornalisti che per primi hanno scritto di questo ‘intrigo’, per altro pure loro lo scorso 18 ottobre si trovavano nel grande albergo moscovita ma, come loro stessi hanno raccontato, a debita distanza dal meeting. Nel corso dell’audizione e’ venuto a galla che i due autori dell’inchiesta giornalistica erano in possesso pure della registrazione di quell’incontro, poi acquisita con una formale richiesta di consegna, mentre invece non e’ stata rivelato il nome di chi materialmente l’ha consegnata (e’ stato fatto valere il segreto professionale). Dall’analisi di quella conversazione, oltre all’ipotesi che a fare la registrazione con un cellulare possa essere stato uno dei partecipanti italiani alla trattativa, i pm sono certi che ci siano state altre riunioni precedenti. Inoltre hanno anche qualche indicazione su chi possano essere i tre russi, Andrey, Yuri e Jlia, presenti quella mattina nella hall dell’hotel. Se Jlia ritengono sia Jakunin, manager vicino a Vladimir Pligin, esponente di rilievo del partito di Putin ‘Russia Unita’, uno degli altri due e’ quasi certamente un funzionario pubblico. E mentre il 5 settembre si terra’ l’udienza davanti al Tribunale del Riesame, in attesa che parta la rogatoria in Russia, gli investigatori della Gdf stanno analizzando il materiale sequestrato durante le perquisizioni per accertare se le trattative siano andate avanti anche dopo il 18 ottobre e per far luce su una cena che si sarebbe tenuta la sera prima sempre a Mosca a cui avrebbero partecipato, tra gli altri, il vicepremier Matteo Salvini, lo stesso Savoini, il presidente di Confindustria Russia e manager Eni Ernesto Ferlenghi e Luca Picasso, direttore di Confindustria Russia, oltre a Claudio D’Amico, consigliere ‘per le attivita’ strategiche di rilievo internazionale’ del leader della Lega. Proprio Salvini oggi ha ironizzato con i giornalisti su ulteriori fondi: “Non ho ancora finito di nascondere i rubli, dopo mi occupo del Marocco”, “buona caccia”.

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Auto in fiamme, muore una donna

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Tragico pomeriggio a Vado Ligure, in provincia di Savona, dove una donna è morta in circostanze misteriose a causa dell’incendio di un’auto vicino a un distributore di benzina lungo la via Aurelia. Gli eventi hanno destato preoccupazione e confusione nella comunità locale, poiché la dinamica di quanto accaduto rimane ancora avvolta nell’ombra.

Al momento, non è stata fornita alcuna chiarezza sulla natura dell’incidente. Le autorità locali stanno conducendo un’indagine approfondita per determinare se si sia trattato di un gesto deliberato o di un tragico incidente. Ciò che è certo è che la donna è stata trovata senza vita al di fuori del veicolo incendiato, a pochi passi dal distributore di benzina. La sua identità non è stata resa nota pubblicamente, in attesa di informare i familiari più stretti.

L’incidente ha richiamato prontamente l’intervento di diverse squadre di soccorso. I vigili del fuoco hanno lavorato incessantemente per domare le fiamme, mentre l’automedica del 118 ha tentato di prestare soccorso alla vittima. I carabinieri e i membri della Croce Rossa di Savona si sono mobilitati per garantire il controllo della situazione e fornire supporto alle indagini in corso.

 

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Last Banner, aumentano le condanne per gli ultrà della Juventus

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Sugli ultrà della Juventus la giustizia mette il carico da undici. Resta confermata l’ipotesi di associazione per delinquere, l’estorsione diventa ‘consumata’ e non solo più ‘tentata’, le condanne aumentano. Il processo d’appello per il caso Last Banner si chiude, a Torino, con una sentenza che vede Dino Mocciola, leader storico dei Drughi, passare da 4 anni e 10 mesi a 8 anni di carcere; per Salvatore Ceva, Sergio Genre, Umberto Toia e Giuseppe Franzo la pena raggiunge i 4 anni e 7 mesi, 4 anni e 6 mesi, 4 anni e 3 mesi, 3 anni e 11 mesi. A Franzo viene anche revocata la condizionale.

La Corte subalpina, secondo quanto si ricava dal dispositivo, ha accettato l’impostazione del pg Chiara Maina, che aveva chiesto più severità rispetto al giudizio di primo grado. Secondo le accuse, le intemperanze da stadio e gli scioperi del tifo furono, nel corso della stagione 2018-19, gli strumenti con cui le frange più estreme della curva fecero pressione sulla Juventusper non perdere agevolazioni e privilegi in materia di biglietti. Fino a quando la società non presentò la denuncia che innescò una lunga e articolata indagine della Digos. Già la sentenza del tribunale, pronunciata nell’ottobre del 2021, era stata definita di portata storica perché non era mai successo che a un gruppo ultras venisse incollata l’etichetta di associazione per delinquere. Quella di appello si è spinta anche oltre.

Alcune settimane fa le tesi degli inquirenti avevano superato un primo vaglio della Cassazione: i supremi giudici, al termine di uno dei filoni secondari di Last Banner, avevano confermato la condanna (due mesi e 20 giorni poi ridotti in appello) inflitta a 57enne militante dei Drughi chiamato a rispondere di violenza privata: in occasione di un paio di partite casalinghe della Juve, il tifoso delimitò con il nastro adesivo le zone degli spalti che gli ultrà volevano per loro e allontanò in malo modo gli spettatori ‘ordinari’ che cercavano un posto. Oggi il commento a caldo di Luigi Chiappero, l’avvocato che insieme alla collega Maria Turco ha patrocinato la Juventus come legale di parte civile, è che “il risultato, cui si è giunti con una azione congiunta della questura e della società, è anche il frutto dell’impegno profuso per aumentare la funzionalità degli stadi”. “Senza la complessa macchina organizzativa allestita in materia di sicurezza – spiega il penalista – non si sarebbe mai potuto conoscere nei dettagli ciò che accadeva nella curva”. Fra le parti civili c’era anche Alberto Pairetto, l’uomo della Juventus incaricato di tenere i rapporti con gli ultrà.

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Malore in caserma, muore vigile del fuoco

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Ha accusato un malore nella notte tra domenica e lunedì nella caserma dei vigili del fuoco del Lingotto a Torino ed è morto dopo circa un’ora all’ospedale delle Molinette, dove era stato ricoverato. L’uomo, Samuele Del Ministro, aveva 50 anni ed era originario di Pescia (Pistoia). In una nota i colleghi del comando vigili del fuoco di Pistoia ricordano come Del Ministro avesse iniziato il suo percorso nel corpo nazionale dei vigili del fuoco con il servizio di leva, per poi entrare in servizio permanente nel 2001, proprio al comando provinciale di Torino, da cui fu poi trasferito al comando di Pistoia.

Per circa vent’anni ha prestato servizio nella sede distaccata di Montecatini Terme (Pistoia), specializzandosi in tecniche speleo alpino fluviali e tecniche di primo soccorso sanitario. Ha partecipato a tante fasi emergenziali sul territorio nazionale: dal terremoto a L’Aquila, all’incidente della Costa Concordia all’Isola del Giglio, fino al terremoto nel centro Italia. “Un vigile sempre in prima linea – si legge ancora -, poi il passaggio di qualifica al ruolo di capo squadra con assegnazione al comando vigilfuoco di Torino e a breve sarebbe rientrato al comando provinciale di Pistoia. Del Ministro lascia la moglie e due figli”.

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